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Autore: xX__Eli_Sev__Xx    12/05/2015    0 recensioni
Incredibile quanto la guerra e la perdita possano sconvolgere la vita delle persone.
Ellie Nightshade e Henry Faircross lo sanno bene.
Nella prima guerra contro Valentine entrambi hanno perso tutto: la propria famiglia, la propria casa, le proprie certezze...
Quando Magnus Bane li porta via da Idris diretto all'Istituto di New York, sono ben consci che l'unica cosa su cui potranno fare affidamento sono loro stessi.
Per questo decidono di diventare Parabatai.
Perché avere un Parabatai vuol dire proteggersi a vicenda, amarsi incondizionatamente, essere amici, fratelli ed essere pronti a sacrificare tutto per la felicità dell'altro: essere una famiglia.
Quando la guerra mortale minaccerà di distruggere ogni cosa ancora una volta, i Cacciatori dell'Istituto di New York si ritroveranno a combattere non solo contro i Demoni evocati da Valentine e Sebastian - intenzionati a creare una nuova stirpe di Shadowhunters - ma anche contro quelli che si annidano nelle loro anime e dovranno essere pronti a perdere tutto pur di proteggere coloro che amano.
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Love Turns to Ashes

XIX
Questione di scelte

Cammino avanti e indietro per la stanza.
Per l’Angelo.
Non riesco a crederci.
Non è possibile.
Non posso averlo fatto.
Ma che cavolo mi prende?
Mi porto le mani al volto e le premo sulle tempie.
Accidenti!
Sento la porta scattare.
Mi volto e sto già per cacciare Henry a calci, ma subito mi blocco.
 - Tom. -  dico vedendo il mio ragazzo fare capolino dalla porta.
 - Ehi, Ellie. -  mi saluta e si chiude la porta alle spalle  - Credevo che dormissi. -
Scuoto il capo e tento di ricompormi.  - No. -
 - Cos’è successo di sotto? Sembra che sia esplosa una bomba. -  mi dice.
Abbasso lo sguardo e mi impongo di recuperare la lucidità, di non pensare alle mani di Henry su di me, alle sue labbra, al suo corpo premuto contro il mio…
 - Henry. -  rispondo  - Tornare qui ha risvegliato in lui brutti ricordi. -  spiego.
Lui annuisce.   - Forse dovremmo trasferirci dai Penhallow. -  propone lui  - Almeno non dovrebbe convivere con i ricordi. -
 - Sì. È una scelta saggia. -  concordo. Avrei dovuto accettare subito la proposta di Aline. Non so perché non l’ho fatto.
Vedendo che ho le guance arrossate Tom si avvicina.  - Sicura di stare bene? -  chiede apprensivo accarezzandomi il volto con il dorso della mano.
Annuisco e prima che possa chiedermi qualsiasi altra cosa lo tiro a me circondandogli il collo con le spalle. Poggio le mie labbra sulle sue, cercandole avidamente e aspettando una sua risposta, che non tarda ad arrivare.
Mi circonda la vita con le braccia e mi tira a sé. I nostri corpi aderiscono anche se, mi rendo conto, non perfettamente come il mio e quello di Henry.
No.
Non dovrei pensare a Henry.
Non mentre bacio il mio ragazzo.
Non mentre assaporo ogni centimetro delle labbra di colui che mi ha detto più volte di amarmi.
Adesso c’è Tom.
Io e Tom.
Quando ci separiamo, lui mi osserva sorridendo.  - Come mai questa accoglienza? -  mi domanda in un sussurro.
Sorrido forzatamente.  - Mi sei mancato. -  in parte è la verità.
Mi è mancato, ma avevo anche bisogno di provare che quello che ho sentito poco fa con Henry era diverso, che non era così intenso come con Tom.
Ed è stato diverso.
Totalmente diverso.
Anche se non so se è una cosa positiva.
Sono troppo confusa.
 - Anche tu mi sei mancata. -  sussurra poggiando la sua fronte contro la mia. Poi si allontana  - Andiamo a dormire. -  dice  - Domani diremo ai Penhallow che andiamo a stare da loro. -  afferma.
Annuisco, gli sfioro nuovamente le labbra con le mie.
 - Buonanotte. -  sussurra.
 - Buonanotte, Tom. -  lo saluto e poi esce dalla stanza.
 
