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Autore: mirandas    11/05/2015    6 recensioni
"Beh, Beatrice mi ha detto, che Lucia le ha detto che la Madonna le ha detto di dirle mentre era con Rachele…sì, insomma, mi manda Beatrice!" (Estratto dal capitolo 2)
Chi, leggendo la Divina Commedia, non ha mai pensato che gli svenimenti del nostro amato fiorentino fossero leggermente fittizzi? Per Dante, Beatrice passa in secondo piano di fronte alla fascinosa guida, anche se ci vorrà un po' di tempo: esattamente la durata di un periglioso tour fra inferno, purgatorio e paradiso. Buona lettura a tutti!
Genere: Comico, Parodia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dante Alighieri, Un po' tutti, Virgilio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve gente! No, non siamo morte, non vi preoccupate. Siamo solo terribilmente lente ad aggiornare ^.^'
A questo giro D. non ha potuto correggere il canto nuovo perché per ora è senza computer. Non appena ne rientrerà in possesso aggiungeremo anche le sue correzioni.
P.S. Ho tolto l'ultima frase del canto precedente perchè ho scoperto che Dante e Virgilio non se n'erano andati subito dalla valle (l'ho scoperto leggendo il canto successivo -.-).
Buona lettura! :)


Canto IX

Dante
 

Rimanemmo a chiacchierare con i nostri amici appena incontrati per molto tempo. Discutemmo di svariati argomenti, dai discorsi più intellettualoidi da letterati fighi alle più stupide notizie di gossip. Era da tanto che non avevo l'occasione di parlare tranquillamente con qualcuno, senza interrogarlo sulla sua sorte, sulla mia, su quella di Firenze, dell'Italia, del cugino, del bisnipote etc. Anche gli affettuosi bisticci che avevo regolarmente con Virgilio non potevano compensare il piacere di conversare con i propri amici. Mi mancava avere qualcuno con cui confidarmi. Ben presto, la sera cedette il passo alla notte e d'un tratto mi sentii vecchio. Perchè io, Dante Alighieri, aitante trentacinquenne nel mezzo del cammin di sua vita, avevo sonno alle nove di sera! Cercai di combattere la stanchezza a tutti costi, sapendo che nel momento in cui mi fossi addormentato, Virgilio avrebbe dato il via a una serie di pettegolezzi e storielle divertenti e soprattutto imbarazzanti sul mio conto senza che io potessi reagire.

Devo rimanere sveglio a tutti i costi! Eppure è così difficile...mi sento le palpebre sempre più...pesanti...

Doooooormi...dooooooormi...

Vocina...smettila...

Doooooormi...magari Virgilio ci farà qualche coccola...

Vocina!!!!!!!!

Ora non mi sarei mai addormentato per l'imbarazzo! Fu allora che Virgilio scelse di sussurrarmi qualcosa all'orecchio: “Vuoi appoggiarti a me e riposare gli occhi?”

Sentento il suo respiro caldo sull'orecchio non riuscii a trattenere un brivido, ma lui non si scostò, anzi, si fece più vicino e posò una mano sulla mia spalla, in un gesto apparentemente amichevole. In realtà cominciò ad accarezzarla delicatamente, senza farsi notare dagli altri.

“Hai freddo?” domandò. Potevo sentire il suo sorriso premuto contro il mio orecchio.

“S-sì.” risposi a fatica.

“Forse allora dovrei scalarti un po'...”

“N-n-no, grazie. Sai che ti dico? Ho proprio un sonno! Penso che mi stenderò qua sull'erba e mi farò un pisolino!” dissi ad alta voce, ottenendo l'attenzione dei nostri amici.

“Ah, vai già a riposarti, Dante?” mi chiese Sordello, un po' deluso.

Nino sghignazzò. “E' dura avere trentacinque anni e avere la forza fisica di un ottantenne, eh Dante?In effetti portarsi in giro quel nasone dev'essere sfiancante...”

Corrado, però, lo rimproverò. “Suvvia, è ovvio che sia stanco, dopotutto si trova in un mondo ultraterreno dentro al suo corpo mortale!”

“Tranquillizzati, Corrado. Lo stavo solo prendendo in giro da suo buon amico.” si giustificò Nino, strizzandomi l'occhio.

Scossi la testa, divertito. Certe persone non cambiavano mai, nemmeno da morte.

“Ma sei sicuro di volerti stendere qua fuori sull'erba?” mi domandò premurosamente Sordello.

“Non preoccuparti, mio giovane discepolo.” si intromise Virgilio “Per questa volta concederò a Dante il grande onore di usarmi come cuscino.”

