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Autore: Queen_V_Introspective    11/05/2015    14 recensioni
Bisogna imparare a guardare ben oltre le apparenze; troppo spesso ci soffermiamo solo su di esse, senza comprendere ciò che le persone custodiscono dentro: le gioie, i dolori o le loro mancanze. In alcuni casi, per comprendere in pieno un dolore, bisogna imparare a guardare con gli occhi e a sentire con il cuore di chi soffre. Non tutti ne sono capaci e non sempre chi sorride è felice. Il sole, però, esiste per tutti.
Questa non è una storia qualsiasi, questa è la storia di Jun Misugi.
Ringrazio Solerena per la disponibilità, la gentilezza e l'accuratezza nel revisionare tutti i miei testi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jun Misugi/Julian Ross, Yayoi Aoba/Amy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Kokoro no fuyu.

 
Capita nella vita di sentirsi soli in mezzo alla folla e alle difficoltà, forse perché ci smarriamo o forse perché semplicemente stiamo aspettando qualcuno; presentando in cima ai problemi la propria solitudine, essa è accompagnata dall’afflizione dovuta alla propria condizione di sofferenza. Qualunque sia la situazione, probabilmente ci sentiremo molto meglio dopo aver trovato la persona che stavamo cercando, o la strada smarrita. L'unica cosa in cui non dobbiamo mai smettere di credere, l'unico sentimento che non si deve mai perdere è la Speranza.

“Nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia, perché dietro alla nera cortina della notte c’è un’alba che ci aspetta”(Khalil Gibran)


 
 
 ***






Ci sono giorni in cui ti chiedi se il freddo gelido che percepisci proviene dal cuore o dall'aria che respiri.

Ci sono giorni in cui ti senti così stanco che non hai la forza neanche di alzare lo sguardo per affrontare il grigiore che aleggia nel profondo del tuo essere. Ti senti sfinito, cupo, quasi come l'ombra di te stesso.

Ci sono giorni in cui, nonostante senti il tuo respiro vibrare forte dentro di te, non sei altro che una salma priva di vita.

E sono quelli i giorni in cui hai bisogno, sopra ogni cosa, di avere qualcuno vicino, per uscire dal baratro della sofferenza.

Alcune volte il motivo del nostro dolore è proprio la perdita di una persona a noi molto cara; altre volte, il motivo può essere legato ad una situazione o ad una condizione che ci affligge.

A volte l'inverno lo custodiamo dentro; spesso non è tangibile, né visibile ai nostri occhi, ma lo percepiamo più forte che mai.

Ti senti la testa vuota ma allo stesso tempo pesante, proprio come il cielo grigio in una giornata cupa d'inverno: sembra vuoto, ma nello stesso istante in cui ti soffermi ad osservarlo, ti rendi conto di quanto tu ti stia sbagliando e di quanto esso sia invece carico di colori pesanti, colori morti, che solo a rimirarli affaticano ed angosciano non solo la vista, ma anche l’animo.

Spesso mi capita di ripensare ai momenti in cui ho dovuto essere forte, in cui nonostante l'affetto di tutti i miei cari e dei miei compagni io mi sono sentito solo.

E quando i ricordi, (e soprattutto il dolore), prendono il sopravvento, allora cerco di osservare il cielo; ho sempre associato in parte le mie emozioni ai suoi colori e soprattutto alle stagioni.

Mi accorgo che proprio in quelle giornate uggiose, gelide  ed angoscianti la mia sofferenza spunta dal nulla a farmi compagnia.

Ho tanti sentimenti e, forse, fin troppe emozioni contrastanti dentro di me, che tante volte non mi consentono di andare avanti.

Mi sento il cuore bloccato, fermo, proprio come in quei giorni in cui da bambino ho dovuto affrontare quello che forse nemmeno il guerriero più audace avrebbe osato immaginare.

Agli occhi degli altri forse sono stato coraggioso, forte, un esempio da cui imparare; ma la realtà è stata ben altra.

Non ho mai tirato fuori la mia vera natura, la mia reale sofferenza.
Tutti hanno dei sogni e, come gli altri, anche io ne ho avuti all’inizio di tutto, ed ancora oggi ne ho.

Il calcio, la mia squadra è stata tutto per me, e forse lo sarà per sempre.

Ho cercato di vivere spensierato, di non lasciarmi sopraffare da quelle sensazioni negative che il mio corpo, in modo incontrollabile e quasi automaticamente, ha tirato fuori ogni qual volta ho osato.

