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Autore: Spartaco    10/05/2015    2 recensioni
[Quinta classificata al "FT crack contest" indetto da Rhys89 sul forum di Efp]
Ipotetica Erza/Mirajane, ambientata prima del manga. I pensieri e le emozioni delle due, le speranze e un saluto particolare.
- Sayonara, Mira -
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Crack Pairing | Personaggi: Erza Scarlet, Mirajane
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mentre osservava il vociare allegro della gilda da dietro il bancone, delle volte si chiedeva come sarebbe stato avere una vita normale. Delle volte, invidiava la spensieratezza dei suoi compagni, il loro semplice vivere.

Si ritrovava a guardarli, a osservarli, finché tuttavia, il suo sguardo cadeva inevitabilmente su di un’asciutta schiena, temprata dagli allenamenti e contorniata da una lunga chioma rossa.

Mirajane ripensava raramente al passato.

Forse perché lo portava costantemente con sé.

Come un pesante fardello, nascosto dietro una maschera sorridente.


Una maschera in cui lei riusciva sempre a vedere attraverso.

Non aveva senso. Non importava se per anni non avevano fatto altro che litigare, lottare o prendersi a male parole; quello sguardo, come il sole al calar del tramonto che si tingeva di scuro, riusciva sempre a trapassarla.

Delle volte le sembrava di aver vissuto due vite diverse, i cui rintocchi erano stati scanditi dalla morte di Lisanna.

Eppure quella schiena, quelle spalle larghe, quel fisico tanto fortificato, che talvolta pareva così fragile, era divenuto una costante nella sua vita. Un appiglio a cui aggrapparsi, un rifugio contro il mondo.

Odiava essere debole.

Per questo l’aveva sempre ammirata.


Era bella, era forte.

Il contrario di lei che non riusciva a sopportare quello straziante dolore senza trovare rifugio nell’alcool.

Lei invece era sempre lì, sempre con la schiena ritta e lo sguardo duro, sempre forte, tanto che col tempo Mirajane l’aveva vista divenire irraggiungibile.

Ma ora ne aveva bisogno. La rivoleva indietro.

Dinanzi a lei, tra le sue forti braccia, non c’era nulla da cui doversi difendere, nulla da salvaguardare, nessun falso sorriso da mantenere.

Era uno di quei rari momenti in cui si concedeva un po’ di conforto.
Contro quelle forme, contro quella carne, così viva, così solida, che, ne era certa, non sarebbe mai stata abbattuta da nessuno.

E di contro Elsa la teneva tra le braccia, stringendo quella persona così fragile che sarebbe bastato un eccessivo soffio di vento per mandarla in frantumi, ma allo stesso tempo così bella, così gentile, così dolce.

Era sempre stata una persona forte, quanto lei.

Ma quando l’aveva vista così… rotta, così in frantumi, aveva giurato di proteggerla per sempre.

Di proteggere quel delicato fiore, che poi forse così delicato non era, di schermarlo dalle intemperie del mondo.

E se sembrava realmente che fosse Mirajane l’unica ad aver trovato in lei un appiglio per andare avanti, Erza si trovava a negare con forza, perché era lei ad esser stata salvata da quell’angelo dai capelli dai riflessi lunari.

Erano le sue profonde iridi blu ad averla calamitata, ad averla attirata fuori dal baratro.

Non importava che fosse stato tanto prima.

 

Era lei che per la prima volta nella sua vita si sentiva importante, speciale, per qualcuno. Addirittura, protetta.

Entrambe conoscevano le debolezze dell’altra, non avevano bisogno di fingere.

 

Quand’è che tutto quello era diventato amore? Quand’è che il semplice trovare conforto nella reciproca presenza, il bisogno, si era evoluto in un desiderio?

Quand’è che avevano iniziato ad arrossire sotto il guardo l’una dell’altra? E il loro cuore a battere così velocemente in sua presenza?

 

Col tempo era divenuta ‘casa’. Era diventata un posto a cui tornare.


Quand’è che le sue labbra si erano posate prima delicatamente poi con passione crescente sulle sue?

 

 

 

Era divenuta una routine ormai.

Prima di ogni missione, che fosse facile o difficile, semplice o complessa, da sola o in gruppo, Erza passava a salutarla, rifugiandosi nei locali sul retro dove nessuno poteva anche solo scorgerle.

La stringeva dolcemente a sé, per poi baciarla con trasporto.

Non era mai stato un bacio veloce, fugace, uno dei tipici baci degli innamorati per augurarsi una buona giornata.

Era sempre una cosa importante; un qualcosa che Mirajane non aveva mai compreso fino in fondo, ma a cui era ben felice di prestarsi.

Poi quelle parole, pronunciate sempre con un sorriso sulle labbra, un sorriso concesso solo a lei –

Sayonara, Mira –

 

 

Arrivederci, Mira.

 

 

Era sempre stato così. Era sempre stato un ‘arrivederci’.

O forse era semplicemente stato il sogno di una farfalla.

 

 

 

 

 

Il vento ululava forte quel giorno, insinuandosi tra gli stipiti di porte e finestre.
A ciò andava aggiunta anche la pioggia scrosciante che batteva a ondate contro i vetri ormai fradici.


