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Autore: Dagyr    14/05/2015    0 recensioni
"Lo sguardo della giovane Stefy Kern vagava estasiata sulle quattro imponenti statue di Ramsete II che stavano a guardia dello spettacolare tempio di Abu Simbel, ai piedi di esse si ergevano, non meno imponenti le statue della regina madre, Nefertari, sposa prediletta di Ramses e dei suoi figli. Lo scenario era fiabesco agli occhi verde castani di Stefy, le statue sembravano emergere dalla roccia dorata stagliandosi verso il cielo terso, e lei ne fotografava avida ogni minimo dettaglio con la sua digitale super computerizzata, avuta per l'occasione prima di partire."
Genere: Azione, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4 Il forte e improvviso rumore dell'ancora che calava in mare fece sussultare Stefy. Le mani, legate dietro la schiena le impedivano qualsiasi movimento, ma una cosa positiva c'era, non si sentiva più stordita, l'effetto del narcotico era passato ma il senso di nausea no, quello era dovuto al fetore insopportabile che c'era in quella stiva, dove era stata rinchiusa assieme ad altre ragazze dalle etnie più svariate. La poca luce che filtrava dalle fessure le diede modo di osservarne la loro bellezza spenta per le condizioni disumane in cui versavano, erano sporche, altre ferite e se si aveva necessità di andare al bagno si era costretti a fare i bisogni per terra, in un angolo come gli animali. Di tanto in tanto i loro carcerieri scendevano e con un idrante spruzzavano un violento getto d'acqua marina e gelida sul pavimento, colpendo a volte anche le donne, che sbattevano contro la paratìa metallica dello scafo facendole perdere i sensi, e a nulla valevano le grida di disperazione e pietà, quelle bestie che avevano sembianze di uomini non battevano ciglio, anzi sembrava si divertissero nel procurare loro una sofferenza che non meritavano. La barca non si muoveva più così tanto, e Stefy sospirò sollevata, per il momento la tortura del rollìo era finita, lasciando il posto ad un lieve dondolìo, lamenti e pianti riempivano la stiva e lei cercava di avvicinarsi ad ognuna per dar loro un pò di consolazione, anche se sapeva che non sarebbe servito a nulla. Lo stomaco le doleva, aveva fame e la gola era riarsa dalla sete. La botola della stiva si aprì e per fortuna il sole era calato, così gli occhi di Stefy non si ferirono quando il fiotto della luce fioca entrò dall' apertura. Scesero due uomini con il capo coperto da uno strano copricapo che aveva già notato al Cairo e parte del loro volto era nascosto dalla gahfia, uno di essi aveva fra le mani un cesto che poi lanciò in terra tra le donne. Come bestie affamate tutte si gettarono sulla cesta e con la bocca cercavano gli avanzi di cibo, aggredendosi e persino mordendosi per conquistarsi un pezzetto di pane. Gli uomini ridevano additando quelle poverette che lottavano sopravvivere pur avendo le mani legate. Stefy li guardò con odio profondo rimanendo accovacciata in un angolo, non voleva abbassarsi a tanto, non era un animale, era un essere umano. Uno dei due si accorse che lei non si cibava e le si avvicinò minacciosamente, le gridò qualcosa in una lingua strana, lei non capì ma lo guardò ugualmente con sfida poi raschiò la sua gola secca cercando di far risalire la poca saliva che aveva e sputò contro l'uomo. Per tutta risposta il suo rapitore la schiaffeggiò tanto forte che finì distesa in terra, Stefy soffocò un grido e chiuse gli occhi per il forte dolore rinchiudendosi in posizione fetale, il silenzio calò nella stiva e le ragazze si fermarono di colpo assistendo alla scena piene di terrore. L'uomo le urlò di nuovo frasi incomprensibili, poi le sferrò un calcio nel ventre, alla giovane donna mancò di colpo il respiro e quasi svenne, boccheggiò alla ricerca d'aria che le bruciò nei polmoni poi cominciò a piangere silenziosamente, l'aguzzino rise con cattiveria volgendo lo sguardo crudele verso le altre ruggendo qualcosa in quella lingua strana additando la ragazza stesa sul pavimento. Le donne erano sgomente e quando l'aguzzino tirò fuori dalla cinta la pistola puntandola verso Stefy che ancora piangeva, urlarono tutte riunendosi in gruppo come per proteggersi l'una con l'altra. Gli uomini risero ancora, parlottando fra loro, poi risalirono nuovamente in coperta, richiusero la botola con un tonfo e tutto ripiombò nella penombra. Le giovani rimasero strette fra loro piangendo senza curarsi di Stefy, che, acciambellata per terra soffriva in silenzio aspettando che passasse un altro giorno, rinchiusa in quell'orrenda prigione aveva perso la cognizione del tempo. Rashid camminava avanti e indietro tenendo il molo di imbarco e sbarco sotto controllo, come gli era stato ordinato, mostrandosi in ansia come se aspettasse qualcuno, e ogni tanto gettava uno sguardo all'orologio e alla cartina che portava nella tasca del jeans, passandosi di tanto in tanto una mano fra i capelli neri e corti poi si appoggiò con fare indolente al muro incrociando le gambe fasciate da jeans scoloriti incrociando le braccia sul petto coperto da una polo di cotone celestina con il colletto alzato che contrastava con la sua carnagione scura. Qualche giovane donna lo fissava ammirata, ed egli ne ricambiava lo sguardo sorridendo mostrando una fila di denti curati e candidi. All'improvviso il viso noto di colui che aspettava fece capolino fra la folla, conosceva di fama lo sceicco appena sceso dal gommone accerchiato da guardie del corpo ben mimetizzate per non dare nell'occhio. Era il maggior trafficante di droga e non solo, dell'Arabia Saudita, ma nessuno mai era riuscito a contestargli quei reati, non si sporcava mai le mani personalmente, come tutti i pezzi grossi aveva i suoi mandanti, ed era assai difficile che si facesse vedere in pubblico. Rashid rimase sorpreso dalla cosa, doveva esserci qualcosa di grosso in ballo, prese il cellulare e voltatosi per non farsi notare chiamò subito Max. Poche parole e la conversazione si interruppe, dopo una quindicina di minuti il collega era al suo fianco. “ Max, ti presento lo sceicco Omar Shadiff Kadè...” mormorò con voce soddisfatta accennando con il mento scuro verso l'uomo al centro del gruppo che spiccava dagli altri per la kandoura, una tunica bianca ricamata con fregi in oro e sul capo la caratteristica tagia e un gutra, un lungo telo di cotone bianco sostenuto dall’igal, una treccia di filo nero e doppio. Max annuì compiaciuto, poi si incamminarono lentamente cercando di stare dietro al gruppo di arabi senza farsi notare, mischiandosi al fiume umano che affollava la via. Ogni tanto si fermavano per guardarsi attorno con finto interesse soffermandosi a studiare una cartina turistica. Notarono con quanto morboso interesse lo sceicco guardava le giovani donne che gli passavano accanto ed ogni tanto faceva segno a quello che doveva essere il suo segretario, di fotografare quelle che gli interessavano, per poi ordinare ad un paio delle sue guardie di seguirle a distanza. Max e Rashid si guardarono, annuendo con il capo, sincronizzarono gli orologi dandosi un appuntamento poi si separarono; Rashid seguì il gruppo fino a quando esso non si fermò in un ristorantino all'aperto, mentre Max sgattaiolò via cercando di stare dietro ai due scagnozzi dello sceicco. Assicuratosi che i sospettati erano fermi e ne avrebbero avuto per un bel pezzo, Rashid riprese la via del ritorno dirigendosi a passo svelto verso il luogo dell'appuntamento. Dopo circa mezz'ora anche Max si fece vivo ed insieme si arrampicarono sulla scogliera che costeggiava il molo, la percorsero sino alla fine, sotto di loro il mare cristallino infrangeva con calma le sue piccole onde sugli scogli. “ Lo vedi ? “ chiese Rashid lasciando vagare lo sguardo ai grandi battelli che erano ormeggiati in mare poco lontano dall'imbocco del porticciolo di Capri. “ No...” anche Maximilian si affannava a cercare, poi improvvisamente lo vide. “ Là, Rashid...guarda.” lo invitò a guardare nella sua direzione alzando il piccolo binocolo che aveva a tracolla, poi lo passò al collega che osservò a sua volta il natante, dal suo palo esterno sventolava dolcemente una bandiera con strisce orizzontali verde bianca e nera e lateralmente sulla sinistra una striscia verticale rossa. “ Emirati Arabi...” mormorò Rashid con gli occhi incollati al binocolo. “ Stanotte dovremo salire a bordo ” continuò con tono sicuro, “ anche se non ho alcun dubbio che sia la nostra nave, sarà un controllo veloce, solo noi due, di sicuro sarà super sorvegliata.” “ Perfetto...anche se non proprio idea di come faremo..” Mormorò Maximilian distrattattamente ancora intento ad osservare il grande panfilo ancorato al largo di Capri. Rashid fece spallcce “ qualcosa ci verrà in mente ...”. Max si volse poi verso il porto e notò con sorpresa che il gruppo era di ritorno e si stava imbarcando nuovamente sul gommone che li aveva condotti a terra, con il gomito urtò lievemente il collega per far in modo che si voltasse ad osservarli. “ Sono ritornati, hanno fatto presto...” osservò meglio il gruppetto e l'ansia si dipinse sul suo volto. “ Cazzo...mancano ancora quei due scagnozzi che ho seguito ... Dobbiamo avvisare Kurt delle novità.” Rashid annuì, prese dalla tasca dei jeans il palmare e con piccoli scatti immortalò il gommone che scivolava via diretti alla nave con tutti i suoi occupanti ed alla grande imbarcazione, poi spedì il tutto alla sezione criminale di Berlino via mail aggiungendo un messaggio per il capitano Kurt. “ abbiamo il bastardo...finalmente, lo dobbiamo solo incastrare” mormorò Rashid leggendo il messaggio ad alta voce. “ aspettiamo a cantare vittoria,” suggerì Max “ quello è molto furbo, ed è circondato dalla peggior feccia della mala araba.” Max prese nuovamente il binocolo dalle mani del collega per osservare gli uomini che ora erano arrivati al grande yatcht e uno ad uno sbarcavano assistiti dall'equipaggio di bordo. “ Sono agghindati...” mormorò Maximilian studiandoli, notando sotto i dishdasha, abiti tradizionali arabi, mitra e pistole nascoste fra le pieghe delle vesti. “Pensavi che ci avrebbero accolto con i fuochi artificiali?