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Autore: Goran Zukic    12/05/2015    1 recensioni
Qualcosa sta cambiando…si sente nell’aria, si respira nella vita di tutti i giorni, ma nessuno se ne rende conto. La vita va avanti come sempre, ma sta per arrivare qualcosa, qualcosa che cambierà tutto, che renderà ogni cosa diversa e che porterà Equestria in una dimensione quasi dimenticata, sepolta da tempo nei peggiori ricordi della storia. L’armonia che regna su Equestria sta per essere disintegrata, preparatevi ad un viaggio nel mondo di Twilight e le sue amiche, nella più grande e pericolosa avventura della loro vita e che segnerà l’alba o la fine di tutto ciò che noi conosciamo.
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Discord, Le sei protagoniste, Nuovo personaggio, Princess Celestia, Twilight Sparkle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lacrime d’ametista

La porta sbatté alle sue spalle, ancora leggermente ustionate e scure, con un grande botto che rimbombò in tutta la casa.
“Chi è?” chiese una voce dalla stanza sulla destra con un tono leggermente spaventato.
Dalla porta si sporse la faccia di Octavia e i suoi occhi viola si incrociarono con quelli viola di Twilight, appena entrata nella casa.
La faccia della giovane unicorno era tutto un programma: la criniera era rizzata in piedi, sporca, quasi elettrica, il viso era scuro, tranne per qualche goccia di sudore che le scendeva dall’attaccatura della criniera e che le rigava la faccia sporca e nei suoi occhi si leggeva una grande e infinita delusione, sembrava sul punto di mettersi a piangere.
“Oh per tutti i violini! Che cosa ti è successo?!” chiese Octavia con occhi spalancati, in un misto di shock e preoccupazione.
Twilight scosse la testa avvilita, abbassando lo sguardo verso il tappeto sotto i suoi zoccoli.
Mai come in quel momento da quando si trovava su quell’isola si era sentita così solo, mai così abbandonata e si sentiva cadere il mondo addosso.
Troppi pensieri che le giravano in testa, troppi sentimenti sconnessi, troppa tristezza e troppa confusione, tanto che non sapeva più quanto sarebbe riuscita a resistere.
Pensava a quei pony che la guardavano male e la disprezzavano solo per il fatto di essere di Canterlot, pensava a Celestia e Justhought, alla sera in cui aveva aggredito la sua principessa, alla mattina in cui era partita da Ponyville e in cui nessuno era venuta a salutarla, nemmeno le sue amiche, nemmeno i suoi genitori e nemmeno suo fratello.
Non sapeva più a cosa pensare e quel pomeriggio le aveva dimostrato quanto era veramente sola, sola in un paese ostile, sola tra pony che la odiano, sola con la sua confusione e la sua amarezza.
Octavia cercò di avvicinarsi, ma non fece in tempo a fare un passo che la porta dietro le spalle di Twilight si aprì di scatto.
Le figura di due pony dalla corporatura possente fecero irruzione nella casa, pronunciando parole confuse e incomprensibili.
Erano Locke e Ivan, visibilmente sciupati e nervosi, con le criniere corte sudate.
“Cosa ti è saltato in mente?!” esclamò Locke furioso riferito a Twilight che non mosse un muscolo, continuando a fissare i ghirigori del tappeto.
“Calmati, Locke, non vedi che non sta bene!” replicò Octavia, irritata dal comportamento aggressivo del suo sindaco.
“Stanne fuori, Nadia!” le disse Locke, ammutolendola e lasciandole sul viso uno sguardo di rabbia.
“Che hai non rispondi?!” disse allora lui rivolto a Twilight.
I suoi occhi erano bloccati, come le sue membra, ma le orecchie ci sentivano benissimo e quelle parole le provocavano dei singhiozzi sempre più forti.
“Ah certo! Noi ti ospitiamo qui, quando avresti dovuto marcire in una cella e tu ci ripaghi distruggendo mezza città!” esclamò lui quasi urlando.
Una lacrima le scese dal viso e cadde sul tappeto, generando una macchiolina più o meno grande.
“Una prigione! Ecco! Dove gentaglia come te dovrebbe stare!”
“Basta!” urlò allora Twilight, con gli occhi inondati di lacrime, le zampe che le tremavano e la sua voce stroncata quasi dal pianto, che mai era stato così forte.
Locke rimase un po’ scosso da questa risposta così determinata e dal volto di Twilight, così sciupato e triste.
“Non sono stata io! Chiedi a quella testa di ca…cioè…quel demente di Idrozoa! Solo perché sono una sporca capitolina ti senti in diritto di trattarmi così!” urlò Twilight con tutta la rabbia e la malinconia che aveva in corpo, piangendo e singhiozzando di tristezza.
“Cosa dovrei dire io?!...Dimmelo!...Come quella gente mi guarda…non lo sopporto! Non ce la faccio più…”
Ivan e Locke la guardavano scioccati e colpiti, così come Octavia dai cui occhi scendevano delle leggere lacrime luccicanti.
“Sono sola!...So…so…la...Non ho più niente…Vi odio tutti!” urlò lei e corse su per le scale spingendo di lato Locke che sbatté la schiena contro la parete alle sue spalle.
