LUNA DI MIELE
Ciao a tutti! Questa non è una mia
fanfic, ma è di HTH, io mi sono
limitata a tradurla dall’inglese perché appena
l’ho letta me ne sono
innamorata! La
trovo di una dolcezza
fuori dal comune, eppure i personaggi non sono per nulla
OOC… Spero di non aver
fatto troppi errori visto che si tratta della mia prima
traduzione…. Fatemi
sapere se anche a voi è piaciuta quanto a me.
Kiss
Legal
Desclaimer:
Io NON sono l’autrice di
Saiyuki. Saiyuki
è scritto e disegnato da Kazuya Minekura. Non sono
né Lei né un membro della
Casa Editrice che ne detenga i diritti.Tutti i personaggi descritti in
questa
fan fiction sono maggiorenni.
Io NON sono nemmeno l’autrice di
questa fan
fiction, l’autrice è HTH, ho solamente fatto la
traduzione.
La
prima notte, Sanzo stentò a crederci. Era sprofondato
beatamente nel
dormiveglia, quando venne disturbato dal peso di un corpo, timido e
inquieto, che
si intrufolò nel suo letto ed una voce piagnucolosa
sussurrò "Saaaaan-*zo...*" nel suo orecchio.
"Baka."
Mormorò Sanzo senza nemmeno aprire gli occhi, indirizzandosi
verso il punto in
cui supponeva si trovasse la testa di Goku. "Tornatene a letto e
lasciami
in pace."
Goku invece
continuò a muoversi fino a quando non si
posizionò, abbastanza scomodamente,
all’interno dello spazio personale di Sanzo. Il biondo
cercò di farlo sloggiare
girandosi sul fianco, ma trovò una delle braccia di Goku
esattamente nel punto
in cui voleva andare. Colpì leggermente la mano col dorso
del suo pugno, solo per
avere come risultato di farle fare un movimento errato -- e nella
direzione
sbagliata, per giunta. "Ecco” Ringhiò Sanzo
socchiudendo gli occhi. "Hai
idea di dove si trovi ora la tua mano?"
Sotto
la luce della luna, il volto di Goku aveva qualcosa di inconsueto:
qualcosa
nell'insieme calmo e determinato dei lineamenti di quel volto rese
Sanzo un po’
nervoso. Aveva già visto quell'espressione su Goku prima, ma
soltanto durante
una battaglia. Era un’espressione desiderosa e presuntuosa,
in una parola: pericolosa.
"Sì." Rispose il ragazzo, rifiutando per una volta di
ritrarsi sotto la
luce vivida dello sguardo di Sanzo.
"Bene,
allora muovila." (1) Poche persone osavano sottrarsi
direttamente di fronte ad un
ordine così chiaro impartito da Genjo Sanzo, tanto meno
Goku.
Le sue
labbra si assottigliarono timidamente per poi aprirsi in un sorriso di
gioia,
leggermente tinto di una punta di malizia. "Certo" Promise.
E poi
lo fece, senza molta tecnica, ma con perfetta sicurezza, un tocco
approssimativo ma senza fretta che tolse letteralmente il fiato a
Sanzo,
lasciandolo raccapricciato e muto per lo shock.
Tutto accadde,
la prima notte, soltanto perché Sanzo ci mise talmente tanto
per riaversi dalla
sorpresa che nel momento in cui gli ritornò la presenza di
spirito, era già
quasi completamente rapito, ogni centimetro di pelle vivo, che ruggiva
in preda
al genere più basso di emozioni. L'intera esperienza aveva
una tale aria d’irrealtà
che, alla fine, non fu in grado di ricordarne i dettagli, tranne la
sconosciuta, esaltante sensazione di regole infrante e scoperte
stupefacenti.
Al
mattino, quando si svegliò sdraiato sullo stomaco, con le
lenzuola appiccicate al
corpo in più punti ed un braccio gettato con noncuranza sul
torace di Goku, che
russava lievemente, a Sanzo sembrò di essere stato posseduto, o stregato, o
magari perfino
maledetto. Spinse Goku fuori dal letto, che cadde a terra con un suono
a metà
tra un grugnito ed un gemito. "Vattene."
Goku si
alzò a sedere, sbattendo le palpebre e guardandolo di
traverso: "Cosa?
Ma…"
"Vattene!"