“ scherzò Rashid, “ su, andiamo, tanto da lì non si muove, la scelta non sarà facile, Capri è ricca di belle donne in questo periodo e avrà bisogno di tempo per decidere.” borbottò ironico e con passo deciso si avviò verso il centro di via Cristoforo Colombo alla pensioncina nella quale erano ospitati, Max dette un ultimo sguardo all'imbarcazione pregando che Stefy stesse bene, e fosse realmente a bordo di quella nave, poi seguì il collega che lo aveva distanziato di un bel pò. Il telefono della reception squillò improvvisamente e Lilli che era sovrappensiero sobbalzò, allungò una mano verso la cornetta e rispose, il suo viso annoiato si illuminò. “ Ciao, Gio...come stai? “ mormorò contenta di sentire l'amica, si voltò dando le spalle all'ingresso e cominciò a parlare con lei. Salvio passò di lì e rimase ad osservarla torvo per un pò, quello che aveva visto sabato l'aveva letteralmente distrutto, ed ora era più risoluto che mai nel voler scoprire chi fosse quel tizio con cui lei era stata. Si avvicinò al bancone in silenzio e poggiò i gomiti sul piano in cristallo aspettando che Lilli si girasse. Un ultimo saluto all'amica e la ragazza si girò per posare il telefono, per poco non le venne un colpo, Salvio era lì, fermo come una statua che la fissava stranamente. “ Cosa vuoi ? “ le chiese gelidamente. Il ragazzo alzò le spalle con indifferenza, “ io? Niente, guardavo...” mormorò acido, “ non credo sia vietato...” “ Bhè, ti consiglio di guardare altrove...” bisbigliò soffocando l'ira, “ Altrimenti ? “ la minacciò a bassa voce, “ cosa fai eh? Chiami il tuo amichetto per farmi spaccare la faccia? “ ora la rabbia di Salvio era evidente. “ Smettila, sei patetico, “ gli rispose di rimando, “ non devi impicciarti degli affari miei.” Salvio con uno scatto improvviso del braccio le afferrò il polso e lei soffocando un grido e memore dell'episodio del giorno prima cercò di divincolarsi. “ Lasciami immediatamente...” gli gridò sommessamente per non far accorrere Andrea, o chiunque potesse trovarsi nei paraggi in quel momento, avrebbe potuto benissimo gridare, ma non volle, voleva cavarsela da sola. Gli occhi neri di Salvio brillavano come due carboni ardenti e la tirò a se nonostante li dividesse il bancone. “ Tu....” le disse con la voce arrochita e sottile, “...sei un fatto mio.” Prima di lasciarla avvicinò lentamente il viso all'orecchio della ragazza bisbigliando, “ E nessuno ti porterà via da me, ti ucciderò se ti vedrò ancora con quello.” Lilli restò senza parole basita a quella rivelazione e per la vera natura di quell'uomo, si accarezzò il polso martoriato dopo che lui l'ebbe lasciata, aveva una voglia matta di cavargli gli occhi e si allontanò lentamente dal bordo del bancone per mettere ulteriore distanza fra di loro. Doveva parlare con qualcuno, la situazione stava diventando incontenibile quanto pericolosa, ma aveva una paura folle che Salvio attuasse la sua minaccia. Nascose le mani che le tremavano dietro la schiena mentre osservava il giovane andare via, sospirò sollevata quando lo vide sparire oltre la sala da pranzo. Notò Andrea mentre usciva dalla direzione, voleva chiamarlo per sapere se poteva sostituirlo alla reception, ma la voce le morì in gola ,come al solito fu circondato letteramente dalle ospiti di ogni età della pensione, che appena lo videro lo assalirono con le loro richieste impossibili per lui da soddisfare, pensò al il fratello come un incorregibile dongiovanni. “ Antò...” chiamò allora l'altro ragazzo che lavorava con loro che con un bel sorriso sul faccione rotondo si avvicinò a Lilli. “ Dimmi.” “ Puoi sostituirmi qui? “ gli domandò supplichevole, “ mio fratello al solito è impegnato a scansare le avance delle signore e io devo fare un servizio urgente.” Aveva bisogno d'aria, si sentiva opprimere. Antonio guardò quegli occhi dorati e supplichevoli e cadde come una pera cotta. “ E mi fai sempre fesso! “ mormorò lui sorridendo “ va buò, ma fa 'mbress ca teng che fà! ” le disse scherzoso ma gli piaceva la mansione del vice. “ Ti ringrazio “ cinguettò Lilli e scoccò sulla guancia paffuta del ragazzone un sonoro bacio, “ avvisa tu mio fratello, va bene? “ guardò in direzione di Andrea ancora impegnato con le signore, “ al momento è un pò impicciato.” Arricciò il naso indicando con il mento il folto gruppetto di donnette ciarlanti e in adorazione del bel giovannottone. Antonio seguì con lo sguardo la direzione indicata da Lilli e rise forte divertito. “ E mica è na novita! “ esclamò fra le risate, “ Va...va...l'avviso io..” e prese posto con la sua andatura dondolante e lenta dietro al bancone. Lilli scosse la testa sorridendo e si avviò all'uscita e una volta per strada si diresse verso casa di Giovanna. Salvio passò nuovamente per l'atrio la vide uscire, fessurizzò lo sguardo nero sulla figura della ragazza che si allontanava. Scattò una molla nei suoi pensieri e gettando in terra con rabbia lo straccio che aveva in mano si diresse verso la cucina, uscì dal retro e la seguì a distanza roso dalla gelosia. Seguendo una viuzza stretta Lilli arrivò da Giovanna, la trovò già fuori casa che dava disposizioni alla vicina affinchè badasse alla nonna. “ mi raccomando Giuseppina, “ le stava dicendo, “ la cena per la nonna è già pronta, sta nel microonde gliela devi solo scaldare , e poi ha le pillole sul comodino...ne deve prendere una dopo cena. ” “ EHHH....agg capito...guagliò! Va jesc...nun te preoccupà, mo vec'io...sta l'amica tua là....” e indicò Lilli con un dito. Giovanna si voltò e il suo viso si illuminò, poi si volse nuovamente verso la donna che stava sulla soglia di casa sua, la strinse con affetto per poi darle un bacio sulla guancia. “ Grazie Giusi, “ mormorò con riconoscenza, “ se non ci fossi stata tu mi sarei sentita persa.” La donna ricambiò l'abbraccio della ragazza con i lucciconi agli occhi marroni. “ Marò....nun dicer sti cose, io tagg vist' e nascere....te vogl' assaje bene, si a vita mia...” le rispose con la voce rotta, “ vaje mo...nun te preoccupà pe nonneta...” Giovanna le sorrise ancora, poi si voltò dirigendosi verso l'amica, si abbracciarono e Lilli le poggiò la mano sul braccio e assieme si diressero chiacchierando verso la fine del vicariello. Salvio continuò a seguire da lontano la ragazza, doveva assolutamente levarsi di torno Giovanna, era lei la causa per la quale Lilli era tanto restia, ma come poteva? Si lambiccò il cervello per trovare una soluzione, ma al momento agitato com'era non riusciva a connettere, era ossessionato da lei, e se lui non poteva averla non l'avrebbe avuta nessuno, su questo era fermamente deciso, anche di fare qualsiasi pazzia. Nascosto nell'ombra aspettò poggiato al muro che le ragazze uscissero dal vicolo, parlavano sommessamente mentre si dirigevano lentamente verso la strada principale che le avrebbero condotte in piazza. “ Mi accompagni in farmacia?” chiese improvvisamente Giovanna a Lilli. Lilli sgranò gli occhi dorati,” Ti sei decisa! “ “ Si, non posso vivere con questo dubbio un'altra settimana.” “ Va bene, andiamo. “ le circondò le spalle con il braccio e si avviarono alla farmacia. “ facciamo in fretta che rischiamo anche di trovarla chiusa” . Nessuna delle due si accorse dell'ombra che le seguiva. Max si fermò di colpo e trattenne Rashid per un braccio affiancandolo, da lontano aveva visto Lilli e Giovanna. “ Vieni... voglio presentarti due vecchie amiche ” indicò le ragazze e lo costrinse a seguirlo. “ Ma cosa...No...dai...” Rashid sospirò e si lasciò trasportare rassegnato, “ siamo in servizio... dobbiamo fare rapporto.“ “ E' questione di poco..” Raggiunsero le ragazze in un batter d'occhio. “ Lilli!!” La ragazza si voltò sentendosi chiamare e il cuore le si bloccò nel petto, Giovanna dal canto suo allargò le sue labbra rosa e carnose in un radioso sorriso colpendo lievemente l'amica nel fianco con il gomito. “ Caspita che meraviglia della natura...” mormorò a Lilli sottovoce squadrando ammirata Rashid da capo a piedi mentre si avvicinavano a loro. Lilli zittì l'amica e la spinse leggermente per la spalla. “ Ragazze...” gridò Max verso loro, “ ...aspettate.” Lilli e Giovanna si fermarono e quando gli furono davanti il giovane abbracciò con affetto Giò, e diede a Lilli un tenero bacio sulla guancia poi presentò il collega. Lilli accennò un timido saluto a Rashid che aveva già conosciuto in mattinata, mentre Giovanna gli strinse la mano tenendola nella sua un po' più del dovuto, era molto carina quel giorno con l' abitino rosa dalla stoffa leggera che metteva in risalto le sue graziose forme. Rashid le fece l'occhiolino e lei arrossì vistosamente mentre Lilli soffocò una piccola risata. “ Vi va un gelato ragazze ? “ domandò Max, guardò il collega e rivolse anche a lui la domanda ma in inglese. L'egiziano scosse la testa con un diniego vigoroso tossicchiando per far capire a Max il loro impegno poi vedendo da parte sua nessuna collaborazione cedette e annuì un po' seccato. Tutti e quattro allora si diressero alla gelateria, Salvio, fermo in lontananza restò pietrificato nel vedere la scena, le braccia scese lungo i fianchi fremevano dalla rabbia, la mascella si contrasse e le mani si strinsero convulsamente a pugno facendone sbiancare le nocche, mentre il respiro andò in iperventilazione. Non seppe quanto tempo rimase lì immobile come una statua, mentre le persone passavano indifferenti accanto a lui. Rashid scostò la sedia dal tavolino e con gesto cavalleresco fece cenno a Giovanna di sedere, poi prese posto accanto a lei fissandola di tanto in tanto. Max fece altrettanto con Lilli sedendosi poi al suo fianco. Giovanna si sentì alquanto imbarazzata da quello sguardo magnetico e penetrante, non si era mai sentita così viva, nemmeno con Salvio, così decise di lasciarsi andare e di godersi quel poco di giornata che ancora rimaneva. “ Allora, cosa avete fatto di bello ragazze? “ chiese Maximilian “ e soprattutto tu, Giovanna come stai? “ La ragazza staccò a malincuore gli occhi castani da Rashid per guardare l'amico che non vedeva da dodici anni. “ Bene grazie...e stasera ancora meglio...” arricciò il naso verso Lilli che le sorrideva, sembrava esser ritornata quella di una volta, allegra e solare. “ Davvero? “ le chiese Max ridendo, “ perchè stasera? “ “ Bhè, vedi tu...” mormorò