Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: __avatar__    12/05/2015    2 recensioni
I nostri supereroi sono dei piccoli e dolci bambini combina guai, come si comporteranno all'asilo?
Genere: Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Di solito i bambini amano andare all’asilo. Hai l’imbarazzo della scelta per i giochi e puoi usarli praticamente tutto il giorno, si mangia bene ma soprattutto c’è il sonnellino pomeridiano. Ammettiamolo anche i grandi vorrebbero tornare a quell’età, essere spensierati. Purtroppo però un bambino non è di questa idea, e di andare all’asilo non ne vuole sapere o come lo definisce lui “luogo di tortura”.

“No mamma non voglio” il piccolo angioletto biondo prese ad attaccarsi alla porta di casa, mentre la madre cercava di tirarselo dietro per portarlo in macchina.

“Ma Thor, non puoi stare a casa da solo.” parlò Frigga, riuscendo finalmente a prenderlo in braccio e dirigendosi alla macchina.

“Gli altri sono cattivi con me. Mi fanno sempre i dispetti durante il riposino.” iniziò quello, mentre sul viso iniziava a formarsi la classica espressione di lacrime in arrivo

“E mi rubano i giocattoli.” ed eccole due lacrime solitarie scendere senza freno.

Frigga lo guardò addolcita, lo strinse forte e disse, mentre lo faceva sedere sul seggiolino posteriore

Il viaggio fino all’asilo fu un supplizio per Frigga, non aveva mai visto suo figlio così giù di morale con le lacrime agli occhi. Cercò di distrarlo facendogli vedere fuori dal finestrino il campetto giochi dove lo avrebbe poi portato nel pomeriggio, ma il piccolo angioletto non diede segno di felicità.

Il dramma fu quando arrivarono e dovette farlo scendere dal seggiolino.

“Dai Thor, fai il bravo.” implorò la donna prendendolo per le gambe

“No! Io li dentro non ci vado.” urlò quello aggrappandosi forte al seggiolino

Ma la battaglia fu vinta come sempre dalla madre. lo prese in braccio, chiuse la macchina e si diresse verso l’entrata dove la maestra stava accogliendo tutti i suoi bambini. Quando vide il piccolo Thor sorrise angelica.

Una volta che il piccolo venne portato in aula, Frigga chiese a Alice, la maestra del figlio, se potevano parlare della situazione creatasi.

“Ormai è un mese che non vuole venire. Tu sai spiegarmi che cosa succede veramente?”

“Non ti saprei dire, è vero che gli altri bambini delle volte si comportano in modo strano. Ma con Thor sono tutti molto gentili. Forse so quel’è il vero problema, è appena nato un fratellino a un loro compagno e abbiamo fatto una festicciola. Quel giorno probabilmente avrà visto che gli altri giocavano più con Lucas, invece che con lui. Per me si sente solo, perché non provate con un altro figlio o non so un cucciolo.” aggiunse veloce vedendo l’espressione di Frigga.

“Va bene, vedrò di parlare con Odino. Troveremo una soluzione. Grazie Alice.”

Durante la giornata, Alice tenne d’occhio Thor per vedere come si comportava ma per lo più restava isolato da tutti. Anche quando andavano a dirgli se volevano giocare con lui, quello diceva di no e si spostava. Alche Alice decise di avvicinarsi e provare a parlarci.

“Ehi tesoro. Come mai non stai con gli altri?” gli chiese scostandogli i capelli biondi dalla fronte per liberare gli occhi azzurri cielo così belli. Il bambino in tutta risposta alzò le spalle, senza smettere di giocare con la palla che aveva in mano.

“Vuoi giocare con me?” il bambino alzò lo sguardo allibito

“Ma tu sei grande.” rispose semplicemente

“Capisco, quindi tu vorresti giocare con qualcuno delle tua età o più piccolo, come un fratellino magari.” la maestra buttò li quella frase, e subito Thor si illuminò, ma subito dopo tornò ad essere giù di morale. Alice decise di non stressarlo troppo, così si alzò e tornò a controllare gli altri. Ma per tutto il giorno tenne d’occhio il biondo, finché la madre non andò a prenderlo.

 

“Dov’è il mio campione?” tuonò Odino tornato a casa dal lavoro. Poggiò la giacca e la valigetta ventiquattr’ore sulla poltrona e si avvicino al figlio vicino al tavolino in salotto mentre stava disegnando, l’uomo si sporse sopra il figlio e notò che aveva disegnato la loro famiglia ma con una persona in più. Diede una carezza al figlio e si diresse in cucina.