Gli urlò Sanzo gettandogli addosso un cuscino, e Goku
raccolse in fretta i suoi
abiti fiondandosi fuori dalla porta. Sanzo scosse lievemente la testa
mentre
tornava a sdraiarsi. Posseduto, certamente. Qualsiasi altra spiegazione
era semplicemente...
impossibile. Semplicemente troppo strano per essere vero.
Il suo
collo e le spalle erano ricoperti da piccoli segni rosa. Sanzo li
notò mentre
si vestiva e risistemò i suoi abiti parecchie volte in piena
paranoia prima di
essere soddisfatto e sicuro che fossero tutti invisibili.
Veramente
incredibile. Sanzo rimosse l'avvenimento dalla sua mente e scese
giù fare
colazione.
Fu l’ultimo
a sedersi a tavola quella mattina. Goku lo guardò con la
coda dell’occhio, ma si
rimise subito a guardare nel suo piatto quando Sanzo lo
fulminò con una dura
occhiata. Provò ad acquietare Hakkai con lo stesso sguardo,
quando questi si
appoggiò sulla spalla di Gojyo e gli bisbigliò
qualcosa nell’orecchio, qualcosa che gli
fece coprire velocemente la bocca per evitare di sputare di
caffè dappertutto.
Ma Hakkai gli restituì appena lo sguardo con fare
leggermente interrogativo, poi
sorrise e se ne tornò in cucina dopo aver accarezzato
lievemente la guancia di
Gojyo.
Erano
tutti contro di lui. Naturalmente, Sanzo lo sapeva da anni. Ma questa
volta si
indispettì più che mai, non avendo alcuna
opportunità di sfogare la sua aggressività
su alcuno di quei tre matti. Avevano scelto proprio *quel* giorno per
comportarsi bene.
La
seconda notte, Sanzo pensò di non essersi spiegato
abbastanza chiaramente, ma
almeno poteva dire di aver fatto un tentativo. Fu immediatamente
allertato dal
suono della porta che si apriva e dal fruscio di abiti che venivano
tolti.
Così, non appena Goku si infilò tra le lenzuola
fresche di bucato, Sanzo si
girò verso di lui, torcendogli le braccia indietro ed
inchiodandolo al
materasso. "Che cosa pensi di fare, ragazzino?" Ringhiò il
bonzo, la
sua faccia così vicina a quella di Goku che
l’unica cosa che riusciva a vedere
erano quei grandi occhi dorati.
Poteva
sentire Goku tremare leggermente contro di lui, ma la sua voce era
fermissima
quando gli rispose: "Non sono più un ragazzino."
"Ma
sei ancora uno stupido." Gli ricordò Sanzo.
Avrebbe
dovuto essere impossibile, con le mani di Sanzo ancora aggrappate
saldamente
intorno ai suoi polsi, eppure in qualche modo Goku riuscì ad
avvolgere le sue lunghe
braccia (sembrava che il ragazzino non avrebbe mai smesso di crescere)
intorno
al collo di Sanzo, abbastanza per fargli abbassare la testa verso di
lui. Dopodiché,
riuscire a comunicare fu una causa persa, per parecchie ore.
Cercò
di essere abbastanza chiaro, in seguito, quando spinse Goku fuori dal
letto.
"Sta' fuori dalla mia stanza."
Goku
evitò i suoi occhi mentre si chinava per raccogliere gli
abiti, ma quando si rialzò
in piedi -- ancora
nudo, dannata scimmia
-- a Sanzo sembrò di vedere una sorta di
ostinazione in quegli occhi. "Perché
dovrei?"
La
perfetta stupidità di quella domanda rendeva inutile ogni
risposta coerente.
Quando *perché ti strangolerò se non ti comporti
bene* aveva cessato di essere un
deterrente anche solo momentaneo al comportamento scorretto di Goku?
Probabilmente
nello stesso momento in cui Goku si è straformato in questa
-- questa *persona*.
Questo giovane furbo e così padrone di sé, che
stava davanti a lui nudo e
completamente a suo agio nella sua pelle, con il mento sporto
orgogliosamente
in fuori, i capelli arricciati in umidi boccoli attorno al viso e le
labbra ancora
scure e gonfie per essere state troppo usate. "Sta lontano da me." Disse
ancora Sanzo con voce profonda. Sapeva che non c’era
risposta, ma era ancora
lievemente... sbilanciato dall’intera situazione.
Goku si
drappeggiò addosso i vestiti con inconscia ostentazione.