maliziosamente Giò indicando i giovani uomini. Rashid alzò un nero sopracciglio interrogativamente, si sentiva a disagio, non capiva una parola e questo lo infastidiva un pò, Max gli tradusse la frase di Giovanna ed egli scoppiò a ridere seguito a ruota dagli altri. “ Tu...italiano...me? “ chiese rivolto a Giovanna strizzandole l'occhio, la ragazza rise sommessa e imbarazzata mentre Max dette una pacca sulla spalla all'amico. “ certo che non perde tempo il ragazzo...” sussurrò con un sorriso Giò a Lilli mentre annuiva a Rashid con la testa, “ Mi farebbe molto piacere...” rispose lentamente scandendo le parole per fargli capire ciò che diceva. “ Si...piacere...” ripetè lui allungando la mano credendo che lei lo stesse salutando. Giovanna soffocò a stento una risata e allungò anche lei la mano afferrando con delicatezza quella dell'egiziano, era morbida e calda e un brivido a quel contatto le percorse la spina dorsale. Rashid dal canto suo restò rapito dalla bellezza di Giovanna, poi portò alle labbra la sua mano e galantemente gliela baciò. Giovanna arrossì fino alla punta dei capelli e pensando che lui la stesse prendendo in giro cercò di ritirare la mano, ma lui non glielo permise. Lilli e Max osservarono in silenzio la scena divertiti. “ Credo sia nato un amore..” sussurrò Max all'orecchio di Lilli che sorrise lievemente sperando che si avverasse davvero, Giovanna non meritava di finire con uno come Salvio, e quell'uomo le piaceva. “ Lo spero tanto anche io...” bisbigliò lei di rimando, “ Giò ne ha davvero bisogno, si merita un pò di felicità...almeno lei.” mormorò queste ultime parole quasi a se stessa e Max la fissò con i suoi occhi verdi che in quel momento esprimevano tutto ciò che aveva nel cuore e nell'anima. Lilli si perse in quello sguardo e solo un HEMM mormorato forte da parte dell'altra coppietta li fece distogliere. Giovanna e Rashid scoppiarono a ridere e fu il turno di Lilli di arrossire. I giovani si alzarono e pagarono il conto, e continuarono la loro passeggiata serale. Rashid disse poi qualcosa a Max che con un grande sospiro annuì volgendosi nuovamente verso le ragazze. “ Portiamo Rashid ai giardini di Augusto “ propose Giovanna. “Un'altra volta forse “ mormorò Max con tono mesto “ ora dobbiamo andare, il dovere ci aspetta.” Lilli e Giovanna parvero deluse dalla cosa ed insieme presero la via del ritorno, durante il tragitto Max e Rashid si fermarono in un negozietto di artigianato e comprarono alle due ragazze un piccolo pensiero per farsi perdonare. Lilli e Giovanna rimasero senza parole per quel gesto gentile lasciando che, sia Rashid, che Max mettessero al loro collo la catenina d'argento con un pendente a cuoricino con al centro un brillantino. Giovanna credette di morire in quel momento, era totalmente in balìa del suo Rashid, perchè era così che lo considerava e Salvio passò nel dimenticatoio con tutti i suoi problemi, ora di lui non le importava più di nulla, non le importava nemmeno se Rashid provasse o meno quello che provava lei. Lilli dal canto suo accarezzava come in un sogno quel piccolo ciondolo non riuscendo a capire come doveva interpretare quel gesto. I due uomini poi le salutarono e loro si diressero verso la piazzetta voltandosi di tanto in tanto a salutarli con la mano sino a che scomparvero dalla loro vista. Giovanna emise un gran sospiro e sorrise beata alzando lo sguardo sognante verso il cielo che andava tingendosi di rosa e arancio. “ Andiamo, và...” mormorò Lilli prendendola per un braccio facendole affrettare il passo “ altrimenti tua nonna ti darà per dispersa e poi devi fare quella cosa.” Giovanna guardò la bustina della farmacia che aveva in mano e sospirò rumorosamente, aveva fatto tanto per far sparire dalla mente tutta quell'assurda situazione, ed ora ritornava prepotente a galla. “ Hai ragione Lillina...” mormorò mestamente, “ Però non sarebbe bello se potessi avere una storiella con quel dio greco?” Lilli ridacchiò “ Egiziano...” “ Si, quello che è...” scosse l'amica scherzosamente per il braccio “ lo so, lo so, era per il fisico statuario...” mugugnò “ ma l'hai visto? E quel sorriso....” “Lilli chiama Giovanna....” scherzò “ scendi sulla terra! “ “ Sei una guastafeste “ le disse Giò senza cattiveria nella voce “ però hai ragione, figurati se un tipo come quello mi si fila...” “ Ma dai...non fare così, non siamo mica da buttare? “ “ Hei, l'ho visto prima io! “ mormorò Giovanna divertita “ tu hai Max. “ Lilli sorrise mesta, poi il sorriso le si spense e l'amica se ne accorse, le avvolse le spalle con il braccio “ Su, non fare così, so che hai sofferto molto per lui in passato, chi meglio di me può saperlo? Ho raccolto pezzi del tuo cuore dappertutto.” L'amica la guardò con i lucciconi agli occhi dorati e le loro teste si unirono consolandosi a vicenda, Giovanna arrivò davanti casa, la salutò con un bacio sulla guancia ed una carezza affettuosa. Lilli fece altrettanto e allontanandosi da lei le disse “ poi fammi sapere “. 4 Il forte e improvviso rumore dell'ancora che calava in mare fece sussultare Stefy. Le mani, legate dietro la schiena le impedivano qualsiasi movimento, ma una cosa positiva c'era, non si sentiva più stordita, l'effetto del narcotico era passato ma il senso di nausea no, quello era dovuto al fetore insopportabile che c'era in quella stiva, dove era stata rinchiusa assieme ad altre ragazze dalle etnie più svariate. La poca luce che filtrava dalle fessure le diede modo di osservarne la loro bellezza spenta per le condizioni disumane in cui versavano, erano sporche, altre ferite e se si aveva necessità di andare al bagno si era costretti a fare i bisogni per terra, in un angolo come gli animali. Di tanto in tanto i loro carcerieri scendevano e con un idrante spruzzavano un violento getto d'acqua marina e gelida sul pavimento, colpendo a volte anche le donne, che sbattevano contro la paratìa metallica dello scafo facendole perdere i sensi, e a nulla valevano le grida di disperazione e pietà, quelle bestie che avevano sembianze di uomini non battevano ciglio, anzi sembrava si divertissero nel procurare loro una sofferenza che non meritavano. La barca non si muoveva più così tanto, e Stefy sospirò sollevata, per il momento la tortura del rollìo era finita, lasciando il posto ad un lieve dondolìo, lamenti e pianti riempivano la stiva e lei cercava di avvicinarsi ad ognuna per dar loro un pò di consolazione, anche se sapeva che non sarebbe servito a nulla. Lo stomaco le doleva, aveva fame e la gola era riarsa dalla sete. La botola della stiva si aprì e per fortuna il sole era calato, così gli occhi di Stefy non si ferirono quando il fiotto della luce fioca entrò dall' apertura. Scesero due uomini con il capo coperto da uno strano copricapo che aveva già notato al Cairo e parte del loro volto era nascosto dalla gahfia, uno di essi aveva fra le mani un cesto che poi lanciò in terra tra le donne. Come bestie affamate tutte si gettarono sulla cesta e con la bocca cercavano gli avanzi di cibo, aggredendosi e persino mordendosi per conquistarsi un pezzetto di pane. Gli uomini ridevano additando quelle poverette che lottavano sopravvivere pur avendo le mani legate. Stefy li guardò con odio profondo rimanendo accovacciata in un angolo, non voleva abbassarsi a tanto, non era un animale, era un essere umano. Uno dei due si accorse che lei non si cibava e le si avvicinò minacciosamente, le gridò qualcosa in una lingua strana, lei non capì ma lo guardò ugualmente con sfida poi raschiò la sua gola secca cercando di far risalire la poca saliva che aveva e sputò contro l'uomo. Per tutta risposta il suo rapitore la schiaffeggiò tanto forte che finì distesa in terra, Stefy soffocò un grido e chiuse gli occhi per il forte dolore rinchiudendosi in posizione fetale, il silenzio calò nella stiva e le ragazze si fermarono di colpo assistendo alla scena piene di terrore. L'uomo le urlò di nuovo frasi incomprensibili, poi le sferrò un calcio nel ventre, alla giovane donna mancò di colpo il respiro e quasi svenne, boccheggiò alla ricerca d'aria che le bruciò nei polmoni poi cominciò a piangere silenziosamente, l'aguzzino rise con cattiveria volgendo lo sguardo crudele verso le altre ruggendo qualcosa in quella lingua strana additando la ragazza stesa sul pavimento. Le donne erano sgomente e quando l'aguzzino tirò fuori dalla cinta la pistola puntandola verso Stefy che ancora piangeva, urlarono tutte riunendosi in gruppo come per proteggersi l'una con l'altra. Gli uomini risero ancora, parlottando fra loro, poi risalirono nuovamente in coperta, richiusero la botola con un tonfo e tutto ripiombò nella penombra. Le giovani rimasero strette fra loro piangendo senza curarsi di Stefy, che, acciambellata per terra soffriva in silenzio aspettando che passasse un altro giorno, rinchiusa in quell'orrenda prigione aveva perso la cognizione del tempo. Rashid camminava avanti e indietro tenendo il molo di imbarco e sbarco sotto controllo, come gli era stato ordinato, mostrandosi in ansia come se aspettasse qualcuno, e ogni tanto gettava uno sguardo all'orologio e alla cartina che portava nella tasca del jeans, passandosi di tanto in tanto una mano fra i capelli neri e corti poi si appoggiò con fare indolente al muro incrociando le gambe fasciate da jeans scoloriti incrociando le braccia sul petto coperto da una polo di cotone celestina con il colletto alzato che contrastava con la sua carnagione scura. Qualche giovane donna lo fissava ammirata, ed egli ne ricambiava lo sguardo sorridendo mostrando una fila di denti curati e candidi. All'improvviso il viso noto di colui che aspettava fece capolino fra la folla, conosceva di fama lo sceicco appena sceso dal gommone accerchiato da guardie del corpo ben mimetizzate per non dare nell'occhio. Era il maggior trafficante di droga e non solo, dell'Arabia Saudita, ma nessuno mai era riuscito a contestargli quei reati, non si sporcava mai le mani personalmente, come tutti i pezzi grossi aveva i suoi mandanti, ed era assai difficile che si facesse vedere in pubblico. Rashid rimase sorpreso dalla cosa, doveva esserci qualcosa di grosso in ballo, prese il cellulare e voltatosi per non farsi notare chiamò subito Max. Poche parole