Non era un evento atmosferico normale, però, ed Erza stava assicurando gli ultimi lacci della sua armatura; la missione di grado S l’attendeva.

 

Mirajane era lì ad aspettarla, come sempre, e alla ragazza in armatura si scaldò il cuore al solo vederla.

 

- Mi raccomando stai attenta –

Erza sorrise, forse un po’ troppo esasperata, ma poi assunse un’aria seria e compita al vedere l’occhiata assassina che la demone le stava rivolgendo.

- Mira, stai tranquilla.

Ti proteggerò a ogni costo –

- Non devi proteggere me, ma te stessa – era stata la replica, mentre una morsa le stringeva lo stomaco, dopo un attimo.

Poi lo sguardo di Erza era tornato inaspettatamente grave – Sayonara, Mira – e la donna dai capelli argentei aveva sorriso.

 

 

 

Erza non aveva mai voluto perdere la possibilità di dire addio alla persona che amava.
Soprattutto se fosse stato per sempre. Era ben consapevole che, nonostante tutta la magia e le armature possibili, erano pur sempre umani. C’era sempre qualcosa che poteva andare storto in una missione, un imprevisto non calcolato.
Sapeva bene che il mondo non era così benevolo come la gente credeva.




Volse lo sguardo verso il cielo ancora coperto, la pioggia che tintinnava pesante sul suo volto e alzò faticosamente un braccio verso il cielo.

Tastò il sapore ferroso del suo stesso sangue – Mi.. ra.. -

Poi,

il buio.

 

 

 

Mirajane lasciò correre lo sguardo sulle arcate imponenti e finemente rifinite dell’imponente chiesa di Fiore, per poi passare oltre.

Il cielo era terso e il forte vento che le faceva ondeggiare la lunga chioma lo manteneva sgombro da nuvole. Addirittura si alzavano dei mulinelli di petali multicolore, che si rincorrevano tra i tanti blocchi marmorei.

Alcuni spogli, altri ricchi di fronzoli.

Per la Strauss era divenuto un luogo fin troppo familiare, fin troppo doloroso.

Si fece strada tra i piccoli sentieri di erba e ghiaia che costeggiavano le immobili e immacolate lastre, fino a raggiungere il posto che desiderava.

I suoi occhi ripercorrevano ogni volta quella scritta, come a volerla rimarcare sempre più a fondo, come per convincersi che non fosse solo un sogno, da cui, in realtà, si era appena svegliata.

 

Che cosa aveva fatto di male per meritarsi tutto quello?

Avrebbe voluto nascere in una famiglia normale, e crescere come una ragazza normale, e poi incontrare un ragazzo normale e diventare amici normalmente… Voleva innamorarsi in quel modo.

Vivere una vita semplice. Pure senza magia.

E invece era nata in una famiglia di maghi, era cresciuta in una gilda di maghi, e aveva lasciato morire sua sorella e così la ragazza dai capelli scarlatti di cui si era innamorata.

Guardò ancora una volta il suo nome spiccare sulla lapide biancastra. Ormai non aveva più lacrime da piangere.

 

 

 

Quel giorno mi dicesti – Sayonara – e io attesi con speranza il tuo ritorno.

Ma avevo dimenticato, si disse, mentre il vento infuriava.

 

Che Sayonara

 

significa anche Addio.

 

 

 

 

 

 

 

[Storia partecipante al Fairy Tail crack contest, indetto da rhys89 sul forum di EFP]

-------------------------Angolino dell’autore!


Questa fic, come avete già letto, è stata scritta per il FT crack contest indetto da Rhys89 sul forum di efp. Spero che rispetti tutti i canoni da lei previsti, ma anche se così non fosse, finalmente ho ricevuto lo spunto per buttare giù qualcosa su questa coppia che io adoro (anche se mi piace ugualmente la gerza (ma ce ne sono già troppe in questo fandom..! xD)).

Lo ammetto, più la leggo, meno ne son convinta, ma era quello che avevo in mente, quindi non posso recriminare più di tanto.

Riguardo al termine sayonara, i puristi saranno felici di sapere che prima della storia ne ho effettivamente controllato significato, storia, ecc, e che NON centra molto poco, con quello che mi son permessa di usare, ma credo che la maggior parte di noi abbia sempre creduto che significasse semplicemente addio/arrivederci.
Prendetela come una licenza poetica..!

Spero soprattutto che i personaggi non siano OOC, soprattutto Erza. Invece per Mirajane ne ho sempre avuto questa visione triste, che nasconda il suo dolore dietro i suoi sorrisi e credo che ci siano alcuni momenti nel manga che me ne diano conferma.

Per il resto è un what if perché avviene prima dell’inizio del manga (più o meno dopo la morte di Lisanna) e soprattutto perché Erza muore. xD

In finale, aggiungo solo che ho avuto la possibilità di scrivere la fic all’esatto contrario, cioè in uno dei momenti più felici di una coppia, ma invece no, ho scelto di essere deprimente. Evviva! =_=

Cmq, critiche e recensioni sono ben accette :)

 

 

 

  
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