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Autore: Infinity EFP    10/05/2015    1 recensioni
R: “ Cosa stai facendo ragazzo? Non permettere al tuo passato di rovinare il valido combattente che sei diventato.”
O: “Il mio passato non mi ha mai abbandonato!”
R: “Menti! Oliver Queen è morto, il tuo nome è Al Sah- Him!”
A quel nome Oliver sembrò infuriarsi maggiormente e il fuoco iniziò a padroneggiare dentro le sue vene.
Poi un urlo sordo riempì l’intera cella e a quel punto tutto fu chiaro, la vita tornò a scorrere dentro di me, ricaricandomi di quell’energia di cui avevo bisogno.
O: “IL MIO NOME E’ OLIVER QUEEN!”
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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We trusted you! You asked us to trust you and we trusted you! 
 
“ Il matrimonio è il mio. Sono promesso a Nyssa al Ghul.”
 
Prima di quel momento non conoscevo il rumore che poteva fare un cuore rotto.
Era stato un vero e proprio franturmarsi in milioni di cocci, era come se mi fossi accortacciata dentro,
tanto da non sapere se avrei mai più avuto  la forza di tornare alla mia vera forma.
Oliver avrebbe sposato un’altra donna e questa era proprio Nyssa!
Non potevo crederci che dentro quelle stesse mura dove avevamo consumato la nostra prima notte d’amore, le stesse in cui ero stata costretta a lasciarlo andare nonostante i miei vari tentativi di metterci in salvo, all’interno di quella tomba arredata a castello, si sarebbero svolte le nozze dell’uomo che amavo.
Avevo cercato nei suoi occhi una qualsiasi emozione che mi facesse capire che aveva comunque un piano per fuggire ed evitare quell’assurdità, ma l’unica cosa che vi avevo letto era dispiacere e rassegnazione.
Come aveva potuto? Come aveva potuto darmi tanto dolore? Come era riuscito a dimenticare tutto quello che eravamo stati  e che nel profondo del mio cuore, sentivo che eravamo ancora.
Avrei tanto voluto piangere e disperarmi, ma sentivo qualcosa dentro, qualcosa che andava ben oltre la disperazione e la delusione che sapevo di covare.
Era come se fossi stata sottratta di un sentimento così grande e vitale, che adesso l’unica cosa che mi consentiva di andare avanti era trovare una via d’uscita che avrebbe concesso me ed i miei amici di fuggire da quell'inferno.
Eppure la cella dove ci avevano chiusi in quel preciso istante sembrava possedere nessun punto luce, che avrebbe permesso al nostro Team  di scavare una breccia.
Improvvisamente la porta si aprì, dando ingresso a quello schifoso di Malcom, seguito a ruota da Ra’s e Oliver, che sembrava più glaciale che mai.
Ancora una volta, come c’era d’aspettarsi, Merlyn ci aveva tradito solo per salvare la sua pelle e Ra’s non sembrava  disprezzarlo più di noi, lo si poteva leggere dal suo sguardo.
Oliver, invece, sembrava inespressivo e privo di qualsiasi sentimento, come se osservasse tutto da un posto troppo lontano, come se non fosse stato lui a chiederci di raggiungerlo ed aiutarlo.
Dopotutto ci aveva chiesto di fidarci di lui e noi l’avevamo fatto, ricevendo cosa in cambio?
L’ennesimo tradimento, anche se in quel momento non era la cosa che mi bruciava maggiormente.
Ciò che mi aveva svuotata e privata di tutto quello che più profondamente provavo, era il matrimonio che aveva accettato senza troppe proteste, mostrandosi ancora una volta insensibile al nostro trascorso ed ai sentimenti che ci eravamo confidati.
Presa da un improvviso raptus di rabbia, approfittai della confusione e della distrazione di tutti. Afferrai una pietra appuntita che nascosi prontamente  tra il palmo chiuso e la manica della giacca. Con fare cauto e lento mi avvicinai sempre di più a quello che era l’uomo che mi aveva privato di tutto, o forse dovevo chiamarlo Demone.
Voleva ammazzarci attraverso un virus che aveva distrutto anni a dietro l’intera Hong Kong, compresa la famiglia di Tatsu. Non potevo permettere che la storia si ripetesse su di noi, senza nemmeno averci provato.
Quando Ra’s estrasse la fialetta, mostrandola all’intero gruppo ormai allarmato più che mai, mi resi conto di essere abbastanza vicina per fare la mia mossa e Diggle sembrò rendersene conto.
Non ebbe il tempo di reagire o dire niente, che il mio braccio era già sollevato e stava ficcando dritto nel collo quella che impugnavo come uno stiletto. Riuscì solo a graffiare leggermente quella pelle, perché una mano forte, fin troppo agganciò il mio di collo portandomi con le spalle contro al muro.
La fiala svanì in una delle tasche della scura tunica di Ra’s, mentre le sue dita strinsero su di me la presa, tanto da sembrare artigli. Il fiato venne a mancare immediatamente, il mio scalciare, l’aggrapparmi a fatica contro il suo polso nel vano tentativo di liberarmi, a nulla servirono.
Con la coda dell’occhio vidi i miei amici sbiancare e presto essere circondati dall’esercito di quel  vile, in modo che potessero vedere che fine avrei fatto, impedendogli qualsiasi possibilità di salvarmi.
Una volta indebolita la loro mente e il loro corpo, dopo aver giocato con le loro emozioni facendoli sentire inutili, avrebbe potuto sferrare il colpo di grazia.

