Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Ortensia_    10/05/2015    1 recensioni
[Una raccolta di one shot dedicata alle principali squadre di Kuroko no Basket e che ha come scopo quello di far sorridere~]
– Seirin; Dungeons and Dragons;
– Kaijou; Il cane della discordia;
– Shuutoku; La paura fa novanta;
– Touou; Cose di donna;
– Yousen; Vietato dare caramelle agli animali;
– Rakuzan; La bellezza & la Bestia;
[Partecipa al contest "Progetto: Ripopola Fandom – Seconda edizione" indetto da __Bad Apple__]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autore: Neu Preussen
Titolo: A False Replace that Pretends to Be Original
Personaggi: nella raccolta sono presenti Kuroko Tetsuya; Kagami Taiga; Kiyoshi Teppei; Hyuuga Junpei; Izuki Shun; Aida Riko; Kise Ryouta; Kasamatsu Yukio; Moriyama Yoshitaka; Hayakawa Mitsuhiro; Kobori Kouji; Midorima Shintarou; Takao Kazunari; Miyaji Kiyoshi; Outsubo Taisuke; Kimura Shinsuke; Aomine Daiki; Momoi Satsuki; Imayoshi Shouichi; Wakamatsu Kousuke; Sakurai Ryou; Murasakibara Atsushi; Himuro Tatsuya; Okamura Kenichi; Fukui Kensuke; Liu Wei; Akashi Seijuurou; Mayuzumi Chihiro; Mibuchi Reo; Nebuya Eikichi; Hayama Kotarou e, per una minuscola particina, Hanamiya Makoto.
Nella one shot che segue sono presenti Aomine Daiki; Momoi Satsuki; Imayoshi Shouichi; Wakamatsu Kousuke e Sakurai Ryou.
Pair: nella raccolta sono presenti minuscoli accenni KagaKuro, ImaMomo, ImaHana, AoMomo e MayuAka.
In questa one shot sono inseriti accenni ImaMomo, AoMomo e ImaHana.
Bonus utilizzati: Mayuzumi Chihiro; Hanamiya Makoto e... non so se l'ImaMomo si possa considerare un Crack!Pair ;3;
Tipologia: rari e minuscoli accenni yaoi ed het
Generi: commedia
Avvertimenti: raccolta di one shot
Note: //
Nda: Leggete la shot e poi tornate all'nda! uwu
Come viene detto all'inizio, la shot è ambientata subito dopo la fine della Winter Cup, nella prefettura di Kanagawa e, più precisamente, nella zona montuosa del distretto di Ashigarashimo (dove è situata la cittadina di Hakone).
Francamente non ho molto da dire per quanto riguarda questa shot, credo non ci sia nulla di particolare da spiegare (e niente, la conversazione in chat fra Hanamiya e Imayoshi era d'obbligo).