"E’ piaciuto
anche a te." Gli disse ed uscì dalla stanza prima che Sanzo
fosse in grado
di articolare una risposta.
Crollò
sdraiato sulla schiena, strofinandosi gli occhi fino a che la
scomodità ed il
disagio si portarono via tutti i pensieri razionali.
Erano
pensieri razionali da cui stava imparando a diffidare.
La
terza notte, Sanzo riuscì a tenergli testa il tempo
necessario per esporre il
discorso che si era accuratamente preparato durante l’intera
giornata. *Tutto
questo* doveva finire, spiegò Sanzo con entrambe le mani serrate attorno ai
polsi di Goku,
mentre scacciava il folle impulso di seguire con la lingua il percorso
di una
delle vene blu sul braccio del demone, fino al punto in cui i loro
polsi si
toccavano. Spiegò che non sapeva né gli
interessava chi gli avesse messo in testa
quelle idee, ma era intollerabile, impossibile e per di più
ridicolo e che gli avrebbe
fatto passare quei pensieri dissoluti a forza, se fosse stato
costretto. Così
sarebbe stato meglio per Goku se fosse riuscito a trovare un modo meno
doloroso
per uscirne fuori da solo.
Fu un
bel discorso, sia nel disegno che nell'esecuzione. Gli occhi di Sanzo
si spostarono
soltanto due o tre volte verso il collo di Goku, dove l'abito minacciava di scivolare giù verso le spalle ed ogni volta che accadeva,
Sanzo lo scuoteva
per rimetterglielo a posto. Goku lo ascoltò con lo sguardo
umilmente abbassato
ed annuendo ad intervalli appropriati.
Poi
fissò gli occhi in quelli di Sanzo e sussurrò:
"Ti ho portato qualcosa. Ho
pensato che noi..."
Liberando
lentamente una mano, Goku estrasse il suo regalo da una tasca
dell’abito -- una
piccola bottiglia. Per un istante, Sanzo pensò che si
trattasse di un qualche tipo di
liquore, ma quello che vide gli fece capire che non era assolutamente
il caso.
"Che
diavolo hai che non va?" Gli chiese allegramente Gojyo quando Goku
scese
lentamente le scale la mattina dopo. "Mi hai dato il tempo di mangiare
anche
la tua porzione di bacon."
Con la
coda dell’occhio, Sanzo notò l’occhiata
avvilita che Goku lanciò al bacon che stava
rapidamente sparendo. “Non è giusto!"
Protestò con voce stridula.
"Sei
troppo lento." Disse Gojyo giulivo, mentre si ficcava in bocca le ultime
tre strisce tutto in una volta. Goku fece per sedersi, ma poi si
fermò
guardando prima quello che era rimasto della colazione, poi gettando
un’occhiata ai suoi amici ed in fine alla sua sedia vuota con
un profondo
sospiro. “Non ho fame." Mormorò tornandosene
lentamente verso le scale.
"Dannazione."
Esclamò Gojyo quando fu sicuro che non potesse sentirlo.
"Pensate che sia ammalato?"
"Non
credo." Gli rispose Hakkai, gettando uno sguardo a Sanzo, il quale
decise
di far finta non aver visto nulla. Assolutamente nulla.
La
quarta notte, Sanzo presumeva che avrebbe avuto una notte ininterrotta
di
sonno, ma non fu così. Goku si arrampicò
furtivamente nel suo letto e Sanzo fece
scorrere una mano sul suo fianco, guardando il ragazzo mentre cercava
di nascondere
un brivido di repulsione. "Che cosa sei, un masochista?"
"No."
Gli rispose Goku scontrosamente. "E’ che -- non mi fa
così male."
"Bugiardo.
Ti sembro uno stupido forse?"
"Non
potremmo soltanto...?" Disse Goku spostandosi verso di lui e
strofinando
il naso sul suo collo. "Sai, come le altre volte?"
Sanzo fece
scivolare una mano sulla nuca di Goku, premendo leggermente il suo
pollice
appena sotto la mascella. "Forse io non voglio *soltanto*." Gli
bisbigliò
in un orecchio, con tono leggermente minaccioso, quel tanto che bastava
per sentirlo
rabbrividire contro di sé.
"Ok."
Mormorò Goku in risposta, inarcando la schiena. "Tutto
quello che vuoi."
