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Autore: eli_s    11/05/2015    2 recensioni
Piccola one shot...da brava pendolare vi propongo un treno e due ragazzi che provano a vivere...
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elena Gilbert
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Last Train Home

 

 

Elena è una persona abitudinaria lo sa bene, per andare a lavoro prende il treno alla stazione vicino casa, tranne che per eventi esterni, è sempre il solito - alla solita ora- stracolmo di universitari e lavoratori pendolari proprio come lei.

 

Talvolta vede le solite facce, spesso gente nuova.

 

Il treno della mattina, 8.07, è quello su cui non ha un posto fisso dipende da quanta gente è salita alle stazioni precedenti a Mystic Falls e può anche non trovare posto a sedere.

La mattina è sempre un terno al lotto.

 

Ma non la sera perché parte dalla stazione centrale e lei arriva alle 7.32 per prendere quello delle 7.38.

E il posto è sempre lo stesso, settima porta dal fondo, piano inferiore se il treno è quello a più piani, cosa che di solito è.

Si mette nei primi posti vicino alle porte per non dover scavalcare il corridoio quando è l'ora della sua fermata.

 

E di solito c'è qualche abitudinario come lei che si mette sulla solita carrozza che si piena via via alle varie fermate fino a Mystic Falls.

 

Ok la sua vita non è il massimo del brivido, tutt’altro.

 

Talvolta Matt e Caroline -suoi colleghi- prendono il treno con lei costringendola a conversare, ma spesso hanno orari non compatibili e si consola nella sua beata solitudine con musica e letture, non le dispiace isolarsi da tutto in realtà.

 

Elena legge tutto quel che le capita a tiro.

 

Una rivista di moda lasciata da Caroline in ufficio, il libro del mese che le presta suo padre, qualcosa che si compra di suo gusto, talvolta purtroppo il lavoro che non ha finito e la segue fino a casa.

Ma va bene così, quando può stacca il cervello dalle solite cose di tutto il giorno e si tuffa in altri mondi le cui vicende non la preoccupano o agitano, ma la liberano dal pesante fardello della quotidianità e responsabilità che spesso la opprimono.

 

Così per tutta la settimana la sua vita va avanti tra treno - ufficio – casa - dialoghi con sua madre, tentativi di fuggire dalle uscite che le propone Bonnie perché lei ha bisogno solo della sua camera dopo aver trascorso tutta la giornata fuori.

 

Ogni tanto gestisce i drammi di Stefan che la chiama per qualche due di picche preso la sera prima in un locale o perché quella tipa bionda del palazzo di fronte non gli parla più dopo l'ultima uscita.

Stefan è nuovo, entrato con lei da un anno e sono stati affiancati a Matt e Caroline per poter apprendere i grandi segreti del mondo giuridico.

 

Ha bisogno di leggere qualcosa che non abbia a che fare col diritto, almeno nella fascia oraria che passa lontana da quelle mura in cui sverna tutto il santo giorno.

Tranne quando la spediscono in tribunale ed allora può respirare davvero.

 

Tuttavia c'è sempre qualcosa che manca, che non basta, quasi stesse scivolando in una morbida apatia avvolgente, fatta di mondi in cui si perde e gravita smarrendo sempre di più quel tratto profondo che la contraddistingue.

 

Pensa questo mentre fissa annoiata un punto fuori dal finestrino prima di riprendere la sua lettura: oggi uno stupido test che le ha postato su facebook Caroline in pausa pranzo.

 

“Scopri- a seconda di come sei- quale è il tuo principe azzurro.”

 

Che cosa sciocca, tanto per cominciare è un concetto sbagliato di per sé uno per essere principe deve avere un titolo e oggi la nobiltà è cosa rara, secondo perché azzurro?

Come mai sono tutti fissati con quel colore?

Eppure non erano mica tutti vestiti di azzurro, pensa.

 

Il primo lo scarta a piè pari; quello di Biancaneve tenero, dolce, premuroso e anche un po' inutile.

