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Autore: fonzie19    11/05/2015    0 recensioni
Ross O'Ryan è una ragazza di diciassette anni di Belfast, Irlanda del Nord, nel 1978. Stanca della scuola, della famiglia che, sulle orme di suo padre, vorrebbe che diventasse avvocato e dei suoi amici, che lei stessa definisce "chiusi di mente", con i risparmi di una vita prende il fatidico volo per l'Inghilterra, per andare ad abitare dal fratello di suo padre, il cui indirizzo è stato ritagliato da una lettera trovata in un cassetto. L'unica cosa che, forse, sarebbe stato meglio sapere è che quella lettera era stata scritta da suo padre dieci anni prima e che gli inquilini della casa che era stata di Eric O'Ryan ora sono i Taylor, famiglia dal rampollo originale, vivace e con sogni grandiosi in testa...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Jack – chiese la signora Taylor mentre gli serviva il pollo con l'insalata – ti ricordi per caso del signor O' Ryan?

Il signor Taylor corrugò la fronte mentre la padrona di casa si dava da fare per servire la cena al figlio, il quale, nonostante i suoi press'a poco diciotto anni, ancora protestava quando a cena c'era insalata.

- E' quello da cui abbiamo comprato la casa, o sbaglio? - chiese guardando interrogativamente la moglie.

- Si ricorda per caso il suo indirizzo? - chiese Ross speranzosa, tra un complimento e l'altro alla signora Taylor per la cucina.

- Quello nuovo vuoi dire? Mah – fece l'uomo – da qualche parte nelle stradine del centro, ma non ricordo la via precisa... perché?

- Be' – rispose la ragazza finendo di inghiottire il boccone d'insalata – vorrei raggiungere casa di zio il prima possibile, ho approfittato anche troppo della vostra cortesia e...

- Dove andresti a dormire? - chiese John guardandola attentamente e dicendo per la prima volta qualcosa che non riguardasse “questa stramaledetta insalata che mi costringete a mangiare”.

- Pensavo di andare in albergo...

… il che, non avendo più soldi, era una cosa abbastanza difficile da realizzare.

Avrebbe trovato un alloggio provvisorio, certo, ma avrebbe dovuto girare fino a chissà quale ora, trascinarsi la valigia per le strade bagnate di Birmingham mentre si inzuppava di una pioggia che cadeva sempre più forte, accompagnata da tuoni e lampi.

- Non se ne parla neanche! - le disse la signora Taylor, parlandole come avrebbe parlato a suo figlio – figurarsi! Lasciarti girare la notte per Birmingham con quella valigia gigantesca dietro chissà per quante ore, con questo tempo da lupi poi! Stanotte resti qui a dormire; poi domani si vedrà il da farsi.

- Non è affatto un disturbo, per noi – soggiunse il signor Taylor – per quanto mi riguarda (e puoi star sicura che parlo anche in vece di mia moglie) puoi restare qui finchè vuoi.

Ross, nonostante la sua forza d'animo, fu commossa da tanta gentilezza nei suoi confronti e si ripromise che, un giorno, avrebbe ricompensato quelle persone per averla aiutata in quel difficile momento della sua vita.

- Cara – le disse Agnes Taylor dolcemente – mi dispiace che tu sia arrivata poco prima di cena, altrimenti avrei preparato un dolcetto o un dessert...

- Ma di cosa si scusa!|- replicò la ragazza con veemenza. - Se non fosse per lei e per la sua famiglia io stanotte non so dove avrei dormito e probabilmente non avrei cenato, mi permetta di ringraziarla come posso... ora lei si sieda qui che io vado a fare i piatti.

La donna provò a replicare, ma la ragazza la costrinse a non muovere un dito. Pensò però comunque di andare in cucina con lei per chiacchierare un po'.

- Dimmi la verità – esordì la signora Taylor con una voce profonda ma piena di affetto – sei scappata di casa?

Ross, tutta intenta a lavare i piatti, rispose arrossendo: - Diciamo che se io adesso volessi tornare a casa mio padre mi sbatterebbe fuori... ormai mi considera come morta – aggiunse quasi tristemente.

- Povera cara! - disse la sua interlocutrice mentre la costringeva a interrompere il lavoro di casalinga per darle un abbraccio da madre – la tua vita non doveva essere facile, doveva essere un problema serio quello che ti ha spinto a tagliare i ponti in maniera così brusca!

- Mio padre è un avvocato di successo, uno di quegli uomini che vorrebbe avere il controllo sulle vite degli altri, soprattutto se di sua figlia – rispose Ross in maniera un po' brusca.

La signora Taylor si accorse che quell'argomento era, comprensibilmente, un tasto delicato e decise che avrebbe ripreso il discorso quando la ragazza fosse stata meno vulnerabile.

- Hai la stessa età di Nigel, vero? - chiese con un tono allegro.