“Ciao tesoro.” Salutò la moglie che stava mescolando la cena in una pentola. Quella ricambiò il saluto per poi tornare pensierosa sulla cena.

“Quali pensieri affliggono la mia bellissima moglie?”

“Mhm? E’ Thor, è tutta la sera che continua a fare lo stesso disegno, con una persona in più.” poi si girò di scatto, guardando il marito con una luce strana negli occhi. Odino, dal canto suo si allontanò un poco

“Frigga, mi metti paura. A che pensi?”

“Adottiamo un bambino. Sai che non posso più averne. Almeno così Thor non si sentirà più solo.”

“Sei sicura che questa cosa possa servire?” l’uomo era un po’ restio ad avere un altro figlio, ma sapeva quanto la moglie adorasse i bambini, poi guardandola raggiante acconsentì.

“Domani prova a vedere se riesci ad avere un appuntamento, vediamo di fare qualcosa.”

 

Passò una settimana e Frigga riuscì ad ottenere un appuntamento con l’istituto per il mese successivo. Non fu facile persuadere il piccolo Thor ad andare all’asilo, ma alla scoperta che avrebbe presto avuto un fratello cambiò le cose. Si svegliava la mattina con il sorriso sempre stampato in faccia, Frigga parlò con la maestra che le disse che il bambino era sempre insieme agli altri e giocava come non faceva da tempo. Ogni tanto buttava li qualche domanda, se il fratellino sarà più piccolo o più grande. Finalmente arrivò il giorno stabilito, Frigga ed Odino portano insieme il figlio all’asilo e lo lasciarono con il sorriso sulle labbra. 

I due adulti invece partirono alla volta dell’Orfanotrofio, dovettero attraversare tutta la città e sorbirsi il traffico della mattina. Odino era alla guida, come sempre attento alle altre macchine, mentre Frigga sedeva al lato passeggero, il viso rivolto fuori dal finestrino e contemplava la città mentre mille pensieri le vorticavano in mente. Il marito, si girò a guardarla e vedendo subito l’espressione preoccupata domandò gentile

“Frigga, cosa preoccupa la tua mente brillante?” e fermò la macchina al semaforo, che era diventato rosso, poi girarsi verso la moglie.

“Non lo so, stavo pensando. Odino e se poi questo bambino ci odierà? dopo tutto non siamo i suoi veri genitori.” L’uomo la guardò, poi un sorriso solcò le labbra e le disse

“Tu sei la persona migliore che si può occupare di un bambino speciale come quello che stiamo per avere. Noi tutti faremo in modo di trattarlo come se fosse nato in casa nostra dal principio. Starà bene.” e le diede una carezza, poi si girò giusto in tempo per vedere la luce del semaforo diventare verde, così avviò la macchina.

Frigga, con il cuore un po’ più leggero grazie alle parole del marito, tornò a fissare la città che pian piano si svegliava.

Dopo un po’ parcheggiarono accanto ad un edificio bianco, circondato da un alto cancello in ferro battuto, sopra l’entrata la scritta “Little Orphans” torreggiava su di loro. Odino suonò il citofono, sulla colonna di muro accanto a loro rispose che aveva un appuntamento con la direttrice e subito sentirono un clang e il cancello si aprì di poco. L’uomo lo spinse e fece entrare la moglie. 

una volta dentro la struttura, appariva abbastanza nuova, anche se le pareti spoglie e qua e la i muri si stavano scrostando lasciarono i due un po’ sbigottiti. Un bambino, non più grand dei tre anni sbucò da dietro una porta, li guardò un attimo e poi tornò nella stanza con un sorrisino vispo.

Frigga si avvicinò la bancone della segreteria dicendo che aveva un appuntamento con la direttrice, la ragazza dietro la scrivania le sorrise, poi si diresse verso la porta dalla quale era sbucato il bambino; dopo poco nesci una donna alta, con capelli castani mossi, un viso un po' corpulento e due occhi grigi penetranti. Teneva in braccio il bambino, e Frigga la sentì dire

“Riporta Nickolas in camera, e controlla che non scappi più dal lettino.” e detto ciò diede in braccio il bambino alla ragazza e si voltò verso i due nuovi arrivati.

“Buongiorno, scusate l’attesa ma abbiamo poco personale, causa influenza. Sono Camille, prego accomodatevi.” e con un gesto li invitò nell’ufficio.

Questo era un po’ più arredato del corridoio, c’era una scrivania con due sedie davanti dall’aria molto scomoda, due librerie piene di libri. Le pareti erano di un verde opaco, e una solitaria pianta giaceva vicina alla finestra. Camille si sedette dietro la scrivania e fece accomodare Frigga ed Odino sulle sedie.

