V'era un fanciullo, misero, le guance sue così arrossate che quasi parevano quei suoi bei pomodori.

Gli porse una mano che il piccino, titubante, accettò, posando la propria sulle affusolate dita del pirata.

"Non ti verrà fatto alcun male, e nessun dolore avrai." Pronunciò le parole nel gergo proprio, ch'era lo spagnolo.

Accolse tra braccia il fanciullo e urlò a gran voce ai suoi uomini di far ritorno alla nave.

Essa parve sconfinata, al piccino.

"È un onore, per me, averti qui." fece il pirata che, al piccolo, non pareva tale, tanto era mielata la voce sua.

"Qual'è il nome tuo?" continuò questo.

Il fanciullo aveva però difficoltà a comprender ciò che gli veniva proferito, contando alla sua conoscenza delle lingue, che all'italiano si limitava.

"Ah." sospirò il pirata, riprovando nel gergo del piccino.

Non ricevette comunque risposta.

"Possiedi un nome, un appellativo?" domandò ancora il pirata.

Il piccolo rimase nel proprio silenzio.

"Va bene." fece il pirata."Otterrai un nome italiano, ma non sono troppo informato..." cominciò a pensare.

"...Lovino, che te ne pare? A me piace, tu cosa ritieni?" Lovinito. Sì, ha una bella fonetica."

Il fanciullo, al fine, annuì.

                  

                                                          •● • ● • ●• 

 

Antonio siede sul bordo nave, il fiato scompiglia la chioma sua in modo soave, sorride.

Lovino lo scruta: dovrebbe svolgere il suo impiego di mozzo senza intoppi, eppur non riesce a cessar d'osservarlo.

Antonio non è una bella persona, quante anime ha gettato all'Ade non lo sa più neppure ma, quando sorride a quel modo, traspira l'essere purificato ch'un dì sarà, questo Lovino lo percepisce.

Il pirata si accorge della bella sorpresa, invoca il suo nome. "Lovinito!"

Le guance di quest'ultimo s'intingono du'na tinta rossa sfumata, quella da Antonio favorita.

"T'ho detto di non chiamarmi a quel modo non rammento quante volte!" gridò di rimando; anche s'era il capitano della nave, Antonio, Lovino non lo aveva mai temuto.

"Mi chiamo Romano, e lo sai."

Antonio ride d'una risata beata, allegra, innocente, ch'è capace d'adoperar solo in presenza dell'altro.

"Eppur ti piaceva, quand'eri piccino."

Agguanta un polso del mozzo e lo trascina a sedere, al fianco suo.

Lo guarda negli occhi, per dirgli parole. "Lovinito, ti amo."

Lo dice ormai ogni dì, Antonio, Romano ribatte ogni volta allo stesso modo, eppur in cuor suo ne gioisce.

Antonio, il quale non è una bella persona, per Lovino è la miglior mai incontrata.

"Vorresti sposarmi?" domanda il capitano.

Il suo più bel sorriso è appena giunto e la sua più affascinante battuta nello spettacolo della vita, appena sorta.

 

 

 

Angolo dei Biscotti. 

 

Cosa ormai consueta, ecco a voi un'altra mia vecchia storia aggiustata, "L'amore d'un pirata".

Credo che potrei pubblicare storie nuove e cessare un po' di aggiustare quelle già scritte, dopo questo.