*Rullo
di tamburi*
Ta ta ta
tan!
Siamo
orgogliose di presentare, con uno
speciale augurio a voi, adorati lettori, popolo di EFP, la nostra prima
fanfiction dell’anno 2009!
A questo
punto, vi sarà probabilmente sorta spontanea una più che legittima domanda: chi
sono queste due pazze?
Ebbene,
ci presentiamo: siamo Ely e Ceci, conosciute su EFP rispettivamente
come Cerridwen Shamrock e
Ceci Princessofbooks, due menti
contorte – o geniali, dipende dai punti di vista... – unite sotto il nick Erin Inkhand.
La
fanfiction che state per leggere è stata ispirata da due desideri: il primo è fare un regalo a voi che leggete ogni
nostro lavoro e che ci donate immensa felicità con le vostre recensioni; il
secondo è fare un regalo a noi stesse! Ultimamente scrivendo abbiamo versato
fiumi di lacrime, e almeno a Natale abbiamo pensato che qualcosa di [fin troppo]
romantico e soprattutto felice
sarebbe stato l’ideale.
E che
cosa è meglio di una Roy/Ed per esprimere la gioia e la dolcezza di questi
giorni di festa?
Nulla. E
infatti, per augurarvi un Natale e un
2009 indimenticabili, ecco a voi una Roy/Ed! *_*
Il
titolo è un omaggio alla nostra amata Irlanda: in Gaelico significa “Mio Grande
Amore”, che è anche il titolo di una celebre canzone di cui conosciamo due
splendide versioni: una firmata dalle Celtic Women e l’altra da Mary
Black.
E’ una
fanfiction brevissima – due capitoli – ma speriamo che vi piaccia come a noi è
piaciuto scriverla *_*
Per
concludere, due avvisi che scriviamo anche se sono terribilmente scontati:
questa fanfiction è una yaoi, ovvero
a tematica omosessuale, e il pairing
è, come forse avrete capito, Roy/Ed.
Chi non gradisce non legga! ^^
E ora
basta, smettiamo di tediarvi: siamo sadiche, ma non fino a questo punto!
XD
Fra
l’altro, questa è la seconda volta che scriviamo questa introduzione: con nostra
somma disperazione il file precedente è andato perduto negli oscuri meandri del
marchingenio tecnologico – alias computer – in camera di Ely, e la prima
introduzione era ancora più lunga:
ritenetevi fortunati! XD
Sperando
di strapparvi un sorriso in questa prima serata del 2009, vi auguriamo buona
lettura... e non disperate: prima o poi arriverà anche il secondo capitolo!
XD
~
Mo Ghile
Mear
I live for
your love
If all
that I want is to die in your arms
I’d give
you every beat of my heart.
[Bon
Jovi – Every Beat of my Heart]
21
dicembre
Stille
d’inverno.
Candidi
petali di neve scendevano silenziosi dal cielo perlaceo, poggiandosi lievi sulle
ciocche d’ebano di Roy.
Il
giovane al suo fianco allungò la mano e strinse delicatamente il polso
dell’altro, che si voltò verso di lui, incuriosito.
Edward
mosse un passo, avvicinandoglisi, e gli sfiorò dolcemente il capo, lasciando
scivolare via le gocce di neve, incastonate fra i suoi capelli come nere
perle.
-
Saresti capace di tornare a casa fradicio, se non ci fossi io... - sussurrò sulle sue labbra, approfondendo
appena il bacio prima di scostarsi e fissare l’altro con un sorrisino malizioso
stampato in volto.
- Ah,
vuoi la guerra? - replicò Roy, ricambiando lo sguardo con un un ghigno poco
rassicurante.
Senza
lasciargli il tempo di ribattere, liberò il polso dalla stretta di Ed,
spingendolo nella soffice coltre ai lati del
sentiero.
- ... Può darsi! - esclamò,
trascinando l’altro a terra. Roy cadde di peso, schiacciando con il suo il corpo
del giovane, che abbracciò, scoppiando a ridere a sua volta; lui lo spinse di
lato, ma rimasero allacciati, iniziando a rotolare nella neve, in un turbinio di
risate e piume di ghiaccio.
- E per fortuna che avresti
dovuto impedirmi di bagnarmi! - osservò Roy scherzosamente, mentre si
fermavano.