Cose di donna





Aomine non aveva idea del perché si trovasse in una situazione del genere, ignorava l'esatto istante in cui aveva acconsentito e ancora gli riusciva difficile pensare che fosse intrappolato in quella casetta di montagna insieme a Imayoshi, Wakamatsu, Sakurai e Momoi.
Se si trovava in quella scomoda situazione, a convivere con l'idea che sarebbe stato costretto a trascorrere una settimana intera isolato dal resto del mondo, senza basket e condividendo la stanza con Sakurai, era solo colpa della sua amica d'infanzia.
Era stata Momoi a proporre l'idea di una piccola vacanza subito dopo la fine della Winter Cup, caldeggiando la certezza che trascorrere alcuni giorni tutti insieme sarebbe stato il modo migliore per elaborare e accettare la sconfitta subita durante la competizione e rilassarsi in vista degli ultimi mesi di scuola. Aveva insistito così tanto che Aomine aveva acconsentito soltanto per farla stare zitta, per smorzare definitivamente il ronzio acuto e cristallino della sua voce nelle sue orecchie.
Imayoshi, considerando quell'occasione come un'opportunità per staccare temporaneamente la spina dallo studio intensivo a cui si stava sottoponendo per trovare posto in una delle università migliori di Tokyo, era stato il primo ad approvare la proposta di Momoi e, di conseguenza, aveva insistito perché anche gli altri si unissero al gruppo.
Sakurai aveva accettato immediatamente, mentre Wakamatsu si era pronunciato a favore dopo un paio di giorni passati a brontolare; Susa, al contrario del capitano, aveva preferito restare in città perché era convinto di essere indietro con lo studio e, pertanto, aveva ritenuto di non potersi permettere di sprecare così tanto tempo per rilassarsi e riposare.
Daiki, comunque, non riusciva a capire come fosse possibile rilassarsi in una minuscola casetta dimenticata da Dio e dove il wifi era inesistente, il suo cellulare riusciva a malapena ad inviare e ricevere messaggi e l'unico computer disponibile era sempre nelle grinfie di Imayoshi. Come se non fosse bastato, ogni volta che cercava di ammazzare il tempo dando un'occhiata alle sue adorate riviste di intimo femminile, Sakurai combinava qualche pasticcio e non smetteva più di scusarsi, domandandogli, inoltre, se non potesse aiutarlo a risolvere il problema – il primo giorno, ad esempio, aveva dovuto sistemare l'alimentatore del cellulare e quello della macchina fotografica e recuperare la mappa della cittadina di Hakone, caduta e incastratasi fra la parete della stanza e la testata del letto –.
«Aomine-san!» non appena udì la voce lagnosa di Sakurai oltre la porta chiusa, Aomine schioccò la lingua contro il palato e sollevò gli occhi al cielo, sbuffando sonoramente.
«Cosa c'è?» non appena la guardia tiratrice del Touou spalancò la porta, Daiki inclinò pigramente il viso e senza staccare la testa dal cuscino gli rivolse un'occhiata estremamente annoiata.
«Mo-Momoi-san‒» Sakurai si chinò in avanti e spalancò la bocca, cercando di riprendere fiato; Aomine, dal canto suo, capì che doveva trattarsi di qualcosa di estremamente grave, visto che l'altro non gli aveva ancora porto le sue scuse.
«Cosa?!» Aomine lo esortò a continuare e balzò giù dal letto in tutta fretta, raggiungendo l'altro con un paio di falcate nervose.
«Momoi-san non sta bene.» Ryou parlò con voce spezzata e ancora affannosa, deglutì a fatica e dopo essersi inumidito le labbra riprese «ha chiesto di te.»
Aomine non disse nulla, piuttosto si affrettò ad uscire dalla stanza, scontrando Sakurai, che non aveva avuto neppure il tempo di lasciargli lo spazio necessario per passare, con una spallata nervosa.
«Ahh! Scusami! Scusami!»