E di molestarmi mentre dormo?! No, grazie!

Sì, grazie!

TU dormi e stai zitta

“Non preoccuparti, maestro, per questa volta dormirò sull'erba. In fondo è così soffice e morbida e tu invece sei così spigoloso...”

“Ha parlato l'aquila!”

“Che hai detto, 'verginello'?!?!”

Sordello e Nino ci separarono frettolosamente, temendo che arrivassimo alle mani.

“Ricordatevi, i veri poeti non ricorrono mai alla violenza!” cercò di calmarci Sordello, mentre tratteneva Virgilio.

“E' vero!” aggiunse Nino. “Ricordate? 'Ne ferisce più la penna che la spada'!”

“Peccato che al momento non abbia penne da lanciargli!” esclamò Virgilio, cercando di divincolarsi.

A quel punto Corrado balzò in piedi. “Ora basta! In punizione, tutti e due! Dante, tu vieni a dormire qua vicino a me, voi tre continuate a discutere.”

Riluttanti, ci affrettammo ad obbedire ai suoi ordini. Virgilio ed io ci lanciammo un'ultima occhiata carica di rimpianto per non aver approfittato di quella situazione per rilassarsi insieme mista a irritazione perchè ancora una volta eravamo finiti a bisticciare su qualcosa di inutile.

Sommerso da questi opprimenti sentimenti, mi coricai di fianco a Corrado e, cullato dal canto del mare, mi addormentai.

Ebbi un sonno stranamente tranquillo, considerati gli eventi a cui avevo preso parte negli ultimi giorni e tutte le creature fantastiche che avevo visto e conosicuto. Tuttavia, verso l'alba, sognai di un'aquila dalle ali dorate che librava in cielo con maestosità. Il leggiadro animale poi si abbassò e cominciò a planare verso il basso. Quel luogo mi sembrava il monte Ida, dove Giove aveva portato il giovane Ganimede sotto forma di aquila.

Ooook, forse tutte quelle volte in cui mi hanno ripetuto “aquila” mi hanno finalmente fatto effetto. Devo smetterla di offendermi quando Virgilio mi dice certe cattiverie, eppure lo so che le dice senza pensare...la maggior parte delle volte...

Continuai a guardarmi intorno dentro al sogno, domandandomi perchè mai un'aquila tanto regale si trovasse lì.

Forse è qua che caccia di solito.

Non feci a tempo a formulare un altro pensiero che subito il rapace calò in picchiata verso di me e mi afferrò fra gli artigli, portandomi con sé nel cielo. In preda al terrore, tentai di liberarmi dalla sua presa, ma niente funzionò. Il volatile mi stava portando verso la sfera del fuoco, in mezzo al calore, sempre più insopportabile, sempre più ardente, soffocante, insostenibile...!

Mi risvegliai di botto, ansimando. Subito avvertii qualcosa di fresco toccarmi la fronte sudata. Era la mano di Virgilio. Non appena mi fui calmato, notai che non eravamo più nella valletta mi vicino al mare, inoltre eravamo solo noi due ed io ero sdraiato al suo fianco, con la testa poggiata sul suo grembo. Il mio maestro mi scostò con delicatezza i capelli sudati dalla fronte e mi posò un bacio leggero sulle labbra. “Shhh, va tutto bene, Dante.”

“M-m-aestro. Cosa...?”

Con la mano libera prese le mie tremanti e se le portò alle labbra, spargendovi dolci baci rassicuranti. “Non avere paura. Abbiamo finalmente raggiunto l'entrata del Purgatorio. È là, scavata nella roccia, vedi?”

Seguii il suo indice e notai la parete spaccata che cingeva la zona.

Virgilio, soddisfatto di avermi distratto dal mio incubo, proseguì, sapendo bene che presto avrei iniziato a fare domande. “Mentre dormivi, una donna è venuta, dicendo di essere santa Lucia. Non puoi immaginare la mia sorpresa quando questa giovinetta di quarantacinque chili scarsi ti ha sollevato come un fuscello, naso compreso. Quando mi sono ripreso vi ho seguiti. Poi ti ha lasciato qui e mi ha indicato l'entrata del monte...beh, dire 'indicato' sarebbe riduttivo. Diciamo che me l'hanno mostrata i suoi occhi. Comunque, non appena se n'è andata tu ti sei svegliato. Sai, Sordello e gli altri erano dispiaciuti di non poterti salutare come si deve, perciò mi hanno chiesto di riferirti che per loro è stato un piacere conoscerti e che ti augurano tutta la fortuna possibile nel tuo viaggio.”