e la conversazione si interruppe, dopo una quindicina di minuti il collega era al suo fianco. “ Max, ti presento lo sceicco Omar Shadiff Kadè...” mormorò con voce soddisfatta accennando con il mento scuro verso l'uomo al centro del gruppo che spiccava dagli altri per la kandoura, una tunica bianca ricamata con fregi in oro e sul capo la caratteristica tagia e un gutra, un lungo telo di cotone bianco sostenuto dall’igal, una treccia di filo nero e doppio. Max annuì compiaciuto, poi si incamminarono lentamente cercando di stare dietro al gruppo di arabi senza farsi notare, mischiandosi al fiume umano che affollava la via. Ogni tanto si fermavano per guardarsi attorno con finto interesse soffermandosi a studiare una cartina turistica. Notarono con quanto morboso interesse lo sceicco guardava le giovani donne che gli passavano accanto ed ogni tanto faceva segno a quello che doveva essere il suo segretario, di fotografare quelle che gli interessavano, per poi ordinare ad un paio delle sue guardie di seguirle a distanza. Max e Rashid si guardarono, annuendo con il capo, sincronizzarono gli orologi dandosi un appuntamento poi si separarono; Rashid seguì il gruppo fino a quando esso non si fermò in un ristorantino all'aperto, mentre Max sgattaiolò via cercando di stare dietro ai due scagnozzi dello sceicco. Assicuratosi che i sospettati erano fermi e ne avrebbero avuto per un bel pezzo, Rashid riprese la via del ritorno dirigendosi a passo svelto verso il luogo dell'appuntamento. Dopo circa mezz'ora anche Max si fece vivo ed insieme si arrampicarono sulla scogliera che costeggiava il molo, la percorsero sino alla fine, sotto di loro il mare cristallino infrangeva con calma le sue piccole onde sugli scogli. “ Lo vedi ? “ chiese Rashid lasciando vagare lo sguardo ai grandi battelli che erano ormeggiati in mare poco lontano dall'imbocco del porticciolo di Capri. “ No...” anche Maximilian si affannava a cercare, poi improvvisamente lo vide. “ Là, Rashid...guarda.” lo invitò a guardare nella sua direzione alzando il piccolo binocolo che aveva a tracolla, poi lo passò al collega che osservò a sua volta il natante, dal suo palo esterno sventolava dolcemente una bandiera con strisce orizzontali verde bianca e nera e lateralmente sulla sinistra una striscia verticale rossa. “ Emirati Arabi...” mormorò Rashid con gli occhi incollati al binocolo. “ Stanotte dovremo salire a bordo ” continuò con tono sicuro, “ anche se non ho alcun dubbio che sia la nostra nave, sarà un controllo veloce, solo noi due, di sicuro sarà super sorvegliata.” “ Perfetto...anche se non proprio idea di come faremo..” Mormorò Maximilian distrattattamente ancora intento ad osservare il grande panfilo ancorato al largo di Capri. Rashid fece spallcce “ qualcosa ci verrà in mente ...”. Max si volse poi verso il porto e notò con sorpresa che il gruppo era di ritorno e si stava imbarcando nuovamente sul gommone che li aveva condotti a terra, con il gomito urtò lievemente il collega per far in modo che si voltasse ad osservarli. “ Sono ritornati, hanno fatto presto...” osservò meglio il gruppetto e l'ansia si dipinse sul suo volto. “ Cazzo...mancano ancora quei due scagnozzi che ho seguito ... Dobbiamo avvisare Kurt delle novità.” Rashid annuì, prese dalla tasca dei jeans il palmare e con piccoli scatti immortalò il gommone che scivolava via diretti alla nave con tutti i suoi occupanti ed alla grande imbarcazione, poi spedì il tutto alla sezione criminale di Berlino via mail aggiungendo un messaggio per il capitano Kurt. “ abbiamo il bastardo...finalmente, lo dobbiamo solo incastrare” mormorò Rashid leggendo il messaggio ad alta voce. “ aspettiamo a cantare vittoria,” suggerì Max “ quello è molto furbo, ed è circondato dalla peggior feccia della mala araba.” Max prese nuovamente il binocolo dalle mani del collega per osservare gli uomini che ora erano arrivati al grande yatcht e uno ad uno sbarcavano assistiti dall'equipaggio di bordo. “ Sono agghindati...” mormorò Maximilian studiandoli, notando sotto i dishdasha, abiti tradizionali arabi, mitra e pistole nascoste fra le pieghe delle vesti. “Pensavi che ci avrebbero accolto con i fuochi artificiali?“ scherzò Rashid, “ su, andiamo, tanto da lì non si muove, la scelta non sarà facile, Capri è ricca di belle donne in questo periodo e avrà bisogno di tempo per decidere.” borbottò ironico e con passo deciso si avviò verso il centro di via Cristoforo Colombo alla pensioncina nella quale erano ospitati, Max dette un ultimo sguardo all'imbarcazione pregando che Stefy stesse bene, e fosse realmente a bordo di quella nave, poi seguì il collega che lo aveva distanziato di un bel pò. Il telefono della reception squillò improvvisamente e Lilli che era sovrappensiero sobbalzò, allungò una mano verso la cornetta e rispose, il suo viso annoiato si illuminò. “ Ciao, Gio...come stai? “ mormorò contenta di sentire l'amica, si voltò dando le spalle all'ingresso e cominciò a parlare con lei. Salvio passò di lì e rimase ad osservarla torvo per un pò, quello che aveva visto sabato l'aveva letteralmente distrutto, ed ora era più risoluto che mai nel voler scoprire chi fosse quel tizio con cui lei era stata. Si avvicinò al bancone in silenzio e poggiò i gomiti sul piano in cristallo aspettando che Lilli si girasse. Un ultimo saluto all'amica e la ragazza si girò per posare il telefono, per poco non le venne un colpo, Salvio era lì, fermo come una statua che la fissava stranamente. “ Cosa vuoi ? “ le chiese gelidamente. Il ragazzo alzò le spalle con indifferenza, “ io? Niente, guardavo...” mormorò acido, “ non credo sia vietato...” “ Bhè, ti consiglio di guardare altrove...” bisbigliò soffocando l'ira, “ Altrimenti ? “ la minacciò a bassa voce, “ cosa fai eh? Chiami il tuo amichetto per farmi spaccare la faccia? “ ora la rabbia di Salvio era evidente. “ Smettila, sei patetico, “ gli rispose di rimando, “ non devi impicciarti degli affari miei.” Salvio con uno scatto improvviso del braccio le afferrò il polso e lei soffocando un grido e memore dell'episodio del giorno prima cercò di divincolarsi. “ Lasciami immediatamente...” gli gridò sommessamente per non far accorrere Andrea, o chiunque potesse trovarsi nei paraggi in quel momento, avrebbe potuto benissimo gridare, ma non volle, voleva cavarsela da sola. Gli occhi neri di Salvio brillavano come due carboni ardenti e la tirò a se nonostante li dividesse il bancone. “ Tu....” le disse con la voce arrochita e sottile, “...sei un fatto mio.” Prima di lasciarla avvicinò lentamente il viso all'orecchio della ragazza bisbigliando, “ E nessuno ti porterà via da me, ti ucciderò se ti vedrò ancora con quello.” Lilli restò senza parole basita a quella rivelazione e per la vera natura di quell'uomo, si accarezzò il polso martoriato dopo che lui l'ebbe lasciata, aveva una voglia matta di cavargli gli occhi e si allontanò lentamente dal bordo del bancone per mettere ulteriore distanza fra di loro. Doveva parlare con qualcuno, la situazione stava diventando incontenibile quanto pericolosa, ma aveva una paura folle che Salvio attuasse la sua minaccia. Nascose le mani che le tremavano dietro la schiena mentre osservava il giovane andare via, sospirò sollevata quando lo vide sparire oltre la sala da pranzo. Notò Andrea mentre usciva dalla direzione, voleva chiamarlo per sapere se poteva sostituirlo alla reception, ma la voce le morì in gola ,come al solito fu circondato letteramente dalle ospiti di ogni età della pensione, che appena lo videro lo assalirono con le loro richieste impossibili per lui da soddisfare, pensò al il fratello come un incorregibile dongiovanni. “ Antò...” chiamò allora l'altro ragazzo che lavorava con loro che con un bel sorriso sul faccione rotondo si avvicinò a Lilli. “ Dimmi.” “ Puoi sostituirmi qui? “ gli domandò supplichevole, “ mio fratello al solito è impegnato a scansare le avance delle signore e io devo fare un servizio urgente.” Aveva bisogno d'aria, si sentiva opprimere. Antonio guardò quegli occhi dorati e supplichevoli e cadde come una pera cotta. “ E mi fai sempre fesso! “ mormorò lui sorridendo “ va buò, ma fa 'mbress ca teng che fà! ” le disse scherzoso ma gli piaceva la mansione del vice. “ Ti ringrazio “ cinguettò Lilli e scoccò sulla guancia paffuta del ragazzone un sonoro bacio, “ avvisa tu mio fratello, va bene? “ guardò in direzione di Andrea ancora impegnato con le signore, “ al momento è un pò impicciato.” Arricciò il naso indicando con il mento il folto gruppetto di donnette ciarlanti e in adorazione del bel giovannottone. Antonio seguì con lo sguardo la direzione indicata da Lilli e rise forte divertito. “ E mica è na novita! “ esclamò fra le risate, “ Va...va...l'avviso io..” e prese posto con la sua andatura dondolante e lenta dietro al bancone. Lilli scosse la testa sorridendo e si avviò all'uscita e una volta per strada si diresse verso casa di Giovanna. Salvio passò nuovamente per l'atrio la vide uscire, fessurizzò lo sguardo nero sulla figura della ragazza che si allontanava. Scattò una molla nei suoi pensieri e gettando in terra con rabbia lo straccio che aveva in mano si diresse verso la cucina, uscì dal retro e la seguì a distanza roso dalla gelosia. Seguendo una viuzza stretta Lilli arrivò da Giovanna, la trovò già fuori casa che dava disposizioni alla vicina affinchè badasse alla nonna. “ mi raccomando Giuseppina, “ le stava dicendo, “ la cena per la nonna è già pronta, sta nel microonde gliela devi solo scaldare , e poi ha le pillole sul comodino...ne deve prendere una dopo cena. ” “ EHHH....agg capito...guagliò! Va jesc...nun te preoccupà, mo vec'io...sta l'amica tua là....” e indicò Lilli con un dito. Giovanna si voltò e il suo viso si illuminò, poi si volse nuovamente verso la donna che stava sulla soglia di casa sua, la strinse con affetto per poi darle un bacio sulla guancia. “ Grazie Giusi, “ mormorò con riconoscenza, “ se non ci fossi stata tu mi sarei sentita persa.” La donna ricambiò l'abbraccio della ragazza con i lucciconi agli occhi marroni. “ Marò....nun dicer sti cose, io tagg vist' e nascere....te vogl' assaje bene, si a vita mia...” le rispose con la voce rotta, “ vaje mo...nun te preoccupà pe nonneta...” Giovanna