Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: samleo11    11/05/2015    0 recensioni
Come sia iniziata, forse non saprei davvero dirlo. Cercando di evitare il destino, sono inciampato nella storia della mia vita.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




Never let me go


Blind

Emily sfiora lentamente la superficie del muro. Ricalca con l’indice quello strano segno e poi si volta verso di me.

“Tu lo conosci?” sussurra, indicando il simbolo.

“No, non so cosa sia o cosa significhi”

“Potrebbe essere tutto una strana coincidenza…” dice, forse pensando ad alta voce e continua ad indagare assorta il simbolo.

Io? Io non sapevo cosa pensare. Le sirene e le urla della gente bombardavano i miei pensieri, non riuscivo a mettere a fuoco nulla. Avevo voglia di gridare, urlare, fare qualcosa che non fosse rimanere lì a fissare il nulla, completamente perso.

“Andiamo al pub” dalla tempesta in cui mi trovavo, Emily mi fa riaffiorare “Voglio vedere questo famoso bagno”
Concordo con lei. L’unico modo per sapere che almeno non sono pazzo.

Il pub è a mezz’ora di strada da noi, ed essendo la città in tilt per via dell’incidente, ci dirigiamo a piedi facendo più in fretta possibile.

“Forse non era indirizzata a te. Forse a un altro James e magari quello non è stato un incidente ma un attentato” dice Emily mentre camminiamo, per spezzare forse il silenzio che è calato.

“N-non lo so. Se così fosse avrei potuto salvarli?”

“Sì, credo di sì”

“Perfetto”. La cosa non mi fa stare meglio, se invece di andare a spassarmela avessi riflettuto di più su quel biglietto. E invece no. Ero un egoista, un dannato egoista. Avrei potuto salvarli tutti. Il senso di colpa inizia a sopraffarmi e inizio ad avere il respiro irregolare. Emily forse se ne accorge, si gira verso di me un paio di volte finchè non si ferma. La guardo.

“Che c’è?” le dico.

“Ti senti bene?” domanda lentamente, guardandomi.

“Sì, andiamo” taglio corto io e mi incammino.

“Non è colpa tua, nessuno avrebbe mai dato peso a una cosa del genere…” continua a parlare, ma io non la ascolto. Tutto questo è più di quanto io possa sopportare.

Arriviamo al pub. Entriamo chiedendo urgentemente del bagno e io prendo qualcosa, giusto per pagare una consumazione. Emily è già entrata e io la seguo a ruota. La scritta è lì. Chiara, limpida, esattamente uguale a se stessa.

Emily si volta verso di me.

“Allora? Dov’è?”

“È qui! Non la vedi?” dico, indicando il punto.

“Io non vedo nulla, James”

Mi passo una mano fra i capelli. Mi manca l’aria. Non sono pazzo, lo giuro. L’agitazione e il senso di colpa formano un mix che non sono pronto a reggere, sento di voler piangere.

“Dove la vedi, esattamente?” sussurra Emily, accarezzandomi piano il braccio. Non mi ero accorto di quanto fosse vicina. Le prendo la mano e la porto piano vicino al muro dove la scritta erge lampante.

Sento il suo sguardo sul mio viso. Sembra preoccupata, preoccupata per me. Appoggio le sue dita sulla scritta. La sento trasalire.

“Sento, come dei solchi” passa piano la mano, accarezza la J, poi la A e così via. Segue con le dita le lettere come se riuscisse a sentirle, o forse le sente davvero. “E’ come se fosse scavata nel muro, ma non si vede.
Tu la continui a vedere?” mi chiede. È spaventata. E lo sono anche io, non trovo risposta a nulla. Semmai questa cosa peggiora tutto.

“Chiara come il sole”

Lei sposta piano la mano e mi guarda.

“Hai detto che sentivi di dover scendere dal bus. Ora cosa senti?”

Rido. Una risata vuota, senza felicità, mette i brividi persino a me.

“Ho appena permesso a chissà chi di fare una carneficina, cosa credi che senta”

“Non fare l’idiota, tu non c’entri nulla. Come potevi saperlo?”

