La sensazione di vedere qualcuno sorridere
La sensazione di vedere qualcuno sorridere. Non so se ci fate mai attenzione, ma quando qualcuno sorride, quando sorride davvero, tutta la faccia, tutto il corpo sorride. Gli occhi si illuminano, come se la felicità fosse troppa per essere contenuta all’interno del corpo e cercasse un modo per uscire.
Sapete, quella sensazione di non sapere dove mettere le mani, in che posizione mettere le braccia: quel sentore di inadeguatezza scompare di fronte alla bellezza di un semplice, meraviglioso sorriso. Forse la maggior parte delle persone non se ne rende conto, ma quando si è davvero felici per qualcosa, e si sorride, si diventa belli. Non fraintendete: la pancetta non scompare, e nemmeno i brufoli, quei piedi troppo grandi non si rimpiccioliscono, i difetti non svaniscono nel nulla: non è un qualcosa di fisico. È una trasformazione che parte da dentro: è come se al nostro interdo ci fosse l’inverno, a tratti più rigido, a volte più mite, ma freddo. Quel freddo si abbarbica al cuore, lo stringe, lo congela; poi, quasi inaspettatamente, le nuvole si diradano e fa capolino il sole, ed ecco che la trasformazione inizia: la neve inizia a sciogliersi, lentamente, e sotto spuntano l’erba e i fiori (so che può sembrare un’immagine stupida, ma capitemi, io sono fatta così), le gemme sugli alberi iniziano a sbocciare, tornano le rondini. È arrivato il sorriso, uno di quelli con la “s” maiuscola, che altro non era se non quel sole che ha sciolto la neve.
Ecco, ecco cosa trasmette un sorriso: calore, come un sole che torni finalmente dopo un lungo inverno. Il sorriso è casa, è non avere bisogno di aggiustare le cose, perché è tutto perfetto, almeno in quei pochi istanti in cui non c’è posto per i dubbi e le incertezze. Un sorriso dura pochi secondi, ma è in quei pochi secondi che si vive davvero.
E ditemi, non vale forse la pena vivere per vedere questo miracolo nascere sul viso di chi ti sta accanto? Spendere il proprio essere per essere la causa di un sorriso… sì, è giusto, e sì, ne vale la pena.
Volevo dedicare questo testo alla mia compagna di banco, perché è stato pensando al suo sorriso che ho capito, è stato pensando al suo sorriso che ho scritto. Grazie.