le sorrise ancora, poi si voltò dirigendosi verso l'amica, si abbracciarono e Lilli le poggiò la mano sul braccio e assieme si diressero chiacchierando verso la fine del vicariello. Salvio continuò a seguire da lontano la ragazza, doveva assolutamente levarsi di torno Giovanna, era lei la causa per la quale Lilli era tanto restia, ma come poteva? Si lambiccò il cervello per trovare una soluzione, ma al momento agitato com'era non riusciva a connettere, era ossessionato da lei, e se lui non poteva averla non l'avrebbe avuta nessuno, su questo era fermamente deciso, anche di fare qualsiasi pazzia. Nascosto nell'ombra aspettò poggiato al muro che le ragazze uscissero dal vicolo, parlavano sommessamente mentre si dirigevano lentamente verso la strada principale che le avrebbero condotte in piazza. “ Mi accompagni in farmacia?” chiese improvvisamente Giovanna a Lilli. Lilli sgranò gli occhi dorati,” Ti sei decisa! “ “ Si, non posso vivere con questo dubbio un'altra settimana.” “ Va bene, andiamo. “ le circondò le spalle con il braccio e si avviarono alla farmacia. “ facciamo in fretta che rischiamo anche di trovarla chiusa” . Nessuna delle due si accorse dell'ombra che le seguiva. Max si fermò di colpo e trattenne Rashid per un braccio affiancandolo, da lontano aveva visto Lilli e Giovanna. “ Vieni... voglio presentarti due vecchie amiche ” indicò le ragazze e lo costrinse a seguirlo. “ Ma cosa...No...dai...” Rashid sospirò e si lasciò trasportare rassegnato, “ siamo in servizio... dobbiamo fare rapporto.“ “ E' questione di poco..” Raggiunsero le ragazze in un batter d'occhio. “ Lilli!!” La ragazza si voltò sentendosi chiamare e il cuore le si bloccò nel petto, Giovanna dal canto suo allargò le sue labbra rosa e carnose in un radioso sorriso colpendo lievemente l'amica nel fianco con il gomito. “ Caspita che meraviglia della natura...” mormorò a Lilli sottovoce squadrando ammirata Rashid da capo a piedi mentre si avvicinavano a loro. Lilli zittì l'amica e la spinse leggermente per la spalla. “ Ragazze...” gridò Max verso loro, “ ...aspettate.” Lilli e Giovanna si fermarono e quando gli furono davanti il giovane abbracciò con affetto Giò, e diede a Lilli un tenero bacio sulla guancia poi presentò il collega. Lilli accennò un timido saluto a Rashid che aveva già conosciuto in mattinata, mentre Giovanna gli strinse la mano tenendola nella sua un po' più del dovuto, era molto carina quel giorno con l' abitino rosa dalla stoffa leggera che metteva in risalto le sue graziose forme. Rashid le fece l'occhiolino e lei arrossì vistosamente mentre Lilli soffocò una piccola risata. “ Vi va un gelato ragazze ? “ domandò Max, guardò il collega e rivolse anche a lui la domanda ma in inglese. L'egiziano scosse la testa con un diniego vigoroso tossicchiando per far capire a Max il loro impegno poi vedendo da parte sua nessuna collaborazione cedette e annuì un po' seccato. Tutti e quattro allora si diressero alla gelateria, Salvio, fermo in lontananza restò pietrificato nel vedere la scena, le braccia scese lungo i fianchi fremevano dalla rabbia, la mascella si contrasse e le mani si strinsero convulsamente a pugno facendone sbiancare le nocche, mentre il respiro andò in iperventilazione. Non seppe quanto tempo rimase lì immobile come una statua, mentre le persone passavano indifferenti accanto a lui. Rashid scostò la sedia dal tavolino e con gesto cavalleresco fece cenno a Giovanna di sedere, poi prese posto accanto a lei fissandola di tanto in tanto. Max fece altrettanto con Lilli sedendosi poi al suo fianco. Giovanna si sentì alquanto imbarazzata da quello sguardo magnetico e penetrante, non si era mai sentita così viva, nemmeno con Salvio, così decise di lasciarsi andare e di godersi quel poco di giornata che ancora rimaneva. “ Allora, cosa avete fatto di bello ragazze? “ chiese Maximilian “ e soprattutto tu, Giovanna come stai? “ La ragazza staccò a malincuore gli occhi castani da Rashid per guardare l'amico che non vedeva da dodici anni. “ Bene grazie...e stasera ancora meglio...” arricciò il naso verso Lilli che le sorrideva, sembrava esser ritornata quella di una volta, allegra e solare. “ Davvero? “ le chiese Max ridendo, “ perchè stasera? “ “ Bhè, vedi tu...” mormorò maliziosamente Giò indicando i giovani uomini. Rashid alzò un nero sopracciglio interrogativamente, si sentiva a disagio, non capiva una parola e questo lo infastidiva un pò, Max gli tradusse la frase di Giovanna ed egli scoppiò a ridere seguito a ruota dagli altri. “ Tu...italiano...me? “ chiese rivolto a Giovanna strizzandole l'occhio, la ragazza rise sommessa e imbarazzata mentre Max dette una pacca sulla spalla all'amico. “ certo che non perde tempo il ragazzo...” sussurrò con un sorriso Giò a Lilli mentre annuiva a Rashid con la testa, “ Mi farebbe molto piacere...” rispose lentamente scandendo le parole per fargli capire ciò che diceva. “ Si...piacere...” ripetè lui allungando la mano credendo che lei lo stesse salutando. Giovanna soffocò a stento una risata e allungò anche lei la mano afferrando con delicatezza quella dell'egiziano, era morbida e calda e un brivido a quel contatto le percorse la spina dorsale. Rashid dal canto suo restò rapito dalla bellezza di Giovanna, poi portò alle labbra la sua mano e galantemente gliela baciò. Giovanna arrossì fino alla punta dei capelli e pensando che lui la stesse prendendo in giro cercò di ritirare la mano, ma lui non glielo permise. Lilli e Max osservarono in silenzio la scena divertiti. “ Credo sia nato un amore..” sussurrò Max all'orecchio di Lilli che sorrise lievemente sperando che si avverasse davvero, Giovanna non meritava di finire con uno come Salvio, e quell'uomo le piaceva. “ Lo spero tanto anche io...” bisbigliò lei di rimando, “ Giò ne ha davvero bisogno, si merita un pò di felicità...almeno lei.” mormorò queste ultime parole quasi a se stessa e Max la fissò con i suoi occhi verdi che in quel momento esprimevano tutto ciò che aveva nel cuore e nell'anima. Lilli si perse in quello sguardo e solo un HEMM mormorato forte da parte dell'altra coppietta li fece distogliere. Giovanna e Rashid scoppiarono a ridere e fu il turno di Lilli di arrossire. I giovani si alzarono e pagarono il conto, e continuarono la loro passeggiata serale. Rashid disse poi qualcosa a Max che con un grande sospiro annuì volgendosi nuovamente verso le ragazze. “ Portiamo Rashid ai giardini di Augusto “ propose Giovanna. “Un'altra volta forse “ mormorò Max con tono mesto “ ora dobbiamo andare, il dovere ci aspetta.” Lilli e Giovanna parvero deluse dalla cosa ed insieme presero la via del ritorno, durante il tragitto Max e Rashid si fermarono in un negozietto di artigianato e comprarono alle due ragazze un piccolo pensiero per farsi perdonare. Lilli e Giovanna rimasero senza parole per quel gesto gentile lasciando che, sia Rashid, che Max mettessero al loro collo la catenina d'argento con un pendente a cuoricino con al centro un brillantino. Giovanna credette di morire in quel momento, era totalmente in balìa del suo Rashid, perchè era così che lo considerava e Salvio passò nel dimenticatoio con tutti i suoi problemi, ora di lui non le importava più di nulla, non le importava nemmeno se Rashid provasse o meno quello che provava lei. Lilli dal canto suo accarezzava come in un sogno quel piccolo ciondolo non riuscendo a capire come doveva interpretare quel gesto. I due uomini poi le salutarono e loro si diressero verso la piazzetta voltandosi di tanto in tanto a salutarli con la mano sino a che scomparvero dalla loro vista. Giovanna emise un gran sospiro e sorrise beata alzando lo sguardo sognante verso il cielo che andava tingendosi di rosa e arancio. “ Andiamo, và...” mormorò Lilli prendendola per un braccio facendole affrettare il passo “ altrimenti tua nonna ti darà per dispersa e poi devi fare quella cosa.” Giovanna guardò la bustina della farmacia che aveva in mano e sospirò rumorosamente, aveva fatto tanto per far sparire dalla mente tutta quell'assurda situazione, ed ora ritornava prepotente a galla. “ Hai ragione Lillina...” mormorò mestamente, “ Però non sarebbe bello se potessi avere una storiella con quel dio greco?” Lilli ridacchiò “ Egiziano...” “ Si, quello che è...” scosse l'amica scherzosamente per il braccio “ lo so, lo so, era per il fisico statuario...” mugugnò “ ma l'hai visto? E quel sorriso....” “Lilli chiama Giovanna....” scherzò “ scendi sulla terra! “ “ Sei una guastafeste “ le disse Giò senza cattiveria nella voce “ però hai ragione, figurati se un tipo come quello mi si fila...” “ Ma dai...non fare così, non siamo mica da buttare? “ “ Hei, l'ho visto prima io! “ mormorò Giovanna divertita “ tu hai Max. “ Lilli sorrise mesta, poi il sorriso le si spense e l'amica se ne accorse, le avvolse le spalle con il braccio “ Su, non fare così, so che hai sofferto molto per lui in passato, chi meglio di me può saperlo? Ho raccolto pezzi del tuo cuore dappertutto.” L'amica la guardò con i lucciconi agli occhi dorati e le loro teste si unirono consolandosi a vicenda, Giovanna arrivò davanti casa, la salutò con un bacio sulla guancia ed una carezza affettuosa. Lilli fece altrettanto e allontanandosi da lei le disse “ poi fammi sapere “. 