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Autore: ZeldaFitzgerald    11/05/2015    3 recensioni
[Cast Shameless US ]
Cameron Monaghan e Noel Fisher si incontrano nella prigione di Folsom, California nel 1968. Tutto inizia quando Johnny Cash inizia a cantare.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Ci sono dei momenti in cui non riesci a ragionare, non vedi chiaro e tutto sembra sfocato. Veloce, quasi come se stessi viaggiando ad alta velocità e tu non fossi in grado di trattenere nessuna emozione, nessuna immagine. Tutto sfugge, tutto ti scivola fra le mani e non hai presa su nulla. Hai lasciato andare via tutto, niente è rimasto tra le pieghe delle dita, nessun residuo sotto le unghie, nessun taglio sulla pelle.
 
Sono mesi che vivi in maniera sfocata e distratta la tua vita, senza dar peso a nulla, cercando di rendere privo di senso anche quello che alimentava le tue giornate. Dondoli tra un giorno e un altro, oscilli tra una birra e una sigaretta. Tu. Tu che non hai mai fumato, tu che sei stato definito “un sacco di merda” da tuo padre perché hai deciso di dedicarti alla musica e lasciar perdere quella cazzo di fattoria che ti fa puzzare di rabbia e insoddisfazione. Hai preso le tue quattro camicie a quadri, il tuo paio di jeans… hai infilato gli stivali con la punta marrone e sei uscito in strada, le stelle a illuminare il tuo cammino. Un passo dietro l’altro sotto la luna del cielo di gennaio. Hai messo su la giacca di jeans ma il caldo della California basta a scaldarti e a farti proseguire incurante di tutto, in cerca di una meta.
 
Non ti sei prefissato nulla, niente ti ha trattenuto nella casa in cui sei cresciuto figuriamoci se qualcosa può trattenerti in una città nuova. Non ci sono limiti, non ci sono vincoli, solo una lunga strada asfaltata davanti a te. Sei partito dalla campagna di Sacramento e hai camminato tutta la notte curioso di assaporare una vita nuova, una città nuova: la capitale.
 
Alle prime luci dell’alba sei lì, in piedi di fronte alla tua nuova realtà e sei stanco, quasi stremato, le gambe ti tremano e muori di sete. Alzi una mano, un furgoncino pieno di gente accosta, ti caricano su senza neanche chiederti dove sei diretto. Ad un tratto qualcuno rompe il silenzio.
 
 “Welcome to Folsom”.
 
Folsom? Inizi a guardarti intorno con aria smarrita, incredula. Hai sbagliato strada, sei a trenta kilometri di distanza dalla capitale, cosa cazzo fai adesso? Dai un’occhiata veloce ai ragazzi nel furgone, noti gli strumenti nelle custodie, le lattine di birra e le cicche di sigarette spente sui sedili. Rischi. Decidi di giocartela perché oggettivamente non hai nulla da perdere, sei riuscito a lasciare la tua famiglia e nulla ha mai contato per te più dei tuoi affetti.
 
“Ehm.. ragazzi, state andando a suonare da qualche parte? Voglio dire… siete in tour?”
“Dobbiamo registrare domani. E’ un concerto live. Io sono Matt, mi occupo dell’audio ma mi farebbero comodo due orecchie in più”
 
I ragazzi hanno prenotato un motel, uno di quelli scadenti con il velluto sulle pareti e la moquette che puzza di piscio… il genere di posto in cui non porteresti neanche una delle puttane che tuo padre tanto ama, te ne vergogneresti da matti. Dormi con Matt stanotte, è il più simpatico di tutti ed è anche uno che rompe poco le palle, entri in camera togli gli stivali e senza neanche lavarti crolli sul letto.
 
“Hey, Sacramento! Svegliati, svegliati cazzo dobbiamo andare, dobbiamo registrare”
Ti tiri su con fatica, ti butti in doccia, esci, rinfili i vestiti del giorno precedente e sei di nuovo su quel cazzo di pulmino. Non chiedi dove siete diretti… stai per fare musica, no? Quando metti su un pezzo, quando senti le vibrazioni uscir fuori dal grammofono tutto si ferma, il resto non esiste più ci siete solo tu e la musica. Nulla al mondo ti ha mai fatto sentire cosi vivo e spaventato allo stesso tempo.
 
“Suoniamo alla prigione di Folsom, Johnny vuole registrarlo lì il nuovo album”
 
Superate i cancelli, le perquisizioni di routine, prendete gli strumenti e entrate dentro. I detenuti sono in mensa. Johnny Cash sta parlando e sta spiegando loro come si svolgerà la cosa, li prega di cantare e divertirsi. La folla è in adorazione.
Aiuti Matt con le prese, Dio solo sa quanti fili stai maneggiando e quanto poco esperto sei. Ti sei sempre e solo basato sul tuo orecchio, nessuna attrezzatura sofisticata, nessun audiometro.
 
“Hey, hai bisogno di una mano?”
 
Due occhi azzurri ti stanno fissando, sembra stiano scavando in cerca di qualcosa eppure il suo sorriso mostra una tranquillità perfetta, quasi irreale. Istintivamente ti sollevi, apri leggermente la bocca in cerca di qualcosa da dire ma ogni parola ti muore in gola, ogni suono è ovattato, tutto il resto sembra andato via. Solo la musica ci era riuscita prima, come potevano due occhi provocarti qualcosa di ancora più forte?
 
Senti il desiderio irrefrenabile di perderti in quel blu ma ti limiti a rispondere un timido “No, grazie”. Sistemi tutto, ti giri ma lui non c’è più. Quegli occhi così perfetti inizi a pensare di averli solo immaginati… in quante persone li hai cercati! Nessuno degli amanti che hai avuto ti ha reso così vulnerabile. Neanche quando ti imploravano di amarli. Non hai mai amato nessuno, ora ti sei innamorato di due occhi. Ci avresti fatto l’amore a lungo solo guardandoli e lui non avrebbe mai sospettato niente e tu saresti stato al sicuro.
 
Si è girato a guardarti quel ragazzo biondo e gentile ma tu non ci hai nemmeno fatto caso preso come sei dai tuoi pensieri, se solo avessi alzato lo sguardo…
Luci spente, un faro illumina il palco. Johnny Cash inizia a cantare. Cerchi quegli occhi nella folla, sono su di te. Ti sta fissando, alza il sopracciglio sinistro e abbozza un sorriso.
 
Per la prima volta senti il cuore batterti nel petto, è il 13 gennaio 1968.
   
 
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