R: “ Ho sempre visto in te qualcosa di diverso, come una luce, la stessa che continuava a riportare a casa il tuo Oliver. Così fiera, così  combattiva, così innamorata…


Il fiato venne a mancare sempre di più e tenere le palpebre aperte si stava dimostrando una vera e propria impresa che non per molto sarei riuscita a portare avanti.

R: “Ah, il tuo amore per lui è così grande, da renderti stupida. Pensavi davvero di poter uccidere me?”

Ormai quasi non lo sentivo più, la sua voce sembrò diventare sempre più lontana, sempre più tenue. Le palpebre si chiusero lentamente e la mia mente evocò un solo nome…Oliver.
O: “Lei forse no, ma io si!”


Improvvisamente un urlo squarciò l’aria e l’ossigeno tornò a defluire nuovamente dentro i miei polmoni. Mi accasciai al suolo tossendo come non mai, ma nonostante la stanchezza e la morte che sembrava fuggire via da me, come impaurita, mi imposi di aprire gli occhi e vedere cosa stava accadendo.
Oliver, la sua voce non me l’ero sognata, era stato davvero lui a prendere le mie difese e a ferire la schiena di quel folle con la spada.  I suoi occhi sembravano essere  tornati quelli di un tempo, quelli che avevo sempre amato e dentro la quale mi ero lasciata annegare mille e mille volte ancora.
I due si fiutavano come felini e scrutavano con fare animalesco.

 

R: “ Cosa stai facendo ragazzo? Non permettere al tuo passato di rovinare il valido combattente che sei diventato.”

O: “Il mio passato non mi ha mai abbandonato!”



R: “Menti! Oliver Queen è morto, il tuo nome è Al Sah- Him!”



A quel nome Oliver sembrò infuriarsi maggiormente e il fuoco iniziò a padroneggiare dentro le sue vene.
Poi il suo tono di voce forte e sicuro riempì l’intera cella e a quel punto tutto fu chiaro, la vita tornò a scorrere dentro di me, ricaricandomi di quell’energia di cui avevo bisogno.

O: “IL MIO NOME E’ OLIVER QUEEN!”
 
Il team Arrow sembrò riacquistare il membro che aveva perso e con lui la strada da percorrere, tutti iniziarono a muoversi con fare rapido ed esperto, dando inizio ad una vera e propria guerra.
Calci, pugni,  colpi ben assestati sotto le costole, sulle ginocchia, sul ventre, in faccia.
Qualsiasi punto andava bene purché si mettesse  k.o. l'avversario.
Eppure  eravamo in numero nettamente inferiore, loro giocavano in casa e il continuo afflusso di uomini reclamava uno spreco di energie e forze superiore a quello che tutti possedevano.
Improvvisamente però dentro quelle quattro mura giunse Nyssa, munita da sufficienti  armi che con scatti rapidi distribuì ad ognuno di noi, o meglio a loro,  così da poter essere alla pari almeno sotto quel punto di vista.

