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Autore: Arwen297    12/05/2015    2 recensioni
Una ragazza dell'alta società alle prese con un ambiente soffocante e di cui non si sente parte. Un ragazzo come tanti che per guadagnarsi da vivere corre in corse clandestine e non.
Cosa riserverà loro il destino? Niente...o forse tutto.
Presente coppia Seiya/Michiru
Avevo iniziato a pubblicare questa storia tempo fa, sotto altro titolo. Ora l'ho ripresa in mano, modificato alcuni capitoli nel loro contenuto e ne ho uniti altri.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri, Crack Pairing | Personaggi: Haruka/Heles, Mamoru/Marzio, Michiru/Milena, Seiya, Usagi/Bunny | Coppie: Haruka/Michiru, Mamoru/Usagi
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
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9 Capitolo: Verità nascoste


Il viaggio verso la capitale giapponese si era rivelato lungo e noioso, sopratutto perché svolto con due personaggi che il bel moro detestava fin da quando era più piccolo.

Come erano rimasti d'accordo con i genitori di Michiru, loro lo avrebbero lasciato a casa sua non appena arrivati in città, e in quel momento erano proprio diretti alla sua abitazione, era quasi orario di cena e i suoi lo stavano sicuramente aspettando insieme ai suoi fratelli per consumare il pasto. E in effetti ora che ci pensava aveva proprio una fame da lupi, e sperava che fosse quella la priorità della sua famiglia. Lasciando i discorsi al dopo cena, anche perchè aveva bisogno di zuccheri per poterli assimilare, non poteva permettersi di sbagliare le prossime mosse da fare.

A quel pensiero un sorrisetto maligno gli si dipinse in volto, la natura gli aveva donato una buona capacità recititativa, che aveva potuto sviluppare con un corso di recitazione di un annetto e tanta esperienza in campo femminile visto che li a Tokyo le belle ragazze di certo a uno come lui non mancavano.

"Seiya penso proprio che siamo arrivati" sentì la voce del signor Kaioh provenire dalla parte anteriore dell'abitacolo.

"Si direi di si" rispose il ragazzo, dopo essersi affacciato leggermente verso il centro della macchina per poter guardare davanti a se, quella davanti a lui era proprio l'ingresso al grattacielo di cui i suoi avevano acquistato l'attico di trecento metri quadri qualche anno prima.

"Va benissimo, allora poi l'autista ti comunicherà quando ti veniamo a prendere per il rientro" rispose l'uomo.

"Non ci sono problemi di nessun genere" concluse il moro, prima di aprire lo sportello della macchina seguito dall'autista che si prodigò ad aprire il portabagli per dargli modo di recuperare il suo misero bagaglio.

"Ha bisogno che l'accompagni fino all'ascensore signorino?" gli chiese l'uomo con grande rispetto.

"No si figuri faccio da solo, non è troppo pesante ma grazie lo stesso per la cortesia" rispose lui, prima di piegarsi per salutare un'ultima volta i genitori della musicista.

Dopo aver raggiunto l'ingresso del cancello riservato ai pedoni digitò il codice associato alla sua abitazione nella tastiera, e pochi istanti dopo il rumore della serratura che si apriva giunse alle sue orecchie. Quel grattacielo era all'avanguardia delle tecnologie in campo gestionario della vita in appartamento, così facendo chi abitava li non doveva far perdere tempo ai parenti per fargli andare ad aprire quando arrivava a casa. Stesso discorso per il portone, che veniva aperto in automatico dopo aver digitato il codice al cancello d'entrata.

Appena mise piede nel portone la luce si accese in automatico, guidata dalle fotocellule che rilevavano il movimento delle persone. La stessa cosa avveniva su ogni piano del grattacielo non appena un abitante metteva piede sul pianerottolo delle scale.

Arrivato all'ultimo piano si diresse verso la porta di casa sua, rispetto agli altri piani li c'erano solo due appartamenti di dimensioni ragguardevoli, anziché quattro o cinque di dimensioni piuttosto comuni. Sentì subito la voce di suo fratello Yaten, che correva ad aprire. Lui e i suoi fratelli erano molto legati e ogni volta che lui era costretto a stare per diverso tempo fuori casa per lavoro o per altre motivazioni come in quel caso era una piccola sofferenza per tutti e tre.