Voglio dire molto meglio il cacciatore che la risparmia, lui sì che è uomo. Certo se poi nella sua testa il cacciatore ha i tratti di Jamie Dornan come in Once upon a time allora questo conferma la sua teoria.

 

Comunque il secondo è vagamente più interessante - giusto per i primi cinque minuti: Aladin, adatto alle tipe da mille e una notte e poi diciamocelo uno che viaggia su un tappeto non dà l’idea di voler mettere radici.

 

Va al punto tre che la fa sorridere perché la Bella e la Bestia è in assoluto il suo cartone preferito.

Il più bello.

 

E la Bestia quando si trasforma alla fine è un gran figo, ma adatto se sei una che ama i tipi burberi e scontrosi, di quelli che non mostrano mai affetto e si esprimo a ruggiti.

Diciamo che a tratti sembra più interessante degli altri che lo hanno preceduto, ma ancora qualcosa manca.

 

Poi c'è il tipo che ti sveglia letteralmente con un bacio, quello della Bella addormentata un tipo spiritoso, avventuroso, con un po' più di verve ma che esteticamente non le ha mai detto molto.

 

Si ferma un attimo su quella riflessione ridicola, sta davvero facendo considerazioni estetiche su dei cartoni?

Bene questo avvalora la sua tesi su quanto sia penosa la sua vita sentimentale ultimamente, ma Elena sta bene così pensa, senza uomini a creare ulteriori drammi e inevitabilmente danni.

 

Continua nella lettura e le scappa un sorriso quando scopre l'ultimo.

 

È lui quello di cui è innamorata sin da bambina quando fantasticava di essere non una principessa qualunque, ma del mare.

E il mare a Elena ha sempre saputo di infinito, come se fosse la prosecuzione del cielo sulla terra e perché quello qualcosa di azzurro ce l'ha.

 

Come gli occhi del suo principe preferito.

 

Erik della sirenetta.

 

Per non parlare di quel cipiglio scuro sotto a una massa di capelli neri come la pece.

A pensarci bene lo aveva quasi rimosso avendo passato da troppo tempo la fase dell’infanzia. E si perde un attimo come quando era bambina in quell’immagine di Erik sulla spiaggia in tenuta non da principe, ma da uomo che solleva Ariel- finalmente con le gambe- ed entrambi ridono persi nell'altro.

 

È in quei momenti che Elena un po' torna a desiderare di aver qualcuno che la guardi così.

 

Sorride contro lo schermo del telefono ed alza la testa scuotendo appena il capo come se avesse un interlocutore immaginario ed è a quel punto che sussulta e il sorriso le muore sulle labbra.

 

I suoi occhi marroni incontrano un volto seduto in diagonale a lei a tre sedili di distanza, e deve sbattere le ciglia per mettere a fuoco quello che sta vedendo così giusto per non pensare di avere traslato l'immagine dal cellulare sul volto di qualcuno.

 

Tipo su questo ragazzo che si gratta il mento pensieroso e fissa un punto indistinto davanti a se.

 

Ed Elena sente qualcosa traballarle dentro quando registra che i suoi capelli sono neri e gli occhi azzurri.

Continua a percorrere le linee del volto dai tratti marcati, la pelle nivea, il cipiglio dispettoso che adombra lo sguardo chiaro e due labbra imbronciate che catalizzano la sua attenzione.

 

Schiude appena la bocca Elena per trovare quell’aria che improvvisamente le manca e pensa che non è mai stata così sfacciata nel fissare qualcuno, ma sembra che lui sia stato messo lì per quello, perché lei lo potesse intercettare, spiare.

 

Dopo un attimo di sorpresa e smarrimento le viene da sorridere perché lui è davvero come Erik.

 

Incredibile, il destino stasera ha davvero una curiosa ironia.

 

Le sembra sciocco sorridere complice con se stessa, unica consapevole della buffa situazione e inclina la testa verso l'immagine ancora aperta sul telefono.

Quando la rialza sobbalza di nuovo, ma stavolta perché anche lui si è accorto di lei.