Inutile dire che la figlia del demone si scherò dalla nostra parte, dichiarando così tradimento a quel padre indignato che in quel  momento era troppo preso dal combattimento con Oliver.
Io ero messa in un angolo ancora troppo debole ed intenta ad osservare da una parte i miei amici intenti a difendersi come non mai, da quel fiume di uomini che non sembravano avere mai fine. E dall’altra Oliver che con dimistichezza affrontava Ra’s al Ghul, che a differenza sua vantava secoli d'esperienza, particolare che gli permetteva di prevedere ogni mossa del nemico annullando così ogni suo più piccolo o grande miglioramento.
Sentivo il rumore di lame rimbombare nella mia mente, quando improvvisamente ci fu un cambio di scena che mi fece tremare.
Oliver per parare i colpi di spada del nemico, indietreggiò flettendo il corpo verso dietro, scaricando il peso su entrambe le gambe, così da impedire alla lama di incidere la sua pelle già abbastanza segnata da cicatrici del passato, ma nel parare un colpo inciampò su una pietra, errore che gli fu fatale.

 

R: “Stupido ragazzo,  il tuo amore per quella donna ti condurrà nel regno dei morti!”

 

Il peggio stava per avvenire con troppa rapidità ed io non avrei potuto fare niente per impedirlo. L’uomo che amavo stava per essere giustiziato davanti ai miei occhi, ed io sarei solo rimasta a guardare.
Improvvisamente però vidi uno dei uomini di Ra’s cadere ai miei piedi e la sua spada giacere ad un passo da me e li mi fu tutto chiaro. Quello era un segno ed io dovevo solo coglierlo.
Senza attendere oltre, impugnai l’arma e con uno slancio un po’ goffo iniziai a correre verso il mio nemico.

 

R: “Muori!”

F: “ NO!”

 

Urlai così forte, che il tempo sembrò fermarsi. Il cuore iniziò a martellarmi nelle orecchie e lasciandomi scivolare sulle ginocchia mi parai davanti al corpo di Oliver, ponendomi così tra lui e quel mostro.
Senza pensarci troppo,  puntai la mano verso  l’alto permettendo così alla lama della mia spada di trapassare il suo corpo da parte a parte, così come lui aveva fatto tempo a dietro con l’uomo che amavo.
Lo guardai fisso negli occhi , osservando come vita scivolava via dalle sue pupille.
Tutti intorno a noi si fermarono, nessun rumore, nessun sussurro, nessun respiro, niente di niente.
Solo un gran silenzio.
Le mie iridi azzurre non abbandonarono quelle marroni di lui neanche per un secondo, poi un sorriso spuntò dalle labbra del mio demonio che non sembrava voler abbandonare il nostro mondo con tanta semplicità.

 
R: “ Tu si..che sei…una combattente…ed è per questo, che verrai via con….me!”
 

Prima che potessi capire  il vero significato di quella frase sussurrata, un  dolore lancianante  invase il mio corpo. Qualcosa di caldo iniziò a scorrere lungo la mia pelle e solo dopo aver abbassato lo sguardo sul mio busto mi resi conto che…aveva ricambiato il favore. 

Anche io adesso ero trafitta dalla sua spada, ma non gli avrei permesso di vedermi morire.
Sentivo delle urla intorno a me, urla di disperazione, urla che successivamente vennero seguite da quelli che sembrarono dei veri e propri ruggiti.
Improvvisamente avvertì una mano circondare la mia  guidandomi così alla mossa finale. Con un unico scatto del polso,  infilzai maggiormente il mio nemico facendogli così perdere ogni barlume di forza, vedendolo crollare davanti ai miei occhi esanime.
Poi due braccia muscolose  circondarono il mio corpo tremante, che lentamente si stava accasciando al suolo, e fu come tornare a casa.