Vide comparire gli occhi verdi del fratello sopra l'uscio della porta.

" Fratellone che bello che sei tornato" esclamò lui raggiante " ti stavamo aspettando per iniziare a cenare fai presto. Vai a lavarti le mani" continuò il ragazzino.

"Ciao, arrivo subito poso due cose in camera, mi lavo le mani e sono da voi" rispose il bruno. Avrebbe voluto farsi una doccia, ma avrebbe rimandato a prima di andare a dormire. Posò la piccola sacca che si era portato dietro alla fine del letto accanto alla sua chitarra elettrica nera e bianca appoggiata sul piedistallo, era da tanto tempo che non si dedicava alla musica e alla composizione di brani. L'università gli portava via un sacco di tempo, e anche se continuava a suonare sia brani suoi che altri per mantenersi in esercizio non aveva più avuto la possibilità di perdere giornate intere a comporre. E anche la sua musa ispiratrice era andata in vacanza.

Quando arrivò in cucina fu accecato dal tramonto che illuminava la stanza e la tavola già imbandita per la cena. Era una delle cose che amava in quella casa, la vetrata della cucina che insieme a quella della sala permettevano al sole di illuminare gli ambienti tingendoli di sfumature diverse rispetto al momento della giornata in cui si trovavano. In quel momento di colori rosati e aranciati.

" Eccolo" esclamò Taiki sorridente, prima di alzarsi e dargli il benvenuto con uno schiaffo affettuoso dietro la nuca.

"Ciao mamma, ciao papà" disse lui sedendosi al suo posto, stare via di casa anche solo per poco più di una settimana gli era pesato molto e anche se era per una buona causa, era felice di essere tornato anche solo per qualche giorno a casa.

"Com'è andata tesoro?" era sua madre, che glielo domandava mentre gli passava il tegame con il pollo arrosto ripieno e le patate.

"Bene mamma, ma credo che sia più opportuno parlarne dopo con calma e non durante la cena.." rispose lui, perfettamente consapevole che i suoi avrebbero capito. Meno persone erano a conoscenza della cosa e meglio era, e anche se i suoi fratelli sarebbero rimasti muti senza parlare in giro di quelle cose era meglio non rischiare.

I suoi pensieri furono interrotti da un rumore che si alzò dal suo stomaco nel momento di più totale silenzio da quando si era seduto a quella tavola. Scatenando una risata generale nella sua famiglia.

"Seiya mi sa tanto che il tuo stomaco reclama cibo" sottolineò il concetto Yaten.


***


Era sdraiata sul letto con lo sguardo al soffitto e un braccio appoggiato sulla fronte. L'altra mano a stringere un foglietto di carta trovato nella borsa quando arrivata a casa aveva tirato fuori lo smartphone. Nella sua testa una moltitudine di pensieri, nella maggioranza dei quali facevano capolinea due occhi verdi vivaci e che sapevano il fatto loro. Era rimasta stregata dallo sconosciuto che le aveva messo quel biglietto nella borsa, gesto di cui non si era minimamente accorta nel momento in cui era stato compiuto, molto probabilmente quando si era offerto di aiutarla a raccogliere. La realtà era che lui si era appropriato della sua mente come nessuno aveva mai fatto prima, le sensazioni che stava provando sembravano quasi come se un terremoto avesse spostato inspiegabilmente il suo baricentro, per unirlo a quello di..come aveva detto di chiamarsi? Haruka. Si era sicura, aveva detto esattamente quel nome. E il suo occhio allenato alle proporzioni aveva impiegato meno di un minuto a notare la perfezione contenuta nel corpo di lui.

Non aveva niente a che vedere con Seiya, certo anche lui era un bellissimo ragazzo. Ma si sentiva come bloccata da qualcosa che nemmeno lei sapeva spiegare, nei suoi confronti aveva un freno. E sebbene il bacio che c'era stato tra loro le aveva scatenato dentro non poche emozioni, nella sua mente c'era qualcosa che la spingeva a scappare da lui. Come se ogni volta che si apriva un pò nei suoi confronti nel suo inconscio suonasse un allarme, nel tentativo di proteggerla da qualcosa di pericoloso.

