Anime & Manga > Binan Kōkō Chikyū Bōei-bu Love!
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Autore: babastrell    12/05/2015    2 recensioni
Sono passati vent'anni dalle avventure dei Battle Lovers.
Ryuu e Io, ormai adulti, si ritrovano dopo tanto tempo in un piccolo bar.
Qualcosa tra loro non si è mai spento, e prima o poi arriva per tutti il momento di fare i conti con i propri sentimenti
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi di nuovo in questa sezione! *w*

Questa storia ambientata vent'anni dopo gli eventi dell'anime è leggermente più malinconica delle mie precedenti e credo anche un po' più dolce. Tuttavia, spero che vi piaccia.

Nota: i caratteri dei personaggi non sono gli stessi identici dell'anime, poiché nella storia è passato del tempo e loro sono maturati e cambiati. Tuttavia ho cercato di non stravolgerli, ho pensato a come sarebbero potuti diventare. Nel dubbio ho messo la nota OOC.

Enjoy :)

 

 

 

VIENI VIA CON ME

 

«Maledizione!» imprecò il giovane uomo alla guida, parcheggiando l'auto alla meno peggio.

Si guardò nello specchietto retrovisore sistemandosi i capelli in fretta, uscì e attraversò la strada di corsa.

“Speriamo di non aver fatto troppo tardi” pensò spalancando la porta del piccolo caffè.

Tirò un sospiro si sollievo, era ancora in tempo: l'uomo che doveva incontrare era seduto a un tavolino isolato, immerso nella lettura di un giornale di borsa. Il suo completo elegante e l'aria distinta attiravano lo sguardo delle donne, che si scambiavano commenti sottovoce indicandolo.

Il ritardatario prese un respiro profondo e attraversò la stanza. «Io» disse posandogli una mano sulla spalla.

L'altro, preso di sorpresa, sussultò e girò la testa di scatto, ma quando lo riconobbe un sorriso gli illuminò gli occhi. «Ryuu!» esclamò alzandosi per abbracciarlo.

Ryuu lo strinse forte. Dopo quasi vent'anni, non gli pareva vero averlo di nuovo davanti. «Non sei cambiato per niente» ridacchiò sedendosi davanti a lui. «Sei praticamente uguale a quando eravamo al liceo»

«Nemmeno tu sei molto diverso» ribatté l'amico studiando i suoi capelli, un po' più corti di come li portava da giovane, ancora tenuti indietro dal cerchietto bianco.

Fece un cenno a una cameriera, che si avvicinò per prendere le ordinazioni; Ryuu la vide avvicinarsi un po' troppo in fretta e fermarsi decisamente troppo vicino a lui. Dal modo in cui lo guardava e si sistemava la divisa, mostrando quasi per caso la profonda scollatura della camicia, non era difficile capire cosa pensasse. Gli anni erano stati molto gentili con Io: era sempre stato un bel ragazzo, ma ora i lineamenti marcati e affilati dall'età gli donavano un'aria magnetica da seduttore e l'abito scuro perfettamente stirato dava l'impressione di un uomo di potere, sicuro di sé e...

«Ryuu?». La voce di Io lo riportò alla realtà. «Cosa prendi?»

“Stavo fantasticando” si disse arrossendo. «Un decaffeinato» mugugnò poi con gli occhi bassi.

La donna annotò e si allontanò, rivolgendo un ultimo sguardo al suo amico.

«Ti senti bene?» chiese Io, vedendolo a disagio. «Hai l'aria stanca».

Ryuu sospirò. «Quando hai quattro ex mogli lo stress si fa sentire» ammise in un soffio.

L'amico sbarrò gli occhi. «Quattro?!».

Lui annuì. «Ti avrei invitato ai matrimoni, ma ho perso il tuo numero e non sapevo dove abitassi». Si strinse nelle spalle. «Non che fossero chissà cosa, uno è durato solo sei mesi».

Il silenzio che seguì fu colmato dal rumore dei piattini e delle tazze che la cameriera poggiava sul piano del tavolo.

«Purtroppo non tutte le donne accettano che il marito apprezzi le belle ragazze» aggiunse Ryuu accennando un sorriso ironico e si concentrò sul versare lo zucchero nella tazzina del caffè.

Squadrando Io di sottecchi, si accorse che la conversazione lo aveva messo a disagio; si compiacque di essere ancora in grado di leggere tutte le sue espressioni e provò a cambiare argomento: «Hai sentito gli altri?».

Io scosse la testa. «Non sento più nessuno dei vecchi amici» disse mostrando il bracciale da Battle Lover sotto il polsino della camicia, che dopo vent'anni non era ancora riuscito a togliere. «Tu sai qualcosa?».