Il suo profumo, la sua fragranza, il suo tocco. Dio! Ogni cosa di lui mi era mancata e anche se adesso ero sul punto di morte,  sarei potuta andare via serena, sapendo che era libero da ogni genere di patto con il diavolo.
 

D: “No, no, no, no, no. Oliver dobbiamo portarla nel pozzo di Lazzaro, lo stesso che ha salvato tua sorella.”

 

Era stato Diggle a prendere la parola, così con fatica, voltai il volto verso di lui e notai che anche i miei amici erano liberi, le guardie che fino a poco prima non facevano che combattere adesso erano radunate intorno ad Oliver, tutti in ginocchio pronti a formare un semicerchio. Era lui il capo!
E questo significava che non l’avevamo liberato da niente, il mio gesto era stato vano.
Così senza rendermene conto piansi, piansi tanto, perdendo  lentamente contatto con la realtà.

O: “ Si, dobbiamo portala li. Hai capito Felicity? Tu starai bene, non morirai… Felicity…Felicity, rimani con me…Ti prego…”

F: “ Oliver…Mi dispiace…”

O: “ Sssh…Rimani con me…Felicity.”


Le sue braccia  mi sollevarono, ma io mi sentivo estremamente pesante e stanca, così non riuscendo più a combattere quella sensazione, mi lasciai andare all’oblio, sentendo come unica cosa il mio nome urlato con disperazione dai miei amici!
 

 

{…}

 

 

Riaprire le palpebre non fu per niente semplice, avvertivo una pesantezza che non avevo mai provato in tutta la mia vita. Quando però riuscì a compiere quello che sembrava essere un arduo compito, mi resi conto che mi trovavo all’interno di quella che era la mia camera.
Corrucciai lo sguardo con fare confuso non riuscendo a capire, quando improvvisamente…


__________________________________________

 

FLASHBACK.

 

R: “ Tu si..che sei…una combattente…ed è per questo, che verrai via con….me!”

……………………..

D: “No, no, no, no, no. Oliver dobbiamo portarla nel pozzo di Lazzaro, lo stesso che ha salvato tua sorella.”

O: “ Si, dobbiamo portala li. Hai capito Felicity? Tu starai bene, non morirai… Felicity…Felicity, rimani con me…Ti prego…”

F: “ Oliver…Mi dispiace…”

 

O: “ Sssh…Rimani con me….Felicity.”



 

___________________________________________

 

Adesso ricordavo tutto, l’apparente tradimento di Oliver, il combattimento con Ra’s,  il mio gesto sconsiderato, la sua morte avvenuta per mano mia. La mia morte.
Io sarei dovuta essere morta esattamente come quel mostro, ed invece ero risorta come la fenice dalle proprie ceneri e adesso mi trovavo all’interno della mia camera, com’era possibile?
Feci per alzarmi dal letto, quando qualcosa di pesante che premeva contro il mio petto mi impedì qualsiasi mossa, inchiodandomi contro il mio materasso. A quel punto abbassai lo sguardo e fu solo in quel momento che lo vidi.
Il mio Oliver, il viso stanco, l’espressione corrucciata e tormentata, gli occhi marcati dalle pesanti occhiaie, le labbra arricciate in una smorfia, sembrava quasi combattere una guerra anche durante il sonno e il cuore mi si strinse nel petto nel vederlo così fragile e bello.
Senza potermi trattenere lasciai una carezza sulla sua guancia ispida, per via della barba incolta, ma non riuscì nemmeno a toccarlo che la sua mano si chiuse intorno al mio polso bloccandola a mezz’aria.
Si sollevò di scatto, puntando le sue iridi, ancora annebbiate  dal sonno , dentro le mie e fu solo un attimo di confusione e smarrimento, poi sembrò riprendersi e riconoscermi.
Quando mi vide sveglia e cosciente, allentò la presa finendo per accarezzare il mio polso, finendo poi sul dorso della mano che condusse sulla guancia, bisognosa di quella carezza che tanto avrei voluto dargli dal primo momento in cui l'avevo rivisto a Nanda Parbat.