Era questo quello che sentiva nei confronti del bruno, non riusciva proprio a spiegarsi come mai avesse così difficoltà ad aprirsi con una persona che, sebbene appartenesse all'alta società, si era sempre comportato bene nei suoi confronti. Senza elogiarla di continuo, ma anzi aveva saputo comunque riprenderla duramente quando lei aveva esagerato con le sue pretese.

Eppure quel Haruka era un'attrattiva più forte, probabilmente perché per lei era ancora sconosciuto. O forse perché anche se lo conosceva poco, dai suoi modi di fare aveva capito che apparteneva a quel mondo semplice e fatto di cose buone a cui lei non era permesso di far parte poiché era stata assegnata dal destino ad un gradino più alto della società. Forse la causa principale era quella, la libertà che sentiva provenire da lui, che andava contro alla società aristocratica che Seiya comunque portava con se, e che lei conosceva fin troppo bene.

Si girò su un fianco, per prendere il telefono dal comodino. La sveglia segnava le nove di sera, aveva già cenato da ormai due ore. E i suoi genitori sarebbero dovuti arrivare nella capitale giapponese ormai da un bel pò, eppure accendendo lo schermo non trovò nessuna loro chiamata che la informava che era andato tutto bene.

Come al solito, non si ricordano mai di avvisarmi che sono arrivati e se il viaggio è andato tutto come era stato organizzato.

A farle più male però era la mancata presenza anche solo di un messaggio di Seiya, ai suoi genitori era abituata ma lui pensava e sperava fosse diverso. Evidentemente si sbagliava. Evidentemente lui era esattamente come tutte le persone dell'alta società che se ne fregava di coloro da cui erano circondati.

Lesse per un'ultima volta il numero sul foglietto di carta, prima di aprire la rubrica e memorizzarlo, aspettò qualche minuto prima di controllare se era comparso nella rubrica di Whatsapp.


***


Setsuna seduta al tavolo della sua cucina insieme a Hotaru e Rei lo osservavano incredule dopo che aveva finito di raccontare il suo pomeriggio. Le sue amiche erano andate da lui a inaugurare la nuova casa portando delle pizze e quattro birre. Alla fine della cena, si era deciso a raccontare loro dell'incontro, o meglio scontro che aveva avuto quel pomeriggio sul lungo mare, culmine di svariati giorni di ricerca in cui spesso la frustrazione l'aveva fatta da padrone accompagnata dalla sensazione di star perdere inutilmente tempo. Tempo che poteva occupare in altre faccende, nella macchina ad esempio. O a portarsi a casa una di quelle ragazze che gli morivano dietro in passeggiata facendo le ochette, gli sarebbe bastato uno schiocco di dita per trovarsene una o due a letto per una sana e serena scopata.

Il punto era che da quando aveva in testa la violinista le altre non gli interessavano. Ma anzi in confronto a lei gli sembravano così insignificanti.

"Ruka ma ci sei? Pianeta terra chiama testa di cazzo ..mi sentite?" disse Setsuna passandogli la mano davanti agli occhi.

"Ehm si cosa hai detto?" mormorò lui.

"Cavolo sta principessina ti ha proprio bruciato i neuroni, ti ha appena dato della testa di cazzo e non hai reagito...la faccenda è grave" si intromise Hotaru tra le due.

"Ragazze non potete capirmi, lei è qualcosa di meraviglioso, devo fare di tutto per conquistarla, ha una voce bellissima.... i suoi gesti sono di un eleganza inspiegabile. " fu la risposta dell'altro.

" Mi sa che la situazione non è grave... è proprio in coma...lo abbiamo perso...è andato... è cotto" mormorò Rei. "Che hai intenzione di fare se non ti scrive?" chiese ancora la ragazza.

"No deve farlo, me lo sento che lo farà... ho sentito qualcosa di inspiegabile quando ci siamo incontrati la prima volta...e come se il centro della mia esistenza si fosse spostato su di lei. E il bello è che è successo dopo appena aver scambiato tre parole... e aver fatto qualche passo insieme" continuò lui.