 

Sente il volto arrossarsi ed un imbarazzante calore diffondersi sotto pelle, lei -la freddolosa Elena- sta bollendo nel suo giacchetto di lana blu a causa di due fiamme azzurre che la osservano serafiche.  

E per la prima volta non riesce a mollare lo sguardo di qualcuno, continuando a rimanere incollata alle calamite cerulee che si sfumano a seconda di quello che lui vuol comunicarle.

 

Tutto il suo corpo si tende improvvisamente e sussulta rompendo il contatto quando lui si muove sul sedile, alzandosi.

Deglutisce Elena, osservando confusa la notte che scorre fuori dal finestrino e nemmeno sa a che fermata si trovi.

Si vede riflessa sul vetro e nota un insolito sorriso curvarle le labbra che gela quando la sagoma di Erik- così lo chiamerà- passa accanto a lei.

Forse deve scendere qua, sente il treno iniziare a rallentare la corsa.

E vorrebbe fermarlo o almeno guardarlo un’ultima volta.

 

Così si ravvia i capelli dietro un orecchio e un po’ impacciata si volta cautamente provando a nascondere il rossore delle sue guance e quel luccichio che infiamma gli occhi scuri quasi febbricitanti.

 

Lui è lì, in pedi accanto al sedile vuoto di fianco a lei, occupato solo dalla sua borsa, col braccio mollemente posato sul poggia testa e sta evidentemente aspettando di scendere.

 

Elena segue la sua figura e si accorge che deve avere delle spalle larghe sotto al giubbotto di pelle, che deve avere anche un fisico degno del capitano di una nave proprio come Erik e aggrotta la fronte ammonendosi per le sciocchezze che si trova a pensare.

 

Lui abbassa la testa voltandosi verso di lei ed Elena ancora una volta affoga nel mare che sognava da bambina guardando la sirenetta.

E pensa che questi occhi sembrano contenere tutto quello che lei sognava sul mare e sul cielo e non può smettere di guardalo anche se è terribilmente imbarazzante visto che anche Erik sta facendo la stessa cosa, in modo più candido e sfrontato di lei.

 

Si sente quasi un’altra attraverso i suoi occhi, come se emergessero parti di se che ignorava, tanto per cominciare il coraggio di essere così sicura nel sostenere uno sguardo tanto potente che smuove tratti reconditi del suo cuore.

 

E le sorride pure, un mezzo sorriso per la verità accompagnato dal sopracciglio folto che si incurva in su ed è piuttosto certa che sia divertito da tutto quel gioco di sguardi.

 

-Non sei un po’ grande per i cartoni?-

 

La sua voce roca e bassa le arriva dritta a puntellare la pelle seguita da uno sconosciuto brivido lungo la colonna vertebrale; non registra subito le sue parole troppo occupata a farsi accarezzare da quel velluto ruvido.

 

Ma l’istante dopo sbatte le lunghe ciglia e segue il suo sguardo sul cellulare dove l’imbarazzante immagine del principe Erik campeggia su di esso.

Prende aria e la vergogna colora il suo volto curvando le labbra in una smorfia.

 

-Non sono affari tuoi-

 

Lui fa spallucce tirando le labbra in una smorfia equivoca e anche sexy, pensa Elena.

 

-Nemmeno io sono affar tuo, eppure mi stai fissando-

 

Elena sgrana gli occhioni scuri, bruciata sul vivo.

 

-Non sei un po' grande per queste battute?-

 

Soffia piccata accennando un broncio.

 

E succede qualcosa che non poteva prevedere, come tutto da circa mezz’ora a quella parte.

 

Lui ride e il cuore di Elena sobbalza perché il sorriso di Erik si allarga, arriva agli occhi e illumina il volto candido e si spalma su di lei investendola come un'onda imprevista che la travolge e scuote.

 

Il treno si ferma e lui torna serio o per lo meno ci prova, senza mollare i suoi occhi si morde un labbro e guarda il posto accanto a lei, poi riporta gli occhi sulla folla che sta scendendo.

 

Sembra riflettere o esitare, sa solo che il suo cuore batte più veloce ogni secondo che passa da che lui non si muove e torna ancora con gli occhi dentro lei mentre silenziosamente aspettano che il treno riparta.