Quando Aomine giunse nell'unica camera singola della casa – ovvero quella che a distanza di due giorni era già stata adibita come luogo perfetto per offrire soggiorno e accoglienza al gentil sesso –, trovò Momoi distesa sul letto, con le mani premute contro la pancia e il labbro inferiore tumefatto a causa delle torture inflitte dai denti, quindi, almeno in un primo istante, provò una forte paura e soltanto qualche attimo dopo si rese conto che si trattava di un qualcosa che era già successo altre volte, uno spiacevole spettacolo a cui aveva già assistito.
«Satsuki?» ritrovata un po' della lucidità perduta, Aomine la chiamò a voce bassa e si avvicinò ai piedi del letto.
Momoi rispose con un mugolio sommesso, il labbro inferiore trafitto dagli incisivi e il capo stancamente abbandonato contro il cuscino.
«Hai preso la pastiglia?» Daiki non sapeva nulla di quelle cose, ma era capitato spesso che Momoi lamentasse forti dolori e che tornasse a sentirsi bene soltanto dopo aver ingerito pastiglie bianche e tonde della grandezza di una mentina, tuttavia, confrontando le espressioni che aveva già visto delinearsi sul suo viso in passato, fu pronto a scommettere che la sofferenza che stava patendo in quel momento fosse ben maggiore del solito.
«Dai-chan...» Momoi sollevò le palpebre, per poi serrarle immediatamente dopo, probabilmente in seguito ad una fitta lancinante che la spinse a piegare le gambe e le fece contrarre le dita dei piedi e delle mani.
«Sono in anticipo di una settimana‒» la manager del Touou riuscì ad aprire gli occhi e a tenerli fissi sulla figura alta e slanciata dell'amico di infanzia, ancora fermo ai piedi del letto e con un'espressione a dir poco trafelata stampata in viso, come se lei fosse stata sul punto di morire e non stesse solamente soffrendo per i dolori lancinanti causati dal ciclo mestruale.
«Non ho né gli assorbenti né le pastiglie...» Momoi sussurrò con voce vagamente lagnosa, per poi afferrarsi il viso fra le mani e arpionare le guance arrossate e calde con le dita.
«Cosa?» Aomine sfiatò, per poi aggrottare la fronte e sbuffare «ma come ti viene in mente di lasciare a casa quella roba? Siamo isolati dal mondo!»
«Eh? Dai-chan, non esagerare... siamo in montagna, basta prendere la funivia per scendere in città.» Momoi replicò, muovendosi con estrema lentezza per sistemarsi sul fianco.
«Rilassati, Momoi.» appena la voce di Wakamatsu risuonò alle sue spalle, Aomine sfiatò a denti stretti e contrasse le dita delle mani a causa di uno spasmo rabbioso, – dopotutto la presenza del centro del Touou era uno dei tanti fattori che contribuivano a rendere snervante quel maledetto soggiorno in montagna, e il fatto che stesse cercando di ficcare il naso in una situazione intima e privata come quella lo infastidiva ancora di più –.
«Una dormita e passa tutto.»
Aomine strinse i denti con forza, finché le sue gengive non si intorpidirono a tal punto da fargli credere di aver perso la sensibilità della bocca: non sopportava l'idea che Wakamatsu parlasse a Momoi con così tanta leggerezza, e non che lui fosse un esperto del ciclo femminile e delle sue fasi, però era consapevole che chiudere gli occhi non era una condizione sufficiente per allontanare il dolore che affliggeva alcune donne più di altre.
«Perché non te la fai tu, una dormita?!» Daiki gli strepitò contro, di fatto senza concedere a Momoi il tempo per rispondergli.
«Che hai da sbraitare, idiota?!» Wakamatsu sbottò e arricciò le labbra in un ringhio sommesso «hai forse un'idea migliore?»
«Sì: inizia con te che ti togli dai piedi!»
«Dai-chan, Wakamatsu-san, non litigate.» Momoi si mise a sedere lentamente e, in quello stesso istante, Sakurai si piazzò sulla porta della camera per interpellare i due ragazzi.
«È... è successo qualcosa di grave? Scusatemi, ho sentito urlare e–»
Sia Aomine che Wakamatsu si voltarono in fretta verso Sakurai e lo fulminarono con lo sguardo, quindi la guardia tiratrice del Touou balzò all'indietro e sollevò le mani in alto come se gli stessero puntando una pistola addosso
«Ah! Scusatemi! Mi dispiace!»
Aomine non disse più nulla e lasciò la stanza di Momoi con un sonoro sbuffo, attraversando il corridoio con passo rapido e pesante.
«Imayoshi?!» lo chiamò ancor prima di colpire la porta con un paio di pugni nervosi «ohi, Imayoshi! Mi senti?!»
Daiki attese ancora qualche istante prima di spalancare la porta e raggiungere l'altro, che come al solito si trovava davanti al computer e con le cuffiette alle orecchie.
Non appena Aomine si affiancò alla scrivania, Imayoshi gli rivolse la propria attenzione e quindi si levò le cuffiette dalle orecchie, seppur con estrema lentezza.
«Mhn? Cos'è quella faccia?»
Daiki prese un respiro profondo e spalancò la bocca, pronto a parlare, ma fu proprio in quel momento che realizzò la natura della situazione e non riuscì a proferire parola a causa dell'imbarazzo.
Imayoshi inarcò un sopracciglio e rilassò il busto contro lo schienale della sedia, senza smettere di guardarlo.
«Allora, Aomine? Immagino che tu non sia venuto qui soltanto per una visita di piacere.» Imayoshi sorrise sornione e ciò non fece altro che aumentare l'imbarazzo dell'altro, che si grattò la nuca con un rapido e nervoso movimento della mano.
«Ecco...» Daiki si inumidì le labbra e guardò altrove, cercando di ignorare il diffuso e fastidioso pizzicore che aveva cominciato a torturargli le guance «si tratta di Momoi.»
«Ti ascolto.»
«Ecco, vedi, lei... lei ha...» la voce di Aomine divenne più bassa e vagamente tremante «le sue cose
Shouichi restò in silenzio e afferrò il mouse, chiuse la finestra che occupava l'intero schermo del computer e ne aprì un'altra, digitò qualcosa con un rapido movimento delle dita e infine premette il tasto invio.
«Sta male?»
«Sì, e non ha portato né le pastiglie né gli assorbenti.»
«Bene.» Imayoshi avvicinò il viso allo schermo e selezionò il secondo risultato «ci pensiamo io e Sakurai, qui. Tu e Wakamatsu andate in città a cercare l'occorrente.»
«Ah? E perché dovrei andare con Wakamatsu?!»
Imayoshi gli rivolse nuovamente la propria attenzione e gli sorrise.
«È l'occasione giusta per mettere fine ai vostri battibecchi, la convivenza a cui ci sta costringendo questa vacanza va sfruttata fino in fondo, non trovi?»


