Siamo in
un bar letterario, un bel locale piccolo e
confortevole, con degli scaffali pieni di libri e un odore intenso di
cornetteria che si mischia con quello della carta stampata. Ho scelto
questo
posto perché è tra i miei preferiti, non
c’è baccano, ma un leggero parlottare
in sottofondo e, in più, sanno fare bene qualsiasi cosa
richiedi dal menù;
penso che il fatto che debba intervistare un autore abbia contribuito
alla
scelta. Abbiamo appena ordinato un caffè, ma ancora non ho
raccolto materiale
per il mio articolo. Sospetto sia un po’ restio a parlare con
me, dopotutto non
mi conosce.
“Esattamente
devo ancora capire cosa vuole da me, signorina D’Amico, io
sono
solo uno scrittore” cerca di nascondere il suo disagio e non
vuole incontrare
il mio sguardo.
“Lei
non è solo uno scrittore, voglio sapere cosa ha di
particolare che
affascina mezzo mondo. I suoi libri sono letteralmente
ovunque” ne prendo uno
dallo scaffale che ho vicino “Quando avrà
intenzione di cominciare a rispondere
alle mie domande, smettere di avere paura di me che non ho mai mangiato
nessuno, basta che me lo dica. Solo un cenno,
un…un pronti e via!” adesso mi guarda, forse posso
avere la sua vera
attenzione.
“Avanti,
faccia pure, cerchi di svelare il mistero che non esiste, sono solo un
tipo sincero che, da un giorno all’altro, ha deciso di
mettere in fila frase
dopo frase e pubblicare.” Sono arrivati i caffè ed
è bellissimo l’odore che
emanano; se chiudo gli occhi ho concluso l’intervista e sono
già a casa a
buttare giù l’articolo da far vedere al capo.
“Da
dove vuole partire?” mi domanda, sorseggiando il suo espresso
senza
aggiungere neanche un po’ di zucchero, con aria seria e
tenebrosa.
“Cominciamo
dall’inizio, dal suo primo libro”
“Alba” mi interrompe, si aggiusta
gli occhiali tondi e si avvicina di più al tavolo, dove si
appoggia.
“Sì,
proprio lui. Ha pubblicato un capolavoro che si basa sulle
varietà di
parole che cominciano con la lettera A”
“Lei pensa
sia grandioso scrivere su
sentimenti che sono stati dimenticati nel corso degli anni?
E’ in realtà
affascinante quanto le persone abbiano necessità di
rifugiarsi in un universo
alternativo dato dai libri, dove vige una legge, basata su quegli
stessi valori
che stanno diventando cenere. Le persone
hanno bisogno di sentire, in questo caso leggere, che da qualche parte
esiste
una via di uscita, fatta di sincerità e affetto.”
Mi ha nuovamente interrotto
ma, nonostante odi questo modo di comportarsi, lo lascio fare;
renderà più
facile il mio compito.
“Quindi,
leggono i suoi libri perché sono un’ ottima
valvola di sfogo in questa
realtà assuefatta di finzione? Ma non risulta un paradosso
tutto questo? Il suo
finto mondo parla dei veri valori che dovrebbero sostituire quelli
falsi del
mondo vero?” prendo appunti sul mio taccuino, con la mia
calligrafia tutta
storta, dalla difficile interpretazione.
“Non
direi un paradosso , ma una speranza. Nel mio libro abbiamo una piccola
cittadina che sopravvive per miracolo alla distruzione totale e si
ritrova a
dover ricominciare da zero, ad avere la possibilità di poter
cambiare le cose.
Sono all’Alba di una nuova generazione, che si fonda
essenzialmente sulle cose
positive.” Dentro la sua voce c’è la
convinzione che lo ha spinto a scrivere, i
suoi occhi brillano, gli piace esprimere i suoi pareri, togliere il
velo di
mistero dal suo libro spiegando quali erano le sue reali intenzioni e
quali
sono le giuste interpretazioni.
“E
le cose negative? Sono una causa
dell’impossibilità
di gestire i nostri istinti oscuri?” comincio anche io a bere
il mio caffè, è
terribilmente dolce e tiepido come piace a me.
