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Autore: Chocolat95    10/05/2015    2 recensioni
"Poche cose erano in grado di perturbare l’animo del Cavaliere dei Pesci, e lei era tra quelle.
Lugonis era sempre stato un guerriero ligio al dovere, volenteroso e pronto ad eseguire gli ordini, controllato in ogni cosa un po’ per imposizione della sua condizione un po’ per carattere, e quasi mai mostrava i suoi sentimenti.
Ma tutto questo poteva venir meno quando c’era lei."
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Pensando alla festa della mamma, mi son accorta che non sappiamo nulla delle madri dei nostri Cavalieri e allora ho provato ad immaginarmi quale potrebbe essere quella di Albafica ^^
Perciò, sperando di avervi incuriosito un po', vi auguro buona lettura e, auguri a tutte le Mamme!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Pisces Lugonis
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Poche cose erano in grado di perturbare l’animo del Cavaliere dei Pesci, e lei era tra quelle.
Lugonis era sempre stato un guerriero ligio al dovere, volenteroso e pronto ad eseguire gli ordini, controllato in ogni cosa un po’ per imposizione della sua condizione un po’ per carattere, e quasi mai mostrava i suoi sentimenti.
Ma tutto questo poteva venir meno quando c’era lei.
La prima volta che l’aveva vista, gli si era fermato il cuore, e ripensandoci non avrebbe saputo dire se perché era la fanciulla più bella che avesse mai visto o perché piuttosto si trovava nel suo giardino velenoso.
Probabilmente una micidiale combinazione delle due cose.
Gli era sembrata una rosa tra le rose, ma non altrettanto letale.
Lui era letale per questo aveva cercato di metterla in guardia, ma lei aveva semplicemente sorriso e detto: “Vi stavo aspettando, Cavaliere di Pisces”
“Mi dispiace aver fatto attendere una bella fanciulla” Aveva allora risposto galantemente, ma era il massimo che si era concesso, doveva portarla via da lì, lontana da quel posto, lontana da lui. Non poteva permettere a nessuno di stargli vicino eppure in sua presenza aveva avvertito una strana sensazione, come che lei non fosse come tutti gli altri.
A riprova di ciò, quando la sera tornava alla sua casupola per allontanarsi da tutto e tutti, la trovava lì ad aspettarlo. Lo salutava, gli sorrideva, chiedeva di poter prendere una rosa e se ne andava. Non faceva altro, anche perché lui non glielo avrebbe permesso, tuttavia sentiva che forse avrebbe potuto provare almeno a conoscerla.
Così una sera, invece di limitarsi ad uno scambio di sguardi, volle provare uno scambio di parole.
“Ma voi, chi siete…?”
“Potete chiamarmi Kupris…”
Ma più di questo non era riuscito a sapere anche perchè si era reso conto che non gli importava, quella fanciulla per quanto misteriosa, gli donava una sensazione di pace e serenità che da tempo Lugonis non aveva. Non osava fare altro con lei, non poteva permetterselo e quella dal canto suo sembrava non avere alcuna pretesa se non di stargli vicino, come non aspettasse altro.
E così si ritrovò a tornare più spesso giù alla sua capanna, sperando che lei fosse sempre lì. Avevano preso a dialogare molto e pur nella sua semplice presenza lo faceva sentire ascoltato, compreso, talvolta anche confortato. Lei sembrava non subire l’effetto delle sue rose, perciò il Cavaliere dei Pesci si sentiva molto più libero, libero di esternare ciò che solitamente si teneva dentro e Kupris rispondeva sempre con voce soave e dolci sorrisi accompagnati di tanto in tanto da qualche leggera carezza.
Cominciava a sentire che ciò non gli bastava più ma cercava di controllarsi perché in fondo non conosceva i suoi sentimenti perciò si limitava a bearsi finchè poteva della sua compagnia.