I singhiozzi ora erano incontrollabili, mentre, gradino dopo gradino, saliva al piano di sopra, tra il buio del tramonto che si faceva inoltrato e le luci spente.
Non appena raggiunse il piano si gettò nella prima stanza, sbattendosi la porta alle spalle e buttandosi sul letto con la testa nel cuscino, piangendo e inzuppandolo di lacrime che scendevano come l’acqua da una diga rotta.
Solo immagini sconnesse le ruotavano nella mente, immagini che non facevano che aumentarle il dolore che provava, immagini che le ricordavano i momenti peggiori della sua vita.
Lo sguardo di Celestia, freddo come l’acciaio, quando l’aveva appena esiliata, lo sguardo di Applejack, mentre cercava di strangolarla, le parole di disprezzo e rabbia delle sue amiche, gli occhi furiosi di Luna, quelli ricchi di disprezzo degli abitanti di Porto Criniera, le urla di Locke, la voce viscida e maligna di Discord.
Il vaso riempito di tutte le sue paure, di tutta la sua tristezza, di tutta la sua confusione stava ora sgorgando incessantemente, come un rubinetto lasciato aperto, in un lavandino.
I suoi singhiozzi rimbombavano in tutta la casa, come dei lontana latrati di cane, così forti e amari che chiunque li avesse sentiti ne sarebbe uscito scosso e turbato.
Tremava in un misto di paura e adrenalina dolorosa, un sensazione di amarezza invasiva che non la lasciava in pace e la assillava con altre lacrime e con altre paure.
Ora come non mai aveva bisogno delle sue amiche.
Davanti agli occhi acquosi rivedeva i momenti più felici passati insieme: il primo momento in cui avevano collaborato insieme contro Nightmare Moon, la felicità del gran galà galoppante, il sorriso contagioso di Pinkie Pie, la boutique e le ore passate tra i vestiti con Rarity, la gentilezza tenera e amorevole di Fluttershy, i giorni passati a bere sidro e a raccogliere mele sotto le fronde degli albere della tenuta Apple, il primo arco boom-sonico di Raimbow Dash, le giornate passate a scoprire nuove magie, le giornate passate a ridere, le giornate passate a combattere nemici sempre più forti per conto di Celestia.
Una battuta senza senso di Pinkie le avrebbe tirato su il morale, Fluttershy avrebbe saputo cosa fare, Applejack e Raimbow Dash le avrebbero messo in mano un pallone e le avrebbero fatto dimenticare tutto con un po’ di calcio e Rarity con un po’ di shopping da femmine.
Mai come ora si sentiva sola, sola e lontana da ciò che più amava e abbandonata da tutto e da tutti ad un’esistenza di solitudine e monotonia.
Pensò a Spike, il suo più fedele compagno che l’avrebbe sicuramente consolata e avrebbe vegliato su di lei per tutta la notte, pensò ad un abbraccio, ad un bacio, anche solo ad una carezza, una stretta di mano, qualcosa che le facesse capire di non essere sola.
All’improvviso sentì una mano sulla spalla che la accarezzava.
Era calda, un calore nuovo, nel suo corpo freddo di paura e pianto, come se avesse invocato l’arrivo di un segno e quel segno fosse arrivato.
Twilight si girò con le lacrime che ora le avevano pulito la faccia e davanti ai suoi occhi vide gli occhi viola di Octavia che la guardavano, con un leggero sorriso sul viso e sembravano cercare di consolarla.
Erano lucidi, segno che aveva pianto poco prima, ma incredibilmente belli, simili a quelli di Rarity per forma e bagliore, così belli che sembravano due ametiste appena colte dalla miniera.
Ora c’era solo silenzio, solo qualche tirata di naso di Twilight lo rompeva, ma l’atmosfera era tranquilla e quasi romantica.
“Tutto bene?” chiese Octavia con voce leggera e gentile.
Twilight scosse il capo timidamente e una lacrima le scese dall’occhio destro.
“E’ successo tutto…così…in fretta. Io…non…ho…avuto il tempo…di capire...” ma la sua voce venne fermata da un singhiozzo e abbracciò forte Octavia, piangendole sulla spalla.
La pony grigio chiaro la strinse tra le sue zampe, lasciandola piangere e sfogarsi ancora.
“Sono…so…so…la” disse Twilight.
“Non dire così, Twilight, sei meno sola di quanto pensi” le disse allora Octavia.
“E’ stato difficile anche per me, credimi, quando sono venuta qui sono stata trattata come te, allo stesso modo. Piangevo tutte le notti, mi mancava la mia casa, i miei amici, ma col tempo ho capito che piangere non mi aiutava a sentirmi meglio e mi sono messa al servizio della città e col tempo hanno cominciato a rispettarmi e a conoscermi”
Twilight la ascoltava senza dire una parola, con le lacrime che scendevano copiose, ma con i singhiozzi che si facevano più rari.
“Non rivedrò mai più le mie amiche” disse Twilight con amarezza.