 

O: “Sei sveglia finalmente! Ho temuto il peggio in questi giorni, o creduto che non saresti più tornata da me, ma il battito del tuo cuore era l’unica cosa a smentirmi.”


Lo ascoltai in silenzio, scrutando ogni più piccola espressione del suo volto come a volerlo analizzare fin nel profondo. Lo vidi chinare il volto sulla mia mano, che continuava ad accarezzarlo,  e socchiudere per un momento gli occhi come a godere di quel tocco. Poi li aprì di scatto e la paura sembrò prendere il sopravvento.
 

O: “Ti prego, non dirmi che non mi riconosci…perché…”
 
F: “Ssh Oliver, so benissimo chi sei e mi sei mancato da morire anche tu.”
 
O: “ Sia ringraziato il cielo.”

 
Sospirò di sollievo avvicinandosi  immediatamente al mio volto, con l’intento di baciarmi, ma per quanto lo desiderassi, per quanto volessi avvertire nuovamente la sua bocca sulla mia, dovetti  separare le nostre labbra con la mano che poggiai nel mezzo.

F: “Oliver…tu…volevi ucciderci, hai rapito la moglie del tuo migliore amico, ci hai rinchiusi li dentro…E volevi sposare Nyssa…”


Sussurrai abbassando lo sguardo, come se la cosa più grave fosse stata la notizia del matrimonio, sapevo che aveva compiuto azioni più atroci e condannabili, ma non potevo impedirmi di pensare a quelle nozze che si sarebbero svolte se solo non avessi agito in quel modo.
 

O: “ Hai ragione , non merito il tuo perdono ho commesso azioni orribili ed a causa di queste forse ti ho persa per sempre. Ma lascia almeno che ti spieghi le mie intenzioni. Il mio piano è sempre stato uno, distruggere la lega dall’interno e solo fingendomi un altro sarei riuscito nel mio intento. E tutte le mie azioni conducevano ad un solo obiettivo. Ma se pensi che avrei lasciato te o gli altri morire, ti sbagli di grosso.  Al contrario però…avrei sposato Nyssa, solo per giungere con più velocità al padre.”
 


Quella rivelazione fu più dolorosa della spada che mi aveva trafitta, immaginare lui con un’altra anche se solo in modo apparente, faceva davvero male e questo era sufficiente per riportarmi in quel limbo fatto di insicurezze e paure.  Ma poi lui continuò...


O: “ Felicity, io amo te! Non ho mai dimenticato quella notte passata a Nanda Parbat, era l’unica cosa che mi dava forza nei momenti più bui e vederti affrontare Ra’s con quella forza e grinta, mi ha reso così orgoglioso della donna che sei e che ho scelto di avere al mio fianco.
Ma tutto è svanito nell’esatto momento in cui la sua spada ha colpito te, è stato peggio di quando ho creduto di morire, pensare ad una vita senza di te…”

 