 

Non sa cosa stia accadendo, ma questo sconosciuto le trasmette una sensazione di pericolo in modo quasi eccitante e di nuovo il sangue sale alle sue ingenue guance colorandole.

La ragazza abitudinaria che non sa cosa stia per accadere, che non può -dentro la sua banale routine- prevedere l’istante dopo.

 

E si sente libera, per la prima volta.

 

-Accidenti mi sa che ho perso la fermata-

 

Glielo bisbiglia provocatorio senza riuscire a trattenere un mezzo sorriso accompagnato da quella curiosa fossetta all’angolo destro della bocca ed Elena si sente così viva e piena di grinta come non le è mai successo; così si butta, rischia qualcosa di sé pur di sentir ancora il cuore vivo dentro lei.

 

Afferra la propria borsa e libera il posto accanto a lei con noncuranza.

 

-Ce n’è sempre un'altra....intanto posso offrirti un posto-

 

Gli occhi azzurri si assottigliano curiosi e si stacca dal poggia testa voltandosi e sedendosi cautamente accanto a Elena che deglutisce quando il suo profumo riempie i polmoni.

 

E da vicino è ancor più bello di prima.

 

È strano sentire la sua presenza, percepire appena il tessuto del suo giubbotto a sfiorarle la spalla, la coscia di lui appena contro la sua, potrebbe andare in confusione se lui non riuscisse a spezzare tutto con quel suo cipiglio da canaglia.

 

-Ma i cartoni io non li guardo-

 

Si curva appena su lei per soffiarle la sua provocazione all’orecchio e la osserva agitarsi sul sedile.

 

-Non stavo-

-Ah-ah non provare a negare!-

 

Le sfila il telefono di mano mostrandole la foto e la faccia di Elena si gonfia di sdegno.

 

-Ehi!-

-Non ti hanno detto che le bugie non si dicono?-

-Io non mento-

-Cosa stavi guardando esattamente?-

 

Arrossisce osservandolo intrufolarsi tra le sue cose, nei suoi pensieri da ragazzina e un po’ le fa strano che questo sconosciuto di cui non sa nulla, anche se ha già raccolto vari elementi, sia entrato a gamba tesa nella sua vita e già lo senta così familiare.

Lo guarda e le sembra un bambino curioso mentre legge quello stupido test sui principi.

 

-Penso che mi terrò per me i commenti su chi potrebbe essere il tuo tipo-

-Troppo gentile da parte tua-

 

Elena cruccia la fronte e fa per sfilargli il telefono offesa, ma lui ritrae la mano.

 

-Sicuramente so quale piace a te....Ariel-

 

Sorride furbo e le mostra quello che evidentemente è identico a lui.

Erik.

 

Il volto le si colora per l’imbarazzo e sgrana gli occhi, possibile l’abbia capita in tre secondi?

Si sente così nuda davanti a lui, che arrogante!

 

-Meno male non li guardavi i cartoni-

-Mi somiglia no?-

 

Si accosta il telefono al volto ridacchiando.

 

Elena non può più trattenersi e scoppia a ridere muovendo la chioma lunga che finisce per coprirle il volto e quando tira su la faccia trova due specchi azzurri attoniti a studiarla perplessi.

 

-Scusa, ma davvero ti stai a paragonando a un cartone?-

 

E nessuno dei due si cura più della direzione del treno continuando a parlare del ridicolo test di Elena che si presenterà prima che lui provi davvero a chiamare sua madre e tutte le sue amiche per scoprirlo e alla fine Damon prenderà il posto di Erik, come principe più carnale di quello su cui fantasticava da piccola.

 

E forse Elena sente che la sua vita si sta già colmando di cielo e di acqua, azzurri come gli occhi di Damon.

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutte!

Piccolissima one shot partorita avendo davvero letto il test sui principi disney! Spero mi perdonerete questo momento di follia e che potrete gradire, anche solo per sognare un po’ visto che ci stanno affossando!

Spero possiate commentare!!

Baci

Eli

   
 
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