“Non dire così” replicò Octavia, ma un singhiozzo le bloccò la voce e Twilight lo notò e la guardò con occhi confusi.
Octavia tremava ora leggermente e delle lacrime le iniziavano a scendere dagli occhi viola, come delle piccole sorgenti che a fatica fuoriescono dai sassi.
“Qualcosa non va?” chiese Twilight, sembrava che i ruoli si fossero invertiti.
“Tutt..to bene. Solo ricordi…” ma questa volta scoppiò a piangere ed era Octavia ora che piangeva sulla spalla di Twilight.
Twilight ora era un po’ imbarazzata, non sapeva come comportarsi, non sapeva se era il caso di parlarle o no e non sapeva soprattutto perché all’improvviso fosse scoppiata così.
“Vuoi parlarne?” chiese allora la unicorno viola con voce timida.
Octavia annuì e si ridestò, asciugandosi le lacrime con la zampa e sedendosi composta accanto a Twilight.
“Ho da tempo che voglio parlarne, ma non ne ho mai avuto l’occasione” disse lei con voce leggermente tremante.
Twilight la guardava con attenzione, ma anche con conforto, perché si vedeva chiaramente che Octavia era molto triste in quel momento.
“Avevo un amica, si chiamava Vinyl Scratch ed era la mia migliore amica” iniziò a raccontare Octavia, ma la sua voce si faceva ogni parola più bloccata dal pianto imminente. “Ci eravamo conosciute ad uno dei miei primi concerti da sola, sei anni fa. Stavo suonando la suite numero uno per violoncello di Mach, quando una orrenda musica da discoteca era stata proiettata nella sala da questa pony, dal manto bianco, la criniera azzurro elettrica, con dei grandi occhiali a specchio blu. Io ero semplicemente uscita di testa, ero sul punto di tirarle il mio violoncello addosso, la stavo odiando ed ero imbarazzatissima, lì, in mezzo al palco con questa demente che faceva andare le sue stupide casse”
Ora stava sorridendo, un sorriso nostalgico e quasi amaro, come se sotto sotto velasse una tristezza quasi incontenibile.
“Io me ne ero andata piangendo dal locale, furibonda e avvilita, ma il giorno dopo, la stessa pony mi si era presentata davanti a casa con un mazzo di fiori e un biglietto di scuse. Non so perché, ma subito siamo diventate amiche, poi migliori amiche”
La sua voce si fece più cupa e le lacrime rincominciarono a scendere.
“Poi…però…ecco…non posso dire come, ma abbiamo fatto uno sbaglio e siamo diventate ricercate…fuggitive in una città che cercava solo i nostri visi…io…io…io…sono…riuscita a fuggire, ma…”
I singhiozzi si fecero di nuovo forti e ora stava quasi gemendo di dolore, tanto era forte il suo pianto.
“Vinyl………io…..era dietro di me…mi diceva…di…di…correre…e io…no…no…no…non…pensavo…io…non…mi dispiace...io”
Si mise gli zoccoli tra la criniera, poi a coprirsi gli occhi, mentre il pianto si faceva più forte e sempre più disperato.
“Mi sono girata…lei…mi guardava…ma non…non…era…pi…pi…pi…più…vicino a me…era…l’avevano…presa…mi guardava…con i suoi occhi rosati…e mi diceva di correre…le mura…erano…erano…davanti a me…ma…ma…io…io…io…non potevo…Vinyl…”
Twilight la abbracciò e ora anche il suo viso era rigato da lacrime che scendevano, colpita e sconvolta dalla storia di Octavia e dalla sua tristezza.
“L’hanno…l’hanno…è…morta”
La sua voce ora si era fatta bassissima, quasi sussurrata, così debole da essere completamente superata dalla forza del pianto incessante.
“Mi dispiace” le disse Twilight “Anche io ho perso le mie amiche e non le rivedrò mai più, piangevo perché mi sentivo sola, ma ora non lo sono più”
I loro occhi si incrociarono, occhi viola lucenti di lacrime, occhi grandi e espressivi, occhi giovani, aperti ad un futuro incerto, occhi che avevano conosciuto il dolore e la gioia, occhi che avevano visto l’amicizia, occhi che l’avevano vista perdersi, occhi che avevano pianto, occhi che avevano visto il cambiamento, che avevano accettato il futuro che avevano cercato di dimenticare il passato.
Occhi viola che trovavano l’uno nell’altro la forza di continuare a lottare e di continuare a sperare, a sperare in un futuro migliore e magari ad un ritorno al passato.
“Perché oggi tu mi hai aperto il tuo cuore e questo basta per farmi capire che sei mia amica” continuò Twilight ed entrambe versarono lacrime di gioia.
“Grazie” esclamò Octavia con un fil di voce, abbracciandola. “Non sarai mai sola, perché anche quando tutto sembra buio c’è sempre qualcuno pronto a volerti bene”
Le due rimasero abbracciate, con le lacrime, ora lacrime di conforto e sollievo che scendevano lungo le loro spalle, mentre la luna saliva nel cielo e con essa tutte le loro paure e le loro inquietudini evaporavano dal loro pianto e abbandonavano il loro corpo.
   
 
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