4 Il forte e improvviso rumore dell'ancora che calava in mare fece sussultare Stefy. Le mani, legate dietro la schiena le impedivano qualsiasi movimento, ma una cosa positiva c'era, non si sentiva più stordita, l'effetto del narcotico era passato ma il senso di nausea no, quello era dovuto al fetore insopportabile che c'era in quella stiva, dove era stata rinchiusa assieme ad altre ragazze dalle etnie più svariate. La poca luce che filtrava dalle fessure le diede modo di osservarne la loro bellezza spenta per le condizioni disumane in cui versavano, erano sporche, altre ferite e se si aveva necessità di andare al bagno si era costretti a fare i bisogni per terra, in un angolo come gli animali. Di tanto in tanto i loro carcerieri scendevano e con un idrante spruzzavano un violento getto d'acqua marina e gelida sul pavimento, colpendo a volte anche le donne, che sbattevano contro la paratìa metallica dello scafo facendole perdere i sensi, e a nulla valevano le grida di disperazione e pietà, quelle bestie che avevano sembianze di uomini non battevano ciglio, anzi sembrava si divertissero nel procurare loro una sofferenza che non meritavano. La barca non si muoveva più così tanto, e Stefy sospirò sollevata, per il momento la tortura del rollìo era finita, lasciando il posto ad un lieve dondolìo, lamenti e pianti riempivano la stiva e lei cercava di avvicinarsi ad ognuna per dar loro un pò di consolazione, anche se sapeva che non sarebbe servito a nulla. Lo stomaco le doleva, aveva fame e la gola era riarsa dalla sete. La botola della stiva si aprì e per fortuna il sole era calato, così gli occhi di Stefy non si ferirono quando il fiotto della luce fioca entrò dall' apertura. Scesero due uomini con il capo coperto da uno strano copricapo che aveva già notato al Cairo e parte del loro volto era nascosto dalla gahfia, uno di essi aveva fra le mani un cesto che poi lanciò in terra tra le donne. Come bestie affamate tutte si gettarono sulla cesta e con la bocca cercavano gli avanzi di cibo, aggredendosi e persino mordendosi per conquistarsi un pezzetto di pane. Gli uomini ridevano additando quelle poverette che lottavano sopravvivere pur avendo le mani legate. Stefy li guardò con odio profondo rimanendo accovacciata in un angolo, non voleva abbassarsi a tanto, non era un animale, era un essere umano. Uno dei due si accorse che lei non si cibava e le si avvicinò minacciosamente, le gridò qualcosa in una lingua strana, lei non capì ma lo guardò ugualmente con sfida poi raschiò la sua gola secca cercando di far risalire la poca saliva che aveva e sputò contro l'uomo. Per tutta risposta il suo rapitore la schiaffeggiò tanto forte che finì distesa in terra, Stefy soffocò un grido e chiuse gli occhi per il forte dolore rinchiudendosi in posizione fetale, il silenzio calò nella stiva e le ragazze si fermarono di colpo assistendo alla scena piene di terrore. L'uomo le urlò di nuovo frasi incomprensibili, poi le sferrò un calcio nel ventre, alla giovane donna mancò di colpo il respiro e quasi svenne, boccheggiò alla ricerca d'aria che le bruciò nei polmoni poi cominciò a piangere silenziosamente, l'aguzzino rise con cattiveria volgendo lo sguardo crudele verso le altre ruggendo qualcosa in quella lingua strana additando la ragazza stesa sul pavimento. Le donne erano sgomente e quando l'aguzzino tirò fuori dalla cinta la pistola puntandola verso Stefy che ancora piangeva, urlarono tutte riunendosi in gruppo come per proteggersi l'una con l'altra. Gli uomini risero ancora, parlottando fra loro, poi risalirono nuovamente in coperta, richiusero la botola con un tonfo e tutto ripiombò nella penombra. Le giovani rimasero strette fra loro piangendo senza curarsi di Stefy, che, acciambellata per terra soffriva in silenzio aspettando che passasse un altro giorno, rinchiusa in quell'orrenda prigione aveva perso la cognizione del tempo. Rashid camminava avanti e indietro tenendo il molo di imbarco e sbarco sotto controllo, come gli era stato ordinato, mostrandosi in ansia come se aspettasse qualcuno, e ogni tanto gettava uno sguardo all'orologio e alla cartina che portava nella tasca del jeans, passandosi di tanto in tanto una mano fra i capelli neri e corti poi si appoggiò con fare indolente al muro incrociando le gambe fasciate da jeans scoloriti incrociando le braccia sul petto coperto da una polo di cotone celestina con il colletto alzato che contrastava con la sua carnagione scura. Qualche giovane donna lo fissava ammirata, ed egli ne ricambiava lo sguardo sorridendo mostrando una fila di denti curati e candidi. All'improvviso il viso noto di colui che aspettava fece capolino fra la folla, conosceva di fama lo sceicco appena sceso dal gommone accerchiato da guardie del corpo ben mimetizzate per non dare nell'occhio. Era il maggior trafficante di droga e non solo, dell'Arabia Saudita, ma nessuno mai era riuscito a contestargli quei reati, non si sporcava mai le mani personalmente, come tutti i pezzi grossi aveva i suoi mandanti, ed era assai difficile che si facesse vedere in pubblico. Rashid rimase sorpreso dalla cosa, doveva esserci qualcosa di grosso in ballo, prese il cellulare e voltatosi per non farsi notare chiamò subito Max. Poche parole e la conversazione si interruppe, dopo una quindicina di minuti il collega era al suo fianco. “ Max, ti presento lo sceicco Omar Shadiff Kadè...” mormorò con voce soddisfatta accennando con il mento scuro verso l'uomo al centro del gruppo che spiccava dagli altri per la kandoura, una tunica bianca ricamata con fregi in oro e sul capo la caratteristica tagia e un gutra, un lungo telo di cotone bianco sostenuto dall’igal, una treccia di filo nero e doppio. Max annuì compiaciuto, poi si incamminarono lentamente cercando di stare dietro al gruppo di arabi senza farsi notare, mischiandosi al fiume umano che affollava la via. Ogni tanto si fermavano per guardarsi attorno con finto interesse soffermandosi a studiare una cartina turistica. Notarono con quanto morboso interesse lo sceicco guardava le giovani donne che gli passavano accanto ed ogni tanto faceva segno a quello che doveva essere il suo segretario, di fotografare quelle che gli interessavano, per poi ordinare ad un paio delle sue guardie di seguirle a distanza. Max e Rashid si guardarono, annuendo con il capo, sincronizzarono gli orologi dandosi un appuntamento poi si separarono; Rashid seguì il gruppo fino a quando esso non si fermò in un ristorantino all'aperto, mentre Max sgattaiolò via cercando di stare dietro ai due scagnozzi dello sceicco. Assicuratosi che i sospettati erano fermi e ne avrebbero avuto per un bel pezzo, Rashid riprese la via del ritorno dirigendosi a passo svelto verso il luogo dell'appuntamento. Dopo circa mezz'ora anche Max si fece vivo ed insieme si arrampicarono sulla scogliera che costeggiava il molo, la percorsero sino alla fine, sotto di loro il mare cristallino infrangeva con calma le sue piccole onde sugli scogli. “ Lo vedi ? “ chiese Rashid lasciando vagare lo sguardo ai grandi battelli che erano ormeggiati in mare poco lontano dall'imbocco del porticciolo di Capri. “ No...” anche Maximilian si affannava a cercare, poi improvvisamente lo vide. “ Là, Rashid...guarda.” lo invitò a guardare nella sua direzione alzando il piccolo binocolo che aveva a tracolla, poi lo passò al collega che osservò a sua volta il natante, dal suo palo esterno sventolava dolcemente una bandiera con strisce orizzontali verde bianca e nera e lateralmente sulla sinistra una striscia verticale rossa. “ Emirati Arabi...” mormorò Rashid con gli occhi incollati al binocolo. “ Stanotte dovremo salire a bordo ” continuò con tono sicuro, “ anche se non ho alcun dubbio che sia la nostra nave, sarà un controllo veloce, solo noi due, di sicuro sarà super sorvegliata.” “ Perfetto...anche se non proprio idea di come faremo..” Mormorò Maximilian distrattattamente ancora intento ad osservare il grande panfilo ancorato al largo di Capri. Rashid fece spallcce “ qualcosa ci verrà in mente ...”. Max si volse poi verso il porto e notò con sorpresa che il gruppo era di ritorno e si stava imbarcando nuovamente sul gommone che li aveva condotti a terra, con il gomito urtò lievemente il collega per far in modo che si voltasse ad osservarli. “ Sono ritornati, hanno fatto presto...” osservò meglio il gruppetto e l'ansia si dipinse sul suo volto. “ Cazzo...mancano ancora quei due scagnozzi che ho seguito ... Dobbiamo avvisare Kurt delle novità.” Rashid annuì, prese dalla tasca dei jeans il palmare e con piccoli scatti immortalò il gommone che scivolava via diretti alla nave con tutti i suoi occupanti ed alla grande imbarcazione, poi spedì il tutto alla sezione criminale di Berlino via mail aggiungendo un messaggio per il capitano Kurt. “ abbiamo il bastardo...finalmente, lo dobbiamo solo incastrare” mormorò Rashid leggendo il messaggio ad alta voce. “ aspettiamo a cantare vittoria,” suggerì Max “ quello è molto furbo, ed è circondato dalla peggior feccia della mala araba.” Max prese nuovamente il binocolo dalle mani del collega per osservare gli uomini che ora erano arrivati al grande yatcht e uno ad uno sbarcavano assistiti dall'equipaggio di bordo. “ Sono agghindati...” mormorò Maximilian studiandoli, notando sotto i dishdasha, abiti tradizionali arabi, mitra e pistole nascoste fra le pieghe delle vesti. “Pensavi che ci avrebbero accolto con i fuochi artificiali?“ scherzò Rashid, “ su, andiamo, tanto da lì non si muove, la scelta non sarà facile, Capri è ricca di belle donne in questo periodo e avrà bisogno di tempo per decidere.” borbottò ironico e con passo deciso si avviò verso il centro di via Cristoforo Colombo alla pensioncina nella quale erano ospitati, Max dette un ultimo sguardo all'imbarcazione pregando che Stefy stesse bene, e fosse realmente a bordo di quella nave, poi seguì il collega che lo aveva distanziato di un bel pò. Il telefono della reception squillò improvvisamente e Lilli che era sovrappensiero sobbalzò, allungò una mano verso la cornetta e rispose, il suo viso annoiato si illuminò. “ Ciao, Gio...come stai? “ mormorò contenta di sentire l'amica, si voltò dando le spalle all'ingresso e cominciò a parlare con lei. Salvio passò di lì e rimase ad osservarla torvo per un pò, quello che aveva visto sabato l'aveva letteralmente distrutto, ed ora era più risoluto che mai nel voler scoprire chi fosse quel tizio con cui lei era stata. Si avvicinò al bancone in silenzio e poggiò i gomiti sul piano in cristallo aspettando che Lilli si girasse. Un ultimo saluto all'amica e la ragazza si girò per posare il telefono, per poco non le venne un colpo, Salvio era lì, fermo come una statua che la fissava stranamente. “ Cosa vuoi ? “ le chiese gelidamente. Il ragazzo alzò le spalle con indifferenza, “ io? Niente, guardavo...” mormorò acido, “ non credo sia vietato...” “ Bhè, ti consiglio di guardare altrove...” bisbigliò soffocando l'ira, “ Altrimenti ? “ la minacciò a bassa voce, “ cosa fai eh? Chiami il tuo amichetto per farmi spaccare la faccia? “ ora la rabbia di Salvio era evidente. “ Smettila, sei patetico, “ gli rispose di rimando, “ non devi impicciarti degli affari miei.” Salvio con uno scatto