Quella
resa incondizionata fu inaspettata e stranamente provocante. Sanzo
infilò le
dita tra la massa intricata dei capelli castani di Goku e fece scorrere
la sua
lingua seguendo le linee delle sue labbra dischiuse. "Non fare lo
stupido."
Borbottò dardeggiando la sua lingua dentro e fuori la bocca
di Goku. "Non ho
intenzione di farti del male. Io voglio solo..."
"Solo."
Ripeté Goku in un soffio, insinuando una gamba tra quelle di
Sanzo.
La
quinta notte, Sanzo non aveva voglia di parlare, così
coprì la bocca di Goku con
la mano quando lui ci provò; e poi decise che gli piaceva
abbastanza come i
gemiti di Goku venivano smorzati per cui la lasciò
lì dove stava. Non venne
detto niente durante tutta la notte, eccetto quando Sanzo
incitò Goku ad
alzarsi e ad uscire dal letto. "Non rovinare tutto." Lo
ammonì non
appena vide Goku aprire la bocca per dire qualcosa. Riconoscendo la
saggezza di
quel consiglio, Goku se ne andò senza una parola.
La
sesta notte, disse a Goku che quella sarebbe stata l'ultima volta e
Goku assentì
col capo come se avesse capito.
Ma la
settima notte dovette ancora spiegare che quella sarebbe stata
veramente
*l’ultima* volta, e ancora dovette farlo l’ottava e
la nona notte. Goku,
dopotutto, non era mai stato uno studente molto sveglio.
Eppure,
la decima notte, quando ancora sembrava non avesse capito che cosa
volesse dire
*ultima volta*, Sanzo si scoprì particolarmente
infastidito -- per non dire stanco.
"Solo una fottuta stupida scimmia come te" borbottò contro
la pelle
liscia della schiena di Goku, "continuerebbe a venire in un posto dove
non è desiderato come questo."
“Lo so.”
Rispose piano Goku
– perché gli mancava
il respiro, forse, ma d'altra parte, forse per qualcosa più.
Un barlume di
comprensione? No, probabilmente era chiedere troppo.
Si sedette
sul bordo del letto, con le prime luci dell’alba, fredde e
grigie, che facevano
capolino della finestra e Sanzo sdraiato di fianco a lui con gli occhi
socchiusi nel dormiveglia. "Posso restare qui?"
"No."
"Ma
l’ho già fatto una volta...?" Era un dato di
fatto, ma in qualche modo
Goku lo fece sembrare come una domanda.
"Vai."
Gli disse Sanzo e lui lo fece.
L'undicesima
notte, Sanzo rimase sveglio al buio per ore, ma non accadde nulla. Al
mattino
era più stanco che mai e colpì Goku con il suo
harisen durante la colazione,
solo perché la scimmia sembrava così oscenamente
ben riposata.
"Ouch!"
Protestò Goku. "Non ho fatto niente!"
Sanzo lo
guardò freddamente dicendo: "E’ quel dannato suono
masticante."
"Ma
io sto *masticando*!" Sanzo lo colpì ancora e Goku smise
con uno sguardo
arrabbiato. Hakkai guardò Sanzo aggrottando le sopracciglia,
ma cambiò la sua
espressione in uno di quei falsi sorrisi gentili quando Sanzo gli
rispose incurvando
provocatoriamente un sopracciglio verso di lui.
La
dodicesima notte, Sanzo non riuscì affatto a dormire. Una
debole traccia del profumo
Goku, muschioso e sensuale, permeava il suo cuscino ed era nauseante.
Sanzo giurò
a se stesso che se Goku fosse entrato in quel momento,
l’avrebbe cacciato via immediatamente;
quella specie di inaffidabilità non poteva essere
ricompensata. Ma i minuti divennero
ore ed alla fine fu chiaro a Sanzo che quella notte non avrebbe avuto
l'occasione di spiegare il suo punto di vista, il che lo
lasciò con uno strano gusto
di amaro in bocca
ed un principio di
emicrania che pulsava dietro agli occhi.
La
tredicesima notte si sentiva troppo irrequieto per andare a letto.
Rimase
alzato fino a tardi: lesse qualcosa in cucina, poi uscì,
accese alcune torce e
si esercitò a sparare. Quando spense le torce, preparandosi
per rientrare, i
suoi occhi si voltarono istintivamente verso la fonte luminosa
più vicina --
una tremolante lampada nella finestra della stanza del Hakkai, che
disegnava
sottili figure attraverso le tende. Guardò, quasi
ipnotizzato, le figure sedute
muoversi languidamente, riconoscibili soltanto a causa dei lunghi
capelli di
Gojyo, trattenuti dalle mani di Hakkai che ne seguivano il lento
scendere e
risalire mentre Gojyo si muoveva sul suo grembo.