“Certo, come potevo sapere che riesco a vedere cose che non esistono?” la prendo dalle spalle e la giro verso la scritta “Una scritta che non puoi vedere! Tu non la vedi, cazzo! Cosa sono? Cosa diavolo sono?”

“I-io non lo so! Ma urlare in un bagno non aiuta di certo! Hai detto tu che sentivi le cose e stavo cercando di aiutarti. Cosa sei? E che diamine ne so, un veggente? Nella tua famiglia ci sono altri casi… o…”

“OH SI’ CERTO! MIA NONNA ADORAVA PREVEDERE I NUMERI DELLA LOTTERIA!” urlo. Sono fuori di me. Non so perché, sono arrabbiato, infuriato. Non capisco cosa stia succedendo, mi sento un idiota.

Ma Emily, non è come le altre. All’improvviso sento le sue dita sopra il mio viso, rapide, veloci. È uno schiaffo secco. Non ha urlato, non ha detto nulla. Mi ha solo tirato uno schiaffo. Alzo lo sguardo e lo poso su di lei. È arrabbiata, mi fissa con uno sguardo di rimprovero.

“Finito?”

Prendo un lungo respiro. “Finito”

“Bene” sbotta “Senti, tanta gente ha tipo dei segni premonitori. Non sei il primo, né l’ultimo. Per quanto riguarda la scritta… beh Arthur mi ha detto che ogni tanto fumi qualche canna se ti va, ultimamente sei per caso passato ad altro?” dice, sussurrando.

Non so se ridere. Alzo un sopracciglio. Non le rispondo nemmeno, questa volta sono io che la rimprovero con lo sguardo.

“Ok, ok. Era solo un’idea… facciamo così. Ora noi due ce ne torniamo a casa. Come se non fosse successo nulla. Magari è tutto una grandissima coincidenza. Potrebbe esserlo, insomma!”

Concordo con lei. Voglio solo stendermi sul letto e non pensare a nulla. Se poi avrò tempo e voglia, analizzerò tutto.

“Ok” sussurro.

Usciamo. Ci dirigiamo verso la metropolitana. Stiamo in silenzio. Nessuno dei due sa cosa dire. La gente non fa altro che parlare dell’incidente e noi due siamo due estranei in piedi, che avrebbero potuto essere su quel bus al momento sbagliato. E invece, no. Qualcosa aveva deciso di no.

Manca poco alla fermata di Emily. La guardo e le sussurro “Grazie”. Non so per cosa in particolare. Forse perché è Emily. Un’altra ragazza non sarebbe rimasta, sarebbe fuggita. Ne ero certo.

Lei abbozza un sorriso e poi mi abbraccia. Di tutte le cose che ho amato di Emily, questa è forse la migliore. La capacità straordinaria di capirmi. Anche nei nostri primi giorni, mi comprese. Comprese che avevo bisogno di un abbraccio. E fu ciò che mi diede.

Sprofondo piano nel suo profumo. Lo assaporo mentre lei, piano si stacca da me. Mi prende il cellulare e mi memorizza il suo numero di casa. Mi dice che è per le emergenze, nel caso dovessi vedere qualcos’altro. E poi scende.

                                                                              ***

Sono a casa. Sono stanco. Non so cosa voglio fare. Siedo sul letto immobile da non so quanto, non guardo nulla in particolare. Veloci corrono le immagini di questa mattina. Mi alzo in piedi. Ho sete. Molta sete. Mi dirigo verso la cucina e sul tavolo noto una piccola scatoletta con un foglio. Apro il frigorifero e mentre riempio il bicchiere, il mio sguardo si posa sulla piccola scatola. Su una superficie vi era inciso quel simbolo.

Trasalisco. Appoggio piano la bottiglia e afferro quell’oggetto. Lo scuoto. Non c’è nessuno in casa. E non so perché e chi ha portato questa cosa sul mio tavolo. Corro nelle stanze, ho paura di trovarci chissà chi, ma la casa è vuota. Sono tutti fuori.