improvviso del braccio le afferrò il polso e lei soffocando un grido e memore dell'episodio del giorno prima cercò di divincolarsi. “ Lasciami immediatamente...” gli gridò sommessamente per non far accorrere Andrea, o chiunque potesse trovarsi nei paraggi in quel momento, avrebbe potuto benissimo gridare, ma non volle, voleva cavarsela da sola. Gli occhi neri di Salvio brillavano come due carboni ardenti e la tirò a se nonostante li dividesse il bancone. “ Tu....” le disse con la voce arrochita e sottile, “...sei un fatto mio.” Prima di lasciarla avvicinò lentamente il viso all'orecchio della ragazza bisbigliando, “ E nessuno ti porterà via da me, ti ucciderò se ti vedrò ancora con quello.” Lilli restò senza parole basita a quella rivelazione e per la vera natura di quell'uomo, si accarezzò il polso martoriato dopo che lui l'ebbe lasciata, aveva una voglia matta di cavargli gli occhi e si allontanò lentamente dal bordo del bancone per mettere ulteriore distanza fra di loro. Doveva parlare con qualcuno, la situazione stava diventando incontenibile quanto pericolosa, ma aveva una paura folle che Salvio attuasse la sua minaccia. Nascose le mani che le tremavano dietro la schiena mentre osservava il giovane andare via, sospirò sollevata quando lo vide sparire oltre la sala da pranzo. Notò Andrea mentre usciva dalla direzione, voleva chiamarlo per sapere se poteva sostituirlo alla reception, ma la voce le morì in gola ,come al solito fu circondato letteramente dalle ospiti di ogni età della pensione, che appena lo videro lo assalirono con le loro richieste impossibili per lui da soddisfare, pensò al il fratello come un incorregibile dongiovanni. “ Antò...” chiamò allora l'altro ragazzo che lavorava con loro che con un bel sorriso sul faccione rotondo si avvicinò a Lilli. “ Dimmi.” “ Puoi sostituirmi qui? “ gli domandò supplichevole, “ mio fratello al solito è impegnato a scansare le avance delle signore e io devo fare un servizio urgente.” Aveva bisogno d'aria, si sentiva opprimere. Antonio guardò quegli occhi dorati e supplichevoli e cadde come una pera cotta. “ E mi fai sempre fesso! “ mormorò lui sorridendo “ va buò, ma fa 'mbress ca teng che fà! ” le disse scherzoso ma gli piaceva la mansione del vice. “ Ti ringrazio “ cinguettò Lilli e scoccò sulla guancia paffuta del ragazzone un sonoro bacio, “ avvisa tu mio fratello, va bene? “ guardò in direzione di Andrea ancora impegnato con le signore, “ al momento è un pò impicciato.” Arricciò il naso indicando con il mento il folto gruppetto di donnette ciarlanti e in adorazione del bel giovannottone. Antonio seguì con lo sguardo la direzione indicata da Lilli e rise forte divertito. “ E mica è na novita! “ esclamò fra le risate, “ Va...va...l'avviso io..” e prese posto con la sua andatura dondolante e lenta dietro al bancone. Lilli scosse la testa sorridendo e si avviò all'uscita e una volta per strada si diresse verso casa di Giovanna. Salvio passò nuovamente per l'atrio la vide uscire, fessurizzò lo sguardo nero sulla figura della ragazza che si allontanava. Scattò una molla nei suoi pensieri e gettando in terra con rabbia lo straccio che aveva in mano si diresse verso la cucina, uscì dal retro e la seguì a distanza roso dalla gelosia. Seguendo una viuzza stretta Lilli arrivò da Giovanna, la trovò già fuori casa che dava disposizioni alla vicina affinchè badasse alla nonna. “ mi raccomando Giuseppina, “ le stava dicendo, “ la cena per la nonna è già pronta, sta nel microonde gliela devi solo scaldare , e poi ha le pillole sul comodino...ne deve prendere una dopo cena. ” “ EHHH....agg capito...guagliò! Va jesc...nun te preoccupà, mo vec'io...sta l'amica tua là....” e indicò Lilli con un dito. Giovanna si voltò e il suo viso si illuminò, poi si volse nuovamente verso la donna che stava sulla soglia di casa sua, la strinse con affetto per poi darle un bacio sulla guancia. “ Grazie Giusi, “ mormorò con riconoscenza, “ se non ci fossi stata tu mi sarei sentita persa.” La donna ricambiò l'abbraccio della ragazza con i lucciconi agli occhi marroni. “ Marò....nun dicer sti cose, io tagg vist' e nascere....te vogl' assaje bene, si a vita mia...” le rispose con la voce rotta, “ vaje mo...nun te preoccupà pe nonneta...” Giovanna le sorrise ancora, poi si voltò dirigendosi verso l'amica, si abbracciarono e Lilli le poggiò la mano sul braccio e assieme si diressero chiacchierando verso la fine del vicariello. Salvio continuò a seguire da lontano la ragazza, doveva assolutamente levarsi di torno Giovanna, era lei la causa per la quale Lilli era tanto restia, ma come poteva? Si lambiccò il cervello per trovare una soluzione, ma al momento agitato com'era non riusciva a connettere, era ossessionato da lei, e se lui non poteva averla non l'avrebbe avuta nessuno, su questo era fermamente deciso, anche di fare qualsiasi pazzia. Nascosto nell'ombra aspettò poggiato al muro che le ragazze uscissero dal vicolo, parlavano sommessamente mentre si dirigevano lentamente verso la strada principale che le avrebbero condotte in piazza. “ Mi accompagni in farmacia?” chiese improvvisamente Giovanna a Lilli. Lilli sgranò gli occhi dorati,” Ti sei decisa! “ “ Si, non posso vivere con questo dubbio un'altra settimana.” “ Va bene, andiamo. “ le circondò le spalle con il braccio e si avviarono alla farmacia. “ facciamo in fretta che rischiamo anche di trovarla chiusa” . Nessuna delle due si accorse dell'ombra che le seguiva. Max si fermò di colpo e trattenne Rashid per un braccio affiancandolo, da lontano aveva visto Lilli e Giovanna. “ Vieni... voglio presentarti due vecchie amiche ” indicò le ragazze e lo costrinse a seguirlo. “ Ma cosa...No...dai...” Rashid sospirò e si lasciò trasportare rassegnato, “ siamo in servizio... dobbiamo fare rapporto.“ “ E' questione di poco..” Raggiunsero le ragazze in un batter d'occhio. “ Lilli!!” La ragazza si voltò sentendosi chiamare e il cuore le si bloccò nel petto, Giovanna dal canto suo allargò le sue labbra rosa e carnose in un radioso sorriso colpendo lievemente l'amica nel fianco con il gomito. “ Caspita che meraviglia della natura...” mormorò a Lilli sottovoce squadrando ammirata Rashid da capo a piedi mentre si avvicinavano a loro. Lilli zittì l'amica e la spinse leggermente per la spalla. “ Ragazze...” gridò Max verso loro, “ ...aspettate.” Lilli e Giovanna si fermarono e quando gli furono davanti il giovane abbracciò con affetto Giò, e diede a Lilli un tenero bacio sulla guancia poi presentò il collega. Lilli accennò un timido saluto a Rashid che aveva già conosciuto in mattinata, mentre Giovanna gli strinse la mano tenendola nella sua un po' più del dovuto, era molto carina quel giorno con l' abitino rosa dalla stoffa leggera che metteva in risalto le sue graziose forme. Rashid le fece l'occhiolino e lei arrossì vistosamente mentre Lilli soffocò una piccola risata. “ Vi va un gelato ragazze ? “ domandò Max, guardò il collega e rivolse anche a lui la domanda ma in inglese. L'egiziano scosse la testa con un diniego vigoroso tossicchiando per far capire a Max il loro impegno poi vedendo da parte sua nessuna collaborazione cedette e annuì un po' seccato. Tutti e quattro allora si diressero alla gelateria, Salvio, fermo in lontananza restò pietrificato nel vedere la scena, le braccia scese lungo i fianchi fremevano dalla rabbia, la mascella si contrasse e le mani si strinsero convulsamente a pugno facendone sbiancare le nocche, mentre il respiro andò in iperventilazione. Non seppe quanto tempo rimase lì immobile come una statua, mentre le persone passavano indifferenti accanto a lui. Rashid scostò la sedia dal tavolino e con gesto cavalleresco fece cenno a Giovanna di sedere, poi prese posto accanto a lei fissandola di tanto in tanto. Max fece altrettanto con Lilli sedendosi poi al suo fianco. Giovanna si sentì alquanto imbarazzata da quello sguardo magnetico e penetrante, non si era mai sentita così viva, nemmeno con Salvio, così decise di lasciarsi andare e di godersi quel poco di giornata che ancora rimaneva. “ Allora, cosa avete fatto di bello ragazze? “ chiese Maximilian “ e soprattutto tu, Giovanna come stai? “ La ragazza staccò a malincuore gli occhi castani da Rashid per guardare l'amico che non vedeva da dodici anni. “ Bene grazie...e stasera ancora meglio...” arricciò il naso verso Lilli che le sorrideva, sembrava esser ritornata quella di una volta, allegra e solare. “ Davvero? “ le chiese Max ridendo, “ perchè stasera? “ “ Bhè, vedi tu...” mormorò maliziosamente Giò indicando i giovani uomini. Rashid alzò un nero sopracciglio interrogativamente, si sentiva a disagio, non capiva una parola e questo lo infastidiva un pò, Max gli tradusse la frase di Giovanna ed egli scoppiò a ridere seguito a ruota dagli altri. “ Tu...italiano...me? “ chiese rivolto a Giovanna strizzandole l'occhio, la ragazza rise sommessa e imbarazzata mentre Max dette una pacca sulla spalla all'amico. “ certo che non perde tempo il ragazzo...” sussurrò con un sorriso Giò a Lilli mentre annuiva a Rashid con la testa, “ Mi farebbe molto piacere...” rispose lentamente scandendo le parole per fargli capire ciò che diceva. “ Si...piacere...” ripetè lui allungando la mano credendo che lei lo stesse salutando. Giovanna soffocò a stento una risata e allungò anche lei la mano afferrando con delicatezza quella dell'egiziano, era morbida e calda e un brivido a quel contatto le percorse la spina dorsale. Rashid dal canto suo restò rapito dalla bellezza di Giovanna, poi portò alle labbra la sua mano e galantemente gliela baciò. Giovanna arrossì fino alla punta dei capelli e pensando che lui la stesse prendendo in giro cercò di ritirare la mano, ma lui non glielo permise. Lilli e Max osservarono in silenzio la scena divertiti. “ Credo sia nato un amore..” sussurrò Max all'orecchio di Lilli che sorrise lievemente sperando che si avverasse davvero, Giovanna non meritava di finire con uno come Salvio, e quell'uomo le piaceva. “ Lo spero tanto anche io...” bisbigliò lei di rimando, “ Giò ne ha davvero bisogno, si merita un pò di felicità...almeno lei.” mormorò queste ultime parole quasi a se stessa e Max la fissò con i suoi occhi verdi che in quel momento esprimevano tutto ciò che