Ryuu rise e tirò su la manica della felpa; il cuore rosa del braccialetto brillò sotto la luce delle lampade. «Non so molto dei senpai, ma mi vedevo ogni tanto con Yumoto. Dopo il liceo ha ereditato i bagni Kurotama insieme al fratello, fino a quando non ha sposato Vombato e si è trasferito sul suo pianeta. A volte mi manda delle cartoline interdimensionali, ma non l'ho più incontrato da allora»

«Lo sapevo, ho ricevuto l'invito alla cerimonia» sorrise Io. «Purtroppo ero bloccato a Wall Street e non sono potuto andare»

«Peccato, è stata l'ultima volta in cui ci siamo trovati tutti. Con te sarebbe stato perfetto».

Ci fu di nuovo silenzio. Io rimescolava il suo cappuccino sovrappensiero, Ryuu teneva gli occhi fissi sul contenuto scuro della sua tazzina.

Quasi gridò per la sorpresa quando Io gli sfiorò la mano da sotto il tavolo.

«Rivederti mi riporta alla mente tanti ricordi» disse l'uomo davanti a lui intrecciando le loro dita. «Mi sento così in colpa per esserti stato lontano così a lungo».

Ryuu arrossì. «È colpa di entrambi»

Io gli spostò un ciuffo di capelli dal viso e sorrise malizioso. «Ricordi lo stanzino delle scope a scuola?».

Il rossore sulle sue guance aumentò ripensando ai lunghi baci e alle carezze impacciate che si scambiavano in segreto in quello sgabuzzino troppo stretto per due persone, con la paura di essere scoperti da un bidello o, peggio, dai loro amici del Club.

«Ryuu, guardami» intimò Io, facendogli alzare lo sguardo.

Lui ammutolì davanti ai suoi occhi scuri che malgrado il tempo passato riuscivano a togliergli il fiato; si sorprese dell'effetto che quel viso aveva ancora su di lui, per un attimo gli parve che gli anni non fossero passati affatto e che potesse gettargli le braccia al collo disinteressandosi delle persone che li guardavano, come da giovane.

«Mi sei mancato tanto» mormorò Io.

Ryuu sentì gli occhi riempirsi di lacrime. «Devi partire davvero?»

Lo vide annuire. «Lontano da New York potrò dedicarmi agli affari in tranquillità, mi permetterà di ragionare a mente più lucida. La maggior parte dei miei conti è alle Cayman, quindi andrò là»

«Però promettimi che questa volta ci terremo in contatto».

Io si lasciò sfuggire una risata breve e trattenuta. «Niente mi renderebbe più felice». Gli porse un biglietto da visita con la mano libera. «Il mio nuovo numero».

In quel momento il suo cellulare vibrò sul tavolino. «Che tempismo» commentò acidamente l'uomo rispondendo.

Confabulò con la persona dall'altra parte per svariati minuti senza mai lasciare la mano di Ryuu sotto il piano. «Devo andare» disse riattaccando.

Ryuu gli strinse la mano prima di lasciarla e alzarsi senza una parola, il nodo in gola troppo grosso per parlare.

«Offro io» sentenziò Io prendendo il portafoglio dalla tasca.

Fuori dal locale, i due rimasero svariati minuti uno davanti all'altro, gli occhi fissi sul marciapiede.

«Allora...» cominciò l'uomo dai capelli rosa. «Devi andare».

L'altro aprì la bocca, ma poi esitò e la richiuse. Non disse nulla, lo afferrò per la felpa e lo tirò versò di sé, stringendolo forte, come se temesse che potesse scappare. «Arrivederci» mormorò infine lasciandolo.

Ryuu lo guardò allontanarsi con passo sicuro, senza voltarsi. Tenne gli occhi fissi sulla sua schiena finché Io non girò l'angolo e sparì alla sua vista, poi si diresse verso la macchina.

“Vedersi per così poco tempo è peggio che non vedersi affatto” pensò mentre una strana malinconia lo pervadeva.

Ogni passo era sempre più pesante, come se le sue gambe fossero sul punto di cedere. Forse lo erano. Rivedere Io dopo tutto quel tempo aveva riaperto vecchie ferite di cui si era dimenticato, o aveva voluto dimenticarsi. Indugiò davanti alla portiera; aveva l'impressione che se fosse entrato in quella macchina, tutto sarebbe finito. Però non voleva che finisse.

Appoggiò le mani sul tettuccio cercando di ignorare la sensazione calda e pungente agli occhi e di darsi un contegno. Tutto inutile. Sentì una prima lacrima scivolare lungo la guancia, seguita da un'altra e poi un'altra ancora. Poggiò la fronte sul tetto dell'auto.

“Ho pianto anche quando è partito per New York” ricordò all'improvviso.

Per un qualche strano motivo gli veniva da ridere a ripensare alla notte della partenza di Io per la Grande Mela: l'aveva trascorsa abbracciato al cuscino rosa bagnato di lacrime, singhiozzando il nome del ragazzo e maledendosi per il proprio comportamento troppo fragile per un ragazzo dell'ultimo anno.

Tuttavia, allora era solo un ragazzino che affrontava la sua prima separazione. Dopo quattro matrimoni falliti, era da stupidi mettersi a piangere dopo aver incontrato il proprio ex.