Quando il mattino seguente scendo al piano di sotto, vedo che né Henry né Tom sono ancora in piedi. Il mio ragazzo è tornato tardi dalla riunione del Consiglio e non so quando Henry sia andato a letto, ma suppongo tardi quanto me.
Entro in salotto e comincio a risistemare il disastro lasciato dal mio parabatai. I libri sono ancora intatti, ma non si può dire la stessa cosa dei soprammobili in vetro e ceramica. Dopo aver constatato che sono da buttare, li ammucchio in un angolo e mi occupo dei libri.
Dopo aver riempito il primo scaffale con alcuni manuali sui demoni, probabilmente appartenenti al padre di Henry, mi chino nuovamente per raccoglierne altri. Trovo il codice e alcuni romanzi mondani della madre del mio parabatai. Li prendo tra le mai formando una pila tentando di non farli cadere nuovamente.
Quando mi rimetto in piedi e mi volto, mi trovo davanti Henry.
Sobbalzo e i libri cadono a terra con un tonfo.
Abbasso lo sguardo sui volumi ai miei piedi, per poi risollevarlo sul volto del mio amico. I miei occhi incontrano i suoi.
Per un momento nessuno dei due parla. Rimaniamo in silenzio, ad osservarci.
 - Ellie… -  esordisce lui alla fine.
Io sospiro e lo blocco.  - No. -  non voglio che tenti di giustificarsi.
 - Ellie, ti prego… -  mi implora  - Dobbiamo parlare. -
 - No. -  mi impongo.
 - Quello che è successo… -  riprende, ignorando le mie proteste.
 - Non è successo nulla. -  lo interrompo facendo un passo indietro e osservandolo da capo a piedi.
 - Vuoi negarlo? -  chiede  - Vuoi negare che ieri sera noi due… -
Scuoto il capo  - Non c’è nessun noi, Henry. -  mi rendo conto di essere crudele. Ma spero di averlo ferito. Spero che capisca che nulla di tutto questo ha senso.
Sul suo volto vedo dipingersi un’espressione prima di sorpresa e poi di delusione.  - Ellie, noi… -  si sposta i capelli dal viso con un gesto della mano.
 - Basta, Henry. -  lo interrompo ancora duramente  - Smettila. -  Raccolgo i libri finiti a terra, li poggio a casaccio sulla mensola e lo oltrepasso per uscire dal salotto.
 - No. -  dice e mi afferra per un braccio tirandomi a sé  - Non ti permetto di andartene. -
Quando la sua mano incontra la pelle del mio braccio, sento una scossa elettrica attraversarmi. Mi sfugge un gemito che subito tento di soffocare mordendomi il labbro inferiore.
 - Non puoi impedirmelo. -  dico, ma la voce mi muore in gola quando sento le sue dita scorrere sul mio braccio provocandomi un brivido.
 - Non vuoi andartene. -  afferma sicuro.
I nostri occhi sono incatenati.
Ha ragione. Non voglio andarmene. Ma devo.
Non posso affrontare questo argomento. Non voglio affrontarlo.
 - Lasciami andare, Henry. -  ripete quasi ringhiando, anche se sto lottando per trattenere le lacrime.
Scuote il capo.  - Non finché non avremo parlato. -
 - Lasciami. -  ripeto tentando di liberarmi dalla sua presa.
I suoi occhi neri mi scrutano. Percorrono il mio corpo in cerca di un segno che riveli che ciò che sto dicendo non è quello che voglio davvero.
Sento dei passi giù dalle scale.
Tom compare sulla soglia del salotto.