Una sera però, fu lei a fargli una richiesta: “Posso rimanere qui, anche stasera…?”
Non voleva illudersi perciò annuì semplicemente, ma appena ebbe acconsentito, inaspettatamente lo baciò, e il suo bacio parlò per lei.

La mattina dopo non la ritrovò accanto a sé e credette di essersi immaginato tutto, ma guardando meglio al suo posto trovò una rosa rossa e allora tornò vivido il ricordo di quelle labbra che erano dello stesso colore e dei baci che vi aveva posato, della mani passate tra i suoi capelli neri come la notte e i lunghi istanti passati a guardare quegli occhi azzurri come il giorno che stava per iniziare. Non se l’era sognata dunque ma anche la sua assenza in quel momento era tremendamente reale. Si alzò comunque, certo che sarebbe tornata la sera.
Ella invece non si presentò, né quella sera nè le seguenti. Lugonis la aspettava sempre, credendo che sarebbe arrivata, magari in ritardo per qualche motivo, ma lei non c’era, era sparita.
 Dopo un po’ si rassegnò all’idea che non l’avrebbe più rivista, si sentì abbandonato ma non riuscì ad odiarla perché a volte aveva ancora l’impressione di sentire il suo profumo o comunque la sua presenza o forse era solo che quell’esperienza lo aveva sconvolto totalmente e profondamente.


Tempo dopo, uscendo una mattina per recarsi al santuario, udì uno strano rumore provenire dal giardino. Si guardò in torno finchè non trovò un fagottino che si muoveva convulsamente, all’interno tra i vari strati di stoffa c’era un bambino piccolo piccolo che piangeva disperato. Il cuore gli si fermò, come quella volta, e anche questa volta non avrebbe saputo dire quale delle due sensazione prevaleva sull’altra, l’aver trovato una creatura vivente nel suo giardino o il fatto che il giardino non gli nuocesse. Perché l’infante pur nella sua disperazione dava prova di grande vitalità e quando lo prese in braccio, dopo che si fu calmato, notò anche un’altra cosa che lo lasciò impietrito: aveva gli stessi occhi… gli stessi occhi di lei…
Mille dubbi gli affollavano la mente ma ben presto li mise da parte, era inutile interrogarsi su qualcosa che non avrebbe mai avuto risposta, ora doveva occuparsi di quella creaturina benedetta dalle rose.

 


La dea finì di sistemarsi e prese lo scettro della Nike.
“Ti prepari già… Atena…?”
Afrodite stava sulla soglia della stanza e la guardava.
“Già, è ormai giunto il momento, anche i Cavalieri a breve saranno pronti”
“Quanto odio queste cose…” disse crucciata.
“Lo so, anche io… ma sai che non possiamo farci nulla… questo è il Fato…”
La dea nata dal mare sospirò e avvicinandosi le parlò
“Certo ne sono consapevole, però tu puoi fare qualcosa ed è ciò che intendo chiederti”
Alchè la divinità più giovane si mise in ascolto.
“Lo so che sarà sempre devoto a te e pronto ad eseguire gli ordini, so che sarà come tutti gli altri e come suo padre… ma anche se tu rifuggi l’amore ti prego, cerca di capirmi e comprendere se ti farò una richiesta simile..."
Stupita la glaucopide rispose:
"Parla pure, ti ascolto, farò quanto in mio potere..."
Dopo un lungo silenzio, l'altra disse solo:
 "...abbi cura di mio figlio…”

 

 

Angolo dell’autrice:
Solo una piccola nota; il personaggio salvifico del titolo, sarebbe Afrodite ma in realtà mi sono resa conto che potrebbe benissimo essere anche il piccolo Albafica perché entrambi con la loro presenza ‘salvano’ Lugonis dalla dura condizione di Cavaliere dei Pesci. Cioè avevo immaginato una cosa del tipo, Pisces allontana tutte le persone perché vuole salvarle, ma poi, chi ci pensa a salvare lui…?
A parte gli sproloqui, grazie per aver letto e spero tanto vi sia piaciuta ^^

 

  
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