Non gli diedi il tempo di continuare, mi aveva già convinto al “ Ti Amo”, ma non gliel’avrei mai detto.  Avvolsi il suo volto con entrambe le mani, facendo finalmente riunire le nostre labbra che per troppo tempo avevano atteso quel momento. Fu come tornare a bere dopo una lunga corsa nel deserto, Oliver era vita per me e non avrei più rinunciato alla sua presenza per niente al mondo. Quello che era stato non importava più, non ora che lo riavevo con me.
Lasciai che quel bacio ci travolgesse entrambi, era caldo, umido, passionale, ruvido e gentile allo stesso tempo, avvertivo la sua lingua vogliosa cercare la mia, per poi respingerla ed inseguirla nuovamente.
Il desiderio era esploso e senza che nessuno dei due potesse e volesse fare niente per impedirlo, i vestiti volarono via dai nostri corpi come se fossero stati fatti di carta e in poco tempo me lo ritrovai sopra.
Sentire il suo corpo forte e massiccio mi procurò un leggero capogiro, sembrava di stare sulle montagne russe, i suoi baci roventi e umidi lungo la gola, sulla mascella, nell’incavo di pelle sotto l’orecchio e poi giù sui seni, mi fecero eccitare maggiormente, particolare  visibilmente evidente anche dai capezzoli turgidi e graffianti come chiodi. 
Oliver ne prese uno tra le mani, stringendolo e torturandolo con le dita, se lo rigirava tra i polpastrelli tirandolo leggermente, così da aumentare la tensione sessuale tra noi due.
L’altro invece venne accolto tra le sue labbra calde e carnose, avvertivo la lingua giocare e ruotare sulla mia aureola, particolare che mi provocò dei piccoli brividi, che si fecero intensi quando iniziò a succhiare con forza e passione.  Sentivo come delle farfalle kamikaze dentro la pancia, farfalle che scoppiarono con intensità procurandomi fitte al basso ventre e una sensazione di vertigine.
Compiaciuto dall’effetto che mi stava regalando, scese sempre più in basso creando una linea invisibile sul mio ventre, giungendo in prossimità del pube.
Mi toccava, massaggiava, sfiorava, venerava, era un continuo regalarmi emozioni alla quale non volli essere da meno, eppure era così difficile sopraffarlo.
Attraverso quei gesti, il contatto fisico voleva trasmettermi l’amore che aveva da sempre nutrito per me, un amore così profondo e devastante da fare venire le lacrime agli occhi e il magone alla gola.
Ma nonostante tutto, mi feci forza e con un colpo di reni ribalttai le posizioni facendolo rotolare tra le lenzuola candide.
Gli fui sopra,  mettendomi a cavalcioni su di lui, accarezzai il suo pettorale segnato e martoriato dalle vecchie battaglie e con estrema delicatezza lo baciai con fare gentile, quasi volessi rendere grazia e giustizia a quell’eroe che mi aveva rubato il cuore giorno dopo giorno.
Oliver, il mio Oliver era finalmente tornato a casa ed io potevo finalmente godere della sua compagnia, di nuovo!
Travolta da quelle sensazion  lo feci entrare dentro di me, dando inizio a quell’atto d’amore profondo ed immenso.  Fu travolgente fin da subito,  mi avvolse come un’onda del mare che con il suo impeto avrebbe potuto scaraventarmi contro le rocce, ma che invece aveva preferito trascinarmi verso l’immensità dell’oceano vasto e maestoso.
Le sue mani mi accarezzavano ovunque e il suo corpo non riusciva a stare fermo sotto il mio. Si ritrovò seduto, con la schiena poggiata contro lo schienale del letto , la bocca insinuata nell’incavo del mio collo e le sue mani  che premevano sulla mia schiena.
Di rimando io non feci che ruotare ed ondeggiare i fianchi sopra di lui, stringendolo con la paura che potesse svanire da un momento all’altro, accarezzando i suoi capelli con le dita di una mano e ansimando e tenendo premuta la bocca contro il suo orecchio.
Avvolta in quell’abbraccio mi sentì nuovamente a casa, mi sentì nuovamente viva.
Eravamo tornati entrambi e stavolta più nessuno avrebbe potuto dividerci.
Ci amammo con ogni più piccola fibra del nostro corpo e con tutto il sentimento che l’uno sapeva di nutrire per l’altro,  così percorremmo insieme la corsa verso le vette più alte del piacere, esplodendo poco più tardi in un orgasmo travolgente dove entrambi urlammo il nome dell’altro, come ad accettarci che quello che stavamo vivendo non era un sogno, ma la semplice e pura realtà.







Poco più tardi ci ritrovammo  stesi sul mio letto, avvolti in un groviglio di coperte, con la mia nuca che poggiava sul suo pettorale e lui che mi accarezzava gentilmente il collo e le braccia.

F: “Cosa è successo  dopo che ho perso i sensi?”
 
O: “ Ti abbiamo portato al pozzo di Lazzaro, ma non è stato come con Thea. Tu sembravi non voler tornare da me…”

 
Il suo tono disperato mi procurarò una fitta al cuore, era come se  fosse ancora li a vivere quel momento. Così sollevai il viso e mi poggiai su un braccio, allungando l’altro così da poter accarezzare il suo volto, donandogli il conforto di cui aveva bisogno.
 