- Fossi in te non mi
preoccuperei di questo, ma di quello che penserebbe... - Ed si interruppe,
assumendo un’aria pensosa, poi s’illuminò: - ...di quello che penserebbe Riza se
vedesse il suo Taisa in questo momento! -
L’altro ignorò la provocazione,
sollevando il volto fino ad incontrare le labbra del giovane – due petali di
rubino ad illuminare il suo volto acceso.
Il tiepido sentore di legna
bruciata della sua bocca incontrò il dolce sapore di quella di Ed, fondendosi in
un bacio profondo e vibrante di piacere mentre entrambi si concedevano senza
fretta quel carezzevole contatto.
Quando rivoli di neve disciolta
cominciarono a scivolargli sulle ciocche, il giovane uomo si alzò con un gesto
fluido, sollevando gentilmente anche la figura distesa sul suo petto; mentre il
ragazzo tentava vanamente di rassettare il cappotto blu di Prussia, l’altro
chiuse gli occhi, imponendosi di continuare a respirare: angoscia e aspettativa
gli palpitavano tumultuose nella gola, e Roy non seppe se ridere o imprecare
davanti a un comportamento tanto ansioso da parte dell’eroe di
Ishbar.
Misericordiosamente, Ed alzò
gli occhi proprio in quell’istante, trovando ad accoglierlo un largo sorriso che
fremeva di eccitazione repressa.
- Sembri un gatto impegnato a giocare con
un gomitolo - osservò il giovane, puntellando le mani sui fianchi e
rivolgendogli l’aureo barbaglio dei suoi occhi.
L’uomo gli prese un polso,
lasciandosi scivolare su una delle brune panchine del
parco:
- Siediti un momento con me
-.
Il compagno ubbidì, sorpreso da
quell’inusuale riserbo: era forse un fremito quello che aveva colto nella voce
del suo Taisa narcisista?
L’altro abbassò
inconsapevolmente lo sguardo, lasciandolo vagare inquieto sui polsini di
pelliccia del suo lungo soprabito scuro
– C’è qualcosa di cui vorrei
parlarti, e che tu lo creda o no mi sento agitato come un adolescente alla sua
prima cotta - .
L’affermazione, pronunciata con
comica solennità, strappò una risatina maliziosa al ragazzo - E cosa aspetti a
mettermi a parte di ciò che riesce a imbarazzare così l’Alchimista di
Fuoco?
-.
Roy
risollevò le iridi color selce, schiudendo le labbra in uno dei suoi più tipici
sorrisi indolenti; ma una luce bizzarra illuminava i suoi tratti piacevolmente
efebici, un calore che risplendeva nel suo viso ogni volta che poteva rimanere
con Ed; il giovane alzò a sua volta lo sguardo, e vide danzare negli occhi del
compagno paura, impazienza, desiderio, felicità e affetto, in un turbinio che
donò alle sue labbra una piega deliziosamente vulnerabile.
–
Non ti farò aspettare ancora, non ti preoccupare - assicurò, cercando a tentoni
nell’ampia tasca – ma prima, apri questo… -.
Prima
che potesse chiedere ulteriori spiegazioni, il ragazzo si ritrovò tra le mani
una minuta sacca di velluto blu cobalto; stringendo i nastri argentei, la portò
all’altezza degli occhi, incitato da un cenno del
compagno.
–Per
me? - domandò, con un accenno di infantile contentezza.
L’uomo
annuì, lo sguardo sfavillante di malcelata emozione.
Ed
allentò piano i legacci con le accorte dita affusolate, scrollando impaziente il
sacchetto capovolto; sul suo palmo destro, ruvido e cupo nel lucore diffuso
della neve, scivolò un minuto ingranaggio scintillante, cinto da una sottile
fettuccia di panno rosso.
Il
giovane sgranò appena gli occhi, perplesso: era una chiave.
-
Roy, che cosa… - cominciò, con un tono tremante che si sarebbe concesso davanti
a pochi, mentre un’idea spaventosa ed esaltante cominciava a sorgere nella sua
mente -…che cosa significa? -.
Il
compagno raccolse delicatamente il piccolo oggetto, lasciandolo pendere dalla
nappa scarlatta; – Questa è la chiave di una deliziosa villetta nella zona Ovest
di Central City, appena ristrutturata,venduta poche settimane fa al colonnello
Roy Mustang; e che il suddetto colonnello vorrebbe condividere con un certo
irascibile fagiolino -.