Nessuno probabilmente può comprendere appieno il mio dolore, la mia sofferenza, le mie crisi celate in un singhiozzo e soffocate da un cuscino che troppo a lungo mi ha tenuto compagnia in una stanza buia.

Momenti forti, momenti strazianti allo stato puro.

La domanda che spesso mi pongo è questa: come si può chiedere ad un ragazzino che ha così tanti sogni, così tanta voglia di vivere, di affrontare e superare tutto questo? Come si può chiedere e pretendere che rinunci ai suoi sogni, alle sue passioni per qualche attimo di vita in più?

La vita è forse un baratto?

Barattare la felicità per avere a disposizione ancora qualche ora, giorno o settimana?

Scegliere di rinunciare ai nostri sogni pur di salvarci è un po' come vivere a metà o esistere semplicemente.

Come possiamo vivere senza poter realizzare i nostri sogni, senza avere obiettivi o aspirazioni?

Oggi, quando ci ripenso a quei momenti, vorrei avere quella grinta e quella tenacia che con il tempo forse un po' ho perso.

Sono diventato più forte, freddo ed impassibile di fronte al dolore; a volte lo sono fin troppo.

Non l'ho scelto io, non ho chiesto io tutto questo.

Mi ci sono ritrovato dentro, come quando un tornado ti travolge, ti distrugge e tu vorresti urlare, piangere e chiedere aiuto. Per far sì che tutto finisca, vorresti solo dormire per non sentire più nulla.

Mi ritrovo di nuovo in una camera d'ospedale: una nuova operazione, un nuovo dolore, una nuova prova da affrontare, sperando come sempre di uscirne vivo. Assorto nei miei pensieri, riesco a leggere sui volti dei miei cari la paura e la preoccupazione. E poi c'é lei, che non ha mai smesso di esserci.

Non ha mai smesso di essere forte, per me e per lei.

Non ha mai smesso di crederci, di lottare.

Il dolore ci ha distrutto entrambi, ha distrutto la nostra infanzia, l'adolescenza, ed ancora continua a farci a pezzi.

Siamo tanti piccoli pezzi di cristallo, che si frantumano ogni volta che quel vento gelido dell'inverno ci sfiora.

- Ehi…  –

- Ehi… Cosa c’è?  –

- Niente.Sei così silenziosa, oggi. Come mai? –
 
- Così… Non c’è un motivo preciso. –

- Yayoi, non sei mai stata brava a dire bugie. Sai? –

- È la verità, Jun. Non sto pensando a niente. -

- Sicura? –

- Certo. –

- Hai paura? –

- Un po'. –

- Vieni qui, vicino a me. –

Il suo profumo mi inebria la mente, mi fa sentire sicuro, tranquillo. Ho affrontato momenti difficili, sono stato un guerriero sin da bambino, quando ho sfidato il destino più e più volte, ma se sono qui lo devo anche a lei.

È grazie a lei, al suo coraggio ed alla sua tenacia che ho trovato la forza di affrontare tutto ed andare avanti, perché lei in fondo è la mia forza.

Ho ascoltato migliaia di voci, visto infinite camere d'ospedale spoglie, fredde e vuote; ho affrontato operazioni che alcune volte sono apparse interminabili, mesi di convalescenza, di ansie e preoccupazioni, ma nonostante tutto sono ancora qua.

Spesso provo rabbia, amarezza e delusione; alcune volte mi manca l'aria, e quando respiro sento la pesantezza di quel macigno che mi porto qui dentro al petto: quel cuore capriccioso e malandato, che troppo presto ha iniziato a rubarmi sogni e speranze.

Tutto ciò che ho provato mi ha letteralmente annientato e distrutto; in alcuni casi, le infinite ore d'attesa negli studi medici, quei responsi che mai avrei voluto sentire mi hanno frantumato in milioni di pezzi.  Sono ancorato al passato ed ogni tanto, in questo inverno così burrascoso che sento dentro, mi chiedo come sarebbe stata la mia vita senza tutto questo dolore.

Non bastano ricchezze, né auto costose o lussi sfrenati.

Niente di tutto questo potrà ridarmi la spensieratezza, la gioia e la semplicità che ogni bambino ha.

Il passato in alcuni casi mi perseguita; in fondo, è ancora il mio attuale presente. Ho paura di tante cose: lasciare i miei cari, Yayoi, o tutti i miei amici. Ho paura di non farcela questa volta. Ho paura di non uscirne vivo.