 - Buongiorno. -  saluta.
Grazie al cielo è arrivato. Henry sarà costretto a lasciarmi andare.
Io mi volto.  - Ciao, Tom. -  sorrido e Henry molla il mio braccio lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi.
Mi avvicino al mio ragazzo e lo bacio. Lui ricambia e mi sorride.
 - Che ne dite se andiamo dai Penhallow? -  propone.
Io annuisco e lui si volta verso il mio amico  - Henry? -  chiede.
Lui solleva lo sguardo e vedo la sua espressione mutare.  - Vacci tu se vuoi, Greenstorm. -  risponde quasi ringhiando.
 - Sarebbe meglio andare via di qui. -  fa notare Tom.
 - Che ne sai tu? -  ribatte il mio parabatai.
 - Tutto questo è la prova che qui non possiamo più rimanere. -  replica indicando il disastro in salotto.
Henry ride  - Allora vai. -  ci invita  - Io rimango qui. -
Il mio ragazzo abbassa lo sguardo e poi si rivolge a me  - Ti aspetto fuori. -  
Annuisco e poi torno ad osservare Henry.  - Henry. -  dico e mi avvicino  - Sai bene che è meglio andarsene. -
Scuote il capo.  - Perché dovrei? -  domanda.
 - Perché quello che è successo ieri sera, quel crollo che hai avuto… -  mi interrompo  - Più lontano stai da qui, meglio è per te. -
 - E dove dovrei andare, di grazia? -
 - Con me e Tom dai Penhallow. -  rispondo con ovvietà.
Lui ride. Una risata amara  - Per vedere te e Tom stare insieme? -  esclama.
 - Credevo avessi accettato ciò che c’era tra me e lui. -  affermo ignorando le sue ultime parole.
 - Accettato? -  chiede muovendo un passo verso di me  - Io lo odio, Ellie. Lo odio con tutto il mio cuore. -
Le sue parole mi feriscono. Penetrano a fondo nella mia anima ferendomi come una lama affilata. Sento le lacrime premere contro i miei occhi.  - Come puoi dire questo sapendo cosa provo per lui? -
 - Tu non provi nulla per lui. -  ribatte  - E la prova di questo è ciò che è successo la scorsa notte tra me e te. -
Le immagini di me e Henry avvinghiati sul divano tornano a galla.
Le respingo prima che possano farsi troppo vivide.
 - Non è successo nulla. -  affermo, anche se sto mentendo alla grande anche e soprattutto a me stessa.
 - Davvero? -  chiede stuzzicandomi  - A me non sembra. -
 - Basta, Henry. -  sbotto, sono stufa  - Devi scegliere. Vieni con noi o rimani qui? -
 - Io ho già scelto. -  risponde  - La scelta è tua. Vai con Tom o rimani qui con me? -
Aggrotto le sopracciglia. Non so perché ma ho l’impressione che la scelta non riguardi solo il posto dove passeremo i nostri giorni a Idris, ma anche il nostro rapporto.
Non posso scegliere.
Non voglio perdere nessuno dei due.
Ma sono consapevole di trovarmi di fronte ad un bivio.
Tom o Henry.
Abbasso lo sguardo e poi inspiro profondamente.
Faccio un passo indietro verso la porta.
Sento il mio parabatai sospirare.  - Certo. Ovvio. -  dice scuotendo il capo.
 - Henry, ti prego. -  lo imploro con voce spezzata  - Nessuno ti costringe a… -
 - Vattene. -  ordina voltandosi e cominciando a sistemare alcuni libri.
 - Henry… -
 - Vattene! -  ringhia.
Indietreggio e senza aspettare che mi butti fuori a calci, esco chiudendomi la porta alle spalle.
 