Le
labbra del ragazzo fremettero dischiuse: –Roy… - ripeté, incapace di nascondere
il piacevole sconcerto che gli premeva bollente sulle
tempie.
-
Ed, - riprese l’altro, incontrando l’oro duttile e ricco delle sue iridi;
improvvisamente, fissando le pagliuzze sospese in quello sguardo, scoprì che le
parole emergevano nella sua mente rapide e splendenti come fuoco - Non posso
prometterti che non troveremo mai ostacoli, che nessuno ci osteggerà o che
vivremo un’eterna felicità solo rimanendo insieme: entrambi abbiamo sofferto e
visto troppo per continuare a crederlo, e non ci è più permesso illuderci. Ma ti
giuro che questa casa potrà diventare il primo passo della nostra nuova
esistenza, il primo pilastro di ciò che voglio costruire insieme a te; sappi che
questa è la chiave di ciò che non ho mai offerto a nessuna delle mie amanti, d
un sogno che pochi hanno condiviso, di un angolo del mio cuore che nessuno ha
ancora sfiorato; e che ora, io affido a te. -
Roy
sollevò l’argenteo manufatto, porgendolo sulle dita snelle e agili; la luce
ramata dei lampioni, circonfusa dalla bruma nevosa, danzò sul suo volto ardito e
fragile a un tempo.
–
Edward Elric, vuoi cominciare a vivere insieme a me? -.
Il
giovane lo fissò, stordito per un istante dalle sue stesse percezioni: le parole
del suo compagno, il vago sentore della sua colonia, gli affilati ricordi degli
anni precedenti, il freddo pungente del tardo pomeriggio, tutto si fondeva in un
avvolgente caleidoscopio di emozioni, pensieri e sensi teso a cogliere l’essenza
di quell’attimo.
Era
passato del tempo, troppo tempo, dall’ultima volta in cui aveva avuto davvero la
possibilità di raggiungere i propri desideri, di sfruttare le sue forze per il
proprio futuro, di soddisfare sé stesso e coloro a cui teneva; ed ora quell’uomo
dallo sguardo profondo e dal viso piacevolmente infantile, l’ufficiale che anni
prima l’aveva salvato dall’oblio,colui che riusciva a risvegliare in lui
affetto, stima e desiderio gli donava l’opportunità di conquistare ciò cui aveva silenziosamente rinunciato. Ma
poteva accettare quella proposta, tornando a combattere davvero per la sua
felicità? Poteva veramente provare ad intrecciare nuovamente la sua vita con
qualcuno, accettando la responsabilità, l’ansia e il dolore che avrebbero
accompagnato il dovere di proteggere un dono tanto
prezioso?
Era
uno scambio a cui si sarebbe di nuovo prestato, dopo tutto ciò che aveva
vissuto?
Per
un momento rimase immobile, colto nel gelo della confusione, e sconquassato da
paure e sogni ugualmente prepotenti: quei freddi abissi che lo avevano
minacciato per tanti anni si aprirono nuovamente, adombrando ancora il suo
spirito; ma questa volta, il ricordo di un’altra forza infuocata e fulgida, la
stessa che ora gli sedeva accanto combatté per il suo animo, ed il giovane
rialzò di scatto il viso.
Trovando
gli occhi dell’altro, simili al caldo carbone di un legno esotico e colmi di
tremante aspettativa, Ed seppe di aver trovato la propria risposta: per le sue
iridi, per il suo sguardo, per l’amore che non avrebbe mai pensato di poter
provare si sarebbe di nuovo affidato alla speranza, e avrebbe protetto e
cresciuto quel nuovo e ambizioso progetto.
Lo
sguardo gli si inumidì appena: così, con le iridi velate da un liquido velo
palpitante, le gote arrossate, le folte ciocche color grano accese di fuggevoli
riflessi dalle lampade a gas, la sua intera figura risplendeva di una radiosa
bellezza:
-
Sì! - esplose infine, gettandosi tra le braccia del compagno, – lo voglio, certo
che lo voglio! -.
-
Bene... - Roy si concesse un respiro fremente, posando una mano sul capo biondo
e cercando inutilmente di reprimere la crescente sensazione di euforico sollievo
– Bene. -
Per
la prima volta da molto tempo, Edward Elric sentì di essere perfettamente
felice.