“Lo
ha davvero letto prima di intervistarmi, mi fa piacere” per
la prima volta
sorride, o forse è la prima volta che ci faccio caso.
“Sono una persona
professionale, come potrei farle delle domande senza conoscere la
materia della
discussione?” poso la tazzina vuota sul tavolino e compare il
cameriere che
porta via tutto, lasciando sul tavolo solo la mia penna e i fogli che
sto
riempendo di opinioni o frasi che potrebbero andare bene.
“Le
cose negative sono destinate ad esistere. È parte
dell’essere umano sbagliare,
non siamo macchine, ed è proprio dagli errori passati che si
cresce, si impara
e questo ci rende capaci di affrontare ciò che succede e a
comportarci di
conseguenza.” Intanto apro il libro e sfoglio qualche pagina,
potrebbe tornare
utile trovare qualche citazione. “Mi ha colpito il fatto che
uno di loro, dopo
aver capito di essersi salvato da una grandissima catastrofe, ha
gridato di
essere una fenice.”
“La
fenice è un animale mitologico che rinasce dalle proprie
ceneri. Era rinato
e con lui tutti gli altri. Il trovarsi in una situazione simile
immagino ti
cambi radicalmente, prendi in mano la tua vita e ti chiedi se quello
che hai
fatto fino a quel momento valeva tutto il tempo speso. Come puoi
accettare che
quello che hai fatto ti piaceva e vai avanti, così puoi
invece renderti conto
che non faceva per te.” Anche lui ha un suo foglietto e ci
sta scarabocchiando
sopra, penso che sia una fenice quella che tenta di disegnare
“Volendo
citare il suo libro - noi umani
abbiamo un brutto vizio: ci rendiamo conto di quanto prezioso sia
quello che ci
circonda quando ci crolla tutto addosso, quando la nostra stessa terra
si
ribella a noi che non abbiamo avuto cura di lei- il suo
è un grido
ecologista?”
“Il
mio è un analizzare gli avvenimenti, perché
quello che ci manca è il
rispetto. Il rispetto tra noi e gli altri esseri viventi, tra noi e la
terra.
Non le riserviamo la cura che dovremmo, pensiamo di essere capaci di
cambiare
le cose da un momento all’altro, ma i fiumi e il terreno
restano avvelenati e
noi siamo quello che mangiamo, e il cibo ci è dato dalla
terra. Ci siamo
avvelenati da soli, abbiamo sete di soldi e siamo corrotti dentro.
Possiamo
ancora fare qualcosa per il nostro ambiente, dobbiamo farlo
tutti”
“Mi
ritrovo completamente d’accordo con lei. Un altro aspetto del
libro che mi
ha molto commosso è stata quella storia d’amicizia
che legava due ragazze. E’
forse stato ispirato dalla realtà?” dopo aver
preso appunti su quello che ha mi
ha appena detto, torno con lo sguardo sul libro, cercando di ricordare
un’altra
frase da poter riportare nell’articolo.
“Ammetto
di sì. Fin da piccolo mi hanno sempre raccontato che tra
donne i
rapporti d’amicizia non sono facili da
stabilirsi, a differenza di
quelli tra uomini. Sono quindi cresciuto con questa idea erronea che fu
poi
smentita. Nel mio libro una delle due, Sara, soffre per il suo aspetto
fisico e
per il rapporto complicato tra i due genitori che scaricano sulla
povera
ragazza i loro fallimenti. Lei non
credeva in nulla, non aveva più speranze quando il mondo che
conosceva cambiò,
finché non ha conosciuto Alessandra, che le ha mostrato il
significato della
parola amicizia. Le ha preso la mano e le ha dato la forza per
accettarsi, per
cambiare ciò che non andava bene, per piacere a se stessa,
non ad altri. Doveva
essere liberamente sé.” Toglie gli occhiali, e
pulisce le lenti con una
pezzuola blu notte. Sembra una persona
calma e tranquilla che studia i modi di fare degli altri.
