Storie originali > Romantico
Segui la storia  |      
Autore: giulia_gio1    12/05/2015    0 recensioni
Johanna è una ragazza cresciuta in un orfanotrofio con un passato straziante che deve imparare a cavarsela da sola. Tutto sembra andare per il meglio, ma molte cose devono accadere prima che possa finalmente trovare la felicità.
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
L'autunno era sempre stata la sua stagione preferita, con tutti quei colori e quel clima mite che la faceva stare bene. Forse è proprio per questo che decise di fare il "grande passo" a settembre. Dopo la perdita dei suoi genitori ne aveva fatti tanti di passi da sola, ma questo le avrebbe cambiato la vita. Andare a vivere per conto suo le avrebbe dato quell'indipendenza e quella libertà che da sempre sognava. Era una casetta in campagna mal ridotta, ma non così tanto da non poterci vivere. Apparteneva a sua zia Beth che si era trasferita in città l'inverno precedente e le promise che avrebbe badato a lei alle spese per il mantenimento della casa. Nonostante ciò Johanna aveva impiegato un anno prima di prendere la decisione di trasferirsi in quella casa. L'orfanotrofio non le piaceva per niente, ma era l'unico modo per poter restare accanto alla sua sorellina che aveva solamente due anni. Le istitutrici la dovettero mandarla via essendo oramai maggiorenne e l'unico modo per restare sarebbe stato quello di essere istruita per poi diventare suora, ma Joh non aveva un buon rapporto con la Chiesa. Rimase per tre mesi nella casa della zia e la aiutò a prendersi cura dei suoi sette figli. Non le sembrò vero, appena varcò la soglia, di non sentire neanche un pianto e l'odore sgradevole di pannolino sporco. Per prima cosa visitò la casa: due camere da letto, due bagni, un enorme salotto e una bella cucina. Non era affatto male. Scelse la camera più grande con un'immensa finestra coperta da una tenda arancione semi-trasparente, un letto matrimoniale e un armadio in legno e un comò bianco laccato con uno specchio abbastanza grande. Non ci mise molto a preparare la stanza e a riordinare tutta la casa. Non era mai stata una brava cuoca e all'ora di pranzo si accontentò di un uovo all'occhio di bue con un po' di piselli. Guardandola meglio la casa non era messa così male. Aveva solamente bisogno di una risistemata all'esterno e magari una bella imbiancata alle pareti interne. Dopo aver notato che se non avesse fatto provviste, avrebbe mangiato uova per il resto della settimana, decise di andare in città. Non avera avuto molto tempo di visitarla nei tre mesi in cui era rimasta dalla zia Beth, così colse l'occasione per esplorare South Village. Ci mise quindici minuti ad arrivare in città con la sua bicicletta. La parcheggiò vicino alla piazza e dopo averla incatenata a un lampione si incamminò per raggiungere la via maestra. C'erano più persone di quanto si aspettasse, in fondo non era una grande città quella. La via principale era un susseguirsi di negozi di ogni tipo. Il porfido rossastro si intonava ai colori delle vetrine e agli alberelli che adornavano la via. Sembrava una città allegra. Mentre passeggiava notò anche alcuni locali chiusi che sarebbero stati aperti la sera e per un attimo pensò di leggere gli orari di apertura appesi all'entrata, ma poi abbandonò l'idea e proseguì per la lunga via. Continuava a vedere il suo riflesso sulle vetrine mettendolo a confronto con ragazze che incontrava con lo sguardo. La differenza era evidente. Johanna non aveva mai avuto molta cura di se stessa, questo non voleva dire che non fosse bella, ma mentre le ragazze della sua età si truccavano e cambiavano i vestiti cinque volte al giorno, lei indossava sempre jeans e maglietta. Inoltre non aveva mai speso soldi dalla parrucchiera, se non da bambina. Aveva