«Io davvero non capisco perché devo farti da baby-sitter.» Wakamatsu esordì con le braccia incrociate al petto e le gambe leggermente divaricate, sfiatando appena; Aomine, del canto suo, gli restò seduto accanto senza dire nulla e, almeno per la prima parte del viaggio, trattenendo il fiato, come se temesse di respirare la sua stessa aria.
Aomine non avrebbe mai pensato che un giorno si sarebbe ritrovato a condividere con Wakamatsu uno spazio così ristretto come quello di una funivia, e come se non fosse bastato il viaggio sarebbe durato almeno venti minuti e appena giunti in città si sarebbero ritrovati a fare shopping di assorbenti insieme!


«Sakurai?»
«Ah!» Ryou sobbalzò non appena la voce serpentina di Imayoshi gli sfiorò le orecchie, dunque cominciò a pronunciare scuse ossequiose che si esaurirono non appena l'altro riprese a parlare.
«Ascoltami: ho bisogno di una bevanda calda.» Shouichi parlò con estrema calma, il computer portatile fra le braccia, gli occhi fissi sullo schermo e i polpastrelli di indice e medio destri come pietrificati sulla superficie liscia del touchpad.
«D'accordo-» Sakurai annuì energicamente e sembrò rabbrividire quando ascoltò un'altra volta la voce del proprio capitano.
«Niente caffè. Un tè sarebbe l'ideale.»
«A-allora farò un tè!» Sakurai riprese ad annuire ancora più energicamente e gli diede le spalle, congedandosi con una scusa lagnosa.
Imayoshi restò fermo al centro del corridoio, in ascolto dei passi di Sakurai che, da colpi distinti e di cadenza regolare, si tramutarono a poco a poco in uno scalpiccio sempre più confuso e sommesso; infine, quando fu sicuro che l'altro non sarebbe tornato indietro per chiedergli ulteriori spiegazioni, si mosse in direzione della stanza di Momoi.
«Aomine e Wakamatsu stanno scendendo in città, presto avrai quello che ti serve.» Imayoshi esordì entrando in camera di Momoi e le rivolse un sorriso bonario, dunque, seguito dal suo sguardo silenzioso e vagamente vacuo, adagiò il computer portatile sulla cassapanca ai piedi del letto.
«Come ti senti?»
«Debole.» Satsuki sfiatò e l'aria calda che fuoriuscì dalle sue narici vibrò sulle sue labbra leggermente asciutte e screpolate.
«Sakurai ti sta preparando un tè, per ora non possiamo fare molto.» Shouichi abbassò lo sguardo e si soffermò sulle mani della ragazza e sulle dita attorcigliate sul ventre «la pancia ti fa tanto male?»
Momoi si limitò ad annuire, come se il dolore fosse così grande da impedirle perfino di parlare; Imayoshi, dal canto suo, inspirò appena e le si sedette accanto.
«Ho letto un paio di cosette su Internet, ma non posso assicurarti che funzioni, soprattutto perché non l'ho mai fatto.» e mai avrebbe pensato che un giorno si sarebbe ritrovato in una situazione simile.
«Che cosa intendi dire, Imayoshi-san?» la ragazza gli rivolse un'occhiata interrogativa e lui la ricambiò con un piccolo sorriso.
«Dicono che per ridurre i dolori sia molto utile massaggiare la zona interessata.»
Momoi sbatté appena le palpebre e poi spalancò la bocca in un balbettio confuso, cercando di non badare al forte pizzicore sulle gote.
«I-Imayoshi-san!»
«Non è il caso di imbarazzarsi, Momoi.» Imayoshi si stupì di quanto fosse diventata rossa e tornò a guardarle le mani salde sulla pancia «dopotutto si tratta di una zona normalissima.»
«U-umh, sì!» Satsuki annuì, ma nonostante tutto continuò a tenere le mani salde sulla pancia e non appena l'altro si mosse affondò gli incisivi nel labbro inferiore, nel tentativo di trattenere un rantolio imbarazzato o un sospiro più profondo e tremante degli altri.
«Vediamo cosa posso fare, se senti male fermami.» Imayoshi si voltò e si inginocchiò sul bordo del letto, sfregandosi le mani per scaldarle il più possibile.