- Sì – rispose sollevata la giovane – abbiamo solo pochi mesi di differenza.

- Bene! Spero che mentre starai qui da noi riuscirai a fraternizzare anche col mio povero figliolo... nonostante i suoi difetti – disse la donna guardando con affetto verso il soggiorno, dov'era seduto John – ha un cuore d'oro.

Ross sorrise e credette senza nessuna difficoltà alle parole della donna. Lo scapestrato Nigel, infatti, sotto i suoi sorrisetti maliziosi e i suoi modi alquanto esplosivi, dimostrava di essere come tutte le persone vivaci: in fondo era un pezzo di pane.

In quel momento si sentì una specie di ruggito: - Nigel!

- Sì papà? - rispose il ragazzo uscendo dal salotto e indovinando prima che il padre rispondesse il motivo di quell'urlo di rimprovero che aveva appena lanciato.

- Puoi gentilmente spiegarmi cosa sono queste? - chiese, tirando fuori un pacchetto di sigarette dalla tasca del giubbotto.

- Le sto tenendo a Nick – rispose prontamente il dolce rampollo, con un sorriso innocente.

- Quindi a Nick non dispiacerà se ora ti odorassi la giacca, giusto per capire se ti ha fumato addosso, non è vero?

- Non credo – rispose John, rassicurato dal fatto che prima di cena Ross gli avesse detto che non puzzava.

Dopo un'attenta analisi, Jack Taylor decretò:- La giacca non puzza di fumo, forse questa volta hai detto la verità... ma bada, ragazzo, se ti dovessi ribeccare con una sigaretta in mano imparerai a masticare non solo il tabacco, ma anche il cartone della confezione, parola mia!

John brontolò un sissignore.

- E queste – proseguì soddisfatto il padre di famiglia – le tengo io. Si sa, il lupo perde il pelo ma non il vizio!

Ed entrò in soggiorno per sedersi sul divano.

John, incredulo per lo scampato pericolo, decise di salire nella sua stanza a suonare.

La donna e la ragazza, che avevano seguito tutta la scena, si scambiarono uno sguardo e poi scoppiarono a ridere, poi la signora Taylor disse: - Vieni, Rossana, ti faccio vedere la tua stanza.

Ross prese la valigia e la seguì su per le scale.

 

La stanza era piccolina ma calda e accogliente.

Il letto era addossato alla parete destra, sul quale la signora Taylor, aiutata da Ross, aveva appena sistemato un lenzuolo di un bel colore azzurro e una calda coperta di lana rossa. Le aveva lasciato un ulteriore coperta, nel caso sentisse freddo, e l'aveva lasciata sola.

L'armadio era posizionato accanto al letto, ugualmente addossato alla parete. Era robusto e grande, un po' vecchio stile, e Ross aveva fatto in fretta a sistemare il contenuto della valigia nei grandi cassetti. Di fronte alla porta c'era una finestra di media misura, con sotto una cassapanca dalla quale erano state tirate fuori le coperte, mentre addossata alla parete destra c'era una scrivania e un armadietto con diversi libri di narrativa e alcuni vecchi quaderni di Nigel.

Ross, dopo essersi fatta una doccia rilassante che le aveva tolto di dosso la stanchezza e l'ansia, aveva indossato il pigiama e si era sdraiata nel letto con I Tre Moschettieri, per poterlo iniziare a leggere.

Aveva appena acceso l'abat-jour, quando bussarono. Ross si mise a sedere e rispose:- Avanti.

- Compermesso, signorina – esordì John entrando con l'aria del perfetto maggiordomo inglese – la mia cara e distinta madre mi ha raccomandato di mettere a suo agio Vostra Grazia tenendole compagnia o chiedendole di andare in soggiorno a onorarci della sua presenza sul divano.

Vi va?

- Ringraziate lady Taylor, ma ditele che preferisco rimanere qui. Però se vuole venire a farsi una chiacchierata è la benvenuta. Accomodati, se ti va! - disse esortando il ragazzo e dimenticando i modi da Sua Signoria.

John non si fece pregare e si sedette nella sedia della scrivania.

- La stanza? Ti piace?- chiese guardandosi intorno come se non ci fosse mai entrato.

- Sì, è così accogliente! – disse la ragazza stringendosi nelle spalle.

- Sono contento che ti piaccia – disse John con tono sincero.

Poi si alzò e aprì la libreria, tolse l'edizione di “Come conquistare una ragazza in 10 semplici mosse” e controllò qualcosa dietro. Ross lo guardava incuriosita.

Ad un certo punto lo udì esultare:- Menomale, pensavo di averli finiti!

- Cosa?- chiese Ross balzando in piedi e mettendosi al suo fianco mentre tirava fuoi dalla libreria una scatola ancora intatta di gustosi biscotti al cioccolato.

