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Autore: Erin Inkhand    01/01/2009    5 recensioni
[OLD FIC]
– C’è qualcosa di cui vorrei parlarti, e che tu lo creda o no mi sento agitato come un adolescente alla sua prima cotta - .
L’affermazione, pronunciata con comica solennità, strappò una risatina maliziosa al ragazzo - E cosa aspetti a mettermi a parte di ciò che riesce a imbarazzare così l’Alchimista di Fuoco? -.
Roy risollevò le iridi color selce, schiudendo le labbra in uno dei suoi più tipici sorrisi indolenti; ma una luce bizzarra illuminava i suoi tratti piacevolmente efebici, un calore che risplendeva nel suo viso ogni volta che poteva rimanere con Ed; il giovane alzò a sua volta lo sguardo, e vide danzare negli occhi del compagno paura, impazienza, desiderio, felicità e affetto, in un turbinio che donò alle sue labbra una piega deliziosamente vulnerabile.

Raccolta di one-shots Roy/Ed, specchio di quello che è il loro rapporto: un turbinio di amore, passione, ironia e dolore.
Quattro mani, Cerridwen Shamrock e Ceci Princessofbooks
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Rullo di tamburi*

Ta ta ta tan!

Siamo orgogliose di presentare, con uno speciale augurio a voi, adorati lettori, popolo di EFP, la nostra prima fanfiction dell’anno 2009!

A questo punto, vi sarà probabilmente sorta spontanea una più che legittima domanda: chi sono queste due pazze?

Ebbene, ci presentiamo: siamo Ely e Ceci, conosciute su EFP rispettivamente come Cerridwen Shamrock e Ceci Princessofbooks, due menti contorte – o geniali, dipende dai punti di vista... – unite sotto il nick Erin Inkhand.

 

La fanfiction che state per leggere è stata ispirata da due desideri: il primo è fare un regalo a voi che leggete ogni nostro lavoro e che ci donate immensa felicità con le vostre recensioni; il secondo è fare un regalo a noi stesse! Ultimamente scrivendo abbiamo versato fiumi di lacrime, e almeno a Natale abbiamo pensato che qualcosa di [fin troppo] romantico e soprattutto felice sarebbe stato l’ideale.

E che cosa è meglio di una Roy/Ed per esprimere la gioia e la dolcezza di questi giorni di festa?

Nulla. E infatti, per augurarvi un Natale e un 2009 indimenticabili, ecco a voi una Roy/Ed! *_*

Il titolo è un omaggio alla nostra amata Irlanda: in Gaelico significa “Mio Grande Amore”, che è anche il titolo di una celebre canzone di cui conosciamo due splendide versioni: una firmata dalle Celtic Women e l’altra da Mary Black.

E’ una fanfiction brevissima – due capitoli – ma speriamo che vi piaccia come a noi è piaciuto scriverla *_*

Per concludere, due avvisi che scriviamo anche se sono terribilmente scontati: questa fanfiction è una yaoi, ovvero a tematica omosessuale, e il pairing è, come forse avrete capito, Roy/Ed. Chi non gradisce non legga! ^^

 

E ora basta, smettiamo di tediarvi: siamo sadiche, ma non fino a questo punto! XD

Fra l’altro, questa è la seconda volta che scriviamo questa introduzione: con nostra somma disperazione il file precedente è andato perduto negli oscuri meandri del marchingenio tecnologico – alias computer – in camera di Ely, e la prima introduzione era ancora più lunga: ritenetevi fortunati! XD

 

Sperando di strapparvi un sorriso in questa prima serata del 2009, vi auguriamo buona lettura... e non disperate: prima o poi arriverà anche il secondo capitolo! XD

 

~

 

Mo Ghile Mear

 

I live for your love

If all that I want is to die in your arms

I’d give you every beat of my heart.

[Bon Jovi – Every Beat of my Heart]

 

21 dicembre

 

Stille d’inverno.

Candidi petali di neve scendevano silenziosi dal cielo perlaceo, poggiandosi lievi sulle ciocche d’ebano di Roy.

Il giovane al suo fianco allungò la mano e strinse delicatamente il polso dell’altro, che si voltò verso di lui, incuriosito.

Edward mosse un passo, avvicinandoglisi, e gli sfiorò dolcemente il capo, lasciando scivolare via le gocce di neve, incastonate fra i suoi capelli come nere perle.

- Saresti capace di tornare a casa fradicio, se non ci fossi io... -  sussurrò sulle sue labbra, approfondendo appena il bacio prima di scostarsi e fissare l’altro con un sorrisino malizioso stampato in volto.