i capelli neri e corti fino alle spalle, ma nessuno avrebbe mai pensato che se li fosse tagliata da sola. Appena intravide un negozio alimentare entrò e ne uscì con una borsa di stoffa che si era portata dietro piena di scatole di pasta, pomodori, verdure e qualche frutto. Senza accorgersene, era stata per ore fuori casa e arrivò sulla sua bicicletta giusto in tempo per la cena. Cucinò una dose eccessiva di pasta al pomodoro e così ciò che avanzò lo lasciò sul piano cottura nella pentola coperta. Non aveva la televisione, la zia la considerava solo una perdita di tempo e comunque a Joh non importava, non era abituata a guardarla e per tanto non ne sentì la mancanza, ma non trovava nulla da fare e non la emozionava l'idea di andare a letto alle nove di sera. Ripensò a quei locali in città. Le sarebbe piaciuto conoscere qualcuno e poi se avrebbe dovuto vivere li non voleva passare il resto della sua permanenza da sola. Era brava a fare amicizia con i nuovi bambini dell'orfanotrofio, ma in questo caso quella nuova era lei e non doveva far amicizia con semplici bambini a cui basta dare una caramella per essergli simpatico. Probabilmente avrebbe incontrato la ragazza altezzosa che la squadra da testa a piedi, poi quella che avrebbe cercato di umiliarla con qualche battuta, ma forse avrebbe trovato la sua futura amica. Doveva tentare. Cercò nel suo armadio qualcosa da indossare e dopo aver rovistato tra decine di jeans trovò quello che cercava. Indossò quel vestito che non aveva mai provato e le stava d'incanto. Un semplice tubino le avvolgeva armoniosamente i fianchi, il seno e le gambe, la scollatura non era esagerata e le spalle erano coperte da due maniche corte sempre nere. Era un abito di sua madre, una delle poche cose che le restava di lei. Le somigliava molto. Finalmente trovò l'occasione di indossare il regalo della zia Beth per il suo compleanno: un paio di stivali alti di pelle neri. Dopo essersi messa un po' di mascara ed essersi scompigliata i capelli era pronta. Anche se era vestita di nero la sua pelle chiara e i suoi occhi verdi creavano il contrasto perfetto. Incatenò la bicicletta allo stesso lampione del pomeriggio e si diresse di nuovo verso la via principale. Non sembrava più lei. Era sicura di sè e sapeva che se fosse sembrata intimidita dalle altre sarebbe stata spacciata. Entrò in un locale chiamato Nightwish che aveva adocchiato qualche ora prima. Il bancone e i tavoli avevano una forma molto squadrata e anche se erano bianchi venivano colorati di blu dalle luci a led. I muri erano neri e decorati da strani saffali bianchi. Era un posto elegante ma moderno ed era pieno di gente. Si avvicinò al bancone e si sedette su uno degli alti sgabelli che di sicuro non avrebbe raggiunto senza l'aiuto di quegli stivali. La musica era alta così dovette urlare per ordinare un cocktail. Il bar-man cominciò a fare acrobazie con lo shaker mentre la guardava ammiccando. Non aveva mai bevuto un alcolico ed era divertita dalle strane mosse di quell'uomo di fronte a lei. Si guardò in torno ma nessuna ragazza era da sola come lo era lei. C'era un gruppo di amiche che avevano continuato a ridere e a bere da quando joh era entrata, ma se avesse fatto amicizia con loro il giorno dopo si sarebbero già dimenticate di lei. Quando il cocktail fu pronto il bar-man cominciò a guardarla aspettando che bevesse un sorso e appena lo fece tirò su il pollice e lui cominciò a preparare un'altra ordinazione. Non era male e non era così forte da farle bruciare la gola. Passò un'ora e nessuno sembrava interessato a lei, così decise di andarsene. I piedi cominciavano a farle male anche se non aveva camminato molto. Uscì dalla porta e in un attimo si ritrovò a terra. <>
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: giulia_gio1