"Haruka per l'amore del cielo torna coi piedi per terra, obbiettivamente a lei di te non fregherà nulla..con tutti i rampolli che ci sono in città perché dovrebbe notare proprio te, che fai parte della gente comune?" gli chiese Setsuna. L'attrazione così forte del suo amico per questa ragazza che ancora nemmeno si era fatta sentire, e nemmeno conosceva la preoccupava e non poco. Era quasi insana, e aveva paura che lui soffrisse se la violinista non avesse deciso di prendere dei contatti con lui in tempi brevi. E come biasimare quella ragazza? Visto il cognome che portava aveva tutto il diritto di snobbare la gente come loro, di cercare di meglio. Quel meglio che sicuramente era alla sua portata. E non a chi, come loro, faceva parte del ceto medio basso della città.

"Non lo so Sets perché dovrebbe, spero solamente che lei lo faccia perché sennò giuro che me la vado a prendere dove abita. Le conviene scrivermi il più presto possibile" rispose lui.

" Ma non dire stronzate, che se la sequestri passerai dei bei guai. E tua mamma non ha bisogno di altri pensieri" mormorò Hotaru scettica nel sentirlo parlare così. E la sua amica aveva ragione, ma era davvero più forte di lui, non poteva non pensarci. Aveva voglia di baciare quelle labbra, accarezzarle il corpo sentirne il profumo e il sapore.

Sentiva che avrebbe potuto impazzire se la violinista non si fosse fatta viva.

"Ti ha vibrato il cellulare pesce bollito" gli disse una delle sue amiche allungandosi fino al mobile per prenderglielo e passarglielo.

Haruka prese in mano il telefono e schiacciò il tasto laterale per vedere chi lo aveva cercato, era un msg su whatsapp, e il numero sembrava non essere presente nella sua rubrica.

A quella constatazione il suo cuore iniziò a battere all'impazzata, perché poteva essere solo una persona ad avere il suo numero senza che lui sapesse il suo.

"Ragazze, è lei...mi ha scritto..." mormorò facendo scorrere il dito sullo schermo per sbloccare il blocca-tasti.

"Che cosa ti ha scritto?" chiese Hotaru curiosa. Sporgendosi un pò verso di lui.

" Ha scritto solamente, Ciao sono Ise" rispose lui "Mi ha dato falso nome, probabilmente per paura che fossi un paparazzo o simili. Ma sono sicuro che è lei"

Ciao, son contento che tu mi abbia scritto...come stai?

Si mise a scrivere sulla tastiera velocemente, lei era ancora in linea, probabilmente ad aspettare una sua risposta. Non poteva farla aspettare e rischiare che si stufasse, probabilmente era abituata ad avere tutto e subito. Dopo di che approfittando dell'attesa memorizzò il numero di telefono sotto il vero nome della persona parlando.

Ho il numero di Miss Kaioh finalmente, se lo sa Usagi impazzisce.

Bene, mi annoio solamente un pò.. stasera non so proprio cosa fare e sono da sola in casa..

"Mi sembra un chiaro invito ad andare da lei.." commentò Setsuna un pò perplessa per il fatto che una ragazza così per bene facesse allusioni del genere.

"No non credo Sets, massimo massimo secondo me è un tentativo di farti capire che può invitarla a uscire, le ragazze con la puzza sotto al naso non si fanno subito portare a letto" commentò invece Rei forse con un tono un pò acido.

"Anche secondo me ha ragione Rei" mormorò lui "Lei non è il tipo di fare allusioni così... non chiedetemi come faccio a saperlo ma ne sono sicuro" mormorò.

Mi dispiace molto che sei a casa da sola, io se vuoi sono libero Ise... se hai voglia posso passare a prenderti per fare un giro.

Non voglio arrecarti disturbo, magari avevi altri programmi per la serata; non è necessario

"In effetti tu saresti anche impegnato con noi tre stasera, non ha tutti i torti la principessina" commentò Rei, un po' innervosita dal fatto di essere probabilmente cacciate fuori di casa da li a poco per un appuntamento che non era nemmeno in programma.

"Taci, che chissà quando mi ricapita una cosa del genere" mormorò lui piccato, il tono pungente della sua amica bruna non gli aveva proprio fatto piacere.