- Ah, vuoi la guerra? - replicò Roy, ricambiando lo sguardo con un un ghigno poco rassicurante.

Senza lasciargli il tempo di ribattere, liberò il polso dalla stretta di Ed, spingendolo nella soffice coltre ai lati del sentiero.

- ... Può darsi! - esclamò, trascinando l’altro a terra. Roy cadde di peso, schiacciando con il suo il corpo del giovane, che abbracciò, scoppiando a ridere a sua volta; lui lo spinse di lato, ma rimasero allacciati, iniziando a rotolare nella neve, in un turbinio di risate e piume di ghiaccio.

- E per fortuna che avresti dovuto impedirmi di bagnarmi! - osservò Roy scherzosamente, mentre si fermavano.

- Fossi in te non mi preoccuperei di questo, ma di quello che penserebbe... - Ed si interruppe, assumendo un’aria pensosa, poi s’illuminò: - ...di quello che penserebbe Riza se vedesse il suo Taisa in questo momento! -

L’altro ignorò la provocazione, sollevando il volto fino ad incontrare le labbra del giovane – due petali di rubino ad illuminare il suo volto acceso.

Il tiepido sentore di legna bruciata della sua bocca incontrò il dolce sapore di quella di Ed, fondendosi in un bacio profondo e vibrante di piacere mentre entrambi si concedevano senza fretta quel carezzevole contatto.

Quando rivoli di neve disciolta cominciarono a scivolargli sulle ciocche, il giovane uomo si alzò con un gesto fluido, sollevando gentilmente anche la figura distesa sul suo petto; mentre il ragazzo tentava vanamente di rassettare il cappotto blu di Prussia, l’altro chiuse gli occhi, imponendosi di continuare a respirare: angoscia e aspettativa gli palpitavano tumultuose nella gola, e Roy non seppe se ridere o imprecare davanti a un comportamento tanto ansioso da parte dell’eroe di Ishbar.

Misericordiosamente, Ed alzò gli occhi proprio in quell’istante, trovando ad accoglierlo un largo sorriso che fremeva di eccitazione repressa.

 - Sembri un gatto impegnato a giocare con un gomitolo - osservò il giovane, puntellando le mani sui fianchi e rivolgendogli l’aureo barbaglio dei suoi occhi.

L’uomo gli prese un polso, lasciandosi scivolare su una delle brune panchine del parco:

- Siediti un momento con me -.

Il compagno ubbidì, sorpreso da quell’inusuale riserbo: era forse un fremito quello che aveva colto nella voce del suo Taisa narcisista?

L’altro abbassò inconsapevolmente lo sguardo, lasciandolo vagare inquieto sui polsini di pelliccia del suo lungo soprabito scuro

– C’è qualcosa di cui vorrei parlarti, e che tu lo creda o no mi sento agitato come un adolescente alla sua prima cotta - .

L’affermazione, pronunciata con comica solennità, strappò una risatina maliziosa al ragazzo - E cosa aspetti a mettermi a parte di ciò che riesce a imbarazzare così l’Alchimista di Fuoco? -.

Roy risollevò le iridi color selce, schiudendo le labbra in uno dei suoi più tipici sorrisi indolenti; ma una luce bizzarra illuminava i suoi tratti piacevolmente efebici, un calore che risplendeva nel suo viso ogni volta che poteva rimanere con Ed; il giovane alzò a sua volta lo sguardo, e vide danzare negli occhi del compagno paura, impazienza, desiderio, felicità e affetto, in un turbinio che donò alle sue labbra una piega deliziosamente vulnerabile.

– Non ti farò aspettare ancora, non ti preoccupare - assicurò, cercando a tentoni nell’ampia tasca – ma prima, apri questo… -.

Prima che potesse chiedere ulteriori spiegazioni, il ragazzo si ritrovò tra le mani una minuta sacca di velluto blu cobalto; stringendo i nastri argentei, la portò all’altezza degli occhi, incitato da un cenno del compagno.

–Per me? - domandò, con un accenno di infantile contentezza.

L’uomo annuì, lo sguardo sfavillante di malcelata emozione.

Ed allentò piano i legacci con le accorte dita affusolate, scrollando impaziente il sacchetto capovolto; sul suo palmo destro, ruvido e cupo nel lucore diffuso della neve, scivolò un minuto ingranaggio scintillante, cinto da una sottile fettuccia di panno rosso.

Il giovane sgranò appena gli occhi, perplesso: era una chiave.

- Roy, che cosa… - cominciò, con un tono tremante che si sarebbe concesso davanti a pochi, mentre un’idea spaventosa ed esaltante cominciava a sorgere nella sua mente -…che cosa significa? -.

