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Autore: Fwooper    12/05/2015    0 recensioni
La mitologia rappresenta da sempre per gli uomini una sorta di linea guida, sul bene e sul male, ha fatto la fortuna di tanti scrittori ed è stata anche usata molto spesso per creazioni di fumetti e favole varie. Oggi anche io e una mia carissima amica cimenteremo nella composizione di un racconto con protagonista la figura mitologica del Dio norreno Loki, nel contesto Marveliano. Buona lettura!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Molti si chiedono cosa si provi a vivere ad Asgard e ad essere venerato come un Dio, come il figlio di Odino e fratello del grande Thor, cosa si provi ad essere rispettato e adulato, beh certe volte me lo chiedo anche io.
Non voglio dire che il mio comportamento derivi da questo, o che tutto quello che ne sia conseguito sia dovuto al fatto che i miei genitori mi davano poco amore, mentirei se dicessi questo, e benché io sia piuttosto bravo nel farlo, non mi sento capace di dar loro colpe che non hanno. Si sono già macchiati di delitti tali nei miei confronti da non aver bisogno che io gli dia altre colpe, bisogna però dire che mia madre ha sempre cercato di aiutarmi, mi ha insegnato i segreti della magia che le scorreva nelle vene, mi ha fatto leggere tanto per sopperire con l'astuzia e l'intelligenza a quella forza bruta che mi mancava, mio padre mi ha sempre detto che ero nato per essere re, e allora cosa mi ha spinto ad agire così, in questo modo che porta solo morte e dolore? Semplice, la mia natura. 
Per quelli di voi che ancora non lo sanno io non sono il figlio naturale di Odino. No sono il re dei giganti di ghiaccio. Sorprendente come cosa non trovate? Io direi di si, da bambino quando giocavo con il mio cosidetto fratello, e sognavo di governare un giorno sul regno di mio padre non avrei mai immaginato che quel regno potesse essere: Jötunheimr, landa desolata dimora del mio padre biologico.
 Una terra che nella mia infanzia rappresentava un pericolo e una minaccia improvvisamente è diventata quella che voi chiamate casa.
Anche se una parte del mio cuore apparterrà sempre ad Asgard, le mie radici sono in questo terreno ghiacciato, tra queste montagne innevate.
Mi chiedo ancora perché il mio padre adottivo mi abbia preso e cresciuto con il suo primogenito. Lui sostiene che mi di avermi adottato per pietà, ma secondo me Odino mi ha raccolto solo per usarmi come premio, per espormi come un trofeo.
Perché risparmiare la vita di un insulso neonato quando si è distrutta tutta la sua razza?
Semplice, perché la vita di un innocente non va distrutta.
E che cos'erano tutte le donne e tutti gli uomini del mio pianeta natio? 
Loro furono vittime di questa guerra quasi quanto  me.
A volte penso a come sarebbe stato crescere tra la mia gente, seguire le loro tradizioni, i loro costumi, le loro usanze... Senza vivere una vita circondato da bugie.
Sarei stato consapevole e fiero di appartenere alla razza dei giganti di ghiaccio. 
Invece ora mi trovo separato tra due mondi in continua lotta, mentre cerco solo di trovare il posto in uno dei nove regni, ma voi cosa vedete quando mi guardate? Cosa vi sovviene allo sguardo quando mi osservate? Uno squilibrato? Un pazzo? O un sovrano che è venuto a conquistare il vostro pianeta? Non lo so, ma sapete cosa vedo io quando vi guardo? Vedo un popolo sottomesso a quelli che si definiscono eroi. Vi rendete conto di quanto voi stessi siate schiavi? Si, schiavi di uomini che si credono Dei, ma che sono solo meschini e avidi. 
Mi considerate cattivo e avete schierato contro di me una serie di uomini dalle capacità uniche, ma per annientare chi? Ve lo dico io chi, un uomo già annientato; mi guardo in uno dei vostri specchi e mi rendo conto che mi manca l'unica cosa che mi teneva legato ad Asgard, quella persona che solo con uno sguardo mi faceva sentire a casa, io per lei non ero un peso, nè un trofeo, per lei ero un figlio esattamente come Thor, mi ha amato e cresciuto come tale senza pensare mai ad una volta che ero il frutto della razza più temuta dagli asgardiani.
Madre, che cosa ho fatto di sbagliato?
Loro mi considerano un tiranno, un mostro, ma se si guardano intorno possono notare come tutte le persone che li circondano siano altrettanto subdole e corrotte.
Loro si autodistruggono, stupidi umani, da sempre. Hanno sempre odiato e annientato tutto ciò che a loro sembrava diverso da quel che consideravano "normale" eppure adesso, mentre il loro insulso mondo si sta sgretolando chiedono aiuto alle persone diverse, alle stesse che hanno temuto per tanto tempo, non è buffo? 
Trovo anche esilarante che adesso mi temano, anche se sto facendo la stessa cosa che facevano loro: li sto distruggendo.
Umani.
Chissà cos'ha trovato di interessante il mio "adorato" fratello in loro, creature primitive, chissà cosa l'ha fatto innamorare di una delle loro donne, così sottosviluppate rispetto a qualsiasi asgardiana, questo non lo capirò mai.
Ma cosa posso saperne mai io? Una volta quando dopo una delle mie marachelle da bambino mio fratello mi prese da parte mentre mi accompagnava alla mia punizione e mi disse: "Loki sai tu cos' è l'amore? " guardai il mio gigantesco fratello, così simile a mio padre ed esitai. Esitai madre. Sapete perché? Semplice perché oltre all'amore che mi davi tu io non ne conoscevo altri, non ero come lui che al suo passaggio otteneva ovazioni e carezze, io venivo evitato perché tutti sapevano tranne io. Dunque immaginatemi per un istante, madre, un ragazzino che sta per essere punito che si trova a dover riflettere su un concetto così complicato come l'amore, non l'ho capito mai veramente. Con il passare del tempo quel senso di inadeguatezza, quella profezia che mi avevano dato, e che vedevo senza capire negli occhi di chi mi guardava, ha finito per avverarsi. 
Loro mi guardano così come se fossi uno stolto che parla da solo! Se parlo con loro e perché so che di loro mi posso fidare no? loro sono il futuro della terra, in questo momento sono il mio futuro e dunque con chi posso parlare se non con loro? 
Sono piccoli, fragili e indifesi eppure nei loro occhi si riflettono tutte le speranze che gli umani hanno nel futuro, allora a loro va il mio discorso anche se forse non gli resterà che l'eco di un lontano sogno alla loro crescita.
Spero che non debbano aspettare di perdere il loro oggetto d'amore per capire il significato dell'amore stesso. ANGOLO DELL'AUTORE: Questa storia nasce per caso, dalla mia mente deviata e da quella un po' più sana della mia piccola ghianda imitatrice, nonché mia sorella, Erika. Per noi è importante perché c'è una sorta di comprensione nei confronti di un personaggio non molto amato ma che dovrebbe essere rivalutato. La dedico a tre persone speciali della mia vita: Anna, Grazie per la tua disponibilità e per il supporto morale che mi dai, senza di te non avrei nemmeno il coraggio di mettere i miei pensieri fuori dal buco scuro che è il mio cervello! Okarin, Grazie per essere il mio scienziato pazzo che rende più bella la mia vita
  
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