Alle sue parole mi sentii rinvigorito e i dubbi che tormentavano la mia mente svanirono così com'erano venuti. Vedendomi rassicurato, Virgilio si alzò, per poi porgermi la mano per aiutarmi a rimettermi in piedi.

“Ok, pronto per un po' di trekking?”

“Nooooo! Oh, andiamo maestro, mi sono appena svegliato!”

“Niente lamentele! La funivia qui è fuori uso e direi che per oggi ti sei riposato a sufficienza. Non c'è niente di meglio di una bella camminata per svegliarsi.”

“Ma...!”

“No!”

“...uffi...”

Ci appropinquammo dunque verso l'ingresso, e, guardandola da vicino, mi accorsi che nella breccia in mezzo al monte era posizionata una porta. Per accedervi più agevolmente, c'erano tre gradini di colori diversi. Aguzzando la vista, notai un portiere seduto sul gradino più alto. Il suo volto era talmente luminoso che mi era impossibile guardarlo: era un angelo.Teneva in mano una spada sfoderata, che rifletteva i raggi del sole, impedendomi di vederla bene.

“Alotlà! State fermi dove siete e rispondete alle mie domande. Cosa volete? Chi vi ha condotto qui? Chi siete? Documenti? Codice fiscale? Quanto fa due alla terza? È nato prima l'uovo o la gallina?Fate attenzione, salire queste scale potrebbe arrecarvi danno.”

Mentre io cercavo di calcolare il cubo di due, Virgilio non perse tempo in chiacchiere e gli rispose seriamente. “Santa Lucia ci ha indicato la porta per proseguire nel nostro viaggio.”

Il volto dell'angelo, se possibile, si illuminò ancora di più. “Ah! Dunque siete voi! Allora avete il pass VIP! Bene, se santa Lucia vi ha condotti qui, allora avete il permesso di passare.”

Ci avvicinammo. Il primo gradino era di marmo bianco e lucente. Preso dalla curiosità provai a specchiarmici e, in effetti, fu come guardare il mio riflesso su uno specchio. Il seconod era scuro, formato da una pietra ruvida che presentava una spaccatura nella lunghezza e nella larghezza. Il terzo, invece, sembrava di porfido ed era rosso come il sangue che sgorga da una vena. L'angelo stava propiro sopra quest'ultimo e sedeva sulla soglia, simile a un diamante. La mia guida mi prese per mano, aiutandomi a salire i gradini. “Chiedi umilmente all'angelo di aprire la pora.” mi sussurrò.

“Eh?!? Perchè IO?” protestai.

“Fallo e basta!” sibilò.

Memore dei miei insegnamenti di Chiesa, mi prostrai ai piedi dell'angelo e mi battei il petto tre volte, chiedendo misericordia e chiedendogli di aprire quella stramaledetta porta.

L'angelo portò la spada sopra il mio capo e per un attimo, nonostante la mia immensa fede in Dio, temetti che mi avrebbe ucciso lì all'istante. Invece mi disse: "Fermo lì che devo farti il timbrino prima di farti entrare" e mi tracciò sette P sulla fronte dicendomi: “Una volta che avrai superato questa porta fai in modo di lavarti queste piaghe.”

Poi, dalla sua veste collor cenere, estrasse due chiavi: una era d'oro, l'altra d'argento. Aprì la porta alle sue spalle prima con la bianca e poi con la gialla. “Sapete, se una delle chiavi non funziona, la porta non si apre. Quella d'oro è molto preziosa ma quella d'argento richiede molto ingegno per usarla ed è quella che permette al penitente di entrare. Queste due chiavi mi furono date da san Pietro, il quale mi disse di sbagliare nell'aprire piuttosto che nel tenere chiusa la porta, affinché i penitenti mostrino una sincera contrizione.” Poi spinse l'uscio e continuò: “Entrate, ma vi do un avvertimento: se uno di voi guarderà indietro anche una sola volta, sarà costretto a tornare fuori.” Come per conferire più pathos a quanto l'angelo aveva appena detto, gli spigoli della porta girarono attorno ai cardini ed emise uno stridore che mi fece quasi sanguinare le orecchie. Nemmeno la rupe Tarpea fu così dura da aprire alla rimozione di Metello!

Giunti finalmente all'interno, mi permisi di respirare di sollievo. Ma, mentre mi rilassavo, udii per caso le parole di “Te Deum laudamus”. Quello, però, non era un semplice canto: era come stare in chiesa, quando l'organo copre metà delle parole e l'altra metà invece si sente chiara e distinta.

Dietro di noi, la porta si richiuse con un tonfo.

  
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