All’improvviso, Hakkai piegò
la testa all’indietro, esponendo la linea aggraziata del
collo e Sanzo si
riprese abbastanza per riuscire ad andarsene, con il cuore che batteva
all’impazzata nel petto.
Mentre
saliva le scale verso la sua camera da letto, Sanzo udì il
cigolio di una porta
che si apriva e le sue pulsazioni aumentarono istintivamente in
risposta; ma era la
porta di Goku: stava entrando nella sua stanza munito di uno spuntino
di
mezzanotte a base di birra e budino. Si fermò quando vide
Sanzo emergere dalle scale
e lo guardò voltargli indifferente le spalle e dirigersi
verso la porta della
sua camera.
Ma sembrava
che Sanzo non fosse in grado di attraversare quella soglia
più di quanto
potesse fare Goku con la sua. Entrambi rimasero
con un piede piantato saldamente nel
corridoio, senza riuscire guardarsi in faccia, mentre scorrevano i
secondi,
rotti soltanto dai suoni attutiti che occasionalmente provenivano da
dietro la
porta chiusa della camera di Hakkai.
Alla
fine, Goku si mosse, uscendo decisamente dalla sua stanza. Riluttante,
Sanzo si
voltò a guardarlo e non fu più in grado di
distogliere lo sguardo mentre Goku
muoveva tre rapidi passi, e poi altri due più lentamente,
verso di lui. Allora spostò
lo sguardo, mentre si toglieva dalla porta per permettere al ragazzo di
passargli accanto ed entrare.
La
ciotola di budino venne miracolosamente appoggiata su una superficie
piatta e
sicura, ma la lattina di birra volò via, rovesciandosi
sibilante sul tappeto
quando Sanzo lo spinse rudemente contro la porta chiusa e Goku dovette
usare entrambe
le mani per aggrapparsi alle spalle di Sanzo. Goku emetteva degli
strani suoni nel
loro bacio feroce, che Sanzo non considerò molto
significativi fino a che non sentì
un sapore salato nella bocca di Goku e realizzò che il
ragazzo stava piangendo.
"Perché
--?"
Iniziò a chiedergli
ritraendosi leggermente, ma poi si rese conto che l’ultima
cosa che voleva in
quel momento era sprecare tempo ad ascoltare una risposta. "Smettila."
Asciugò le lacrime dalla guance di Goku con bruschi
movimenti dei pollici,
facendo scorrere le mani sul suo viso.
"Va'
avanti." Mormorò Goku tristemente, tuttavia con una certa
aria di sfida.
"Dimmi che questa è l'ultima volta."
"Sei
uno svergognato. *Smettila*." Sanzo trovò la costrizione
dei vestiti
estremamente fastidiosa, ma riuscì comunque ad infilare le
mani all’interno
della tunica di Goku. Sfiorò le labbra di Goku con un paio
di baci superficiali
e gli disse: "Smettila di piangere. E non dirmi quello che devo dirti."
Cercarono
di raggiungere il letto, ma riuscirono solo ad incespicare a vicenda
uno
sull’altro, scivolando sui loro vestiti sparsi parzialmente
in giro.
Atterrarono in ginocchio, incapaci poi di coordinare i loro sforzi per
rialzarsi in piedi con la difficoltà supplementare di
mantenere un bacio più o
meno ininterrotto. Sanzo finì per ritrovarsi con i vestiti
di Goku allacciati
ai pochi che aveva ancora addosso e lui stesso avvinghiato a Goku, i
pensieri
troppo annebbiati per riuscire a trovare un modo per districarsi. Fu
per pura fortuna,
più che per loro abilità, se si trovarono
entrambi in ginocchio, con Goku piegato
sul bordo del letto: fu efficace, anche se poco elegante. Goku torceva
le
coperte sotto i suoi pugni, le nocche delle mani sbiancate per la
tensione delle
braccia che contrastava nettamente con il movimento rilassato della
testa
affondata in avanti e la fluida grazia della sua schiena arcuata.
Per
alcuni versi, Goku era realmente... attraente. Da guardare.