Ruoto tra le mie mani la piccola scatola. Col pollice tiro piano l’apertura per scoprire cosa c’è dentro.

Buio.

                                                                               ***

Una ragazza dai capelli color fuoco sta salendo di corsa le mie scale. La sento distintamente. Forse ha paura. Non avrei dovuto chiamarla così, senza darle spiegazioni, pregandola in lacrime di venire a casa mia.

Bussa alla porta. Mi alzo piano, procedo lentamente a piccoli passi. Accarezzo la porta e poi le apro. Lei entra come un uragano.

“Cosa è successo?” dice, cercando di nascondere il fiatone e l’agitazione

“Sul tavolo. Ho trovato questa scatola.” Dico piano

La sento avvicinarsi al tavolo.

“C’è quel simbolo! Oddio, James. Chi l’ha portata?”

“Non lo so”

“Cosa c’è dentro?”

“Non lo so”

“Come? Non l’hai aperta?” la sento cercare di aprirla. Mi scaravento verso il suono della sua voce.

“NO!” Non so se sono vicino a lei. Provo a cercarla con le mani.

“James cosa…” sento la paura nella sua voce

“Non ci vedo più”

Dopo aver aperto la scatola, è diventato tutto buio. Non vedo nulla. Ho passato ore ad urlare e a farmi prendere dal panico, finchè non mi è venuto in mente il numero. L’ultimo numero che avevo memorizzato sul telefono di casa.

Cerco la scatola con le mani. Spiego ad Emily cosa è successo. Sento le sue mani, le percorro piano sino ad arrivare alla scatola. La aprirò io e lei potrà vedere cosa c’è dentro. Non voglio farle rischiare niente.

La apro. La vista non torna.

“Cosa vedi?”

“E’-è vuota… vuota, James” la toglie dalle mie mani. La sento trafficare, forse la sta girando. Io non ne posso più. Non vedo nulla.  Ho paura. Una lacrima riga il mio volto, ma non riesce a percorrerlo. Emily la ferma.

Sento le sue mani prendermi il volto.

“Stai calmo. Ci sarà una soluzione, vedrai.”

Rimango così. A pezzi fra le sue mani. Sbatto le palpebre senza successo, e cerco di essere più lucido che posso.

“Un biglietto, c’era un biglietto accanto. In cucina.” le dico.

Fa scivolare le mani dalla mia faccia e la sento andare in cucina. Si avvicina a me e la sento aprire la carta.

“C’è scritto seguici, solo seguici” dice con un filo di voce.

So dove andare. Devo seguire solo la pista iniziale. Cerco le sue mani. Le afferro.

“Vieni con me?”

Lei a sua volta stringe le mie mani. “Sì”

                                                                         ***

Siamo all’angolo di Ravenground. Emily mi ha condotto con la sua mano, cautamente in giro per la città. Non la ringrazierò mai abbastanza. Per ciò che ha fatto e per ciò che farà in futuro. Il suo coraggio è stato la mia forza, in tutto. Non ha avuto esitazioni, limpida come l’acqua, ha accettato tutto. Ha una forza che supera di gran lunga la mia.

“C’è una porta vicino al simbolo di questa mattina” sussurra sorpresa.

Bussa. Qualcuno apre.

“Vuole che entriamo” sussurra, stringendomi la mano.

Non rispondo ma lei capisce. Ci siamo dentro ormai. Tanto vale finire l’opera. Varchiamo la soglia.

E io torno a vedere.



Note dell’autrice

Eccomi qui con il quarto capitolo! Allora ho deciso di pubblicarlo relativamente presto perché questa settimana avrò molti impegni e non ero certa di riuscire a finirlo. Questo capitolo ha un ritmo molto più veloce rispetto agli altri, e spero questo non infastidisca la lettura (a me pare di no, ma io son di parte ahah).
Comunque buona lettura e come sempre grazie a coloro che seguono la mia storia e naturalmente commentate per qualsiasi chiarimento o commento positivo/negativo.
Grazie mille, S. 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: samleo11