“Non ho mai pianto quando loro se ne sono andate”. Se ne rese conto all'improvviso. Non aveva versato una sola lacrima per nessuna delle sue ex mogli, aveva solo firmato i documenti di separazione e ognuno era andato per la propria strada. E invece eccolo accasciato sulla propria auto a piangere come un liceale per un amore passato.

Capì che non era mai stato realmente felice con nessuna di loro. Gli era sempre mancato qualcosa.

Allora non era stato in grado di dire esattamente cosa, ma dopo quel pomeriggio la risposta gli pareva talmente scontata da farlo quasi sbuffare: Io.

Era sempre stato lui il motivo per cui era passato da una donna all'altra senza sentirsi realmente coinvolto con nessuna, il motivo del vuoto che sentiva dentro da anni. E Ryuu nemmeno se ne era accorto. “Che idiota”.

Tuttavia, la consapevolezza non lo faceva sentire meglio, anzi, lo faceva sentire ancora più solo. Aveva avuto la possibilità di riaverlo accanto, e l'aveva persa perché non era stato abbastanza sveglio da capire prima i propri veri sentimenti. Per la seconda volta lo aveva visto andarsene.

E per di più, gli aveva chiesto di tenersi in contatto con lui. “Devo essere un masochista”. Sarebbe stato cento volte meglio non avere più sue notizie, cercare di dimenticarlo e convincersi che fosse un capitolo chiuso.

“Domani lo chiamo e gli dico che non me la sento di continuare a sentirci”. Si asciugò gli occhi con la manica della felpa e afferrò la maniglia della portiera.

Prima che potesse aprirla, però, una mano si posò sopra la sua e la fermò. «Ma cosa...?». Alzò lo sguardo e incontrò un paio di sottili e magnetici occhi castani.

«Non posso lasciare che finisca così». Io aveva il fiato corto e i capelli spettinati, la cravatta si era allentata e anche il completo elegante che indossava era pieno di pieghe.

Ryuu sgranò gli occhi. «Che ci fai qui? Il tuo volo...»

«Al diavolo il volo!» gridò Io. Gli afferrò il polso e lo fece voltare verso di lui, con la schiena contro la macchina. «Al diavolo George Town! Al diavolo tutto! Credi davvero che ti abbia chiamato dopo tutti questi anni solo per dirti di nuovo addio?». Aveva le lacrime agli occhi.

«Cosa...?»

«Ti rivoglio con me» lo interruppe ancora. «Era per questo che sono tornato. Volevo chiederti di venire via con me, ma all'ultimo momento non sono stato capace di parlare». Poggiò un ginocchio a terra davanti a lui, tenendogli una mano stretta tra le sue. «Mi sento un totale stupido. Non voglio che tu sia costretto a lasciare tutto per seguire fino all'altro capo del mondo un uomo che non ti contatta da vent'anni. Ma non credo che riuscirò mai a essere felice senza di te». Tenne gli occhi bassi per tutto il tempo.

Ryuu si sentiva strano. Lusingato, spaventato, euforico, stupito e preoccupato. E felice. Tanto felice da mettersi a ridere in maniera quasi isterica mentre si inginocchiava a sua volta. Gli mise l'indice sotto il mento e lo costrinse ad alzare lo sguardo. «Perché mai dovrei sentirmi costretto a lasciare un lavoro che odio, una casa minuscola e quattro alimenti da pagare? Soprattutto se l'alternativa è seguire la persona che amo di più al mondo verso un posto da sogno?».

Gli occhi di Io si illuminarono. «Ryuu...».

Tutto sembrava così naturale. Anche il bacio lungo e significativo che si scambiarono, illuminati appena dalla luce del tramonto.

Poi Io prese la mano di Ryuu e lo aiutò a rialzarsi. «Ci conviene andare a casa tua a preparare i bagagli. Partiamo domani»

«Ne sei sicuro? Sei già in ritardo, non è il caso di aspettare fino a domani»

«Ormai il mio commercialista mi starà già odiando, quindi che differenza fa?». Io rise. «E poi mi sei mancato tanto in questi anni, voglio restare un po' da solo con te» aggiunse cingendogli la vita con un braccio.

Ryuu arrossì appena. «Mi rimangio quello che ho detto nel bar: sei cambiato molto in questi anni». Appoggiò la testa sulla sua spalla.

«Spero che sia un complimento» commentò Io stringendolo a sé. «Tu sei sempre lo stesso ragazzino superficiale».

«Spero che sia un complimento».

Io lo baciò ancora. «Credimi, lo è» sussurrò aprendogli la portiera.

 

 

 

 

Fine.

Dunque, niente di che. Io forse è venuto un po' più marpione di quanto mi aspettassi, ma un uomo d'affari di Wall Street dovrebbe essere audace, almeno nella mia idea. Ryuu invece è diventato un po' patetico con gli anni, mi sento male per averlo trattato così! TT.TT

Comunque spero che la mia fanfiction vi sia piaciuta e sarei più che felice di conoscere il vostro parere in una recensione! OAO

Un bacio -3-

  
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