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Autore: CathlinB    13/05/2015    1 recensioni
Dieci anni dopo l'estate di Country Lil Love Story.
Cath e Paul sono cresciuti, sono diventati adulti.
Nel bene o nel male la vita è andata avanti per tutti.
Alcuni sono soddisfatti, altri meno.
E c'è chi vuole giocarsi l'ultima possibilità, l'ultima carta, nella speranza che sia quella fortunata.
HO BISOGNO DI VOI! AIUTATEMI A SVILUPPQRE NUOVE IDEE PERVQUESTA STORIA, MI SONO ARENATA AL SESTO CAPITOLO!
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Accidenti! Ma tu guarda se proprio adesso, con mezzo metro di neve e le strade ghiacciate, la gomma doveva scoppiare! Per questa strada non passa quasi mai nessuno in estate, figuriamoci a gennaio con tutta questa neve!
Mi guardo intorno e vedo solo una grande distesa bianca, vagamente ondulata. La strada quasi invisibile si confonde col grigio del cielo, carico di nuvole basse, pronte per un'altra nevicata memorabile. L'unica cosa positiva è che la strada, anche se poco utilizzata, è stata pulita.
Inizio a non poterne più di questi posti. Non c'è nulla, il nulla del nulla! Col senno di poi mi sono pentita di aver deciso di rimanere qui, anni fa. Ma allora era tutto meraviglioso! Era tutto colorato e luminoso, anche in giornate grigie come questa. Avevo una storia d'amore appena cominciata, avevo il college, avevo mille prospettive davanti a me per il futuro.
Finito il college, mi è rimasta la storia d'amore stabile e sicura, ed un lavoro in città.
Non il massimo, ma almeno a contatto con la gente, dove c'è vita ed energia.
Tutto è crollato dopo che in autunno quando la ditta dove lavoravo si è trasferita troppo lontano da qui per poter continuare a lavorare presso di loro. Costretta per forza di cose a lasciare il lavoro, mi sono ritrovata a passare in solitudine praticamente tutto il giorno. Mia mamma è rimasta a Chicago. Lavora ancora e il suo compagno, comunque, non ha nessuna voglia di infognarsi in questo buco. Il nonno non c'è più da qualche anno e la nonna ormai è troppo anziana. Mia suocera ha già gli altri nipoti da allevare, visto che abitano con lei.
Tutto questo spazio vuoto intorno a me mi deprime, mi sento morire pian piano, sto diventando apatica.
Anche la fantastica, travolgente storia d'amore pian piano si è trasformata in una vita fatta di consuetudini, di ritmi stabiliti tutti uguali, di piattezza.
Paul sembra essere completamente a suo agio in questa storia; credo rispecchi esattamente la sua idea di vita perfetta. Ma lui è sempre stato un solitario. Ha il dna del perfetto colono. Il suo lavoro, i suoi cavalli, qualche bevuta con gli amici, tornare a casa dalla mogliettina. Queste sono le cose che desidera e nient'altro.
Lui, dopo tutti questi, anni sono convinta, e me lo dimostra, che mi desidera e mi ama come i primi tempi.
Io no. Forse è stare sempre sola, ma da un paio d'anni ho iniziato a provar fastidio nei suoi confronti. Sono sola tutto il giorno, eppure quando torna a casa mi infastidisce la sua presenza. Giorni si e giorni no. Esteriormente ricambio il suo affetto, ma dentro sento poche, pochissime farfalle. Anzi: nessuna.
Scendo dalla macchina infagottata nel giaccone termico, ma le scarpe non sono assolutamente adatte. Non prevedevo nessuna sosta tra Ames e casa.
Si scivola e dopo pochi secondi ho i piedi ghiacciati nelle scarpe eleganti col tacco. Giro intorno la macchina per controllare. La ruota è proprio a terra. Merda! Sono a 8 miglia da qualunque posto abitato. E non sono capace di cambiare la ruota. Almeno non vestita così elegante.
Paul è via con suo fratello, ad almeno 50 miglia da qui, ad un convegno, quindi non posso chiamare nessuno dei due. Devo per forza chiamare un'officina, così mi mandano qualcuno ad aiutarmi, se ne hanno voglia.
Fa parecchio freddo fuori, l'aria è pungente e i piedi congelati. Tiro su il cappuccio e mi avvolgo il viso nella sciarpa. Mi si vedono solo gli occhi. Cerco il numero dell'officina dove andiamo sempre, sul web. Telefono, spiego e mi dicono che arriveranno fra un'oretta! Ma come fra un'ora? Nel frattempo io qui congelo!
Devo rassegnarmi ad aspettare. Mi chiudo in macchina. Accendo la radio e tolgo le scarpe. Collant di nylon e decoltèe con tutta questa neve. Li ho gelati, rossi e mi fanno male. Mi rannicchio sul sedile cercando di coprirli e tenerli al caldo, ma è scomoda come posizione.
Il tempo non passa; mi sembra un'ora che sono qui e invece sull'orologio sono passati 10 minuti. Sono già stufa!
Guardo fuori, davanti a me. In lontananza mi sembra di vedere un puntino avvicinarsi sulla strada. Magari quelli dell'officina sono riusciti a venire subito! Anche se non scendo per fermarli, lo capiranno che sono io che ho chiamato, spero!
Mentre si avvicina mi rendo conto che non è il carro attrezzi; è un enorme suv nero, pulito, lucido e brillante come se fosse in esposizione. Come fa il proprietario a tenerlo così pulito da queste parti? Però rallenta e accosta.
Scende un uomo alto con scarponi da lavoro e un giaccone nero sgualcito. Il cappuccio tirato su per ripararsi dall'aria non mi permette di vederlo in volto. Non è l'abbigliamento che mi aspettavo da uno che guida un suv così elegante.
Provo un leggero senso d'ansia. Non conosco nessuno con una macchina simile, quindi l'uomo è uno sconosciuto che si avvicina in una strada isolata poco prima di una tormenta di neve.
Batte sul vetro del mio finestrino con le nocche della mano non guantata, abbassandosi per vedere dentro. Ho i vetri appannati, ma i suoi occhi brillano.
Inconfondibili occhi verdi. Oh no!
"Cath!" grida per farsi sentire.
Mi sciolgo dall'intreccio e allungo le gambe sotto il cruscotto per infilare le scarpe. L'ansia svanisce e mi assale una sorta di imbarazzo. Poi esco.
Vengo investita dal vento gelido che solleva la neve asciutta.
"Ciao" gli dico io senza sprizzare molta gioia.
Il suo sorriso e i suoi occhi non sono affatto cambiati. Affascinanti e ammalianti come sempre.
   
 
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