“L’amicizia
rende liberi di essere se stessi?” domando un po’
perplessa.
“Sì,
con i suoi amici può essere presuntuosa o modesta,
può essere debole e
forte. Può raccontare tutto e accettare tutte le critiche,
può essere sostenuta
prima di cadere ed essere la mano che si tende per raccogliere
l’altro. Non c’è
limite agli innumerevoli esempi che posso darle
sull’amicizia. E’ una delle benedizioni
del cielo a mio parere e può funzionare solo nella completa
sincerità.”
“Peccato
che non sia sempre tutto rose e
fiori, ci sono
persone che fingono molto bene, pur di ottenere qualcosa in
cambio” mi scappa questo mio piccolo commento.
Poco male, potrà essere materiale di dibattito.
“Ha
ragione sa, non ho tenuto conto di questi subdoli e meschini modi di
agire.
Le persone che hanno coraggio di vivere non fingono, a mio parere.
Spero che
tutte le persone che ho incontrato siano state abbastanza coraggiose.
Però, se
mi permette, delle volte non vogliamo sapere la verità,
diventiamo sordi pur di
non sentire.” Penso di aver capito a cosa allude. Non sempre
siamo noi ad
essere coraggiosi abbastanza da accettare che quella persona ci abbia
mentito.
“Non
vorrei risultare banale e scontata, ma vogliamo forse
tralasciare l’amore?” Chiudo il libro e lo ripongo
sullo scaffale dal quale
lo avevo rapito.
“Assolutamente
no, non mi permetterei mai di trascurarlo, le pare che io sia il
tipo che parla di ambiente e amicizia e lascia da parte
l’amore?” adesso è lui
a fare le domande, penso proprio che diventerò parte dei
suoi studi sui comportamenti
umani.
“Potrebbe
benissimo evitarlo, non sono nella sua testa” rispondo
ironica,
sorridendo.
“L’amore
è ovunque nel mio libro signorina D’Amico.
E’ il principale protagonista. E’ il motivo
che spinge quelle persone a lottare ancora.
Si è mai chiesta cos’è che cerchiamo
tutta la vita? Io penso sia la
felicità, ma la si può avere quando siamo
innamorati di una persona o
coltiviamo una nostra passione. Non sa quanto adori scrivere
sull’amore, mi
rende felice come un bambino, perché è un energia
misteriosa, non ci sono
spiegazioni. Stai bene come stai, solo, e poi diventi dipendente da
un’altra
persona, cerchi di essere migliore, di renderla sempre felice
perché l’amore è
questo, donare la felicità e ricevere quello che
l’altro ti dona. Ma non esiste
solo questo tipo di amore, c’è quello che lega
madre e figlio, un amore più
bello e puro non lo trovi facilmente.” Sorride anche lui
adesso
“Perché
non ha chiamato il suo libro Amore se è
onnipresente?” scrivo la mia
domanda prima di scordarla. Passa qualche secondo in silenzio, cercando
di
recuperare le idee
“Sa,
non sono mai stato una cima con i titoli, anzi, sono la cosa
più difficile
per me nell’intero testo. Ho pensato che Amore non avrebbe
reso bene quello che
volevo esprimere perché, seppure presente, non è
il solo, avrei dato risalto a
uno screditando gli altri argomenti. Poi mi sono affacciato alla
finestra e, in
quel momento, stava nascendo un nuovo giorno e ho scritto
Alba” chiudo il
taccuino e lo ripongo nella borsa.
“Può
bastare per oggi, non ho intenzione di tormentarla oltre. Ma ci
rincontreremo per parlare anche del suo secondo best-seller!”
mi alzo e gli
tendo la mano.
“Con
piacere, signorina D’Amico, mi piace il suo stile.
Leggerò il suo articolo, mi stupisca” mi
stringe la mano e mi avvio verso l’uscita.
“Neanch’io
sono una cima con i titoli, ha qualche consiglio?” torno
indietro e mi
risiedo al tavolo. Mi guarda con aria perplessa, poi ride e torna a
riflettere.
Dopo
qualche secondo risponde “Lo chiami Appuntamento
al bar
”.