Dopo qualche istante di esitazione, le dita di Momoi si snodarono e si accavallarono sulle labbra. Rabbrividì quando percepì la lana morbida del maglione scivolare sulla pelle e i polpastrelli tiepidi di Imayoshi aderire sul suo ventre, poco più sotto dell'ombelico, ma il tocco del ragazzo si rivelò estremamente delicato e attento e la mise subito a proprio agio.
Satsuki socchiuse gli occhi, con la fronte aggrottata in un piccolo cruccio e le labbra leggermente protese, quindi focalizzò la propria attenzione sul movimento lento delle dita di Imayoshi poco più sopra dell'elastico dei pantaloni e sulla pressione esercitata dalle sue mani, così delicata da essere percettibile solamente grazie al calore dei palmi lisci.
Imayoshi avvertì i muscoli tesi di Momoi ammorbidirsi sotto il tocco delle proprie mani e aumentò appena la pressione quando, sollevato il viso verso di lei, la vide con gli occhi chiusi e le labbra increspate in un piccolo sorriso.
«Va meglio?»
«Oh sì.» Momoi sembrò estasiata e il suo tono di voce ritrovò nervo; il capitano del Touou, dal canto suo, si limitò ad annuire appena e, concentrato sul massaggio, continuò ad accarezzare il ventre piatto dell'altra con movimenti circolari delle dita.
«È davvero piacevole, Imayoshi-san...»
Imayoshi non rispose e si chinò un poco di più su di lei, che ampliò il sorriso e tese il capo all'indietro.
«S-scusatemi!» Sakurai boccheggiò con un filo di voce e le guance in fiamme, tremando appena e cercando a tutti i costi di non farsi scivolare la tazza di tè bollente dalle mani.
«Eh?» Momoi sbatté le palpebre un paio di volte e gli rivolse un'occhiata confusa «perché sei tutto rosso?»
«I-io...» Sakurai fu percosso da un brivido e deglutì a fatica, senza riuscire a staccare gli occhi dalla testa di Imayoshi, ancora china sul ventre di Momoi «scusatemi! Scusatemi! Non avevo idea che... mi dispiace-!»
«Mhn?» Imayoshi sollevò il capo e guardò oltre la propria spalla, soffermandosi per un istante sul volto paonazzo di Sakurai «si può sapere che ti prende?»
«I-Imayoshi-san! M-mi dispiace di avervi disturbato! Scusatemi!»


La spedizione di Aomine e Wakamatsu non diede i risultati sperati, questo perché le uniche due farmacie della città erano chiuse e quindi erano riusciti ad acquistare solamente gli assorbenti e avevano dovuto rinunciare alle pastiglie, che avrebbero placato una volta per tutte i tormenti e la sofferenza di Momoi.
«Non ce la faccio più.» Aomine borbottò, dando una rapida occhiata allo screensaver del cellulare: erano le ventidue e Momoi era ancora distesa, cambiava posizione ogni due minuti e mugugnava sommessamente, ogni tanto allungava il braccio verso di lui, che si trovava seduto sul pavimento e con la schiena aderente al bordo del letto, e gli dava un pizzicotto leggero sulla nuca per attirare la sua attenzione; Wakamatsu, dal canto suo, non faceva altro che andare dalla camera alla cucina per portare loro qualcosa da mangiare o qualcosa di caldo da bere alla povera moribonda; Imayoshi, invece, si trovava a gambe incrociate sul tappeto e teneva il viso fisso sullo schermo del computer, con le lenti degli occhiali brillanti nella penombra della stanza, mentre Sakurai se n'era rimasto in disparte e, seduto sulla piccola cassapanca ai piedi del letto, guardava la televisione e non osava lamentarsi nonostante il volume basso e gracchiante e i pixel alterati che deformavano le immagini.
Imayoshi era consapevole che non avrebbe avuto senso trascorrere tutta la notte a massaggiarle la pancia, quindi si era messo alla ricerca di metodi più pratici e aveva deciso di tenere in considerazione soprattutto quello che richiedeva l'uso della borsa dell'acqua calda – anche se in quella casa non ne avevano –, ma più approfondiva le ricerche, più il dubbio si insinuava in lui, quindi accedette a Facebook e inviò un messaggio al primo contatto presente in chat.