Ma figurati non avevo nessun impegno, stavo guardando solamente la tv, niente di particolarmente interessante :D

Scrisse in risposta, era anche vestito decentemente, ragion per cui se lei gli avesse detto di si avrebbe potuto uscire in cinque minuti e fiondarsi da lei. Cosa che sperava accadesse con tutto il suo cuore, in modo da conoscerla un po’ meglio.

Haruka pensa a un posto decente in cui portarla, senza fare le tue solite figure di merda. Si disse tra se e se, mentre aspettava di vedere quel "sto scrivendo" nella finestra della chat, lei il messaggio lo aveva sicuramente letto. La spunta era diventata azzurra immediatamente. Probabilmente stava solamente pensando, o forse aveva paura di uno sconosciuto.

Se non avevi veramente nulla da fare allora va bene, possiamo uscire. Mi puoi passare a prendere dove ci siamo scontrati oggi pomeriggio. Credo che sia comodo per entrambi... c'è un sacco di posto per la macchina :)

Non ti preoccupare per il posto della macchina, posso venire a prenderti direttamente a casa se vuoi così non devi stare in giro ad aspettarmi da sola che di sera non è una bella cosa per una ragazza.

Non è necessario ci vediamo in passeggiata allora quando arrivi scrivimi. A dopo :D

Il cuore iniziò a battergli forte, e improvvisamente il tempo gli sembrò scorrere troppo lentamente per i suoi gusti. Avrebbe voluto avere il teletrasporto per arrivare immediatamente sul lungo mare, anziché doversi fare mezz'ora in macchina con le farfalle nello stomaco e la gola secca.

Si sentiva come un adolescente alla prima cotta, eppure lui era ormai abbastanza grande..e sicuramente non era alla prima esperienza. Aveva già amato in passato, ma mai nessuna era stata capace di arrecargli una tempesta interiore come la musicista.

"Ragazze scusatemi, lo so mi sto comportando malissimo nei vostri confronti, ma per favore cercate di capire. Per me lei è tutto non posso farmi sfuggire una possibilità simile... prossimi giorni prometto che mi farò perdonare" esclamo guardando le tre davanti a lui negli occhi. Sapeva che Hotaru non gli avrebbe fatto problemi, Sets più che altro era dubbiosa su quella storia perché aveva paura che rimanesse ferito per l'ennesima volta. Rei invece orgogliosa com'era sicuramente non gli avrebbe rivolto la parola per qualche giorno.

"Ruka per noi non c'è problema lo sai, ma stai attento a non rimanere scottato" gli disse la più grande delle tre "credo che anche per loro due valga la stessa cosa" continuò lei, muovendosi nella sala per prendere la sua giacca seguita da Hotaru e Rei. "In ogni caso se vuoi poi raggiungerci noi credo che saremo in giro, batti un colpo..e mi raccomando domani aggiornaci"

"Certo ragazze, grazie infinite per l'appoggio" le rispose lui con un sorriso raggiante prendendo la giacca e le chiavi della macchina. Miss Kaioh non poteva sicuramente portarla in giro in moto. Non si addiceva ad una signorina come si deve.


***

Tokyo

19 anni prima

Una giovane donna procedeva con passo svelto grazie alle scarpe da ginnastica che aveva scelto di indossare sotto i jeans e il trench.

I capelli lunghi raccolti in una lunga coda dietro la testa. Era in ritardo all’appuntamento. La pioggia e il vento le rendevano difficile camminare senza bagnarsi eccessivamente.

Doveva parlare con lui a tutti i costi, doveva scegliere cosa fare insieme a lei.

Il test che aveva fatto nel suo bagno quella mattina non lasciava nessun dubbio.

Era incinta. E lo era di lui.

Anche se non aveva ancora fatto l’esame per controllare i valori delle beta, indice di gravidanza in atto, i dubbi erano ormai lievi.

Ed era sicura che lui della notizia non sarebbe stato contento. Il loro legame era abbastanza delicato già così senza ulteriori complicazioni.

Ma non avrebbe abortito, mai. Doveva fare in modo di convincerlo a riconoscere il bambino che sarebbe nato. Per donare a suo figlio una vita migliore di quella che lei stessa aveva vissuto.