Sono attimi intensi, indescrivibili; finché non provi sulla tua pelle certe sensazioni, non potrai mai capire cosa realmente si vive in quegli istanti.

Poi guardo quei suoi occhi grandi e profondi, così pieni di amore, e mi chiedo se merito tutto questo.

Se vale la pena soffrire così tanto per stare vicino a qualcuno.

Ed è proprio in quegli istanti che riprendo la mia vita tra le mani.
Se c’è una cosa che ho imparato da tutto ciò è proprio vivere appieno ogni istante, ogni singolo giorno intensamente.

Ho capito che non si può fare niente per salvare il passato o per cambiarlo, perché indietro, purtroppo, non si torna.

Non ho scelto io, anzi; non abbiamo scelto noi di vivere tutto questo dolore, ma possiamo scegliere come andare avanti e decidere di affrontarlo nel modo migliore.

Salvarsi da se stessi non è facile, ma solo così ho potuto salvare quel poco di me che ancora non è andato in frantumi. Ho guardato dentro la mia anima, oltre le ferite e ho capito che posso ancora farcela. Posso ancora avere un futuro diverso, ho ancora una speranza.

Nonostante i mille pezzi in cui mi sono frantumato, pian piano ho ricomposto i cocci di me stesso ed ora sto ritornando a vivere.

Mi sento come una fenice che, nonostante tutto, risorge sempre dalle sue ceneri.


 
***



Credits:
Tamashī no kisetsu. (Le stagioni dell'anima)
Kokoro no fuyu (L'inverno del cuore)




 
***



Note dell'Autrice.
Salve a tutti, ebbene eccomi di ritorno!

È trascorso un bel po' di tempo, purtroppo non è stato un periodo facile per me, e proprio per questo che ho deciso di scrivere delle shot in cui attraverso Jun posso esprimere in parte ciò che entrambi proviamo, ed ho deciso di farlo attraverso le stagioni dell'anno partendo dall'inverno. Sono particolarmente legata a questo personaggio, sin da bambina l'ho amato per la sua tenacia, il suo spirito combattivo, per il suo essere Indistruttibile e forte. Nonostante il dolore e le sofferenze lui è andato avanti, e ce l'ha fatta. Abbiamo tante cose che ci accomunano, anche io come lui ( seppur avendo tutt'altro problema)  ho lottato ed ancora lotto da diversi anni, per qualcosa che ahimè non ho scelto io, ma per la quale sono stata scelta. E come lui ho imparato ad esser forte e a non mollare. Tutti lo definiscono un principe dal cuore di cristallo, io mi chiedo però, vi siete mai posti la domanda di cosa potesse provare quel Baronetto così fragile in alcuni momenti? Cosa gli arrecasse dolore, gioia o sofferenza? Di quanto fosse difficile in alcuni giorni anche solo aprire gli occhi o respirare? Beh io l'ho fatto, e lo faccio ogni giorno, sia per me che per lui, questa domanda è sempre al centro dei miei pensieri.
 
"A volte per comprendere in pieno un dolore profondo, bisogna viverlo."
Ringrazio tutti coloro che hanno avuto voglia di leggere e condividere queste mie righe.
Ringrazio chi avrà piacere nell'inserire le mie shot tra le Seguite/Preferite/Da Ricordare.
Grazie ai lettori silenziosi, a coloro ( se ne avranno piacere ovviamente!) che recensiranno e soprattutto alla mia Beta - Reader Solerena  che ha revisionato i miei testi. Grazie al suo prezioso aiuto e alla sua amicizia, mi ha aiutato a non arrendermi in questo periodo buio, insieme a Daniele e Luigia. Vi adoro amici miei!.Volevo informarvi anche che ho creato un gruppo su Facebook di Captain Tsubasa se vi va passate a trovarci!
 
 

Questa è la mia pagina personale di Facebook, ove potrete seguire in tempo reale tutti gli aggiornamenti sulle mie fanfiction: Queen_V_Introspective
Gestisco anche un gruppo nel fandom di Captain Tsubasa: Captain Tsubasa (EFP)
(Basta cliccare sopra i Nickname scritti in azzurro e potrete giungere alle pagine o sul gruppo).

Con affetto,
Annalucia.



***

 
 

© Disclaimer. Tutti i personaggi tratti dal Manga/Anime Captain Tsubasa non mi appartengono, il suo autore originale è Yoichi Takahashi e le case editrici che pubblicano le storie di Captain Tsubasa nei vari paesi.
La Fanfiction non è stata scritta con finalità di lucro.

 
 
 
   
 
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