Sono seduta sui gradini nel piccolo giardino di casa Penhallow. Le lacrime scorrono sulle mie guance come una cascata, impossibili da arrestare. Ho pianto così tanto che adesso sembrano corrodermi la pelle, sono dolorose, terribilmente dolorose.
Ho aspettato che non ci fosse nessuno a casa per piangere, non voglio che mi vedano così. Non voglio che mi chiedano il perché di queste lacrime, sarebbe troppo difficile per me spiegare e per loro capire.
Ogni qualvolta vedo comparire qualcuno dal fondo della strada, penso, spero che sia Henry, ma lui non arriva.
Ha deciso di rimanere a casa sua e mi ha cacciata via.
Non potrò più tornare, non perché non ne avrei il coraggio, ma perché non ci riuscirei dopo tutte le cose che mi ha detto.
 - Ellie? -  una voce mi costringe a voltarmi.
 - Ciao, Alec. -  saluto senza neanche preoccuparmi di asciugare le lacrime che stanno scivolando sulle mie guance pallide. Non mi interessa nascondere che ho pianto. Non al mio migliore amico.
Si siede accanto a me e senza dire nulla mi cinge le spalle con un braccio tirandomi a sé.  - Va tutto bene, El. -  mi sussurra e mi sfiora i capelli con le labbra.
 - No. -  singhiozzo  - Niente va per il verso giusto. -
 - Che succede? -  domanda.
 - Non devi raccontarlo a nessuno, Alec. -  esordisco  - Promettimelo. Promettimi che se ti metterò al corrente di tutto, non dirai nulla a nessuno. Neanche ai nostri amici. -
Lui aggrotta le sopracciglia, ma alla fine annuisce.  - Lo prometto. -  dice  - Ellie, mi stai facendo preoccupare. -
Prendo un bel respiro e gli racconto tutto tra lacrime e singhiozzi. Gli racconto di tutte le sfuriate di Henry, del fatto che odia Tom, di quello che è successo ieri sera, di quello che ho provato e del nostro litigio questa mattina.
Lui ascolta e annuisce, senza mai interrompermi.
Alla fine parla.  - Mi dispiace per quello che ti ha detto Henry. -
Scuoto il capo.  - Mi ha ferita. Come può chiedermi di rinunciare a lui? È il mio migliore amico. -
Alec sospira.
Io mi volto e osservo il suo volto.
Ha lo sguardo abbassato e si sta torturando le mani.
 - Alec. -  lo chiamo  - È tutto ok? -  per un momento credo che sia combattuto riguardo al raccontare tutto al Consiglio, in quanto Cacciatore maggiorenne, o al tenerlo segreto. Dopotutto, quello che è successo tra me e Henry è una trasgressione alle leggi del Conclave.
 - Sì. -  risponde.
 - Dovrai dire tutto al Consiglio? -
Lui solleva lo sguardo di scatto.  - Oh, per l’Angelo, no! -  esclama e mi sfugge un sospiro di sollievo  - Non lo farei mai. -  
 - Grazie. -  sussurro.
Lui mi poggia una mano sulla spalla e sorride.  - L’hai raccontato a Tom? -  chiede.
Scuoto il capo.  - No. Non ho avuto il coraggio. -  abbasso lo sguardo.
 - Se ne sarà accorto. -  afferma Alec.
Mi volto nuovamente.  - Tu credi? -  domando preoccupata.
 - Be’, credo che se ne siano accorti tutti. -  afferma.
Aggrotto le sopracciglia.  - Come? -
 - Era abbastanza evidente che Henry provava qualcosa per te. -
Scatto in piedi.  - Cosa? -  ansimo, improvvisamente senza fiato  - No, lui non… Era solo confuso, aveva bisogno di qualcuno che gli desse una mano… -  balbetto.
Alec si mette in piedi e mi prende una mano.  - Ellie, ma non ti sei accorta di nulla? -
 - Di cosa avrei dovuto accorgermi? -  domando.
 - Non ti sei mai accorta dei suoi sguardi, dei suoi atteggiamenti e di come si comportava quando era con te? -  chiede stupito.
Io scuoto il capo confusa.  - No. Non è possibile. -
 - Henry è innamorato di te. -  
Quelle parole mi trafiggono definitivamente. Sento che i miei polmoni si svuotano. Non riesco a respirare.
Ma… adesso capisco la sua ostilità verso Tom.
Era geloso.
Oh, per l’Angelo…
Come ho fatto a non vedere?
 - No. Non può essere. Non deve essere. -  sussurro e le lacrime riprendono a rigarmi il volto.
 - Anche tu provi qualcosa per lui. -  mi fa notare il mio amico.
 - No. -  rispondo sicura  - Lui è come un fratello per me. -
 - Sai che non è così. Altrimenti non saresti qui a crucciarti per ciò che è successo, perché non gli avresti dato alcuna importanza. -
 - Io sto con Tom. Amo Tom. -  sbotto.
Lui inclina il capo da una parte.  - Ne sei certa? -
Se ne sono certa?
No.
Non sono più certa di nulla, è inutile mentire a me stessa.
 - Sì. -  mi ritrovo a rispondere alla fine, nonostante la confusione che attanaglia la mia mente.
Alec fa spallucce.  - Allora dillo a Henry. -
 - Non ce n’è bisogno. -  replico  - Mi ha cacciata da casa sua e credo che mi abbia allontanata anche dalla sua vita. -
 - Ellie… -
 - Ed è giusto così. -  riprendo prima che possa interrompermi  - Siamo parabatai. -
Alec annuisce. Anche lui, quando era innamorato di Jace aveva capito che l’essere parabatai non aiutava e che sarebbe stato un ostacolo invalicabile.
 - Vieni. -  dice alla fine  - Andiamo a bere una tazza di tè. -  propone tirandomi per un braccio.
Scuoto il capo.  - No. -  rispondo  - Ho bisogno di stare un po’ da sola. -  spiego.
Il mio amico annuisce.  - Ok. -  
 - Ci vediamo più tardi. -  dico  - Vado a fare una passeggiata. -
Annuisce e io mi allontano.
 
ANGOLO DEL MOSTRICIATTOLO CHE SCRIVE
Ciao a tutti! Ecco a voi il 19esimo capitolo, come promesso, ovviamente con un giorno di ritardo ^_^”. Abbiate pietà di me!
Spero che vi piaccia e che ripaghi l’attesa.
A lunedì, Eli
 
 
 
   
 
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