Spinse appena la porta del locale, che si aprì poi in automatico. Lo sguardo accarezzò ogni tavolino alla ricerca della figura familiare con la quale aveva appuntamento. La trovò nel tavolo più lontano dall’ingresso e, facendo attenzione a non scontrare gli altri tavoli si precipitò da lui.

Il ragazzo la fissò con i suoi occhi blu, profondi come gli abissi. Che su di lei avevano avuto, fin dal primo momento, un ascendente molto forte. Il carisma dell’uomo che aveva davanti era percepibile anche a qualche centimetro di distanza.

Prendi qualcosa?” gli domandò l’uomo, schioccando poi la lingua tra le labbra tradendo un evidente stato di nervosismo.

Era scocciato dalla sua presenta, ne era convinta.

Un bicchiere di acqua naturale, nient’altro” rispose la giovane donna.

Bene” fu la risposta secca di lui “Cosa dovevi dirmi?”

Ho fatto un test di gravidanza stamattina, come ti avevo accennato avevo un ritardo. Sono incinta” il tono con cui aveva pronunciato quelle parole non fece trasparire nessun tipo di emozione. Ma in quel momento dentro di lei se ne crearono tante. Aspettative ma anche la paura di ricevere una determinata risposa che non avrebbe mai accettato.

Il silenzio tra loro si fece quasi insopportabile. “Non dici nulla? Non ti interessa che aspetto un bambino da te?” incalzò lei.

Cosa dovrei dire? Sai già cosa devi fare, conosco un eccellente ginecologo qui a Tokyo, lascerò detto che sei un’amica di mia moglie e abortirai a mio nome” rispose lui, con sguardo di ghiaccio.

Non abortirò mai. Porto a termine la gravidanza se fosse, e dovrai riconoscerli come figli tuoi”esclamò lei, cercando di non perdere la calma.

Questo non è possibile non voglio scandali sulla mia famiglia, ti sei fatta scopare. Hai chiesto tu di non usare contraccettivi, ora non fare la vittima, e torna a fare la cagna nei locali”

Tu ad aprirmi le gambe senza precauzioni eri d’accordo però, non ti è mai sfiorata l’idea che così c’era il pericolo di poter concepire un figlio da me?” chiese. Anche si sentiva morire dentro, la stava umiliando. Trattandola come la peggiore delle sgualdrine.

Certo, ma era sottointeso che tu abortissi se fosse successo. Non dare la colpa a me se ti piace farti sbattere dal primo riccone che passa. Ti comunico orario e data dell’appuntamento dal ginecologo. Vedi bene di andarci e liberarti di questa scocciatura” La donna capì che la conversazione era finita anche prima di ricominciare, il fare autoritario dell’uomo non ammetteva replica alcuna. Lo vide alzarsi dalla sedia lasciando il conto sul tavolo. Sebbene non avesse consumato niente dell’ordine che avevano fatto.



***


Seiya aspettò pazientemente che sua madre finisse di mettere a posto la roba della cena in sala suo padre era accanto a lui . I suoi fratelli si erano ritirati nelle rispettive stanze a guardare la televisione ed era quindi il momento giusto per affrontare un certo tipo di discorsi.

Non si sentiva minimamente in colpa per quello che stava facendo, anzi era contento se poteva aiutare i suoi genitori in qualcosa come in quell'occasione.

"Eccomi ho finito" la voce della madre irruppe nella stanza coprendo per qualche istante il rumore della televisione. Suo padre provvedette subito ad abbassarne il volume in modo da potersi parlare con più facilità.

"Seiya tesoro dicci tutto, hai accennato prima a cena che sta andando tutto bene" gli chiese la donna, mascherando malamente un sorriso misto tra soddisfazione e malignità.

"Si mamma, guarda francamente la Kaioh è molto più cocciuta di quanto pensassi, non è facile conquistarla. Ha un carattere piuttosto chiuso ma ho avuto già dei progressi. Credo che presto sarà ai miei piedi... " rispose lui sorridendo.

"Benissimo, così finalmente riusciremo a mandarli fuori gioco una volta per tutte" intervenne il padre.

"Certamente" rispose il ragazzo, sorridendo.