Il compagno raccolse delicatamente il piccolo oggetto, lasciandolo pendere dalla nappa scarlatta; – Questa è la chiave di una deliziosa villetta nella zona Ovest di Central City, appena ristrutturata,venduta poche settimane fa al colonnello Roy Mustang; e che il suddetto colonnello vorrebbe condividere con un certo irascibile fagiolino -.

Le labbra del ragazzo fremettero dischiuse: –Roy… - ripeté, incapace di nascondere il piacevole sconcerto che gli premeva bollente sulle tempie.

- Ed, - riprese l’altro, incontrando l’oro duttile e ricco delle sue iridi; improvvisamente, fissando le pagliuzze sospese in quello sguardo, scoprì che le parole emergevano nella sua mente rapide e splendenti come fuoco - Non posso prometterti che non troveremo mai ostacoli, che nessuno ci osteggerà o che vivremo un’eterna felicità solo rimanendo insieme: entrambi abbiamo sofferto e visto troppo per continuare a crederlo, e non ci è più permesso illuderci. Ma ti giuro che questa casa potrà diventare il primo passo della nostra nuova esistenza, il primo pilastro di ciò che voglio costruire insieme a te; sappi che questa è la chiave di ciò che non ho mai offerto a nessuna delle mie amanti, d un sogno che pochi hanno condiviso, di un angolo del mio cuore che nessuno ha ancora sfiorato; e che ora, io affido a te. -

Roy sollevò l’argenteo manufatto, porgendolo sulle dita snelle e agili; la luce ramata dei lampioni, circonfusa dalla bruma nevosa, danzò sul suo volto ardito e fragile a un tempo.

– Edward Elric, vuoi cominciare a vivere insieme a me? -.

Il giovane lo fissò, stordito per un istante dalle sue stesse percezioni: le parole del suo compagno, il vago sentore della sua colonia, gli affilati ricordi degli anni precedenti, il freddo pungente del tardo pomeriggio, tutto si fondeva in un avvolgente caleidoscopio di emozioni, pensieri e sensi teso a cogliere l’essenza di quell’attimo.

Era passato del tempo, troppo tempo, dall’ultima volta in cui aveva avuto davvero la possibilità di raggiungere i propri desideri, di sfruttare le sue forze per il proprio futuro, di soddisfare sé stesso e coloro a cui teneva; ed ora quell’uomo dallo sguardo profondo e dal viso piacevolmente infantile, l’ufficiale che anni prima l’aveva salvato dall’oblio,colui che riusciva a risvegliare in lui affetto, stima e desiderio gli donava l’opportunità di conquistare ciò  cui aveva silenziosamente rinunciato. Ma poteva accettare quella proposta, tornando a combattere davvero per la sua felicità? Poteva veramente provare ad intrecciare nuovamente la sua vita con qualcuno, accettando la responsabilità, l’ansia e il dolore che avrebbero accompagnato il dovere di proteggere un dono tanto prezioso?

Era uno scambio a cui si sarebbe di nuovo prestato, dopo tutto ciò che aveva vissuto?

Per un momento rimase immobile, colto nel gelo della confusione, e sconquassato da paure e sogni ugualmente prepotenti: quei freddi abissi che lo avevano minacciato per tanti anni si aprirono nuovamente, adombrando ancora il suo spirito; ma questa volta, il ricordo di un’altra forza infuocata e fulgida, la stessa che ora gli sedeva accanto combatté per il suo animo, ed il giovane rialzò di scatto il viso.

Trovando gli occhi dell’altro, simili al caldo carbone di un legno esotico e colmi di tremante aspettativa, Ed seppe di aver trovato la propria risposta: per le sue iridi, per il suo sguardo, per l’amore che non avrebbe mai pensato di poter provare si sarebbe di nuovo affidato alla speranza, e avrebbe protetto e cresciuto quel nuovo e ambizioso progetto.

Lo sguardo gli si inumidì appena: così, con le iridi velate da un liquido velo palpitante, le gote arrossate, le folte ciocche color grano accese di fuggevoli riflessi dalle lampade a gas, la sua intera figura risplendeva di una radiosa bellezza:

- Sì! - esplose infine, gettandosi tra le braccia del compagno, – lo voglio, certo che lo voglio! -.

- Bene... - Roy si concesse un respiro fremente, posando una mano sul capo biondo e cercando inutilmente di reprimere la crescente sensazione di euforico sollievo – Bene. -

Per la prima volta da molto tempo, Edward Elric sentì di essere perfettamente felice.

 

  
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