“Allora, prima di cominciare volete del caffè? No?-disse vedendo il gesto di diniego die due- Bene allora. Sono stata molto felice di ricevere la vostra richiesta, solitamente ci vuole più tempo per le questioni burocratiche, ma ultimamente va tutto a gonfie vele”

si certo, va tutto a gonfie vele. non è di certo grazie al governo che ci avete permesso il colloquio, ma solo perché avete controllato che odino è un pezzo grosso in un ditta intercontinentale e io un avvocato.Quindi il bambino andrà in mano a gente piena di soldi, secondo il vostro metodo di giudizio solo quelli contano.” si ritrovò a pensare Frigga.

“Ditemi, cosa avevate in mente? Un bambino molto piccolo, o già delle elementari?” Odino si girò a guardare la moglie, poi parlò

“Vede, noi abbiamo già un altro figlio, Thor, che ha cinque anni. Vorremmo un bambino della sua età, o di un anno più piccolo, così che possano fare compagnia.”

“E come mai avete deciso di adottare e non farne uno vostro ancora? Se mi permettete mi sembrate ancora in età per averne.” Odino stava per parlare quando Frigga lo interruppe

“Mi spiace, ma queste sono cose mie private. Deve essere felice che siamo qui, invece.”

“Chiedo scusa se sono stata inopportuna.” disse quella con poca aria di scuse. Poi si alzò e aprì la porta facendo segno loro di seguirla. Li portò fino al terzo piano, durante il tragitto sentito vari schiamazzi provenire dagli altri piani, bambini che ridevano, che correvano.

“Eccovi arrivati, Qui ci sono i bambini dai quattro ai sette anni. Non dovete scegliere ora, potrete venire tutte le volte che volete, l’unica cosa che vi chiedo di non illuderli.” detto ciò li lasciò soli, scendendo di nuovo le scale.

odino guardò la moglie, poi le prese la mano e chiese “Pronta?” quella in risposta gli strinse la mano. L’uomo aprì la porta e subito vennero travolti dalla risate dei bambini.

Sembravano dei piccoli uragani che correvano, saltavano e giocavano con la palla. Altri, i più grandi forse, erano in un angolo a giocare come i pugili. Un gruppo giocava a football, mentre delle ragazzine erano sedute tra due letti e stavano li con le loro bambole di pezza. I due adulti si sedettero su delle sedie e rimasero a fissare lo spettacolo davanti a loro, quasi nessuno sembrava essersi accorto della loro presenza. Odino era stato rapito con lo sguardo sia dai ragazzi che stavano “lottando” che da quelli che giocavano a football; la moglie tutta via era presa a guardare le bambine, da sempre voleva una figlia ed era tentata di dirlo al marito, quando il suo sguardo venne catturato da un bambino, era uno dei più piccoli lo si capiva subito. Era seduto su una sedia, e si vedeva che era maggiolino, con una folta chioma nera, ma quello che più la lasciava senza parole fu che il bambino aveva in mano un grosso libro.

Frigga si girò verso il marito, facendogli segno verso quel bambino, l’uomo lo guardò e rimase di stucco. Non voleva essere cattivo, ma proprio non lo vedeva come un possibile compagno di giochi di Thor, era talmente magro che il figlio gli avrebbe spaccato un braccio un giorno si e l’altro pure. Però vedendo l’espressione della moglie, fece di si con la testa e quella si avvicinò.

“Ciao. Come ti chiami?” chiese mentre prendeva un’altra sedia e si sedeva accanto al bambino. Quello alzò la testa, rivelando due brillanti occhi verdi, erano come due smeraldi, profondi e bellissimi.

“Loki, e tu?”

“Frigga. Cosa stai leggendo?” domandò curiosa. Quello chiuse un poco il libro e lesse il titolo.

“Le avventure di Bianca e Bernie. So che hanno fatto un cartone, ma non l’ho mai visto.” parlò, per poi riprendere a guardare la donna

“Quanti anni hai?”

“Quattro e tre mesi.” contò sulle dita.

Quattro anni e tre mesi, e sapeva già leggere un libro senza figure. Ci aveva visto bene quel bambino era speciale.




Angolo autrice
Va bene va bene sono tornata. Non sapevo cosa scrivere, quando ho visto un'immagine dei nostri piccoli casinisti mi sono detta che noon c'erano molte storie di loro da piccoli umani. So che questo primo capitolo non è molto bello e divertente, ma credo che ripecchi il mio umore in questo periodo ahahah
Prometto che i prossimi saranno più felici e divertenti.
Alla prossima

__avatar__

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: __avatar__