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Autore: Jules_Kennedy    10/05/2015    1 recensioni
"Ora non aveva più nulla da temere, perchè non era più solo. [..]
Sorrise per l'ennesima volta, portandosi una mano al cuore.
Si ripromise che avrebbe onorato il sacrificio di sua madre, vivendo ogni giorno fino all'ultimo.
Perchè in fondo, lei sarebbe sempre stata parte di lui. "
Scritta in onore di tutte le mamme che ogni giorno rendono speciale nostra vita!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Portuguese D. Ace, Portuguese D. Rouge
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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For the love of a princess
 
 
 
Oh, mother, don't look back,
'cause you'll never hurt this again,
oh mother, i thank you,
 for all that't you've done and still do.
 
(Christina Aguilera, "Oh,mother")
 
 
Ace si chiuse nella sua cabina, ignorando bellamente le proteste dei suoi compagni che volevano coinvolgerlo nella baldoria generale.
 Voleva solo starsene da solo, senza pensare a nulla che non fosse lei.
Si distese sul letto, isolando la sua mente da qualsiasi rumore o preoccupazione, ignorando tutto ciò che stava fuori dal suo alloggio.
La Moby Dick era gremita e festante per l'ultima impresa riuscita, ma a lui non importava.
Perchè quel giorno era sacro, era speciale, e nessuno avrebbe dovuto disturbarlo.
 
Guardò il soffitto archivoltato della stanza, perdendosi nelle trame che il legno formava sopra di se. Vagava la sua mente, persa in ricordi che sapeva di non avere.
Non ricordava il suo viso.
Non ricordava la sua voce.
Non aveva alcun'immagine a cui appigliarsi, nessun inizio.
Niente.
 
Eppure Portgas D. Ace non si sentiva scalfito dalla mancanza di informazioni o memorie, perchè sua madre era una persona di cui aveva faticato ad accettare l'esistenza da bambino, e sapeva di essersi perso tanto, in quegli anni.
Non aveva mai chiesto a Garp di raccontargli qualcosa su di lei, anche solo che aspetto avesse, o di cosa profumassero i suoi capelli.
 
Odiava sua madre come suo padre, entrambi colpevoli di averlo messo al mondo, in un mondo in cui non sembrava esserci spazio per uno come lui.
Bistrattato, insultato, allontanato e schernito, Ace si era costruito un muro di rabbia e violenza attorno che mai sarebbe stato scalfito, ne con le buone, ne con le cattive.
Aveva sofferto, stringendo i denti ed ignorando tutto quello che gli stava attorno. Spianava ogni dubbio a suon di bastonate, zittiva le proteste con un'occhiata.
 
Poi, loro.
 
Sabo e Rufy erano stati una fastidiosa complicanza nella sua esistenza, già abbastanza traviata.
Eppure gli avevano cambiato la vita.
 
Dopo anni passati a desiderare solo di poter chiudere i ponti con il mondo, nel silenzio e nella rabbia, i suoi fratelli l'avevano aiutato a cambiare.
Gli avevano insegnato a vivere per davvero.
E allora Ace ave a ricominciato a interrogarsi, riaprendo quelle ferite che sembravano ormai chiuse.
 
Pensava  a sua madre.
 
All'inizio si era reso conto di non sapere nulla di lei, volente o nolente.
Aveva iniziato a cercare notizie quanto più segretamente possibile, tenendo con se ogni piccola informazione.
 Solo con il tempo aveva scoperto che lei, Portgas Rouge aveva dato la vita per lui, facendo in modo che nessuno scoprisse della sua esistenza, proteggendolo con tutte le forze, tenendolo in grembo più di quanto la scienza avrebbe ritenuto possibile.
Lo aveva protetto, Rouge.
 
Su quella piccola isola in cui viveva, la rossa non aveva mai cambiato idea.
Non le era importato di chi l'avvertiva che qualcosa di terribile sarebbe successo se l'avessero scoperta, conosceva i rischi che avrebbe corso portando avanti quella gravidanza.
Non aveva dubbi.
Sapeva che suo figlio meritava di venire al mondo nonostante le colpe del padre, credeva nella bontà di quel bambino  che non avrebbe mai visto crescere, diventare grande, sorridere, camminare, correre...
.. vivere.
 
Vivere.
Questo Ace aveva imparato a fare, traendo forza dalle sconfitte e procedendo caparbio, senza mai abbassare lo sguardo davanti a nessuno.
Glielo doveva, a Rouge, quella donna senza nome che aveva lottato per far si che lui avesse la possibilità di godere di quella stessa luce, di quello stesso mare che lei stessa aveva abbandonato per lui, con il sorriso sulle labbra.
Proprio per questo Ace aveva deciso di prendere il suo cognome.
L'avrebbe portata in giro per il mondo con lui, anche solo con il pensiero.
Se lo meritava, lei.
 
Ace chiuse gli occhi, lasciando scorrere una lacrima solitaria lungo la guancia. La intercettò con le labbra, sorridendo.
 
Ci aveva visto giusto Rouge, dandogli la vita?
Ace non poteva saperlo.
 
Chiuse gli occhi, ascoltando i rumori familiari che accompagnavano il suo viaggio.
Attorno a se tutto sembrava essere vitale, allegro.
Sentì la voce dei suoi compagni fuori dalla sua cabina festeggiare ed inneggiare per l'ennesima vittoria dell'uomo che lo aveva accolto nella sua ciurma, gli aveva dato un nome ed un posto a cui appartenere.
 
Una famiglia.
 
Sospirò il corvino, sentendosi  più leggero.
Tutto era cambiato, da quanto era solo un ragazzino arrabbiato con il mondo e con se stesso.
Ora non aveva più nulla da temere, perchè non era più solo.
 
Aveva Rufy, e Sabo.
Aveva la sua seconda divisione, e tutti i comandanti.
Aveva il Babbo.
 
Sorrise per l'ennesima volta, portandosi una mano al cuore.
Si ripromise che avrebbe onorato il sacrificio di sua madre, vivendo ogni giorno fino all'ultimo.
 
Perchè in fondo, lei sarebbe sempre stata parte di lui.
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE
 
Okay, volevo scrivere una cosa speciale per la festa della mamma, e ho deciso che Ace e Rouge facevano al caso nostro.
Sono una coppia madre-figlio molto atipica, ma io la trovo bellissima ed intensa. <3
Grazie a chi leggerà e a chi vorrà lasciare una piccola recensione.
 
Tanti auguri alle mamme!! <3
un saluto,
 
Jules
 







 
   
 
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