"Ti
sono mancato?" Gli chiese Goku contro la gola quando entrambi giacquero
scompostamente aggrovigliati sul pavimento.
“No.”
Gli rispose facendo scorrere le dita tra i suoi capelli.
La quattordicesima
notte, erano entrambi così doloranti che si impegnarono a
fondo per trovare le più
pigre diversioni, sdraiati mollemente ed indolenti uno tra le braccia
dell’altro. Quella notte Sanzo era troppo esausto anche solo
per fare lo sforzo
di ordinare a Goku di tornare nella sua stanza e decise che non avrebbe
fatto
male a nessuno se avessero dormito entrambi dove erano collassati.
Si
svegliò con un braccio di Goku appoggiato sul torace, le
dita intrecciate alle
sue ed il viso di Goku sulla sua spalla, che gli faceva formicolare le
dita
della mano per la scarsa circolazione. Lo spostò con una
violenta spinta.
La
quindicesima notte, Hakkai e Gojyo uscirono da soli, lasciando Sanzo al
suo ultimo
libro e Goku al suo ultimo progetto: sostituire la loro finestra
anteriore con
una lastra di vetro più leggera e sottile. Il libro, per
chissà quale motivo, non
riusciva a catturare completamente Sanzo, che alla fine rimase seduto
oziosamente accanto al fuoco, guardando il tramonto e Goku al lavoro.
Quando ebbe
finito, Goku tornò dentro con le maniche arrotolate fin
quasi alle spalle ed
una goccia di sudore che gli colava dalla tempia. "Ti sei divertito?"
Gli chiese Sanzo, annaspando rapidamente in cerca del libro che aveva
abbandonato.
"Sì.
Come è il libro?"
"Eccellente."
Mentì Sanzo e Goku annuì con un cenno del capo,
accettando quella menzogna.
Puzzava
lievemente di pino e di sudore quando gli si sedette in grembo. Sanzo
fece un
grugnito di irritazione e cercò inutilmente di spingerlo
giù. "Questi sono
carini." Gli disse prendendo delicatamente in mano gli occhiali di Sanzo
e
levandoglieli. "Adoro quando li indossi.”
“Guardate
cosa abbiamo vinto!" Esclamò Gojyo quando rientrarono,
mostrando un grosso
pesce.
"Non
vogliamo quello che tu tiri fuori dai laghi, kappa." Gli disse Goku e
Gojyo
lo colpì, mentre cadeva a terra, nel punto che
normalmente viene utilizzato per
sedersi. Sanzo rialzandosi cercò frettolosamente il suo
libro ed i suoi
occhiali.
"Bhè,
nessuno te l’ha offerto, giusto?"
"Di
solito voi due non giocate per soldi?" Chiese asciuttamente Sanzo,
rimettendosi
gli occhiali.
"Avevano
finito i soldi" Spiegò gaiamente Hakkai. "E’ stata
una buona serata.
Cos’è successo alla finestra?"
"Già,
sembra strana" Disse Gojyo. "Che cosa--"
"Non
toccarla! È ancora--"
Troppo
tardi. Gojyo colpì energicamente la finestra, solo una vota,
ma fu sufficiente:
la lastra di vetro schioccò fuori dal telaio. "Dannazione!"
Urlò Goku,
balzando in piedi e colpendo Gojyo con entrambi i pugni.
"L’aveva appena messa
su!"
"Oh...
bhè… ecco… scusa" Disse Gojyo
spingendolo via. Sembrava lievemente
imbarazzato, ma poi fece spallucce e disse: "Ma non l’hai
fatto molto
bene."
"Si
stava ancora asciugando!"
Erano
quasi arrivati all’apice in quei giorni: Gojyo, Goku e le
loro baruffe
tendevano a coinvolgere spazi sempre più grandi e creavano
molti danni
collaterali. Sanzo pensò che non avrebbe mai mangiato quel
pesce, dopo che era
stato usato come arma per colpire Goku. Li
poteva ancora sentire mentre mettevano a soqquadro l’intera
cucina, Goku urlando
e Gojyo ridendo. Hakkai si sedette sul bracciolo della sua poltrona,
assorto
nei suoi pensieri. "Idioti." Disse Sanzo.
"Forse.
Ma è per questo che li amiamo."
"Parla
per te." Sanzo si domandò che cosa intendesse dire
esattamente, ma non
sapeva come chiederlo. "Perché?" Chiese bruscamente, la sua
stessa voce
più bassa del confuso e distante combattimento.