Sai qualcosa sulle mestruazioni? :)




Dopo un paio di minuti, apparì un piccolo cerchio grigio chiaro con al centro una serie di puntini di sospensione color antracite, e Imayoshi storse il naso: ci stava mettendo decisamente troppo a rispondere.


Mi stai dando della donna mestruata?!




Imayoshi inarcò un sopracciglio e sorrise vagamente divertito.


No



Vai a farti fottere



Hanamiya, è una cosa seria.



Visualizzo ma non rispondo.




Imayoshi sospirò tra il divertito e il rassegnato e adagiò il computer sul tappeto, rivolgendosi ad Aomine e Wakamatsu, che aveva appena fatto ritorno in camera.
«Ragazzi, ho bisogno di una mano» se Hanamiya non voleva aiutarlo – come aveva immaginato ancor prima di scrivergli, d'altronde –, allora avrebbe costruito una borsa dell'acqua calda fai da te con l'aiuto della sua squadra.


Aomine sbuffò nervosamente, rimpiangendo le ventidue, quando Momoi mugugnava e gli pizzicava la nuca ma, almeno, non gli russava nelle orecchie.
Avevano preso il sacchetto della spesa, lo avevano riempito di acqua calda e poi avevano fissato le estremità con due o tre elastici e un nastro per capelli prestato loro da Momoi, quindi, per sicurezza, lo avevano inserito in un secondo involucro di plastica che avevano chiuso con uno spago.
Dopo una decina di minuti con quel traballante e tiepido sacchetto sulla pancia, Momoi si era rilassata e, di conseguenza, era caduta in un sonno profondo – così profondo che aveva addirittura cominciato a russare –.
Imayoshi diede una rapida occhiata allo schermo del cellulare e poi ai volti stanchi – o annoiati – degli altri tre, quindi si schiarì la voce e interruppe il silenzio.
«Ragazzi, andate a dormire. Ci penso io, qui.» dopotutto, passando quasi ogni sera al computer per risolvere giochi di puzzle online o ad infastidire Hanamiya, era abituato ad andare a letto tardi.
«Grazie.» Wakamatsu fu il primo ad alzarsi, tese le braccia e inarcò appena la schiena per sgranchirsi le ossa, quindi si congedò con un cenno della mano e lasciò la stanza, seguito a ruota da Sakurai, – che aveva spento la televisione da almeno mezz'ora, ormai –, e infine da Aomine, che rivolse un'ultima rapida occhiata a Momoi per assicurarsi che non si fosse svegliata o che la borsa dell'acqua calda fosse ancora lì, sulla sua pancia.


«Ohi?»
Sakurai sobbalzò non appena si ritrovò lo sguardo di Aomine puntato addosso.
«Si può sapere cos'è quella faccia?»
«Eh?» Sakurai si indicò e sbatté le palpebre un paio di volte «oh! Mi dispiace! È che... s-sono un po' a disagio!»
«Ah?» Daiki spalancò le labbra in uno sbadiglio e si stese sul letto, allungando la mano e tastando il pavimento in cerca di una delle sue adorate riviste.
«Sì, insomma, immagino che Imayoshi-san e Momoi-san vogliano... la loro intimità.»
«Cosa?!» Aomine spalancò gli occhi iniettati di sangue e balzò giù dal letto, quindi, senza degnarlo di uno sguardo, uscì di corsa dalla camera «Imayoshi?! Imayoshi, ti ammazzo!»
«Ahh! Mi dispiace! Mi dispiace!»
   
 
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