"A proposito della vita privata di Michiru sei riuscito a scoprire qualcosa? Frequenta qualcuno?" fu la domanda della madre, perché se era una storia che non era conosciuta ai giornalisti sarebbe stato un ottimo scoop per una famiglia riservata come quella di cui stavano parlando. La presenza di qualcuno nel cuore della ragazza però, sarebbe stato un ostacolo non indifferente per tutta la questione. Tra le loro famiglie non era mai corso buon sangue, ed ora erano pronti ad usare qualsiasi mezzo per poterli disintegrare. Specialmente lei non vedeva l’ora di far soffrire quella ragazzina. Suo marito in fondo era un avvocato e sapeva come piegare la legge a suo piacimento, e lei lavorava in banca. Ragion per cui le era molto facile raggiungere dei dati sensibili.

"No della vita privata non c'è niente in realtà Michiru è una ragazza molto sola, e io sto giocando proprio su questa debolezza. Non ha un buon rapporto con i suoi anzi, mi pare di aver capito che loro pensano solo al successo della figlia. " Cavolo che idiota mi sono dimenticato di mandarle il messaggio quando sono arrivato a casa. Fu improvvisamente il suo pensiero. Una mancanza così poteva cancellare tutti i progressi fatti in quei giorni, ma si sarebbe fatto perdonare con uno di quei messaggi sdolcinati che tanto sanno far sciogliere una ragazza. Li aveva usati mille volte con le ragazze che si era portato a letto per puro divertimento, e non avevano mai fatto cilecca. Anzi! Erano anche tornate da lui per una seconda notte e anche per quelle successive.

" Mi raccomando qualsiasi novità scopri a proposito avvertici immediatamente che faremo uscire un bello scandalo" disse la donna.

"Non mancherò mamma" rispose lui sorridendo.


***

Appena aveva mandato il messaggio di conferma al biondo si era immediatamente alzata dal letto per prepararsi, aveva aperto la sua cabina armadio con impeto, alla ricerca di un paio di jeans leggermente attillati, li avrebbe messi con sopra un maglia nera aperta sulla schiena da sotto il reggiseno a due cm prima del sedere. Dopo essersi infilata i vestiti si dedico al trucco, optò per un ombretto color argento accostato a una matita nera e intensa per gli occhi e il rossetto rosso che aveva già utilizzato per il concerto per le labbra. Le unghie erano color petrolio, un verde acqua molto scuro quasi nero. Ai piedi mise un paio di sandali bianchi col tacco di Cavalli impreziositi da zirconi e abbinati alla borsa, al collo e alle orecchie una parure in oro bianco e diamanti che le avevano regalato due compleanni prima i suoi genitori.

Un suono interruppe il silenzio nella stanza, era il suo cellulare sul cui schermo era apparsa una notifica, sicuramente era sua.

Sono qui ti aspetto :*

A leggere quelle parole sentì le gambe farsi improvvisamente più instabili e le mani che improvvisamente iniziavano a sudarle nonostante non ci fosse così tanto caldo da permetterlo. Sentì una sorta di mal di pancia nel basso ventre, quello stesso mal di pancia che si impadroniva qualche anno addietro del suo corpo quando, ancora insicura delle sue capacità musicali, era agitata ad ogni concerto. E si, quella sera era proprio agitata allo stesso modo, come se dovesse passare un esame senza possibilità di fare errori.

Per lei era quasi più facile suonare davanti a un pubblico di duecento persone piuttosto che uscire da quella stanza in quell'istante.

Michiru calmati, è semplicemente un'uscita tra amici. Disse a se stessa nel tentativo di far calare la tensione. Si diresse verso la vetrata scorrevole della sua camera in punta di piedi per non svegliare la servitù. Avrebbe dovuto fare attenzione anche a chiudere piano il cancello, per non farli svegliare. Probabilmente era agitata anche perché era la prima volta che usciva di sera da sola e sopratutto di nascosto ai suoi genitori e agli abitanti della casa che quando erano in tour facevano le loro veci.

E che non era sicura che l'avrebbero fatta uscire a quell'ora della sera se avesse detto la verità. Lasciò quindi la finestra della sua camera aperta abbastanza da poter rientrare senza passare dalla porta principale della villa. E prese le chiavi del cancello, teoricamente l'ingresso era accessibile anche passando un dito su un lettore di impronte digitali. Il problema e che i movimenti di ciascun membro della famiglia rimanevano in un registro che i suoi genitori controllavano periodicamente. E che era abbastanza quindi per essere scoperta e passare un brutto quarto d'ora.