"Hm?"
"Perché?
Tu -- e Gojyo. Perché tu...?" Con un piccolo gemito di
frustrazione, Sanzo
si tolse gli occhiali e si accarezzò la linea arcuata del
naso. "Tu sembri
sempre così sicuro. Come -- come puoi essere così
sicuro di cosa è?"
"Oh,
è amore."
"Ma
perché -- cosa ti fa -- come fai a saperlo?"
Hakkai si
morsicò pensosamente il labbro inferiore, poi sorrise
lievemente. "Penso
che non mi crederesti se ti dicessi che lui era perfetto?" Sanzo
sbuffò in
risposta e Hakkai riconobbe con una piccola scrollata di spalle:
"Suppongo
che un giorno mi sono reso conto che... paragonata a Gojyo... la
perfezione sembrava...
ecco… noiosa."
Quella sera,
Goku scivolò sul pesce ed si storse una caviglia. Era, tutto
sommato, la fine perfetta
di una strana e frustrante serata. Hakkai e Gojyo passarono ore dandosi
da fare
attorno a lui: Hakkai gli dava da mangiare mentre Gojyo
alternativamente si
scusava e lo chiamava stupida scimmia impacciata. Sanzo andò
a letto presto.
La
sedicesima notte, Goku era ancora a letto. Verso mezzanotte, Sanzo si
recò
nella sua stanza con una bottiglia di sake. "E’ per il
dolore." Gli
spiegò; Goku annuì riconoscente e bevve troppo
rapidamente.
"Perché
sei qui?" Gli chiese Goku. Era appoggiato al letto, con la faccia
ancora
da ragazzino alzata verso la sua.
"Ecco...
perché... Insomma, che cosa mi dici di *te*?
Perché mi stai facendo questo?
E’ stata la tua stupida idea a far iniziare tutto questo, lo
sai? "
Goku chinò
il capo. "Lo so. Ho pensato... Non lo so che cosa ho pensato. Che
sarebbe
stato come prima, credo."
"Prima?"
Scrollò
le spalle. "Prima... nella caverna? Ti ricordi?"
"Vagamente."
Certo che lo ricordava. La caverna. Il bambino che
piangeva. Sanzo ci era andato solo una
volta e, dopo, tutto era cambiato per lui – in una maniera o
nell’altra.
"Hai
sentito di che cosa avevo bisogno. Mi hai sentito da così
lontano. Io non sapevo
nemmeno se ci fosse qualcuno al mondo oltre a me, ma --
c’era. Ed eri tu. E tu sapevi.
Ho pensato -- questo volta, che tu potessi --
volessi ascoltare ancora."
Non c’era
che niente Sanzo potesse rispondere a quello. Non poteva sentire niente
-- non
sopra al rumore che sentiva nella sua mente. Fece un vago gesto verso
il letto
e Goku lo guardò confuso, fino a quando spalancò
gli occhi sorpreso. "Tu…
tu vuoi... vuoi...?"
Era
probabilmente l’invito più coerente che Sanzo
avrebbe potuto ottenere, e lo
accettò. Spense la lampada mentre scivolava sotto le coperte
di fianco Goku e
lo tirava giù perché si trovasse al suo livello,
così vicini che i loro nasi si
sfioravano. "Mi sento strano" Ammise Goku.
"Non
reggi l’alcool. Non l’hai mai retto."
"Saaaan-*zo*. Noi cosa --?"
"Taci"
Gli disse Sanzo. "Diventi lagnoso quando sei ubriaco."
"Sì.
Divento lagnoso quando sono ubriaco..."
La
bocca di Sanzo si stirò in un principio di sorriso, che per
fortuna venne
celato dall’oscurità "Non posso credere che sei
caduto su un pesce
gigante."
"Odio
Gojyo."
"Non
c’è mai un momento noioso in questa casa, vero?"
"Ti
amo, davvero."
"Baka."
Sussurrò, facendo scorrere la mani sul viso di Goku per
chiudergli gli occhi.
"Sì."
Disse Goku, e Sanzo poté sentire la smorfia di Goku contro
il suo palmo. "Sono
proprio uno stupido."
(1)
gioco di parole che non si riesce a rendere in italiano: Sanzo dice
‘then move
it’ che significa sia ‘allora spostala’
che ‘allora muovila’ e Goku ha
volutamente interpretato il secondo significato ^__^
OWARI