La ragazza scoppiò a ridere e lui si giustificò:- Ehi, se mamma li vede mi costringe a dividerli con lei, così li nascondo...

- Dentro una libreria?!- fece Ross che ancora rideva.

- Dentro una libreria!- rispose lui aprendo i biscotti. - C'è chi le cose preziose li nasconde sotto i tappeti o dietro i quadri e chi dentro le librerie. Non essere razzista!

Poi glieli porse e lei accettò di buon grado. Mentre mangiavano, lui a bocca piena chiese:- Posso farti una domanda?

- Certamente – rispose Ross, anche se era un po' in ansia per quello che avrebbe pouto voler sapere.

- Non ti mancano i tuoi amici, il tuo ragazzo... aspetta – disse scrutandola – tu non hai un ragazzo, altrimenti ora saresti con lui, giusto?

- In realtà – rispose Ross – mio padre me ne aveva destinato uno, ma era così figlio di papà che è stato una dei tanti motivi che mi ha spinto ad andarmene.

- Te ne aveva destinato uno?! - chiese John stupito. - Crede di essere ancora nel Medioevo o cosa?! Scusa – disse poi- è pur sempre tuo padre e magari nonostante tutto gli vuoi bene.

- Sai – Ross assunse l'aria pensierosa – è la stessa cosa che penso io di lui. Mentalità medioevale, maniaco del controllo, ho trovato una definizione negativa per tutti gli aspetti del suo carattere. Penso che lo faccia perchè mi vuole bene, ma so benissimo che non passerà sopra al suo orgoglio per nessuno e che sarà più facile per lui credermi morta piuttosto che una barbona che dorme per strada al solo scopo di scappare da casa sua.

- Quando te ne sei andata non lo sapevi..? O forse te ne sei andata proprio perchè sapevi che lui non ti avrebbe più cercata?

- Se mi chiedesse di tornare – fece Ross con uno sguardo cupo – non lo farei per tutto l'oro del mondo.

John, che si era seduto accanto a lei per dividere i biscotti, le mise una mano sulla spalla e lei sussultò: - Qualcosa hai preso da lui... l'orgoglio. Cerca solo di mettergli un limite, o finirà per consumarti.

 

John Taylor era chiuso nella sua stanza, occupato a togliersi le lenti a contatto che portava per avere un aspetto migliore di quello che gli davano i suoi occhiali a fondo di bottiglia. Era così miope che si definiva quasi cieco, ma da quando aveva iniziato a usare le lenti a contatto e a farsi crescere il ciuffo, aveva notato un crescente interesse per lui tra le ragazze della sua classe e della sua scuola.

Il giorno prima aveva notato Sylvia Jackson, una biondina carinissima alta uno e sessantacinque per due metri di petto, che lo guardava in una maniera che a lui era sembrata adorante. Questo gli aveva dato il coraggio sufficiente di avvicinarsi, appoggiarsi al muro con un'aria che, come sostenevano le sue amiche “gli donava” e farle la proposta di uscire il sabato sera a farsi una chiacchierata. Lei, con un sorrisone e il volto paonazzo aveva accettato, pensando magari ingenuamente che per lui sarebbe stata una ragazza fissa (cosa impossibile a un ragazzo “vivace” come Nigel “John” Taylor) e ora il ragazzo si preparava la roba da mettere.

Controllava se la felpa nera che gli dava un'aria sufficientemente attraente fosse stirata, i jeans stretti come mai ne aveva avuti in vita sua puliti, le Converse smacchiate, il prufumo... dov'era il profumo?! Si chiese in preda all'ansia e cominciando a vedere immagini di sua madre che sbadatamente lo faceva cadere per terra, rompeva il vetro e ne nascondeva i frammenti della bottiglietta in modo che il povero Nigel non ci rimanesse troppo male... Scese come uno spiritato al piano di sotto per interrogare sua madre, quando all'improvviso ricordò di averlo riposto nel cassettone della stanza degli ospiti. La stanza cioè, dove dormiva Ross.

Il ragazzo si era congedato da lei da circa tre quarti d'ora, e sperando di trovarla addormentata, aprì lentamente la porta cigolante e si addentrò a tentoni nella stanza.

Entrava la luce di un lampione dalla finestra, e John poteva vedere i capelli della ragazza sparsi sul cuscino e le coperte che si era tirata su fino al collo; udiva il suono leggero del suo respiro e osservava il viso che aveva dipinto un mezzo sorriso straordinariamente sereno nel sonno.

“Chissà cosa starà sognando” si chiese il ragazzo, con un mezzo sorriso. E, seguendo un impulso improvviso, dopo aver agguantato il profumo si chinò sulla guancia della ragazza e la baciò, leggero come una piuma.

Poi, quasi impacciato, uscì dalla stanza e silenziosamente chiuse la porta dietro di sé.

 

  
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