O: “ Eri così pallida, non volevi uscire dalle acque, così mi sono gettato anche io li dentro riportandoti a galla e tu hai aperto gli occhi solo per pochi istanti, poi hai perso nuovamente i sensi. Le tue ferite rimarginate e il cuore palpitante è stata l’unica testimonianza e prova che avevamo che tu fossi ancora con noi, che tu fossi ancora con me. Che tu fossi ancora viva.”

F: “ Oliver io…”

 

Bloccò il mio discorso, prendendomi  la mano tra le sue, baciando poi il mio palmo con fare delicato e dolce, continuando poco dopo.
 

O: “Sei stata incosciente per più di una settimana, siamo tornati a Starling il giorno dopo.”
 
F: “ Come? Siamo a Starling da una settimana già?”
 
O: “ Esattamente!”

 
F: “ E la lega?”

 

O: “La lega  è sciolta! Quando hai sconfitto Ra’s al Ghul, sono ufficialmente diventato io l’erede, così dopo essermi accertato che fossi viva, ho ufficialmente liberato tutti dall’obbligo a cui erano sottomessi.
 
F: “E credi che questo basterà?”
 
O: “ No, ovvio che no! Diciamo che se avrò bisogno di alcuni favori,  conosco diverse persone che verranno ad aiutarmi. Adesso la cosa che mi preme maggiormente sei tu, mi hai salvato la vita e di questo ti ringrazio.”

 
Sussurrò accennando un sorriso, il primo vero sorriso. Particolare che gli donava e che rendeva l’azzurro dei suoi occhi molto più luminoso e brillante di quello che era. Avevo dimenticato l’ultima volta in cui l’avevo visto sorridere davvero e  quel piccolezza bastò a far tornare la luce all’interno del mio cuore.
Amavo quell’uomo e avrei continuato ad amarlo fino alla fine dei miei giorni, in qualsiasi strada la vita ci avrebbe condotto, lui era e sarebbe rimasto sempre il mio Oliver.

 

F: “ Ci hai chiesto di fidarci di te, ed io ho semplicemente continuato a farlo e sempre lo farò! Io so chi sei Oliver e…Ti Amo!”
 

Leggere nuovamente lo stupore all’interno delle sue iridi, fu la cosa più bella che avessi visto negli ultimi giorni, non che ne avessi viste tante nelle mie condizioni, ma la sua espressione era davvero adorabile.
Era come se me lo sentisse dire per la prima volta e quando mi strinse nel suo abbraccio forte e caloroso, poggiando nuovamente le sue labbra sulle mie, mi resi conto che il mio mondo era nuovamente ricostruito e non avrei concesso più a nessuno di distruggerlo. Che in futuro fosse stato Arrow, Al Sah - Him o qualsiasi altro uomo mascherato, prima di tutto lui era Oliver Queen e questo contava più di qualsiasi altra identità da giustiziere. 



 

Angolo della Scrittrice


Sera a tutti, 
eccomi qua con una piccola chicca improvvisa. 
Avete visto la penultima puntata della terza stagione di Arrow?
Io si e ne sono rimasta estasiata, mi ha tolto il respiro e sono certa che l'ultima sarà ancora più coinvolgente e strepitosa.
Ma nel vedere l'espressione della nostra Felicity, quando Oliver ha confessato il suo matrimonio con Nyssa, ho immaginato na situazione leggermente diversa e così ho cercato di mettere per iscritto le mie idee.
E questo è stato il risultato.
Ormai penso che abbiate capito che amo profondamente il personaggio della nostra Felicity Smoak, 
la più dolce ed innocua del nostro Team Arrow, ma anche la più forte secondo il mio parere. 
Questa donna ha l'animo di un guerriero, lo stesso che e concede di sopportare tutto ciò che sta accadendo.
Spero possiate apprezzare questo mio piccolo lavoretto.

Grazie per l'attenzione e il tempo perso nella lettura.
Al prossimo capitolo della mia storia Olicity intitolata "Gone, but not forgotten".

Infinity

 




 
 







 

 

 

 

 

 

 



 
  
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