Non appena chiuse il cancello del giardino della sua abitazione, la sua attenzione fu catalizzata da una macchina parcheggiata dall'altra parte della strada a circa cento metri da li. Fece finta di niente, dirigendosi dalla parte opposta verso il punto in cui lei e Haruka si erano scontrate, senza dare troppo peso a quella macchina. Anche se la sua presenza la innervosiva, più che altro non sapere chi c'era dentro le donava un senso di inquietudine. Alzò il ritmo del passo, per raggiungere il prima possibile la sua meta, ma non aveva nemmeno fatto un terzo del percorso che sentì una macchina accostare accanto a lei.

" Miss Kaioh, al suo servizio per questa notte" disse una voce già sentita, si voltò appena per guardare il guidatore che aveva il finestrino abbassato, il braccio appoggiato alla portiera e gli occhiali da sole alzati sulla testa.

"Haruka" fu l'unica parola che riuscì a pronunciare, a causa della tempesta che quegli occhi le provocarono. Erano magnetici come pochi, ci sarebbe annegata per ore in quei smeraldi bellissimi.

"Sono perfettamente consapevole di essere un capolavoro della natura, ma signorina Kaioh non le sembra esagerato guardare una persona che quasi non conosce con quello sguardo?" la punzecchiò lui. Godendosi il rossore che le si dipinse sul volto " Dai che aspetti? Salta in macchina" concluse poi.

La musicista fece il giro della vettura per raggiungere il posto affianco a quello del guidatore.

Che culo da favola. Pensò l'autista. Per fortuna che non può leggermi nel pensiero altrimenti mi prenderebbe per un maniaco sessuale. Con una come lei accanto vorrei proprio vedere chi non lo sarebbe.

"Volevo chiederti scusa per aver mentito sul nome... mi hai scoperta subito" mormorò lei mortificata per la pessima figura che aveva appena fatto.

"Michiru, non c'è problema e capisco anche le tue motivazioni, ma puoi stare tranquilla con me...non c'è pericolo...non darò in pasto ai giornali le nostre uscite ne altro" rispose cercando di rassicurarla. Non sapeva per quale motivo ma l'istinto gli faceva pensare proprio quello.

"Oh..." il biondo aveva compreso a pieno quale fosse il discorso, e ciò la sorprese. Molto probabilmente fosse stata un'altra persona non avrebbe compreso, e anzi magari si sarebbe anche arrabbiata con tutte le ragioni del mondo. "Grazie" si limitò a  Eccdire.

"Beh io avrei una mezza idea di dove andare, ma volevo sentire prima se tu hai già delle mete in testa oppure no, dimmi tu sono al tuo servizio stasera" le disse " E renditi conto che onore che hai, avere me come tuo autista, mica è roba da poco questa" sottolineò gonfiando un pò il petto. La frase provocò una risata cristallina nell'altra, che portò la mano alla bocca per coprirla. " Perché ridi? Guarda che offendi il mio ego"

" No è che ti gonfi da solo, senza che io dica nulla." le scappò di nuovo da ridere " E questa cosa è troppo buffa" continuò facendo comparire un broncio da finto offeso sul viso dell'altro.

Quando ride è stupenda.

Quel broncio è adorabile.

Si ritrovarono a pensare insieme, senza sapere nulla dei pensieri dell'altro.

"Comunque io non ho nessuna meta, fai pure tu.. mi va bene qualsiasi cosa" Tutto è meglio che stare dentro a quella maledetta abitazione.

Il biondo schiacciò la frizione e, dopo aver inserito la marcia, sull'acceleratore, la sua metà sebbene sconosciuta alla violinista era stata quindi promossa. E ne fu sorprendentemente contento.

Note dell'autrice:  Eccovi il nono capitolo, scusate il ritardo ma i giorni appena passati non sono stati i migliori per la sottoscritta.  Grazie per le recensioni e chi ha inserito la storia nei vari elenchi. Come sempre fatemi sapere cosa ne pensate. Per migliorarmi le vostre recensioni sono importanti.

   
 
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