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Autore: Irenetta98    12/05/2015    1 recensioni
Il ciclo è qualcosa che si ripete.
Sempre.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Buio.

 

Non mi muovo. Non so come si fa a muoversi.

Il silenzio è maledettamente assordante, colmo di vuoto e di spazio e di ignoto.

Resto immobile.

Sento qualcosa che mi spinge da dentro il petto, qualcosa che preme per uscire risalendo dalla laringe dritto alle mie labbra. Che cos'è?

È qualcosa che viene da me, sembra provenire da un punto cieco più in basso da dove sto vedendo il nulla. Una serie di... piccoli colpetti lenti, che si susseguono in modo regolare e che sembrano farmi buttare fuori aria dal naso. È così... insolito! Il pensiero mi diverte.

Poi mi rendo conto di cosa sto facendo.

 

… Sto pensando?

 

È come se ci fosse una vocina flebile, dolce, che mi sussurra parole nella mente... una vocina che sento spesso provenire da un luogo che si trova sopra di me, ma non saprei dire dove esattamente.

In realtà, neanche so dove sono e perché sono qui. Da quanto tempo sono immersa in questo involucro in cui i sensi si annullano?

Non avverto nulla, solo quella vocina che mi bisbiglia parole in testa e questo delicato tepore che avvolge con il suo abbraccio di piacere tutto quello che per adesso è il mio essere. Tutto quello che per adesso sono io: un puro coinvolgimento di sensi tattili.

Solo ora mi accorgo di come mi stia divinamente crogiolando in questa mandorla protettiva, in questo tempio di mera anima, con il calore che mi culla e la voce che mi accarezza.

Sì, mi accorgo... che non potrei desiderare di meglio! Allora sorrido, e nel sorridere mi viene spontaneo emettere un suono, che si diffonde in tutto il tempio silenzioso, colmandolo della sua essenza, e attivando finalmente anche il mio udito.

Poi sfuma e svanisce e tutto sprofonda immancabilmente nel nulla.

Voglio sentirlo di nuovo! Rido ancora e stavolta accompagno un movimento alla voce, colpendo quello che sembra essere il confine di quell'involucro non più ignoto. Appena tocco quel confine così morbido, la voce, quella flebile, dolcissima, candida voce, si insinua di nuovo nel silenzio e sembra felice, eccitata, piena di gioia.

Che bello! In pochi secondi, tutta la situazione si è movimentata. Mi piace, mi piace!

Voglio vedere la voce! Voglio vedere com'è fatta, se è tanto bella e fresca come la sento nella mia testa e a volte nelle mie orecchie! Alzo la testa e mi impegno con tutte le mie forze per fare anche questo.

Apro gli occhi.

 

Buio.

 

Resto immobile.

In pochi secondi, tutto è tornato come prima. La voce non ha un colore...? Non è bella la voce?

Dove sono io?

Perché sono qui?

Non mi piace... io voglio vedere la voce! Sento qualcosa... che penetra nel mio petto. Si insinua lento ma inesorabile dentro di me dritto dritto verso quei colpetti che spingono e che ora si fanno via via più rapidi. L'aria che butto fuori dal naso si fa più veloce e intensa, tanto che non mi bastano più le narici e devo aprire la bocca per espellerla. Mentre continuo a buttare fuori aria, qualcosa riempie i miei occhi aperti nel nulla più assoluto e poi scivola giù giù, lungo le mie guance, striandole come un ruscello in terra arida. Non mi piace!

Il silenzio è stato squarciato bruscamente da un mio grido, con il corpo comincio a tastare violentemente i confini di quell'involucro che adesso si rivela molto più angusto e soffocante di quanto lo avessi immaginato. Mi agito, mi dimeno in quella dimensione irreale di non esistenza e mi inarco verso la voce dolce, fino ad avvertire una sensazione molto spiacevole in tutto il corpo.

Qualcosa mi spinge via da lei, mi trascina lontano dal tempio dei sensi incompleti.

Mentre scivolo via, vedo un qualcosa affiorare all'orizzonte.

...Vedo...?!

I miei occhi, strappati via bruscamente dalla loro cecità, si richiudono repentinamente, rifiutandosi di entrare in quel mondo di sconosciuto non buio.

È strano, sento la voce affievolirsi ma allo stesso tempo si fa più vicina, chiara.

Ormai i colpetti hanno raggiunto una frequenza incalcolabile ed io continuo a gridare e gridare, perché sento che non esisterei più se smettessi di farlo.

Qualcosa continua a farmi scivolare ed ecco, sono uscita dalla mandorla.

Non sento più il tepore.

Non riesco più a muovermi.

La voce è diventata due, tre, cinque, dieci voci confuse e fastidiose, insieme alle mie grida.

Ogni tanto, sento la voce dolce ergersi sulle altre e chiamarmi, chiamarmi.

Voglio vedere la voce, voglio riconoscerla! Alzo la testa e mi impegno per fare anche questo.

Apro gli occhi.

 

 

La madre rilassò i muscoli e si distese, sfinita, sul lettino immacolato. Intorno a lei, le infermiere e la dottoressa esultavano raggianti, portando in alto, come il più ricco dei trofei, la sua piccola creatura che si dimenava e gridava, cercandola nel tepore materno a cui era stata strappata via.

Protese le mani e la strinse a sé, porgendole la mammella e tirandola immediatamente via dalla presenza irruente delle donne concitate in camice verde.

Mentre la allattava, pensò a che nome avrebbe dato alla bambina. Guardò gli occhietti della neonata e vide riflessa nelle sue iridi ciò che aveva dato vita al suo sguardo, e il nome le fu chiaro.

Appoggiò il mento sulla testolina della bimba e disse sommessamente:<< Benvenuta nel tuo regno, piccola Luce >>.

  
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