aveva nel cuore e nell'anima. Lilli si perse in quello sguardo e solo un HEMM mormorato forte da parte dell'altra coppietta li fece distogliere. Giovanna e Rashid scoppiarono a ridere e fu il turno di Lilli di arrossire. I giovani si alzarono e pagarono il conto, e continuarono la loro passeggiata serale. Rashid disse poi qualcosa a Max che con un grande sospiro annuì volgendosi nuovamente verso le ragazze. “ Portiamo Rashid ai giardini di Augusto “ propose Giovanna. “Un'altra volta forse “ mormorò Max con tono mesto “ ora dobbiamo andare, il dovere ci aspetta.” Lilli e Giovanna parvero deluse dalla cosa ed insieme presero la via del ritorno, durante il tragitto Max e Rashid si fermarono in un negozietto di artigianato e comprarono alle due ragazze un piccolo pensiero per farsi perdonare. Lilli e Giovanna rimasero senza parole per quel gesto gentile lasciando che, sia Rashid, che Max mettessero al loro collo la catenina d'argento con un pendente a cuoricino con al centro un brillantino. Giovanna credette di morire in quel momento, era totalmente in balìa del suo Rashid, perchè era così che lo considerava e Salvio passò nel dimenticatoio con tutti i suoi problemi, ora di lui non le importava più di nulla, non le importava nemmeno se Rashid provasse o meno quello che provava lei. Lilli dal canto suo accarezzava come in un sogno quel piccolo ciondolo non riuscendo a capire come doveva interpretare quel gesto. I due uomini poi le salutarono e loro si diressero verso la piazzetta voltandosi di tanto in tanto a salutarli con la mano sino a che scomparvero dalla loro vista. Giovanna emise un gran sospiro e sorrise beata alzando lo sguardo sognante verso il cielo che andava tingendosi di rosa e arancio. “ Andiamo, và...” mormorò Lilli prendendola per un braccio facendole affrettare il passo “ altrimenti tua nonna ti darà per dispersa e poi devi fare quella cosa.” Giovanna guardò la bustina della farmacia che aveva in mano e sospirò rumorosamente, aveva fatto tanto per far sparire dalla mente tutta quell'assurda situazione, ed ora ritornava prepotente a galla. “ Hai ragione Lillina...” mormorò mestamente, “ Però non sarebbe bello se potessi avere una storiella con quel dio greco?” Lilli ridacchiò “ Egiziano...” “ Si, quello che è...” scosse l'amica scherzosamente per il braccio “ lo so, lo so, era per il fisico statuario...” mugugnò “ ma l'hai visto? E quel sorriso....” “Lilli chiama Giovanna....” scherzò “ scendi sulla terra! “ “ Sei una guastafeste “ le disse Giò senza cattiveria nella voce “ però hai ragione, figurati se un tipo come quello mi si fila...” “ Ma dai...non fare così, non siamo mica da buttare? “ “ Hei, l'ho visto prima io! “ mormorò Giovanna divertita “ tu hai Max. “ Lilli sorrise mesta, poi il sorriso le si spense e l'amica se ne accorse, le avvolse le spalle con il braccio “ Su, non fare così, so che hai sofferto molto per lui in passato, chi meglio di me può saperlo? Ho raccolto pezzi del tuo cuore dappertutto.” L'amica la guardò con i lucciconi agli occhi dorati e le loro teste si unirono consolandosi a vicenda, Giovanna arrivò davanti casa, la salutò con un bacio sulla guancia ed una carezza affettuosa. Lilli fece altrettanto e allontanandosi da lei le disse “ poi fammi sapere “. 4 Il forte e improvviso rumore dell'ancora che calava in mare fece sussultare Stefy. Le mani, legate dietro la schiena le impedivano qualsiasi movimento, ma una cosa positiva c'era, non si sentiva più stordita, l'effetto del narcotico era passato ma il senso di nausea no, quello era dovuto al fetore insopportabile che c'era in quella stiva, dove era stata rinchiusa assieme ad altre ragazze dalle etnie più svariate. La poca luce che filtrava dalle fessure le diede modo di osservarne la loro bellezza spenta per le condizioni disumane in cui versavano, erano sporche, altre ferite e se si aveva necessità di andare al bagno si era costretti a fare i bisogni per terra, in un angolo come gli animali. Di tanto in tanto i loro carcerieri scendevano e con un idrante spruzzavano un violento getto d'acqua marina e gelida sul pavimento, colpendo a volte anche le donne, che sbattevano contro la paratìa metallica dello scafo facendole perdere i sensi, e a nulla valevano le grida di disperazione e pietà, quelle bestie che avevano sembianze di uomini non battevano ciglio, anzi sembrava si divertissero nel procurare loro una sofferenza che non meritavano. La barca non si muoveva più così tanto, e Stefy sospirò sollevata, per il momento la tortura del rollìo era finita, lasciando il posto ad un lieve dondolìo, lamenti e pianti riempivano la stiva e lei cercava di avvicinarsi ad ognuna per dar loro un pò di consolazione, anche se sapeva che non sarebbe servito a nulla. Lo stomaco le doleva, aveva fame e la gola era riarsa dalla sete. La botola della stiva si aprì e per fortuna il sole era calato, così gli occhi di Stefy non si ferirono quando il fiotto della luce fioca entrò dall' apertura. Scesero due uomini con il capo coperto da uno strano copricapo che aveva già notato al Cairo e parte del loro volto era nascosto dalla gahfia, uno di essi aveva fra le mani un cesto che poi lanciò in terra tra le donne. Come bestie affamate tutte si gettarono sulla cesta e con la bocca cercavano gli avanzi di cibo, aggredendosi e persino mordendosi per conquistarsi un pezzetto di pane. Gli uomini ridevano additando quelle poverette che lottavano sopravvivere pur avendo le mani legate. Stefy li guardò con odio profondo rimanendo accovacciata in un angolo, non voleva abbassarsi a tanto, non era un animale, era un essere umano. Uno dei due si accorse che lei non si cibava e le si avvicinò minacciosamente, le gridò qualcosa in una lingua strana, lei non capì ma lo guardò ugualmente con sfida poi raschiò la sua gola secca cercando di far risalire la poca saliva che aveva e sputò contro l'uomo. Per tutta risposta il suo rapitore la schiaffeggiò tanto forte che finì distesa in terra, Stefy soffocò un grido e chiuse gli occhi per il forte dolore rinchiudendosi in posizione fetale, il silenzio calò nella stiva e le ragazze si fermarono di colpo assistendo alla scena piene di terrore. L'uomo le urlò di nuovo frasi incomprensibili, poi le sferrò un calcio nel ventre, alla giovane donna mancò di colpo il respiro e quasi svenne, boccheggiò alla ricerca d'aria che le bruciò nei polmoni poi cominciò a piangere silenziosamente, l'aguzzino rise con cattiveria volgendo lo sguardo crudele verso le altre ruggendo qualcosa in quella lingua strana additando la ragazza stesa sul pavimento. Le donne erano sgomente e quando l'aguzzino tirò fuori dalla cinta la pistola puntandola verso Stefy che ancora piangeva, urlarono tutte riunendosi in gruppo come per proteggersi l'una con l'altra. Gli uomini risero ancora, parlottando fra loro, poi risalirono nuovamente in coperta, richiusero la botola con un tonfo e tutto ripiombò nella penombra. Le giovani rimasero strette fra loro piangendo senza curarsi di Stefy, che, acciambellata per terra soffriva in silenzio aspettando che passasse un altro giorno, rinchiusa in quell'orrenda prigione aveva perso la cognizione del tempo. Rashid camminava avanti e indietro tenendo il molo di imbarco e sbarco sotto controllo, come gli era stato ordinato, mostrandosi in ansia come se aspettasse qualcuno, e ogni tanto gettava uno sguardo all'orologio e alla cartina che portava nella tasca del jeans, passandosi di tanto in tanto una mano fra i capelli neri e corti poi si appoggiò con fare indolente al muro incrociando le gambe fasciate da jeans scoloriti incrociando le braccia sul petto coperto da una polo di cotone celestina con il colletto alzato che contrastava con la sua carnagione scura. Qualche giovane donna lo fissava ammirata, ed egli ne ricambiava lo sguardo sorridendo mostrando una fila di denti curati e candidi. All'improvviso il viso noto di colui che aspettava fece capolino fra la folla, conosceva di fama lo sceicco appena sceso dal gommone accerchiato da guardie del corpo ben mimetizzate per non dare nell'occhio. Era il maggior trafficante di droga e non solo, dell'Arabia Saudita, ma nessuno mai era riuscito a contestargli quei reati, non si sporcava mai le mani personalmente, come tutti i pezzi grossi aveva i suoi mandanti, ed era assai difficile che si facesse vedere in pubblico. Rashid rimase sorpreso dalla cosa, doveva esserci qualcosa di grosso in ballo, prese il cellulare e voltatosi per non farsi notare chiamò subito Max. Poche parole e la conversazione si interruppe, dopo una quindicina di minuti il collega era al suo fianco. “ Max, ti presento lo sceicco Omar Shadiff Kadè...” mormorò con voce soddisfatta accennando con il mento scuro verso l'uomo al centro del gruppo che spiccava dagli altri per la kandoura, una tunica bianca ricamata con fregi in oro e sul capo la caratteristica tagia e un gutra, un lungo telo di cotone bianco sostenuto dall’igal, una treccia di filo nero e doppio. Max annuì compiaciuto, poi si incamminarono lentamente cercando di stare dietro al gruppo di arabi senza farsi notare, mischiandosi al fiume umano che affollava la via. Ogni tanto si fermavano per guardarsi attorno con finto interesse soffermandosi a studiare una cartina turistica. Notarono con quanto morboso interesse lo sceicco guardava le giovani donne che gli passavano accanto ed ogni tanto faceva segno a quello che doveva essere il suo segretario, di fotografare quelle che gli interessavano, per poi ordinare ad un paio delle sue guardie di seguirle a distanza. Max e Rashid si guardarono, annuendo con il capo, sincronizzarono gli orologi dandosi un appuntamento poi si separarono; Rashid seguì il gruppo fino a quando esso non si fermò in un ristorantino all'aperto, mentre Max sgattaiolò via cercando di stare dietro ai due scagnozzi dello sceicco. Assicuratosi che i sospettati erano fermi e ne avrebbero avuto per un bel pezzo, Rashid riprese la via del ritorno dirigendosi a passo svelto verso il luogo dell'appuntamento. Dopo circa mezz'ora anche Max si fece vivo ed insieme si arrampicarono sulla scogliera che costeggiava il molo, la percorsero sino alla fine, sotto di loro il mare cristallino infrangeva con calma le sue piccole onde sugli scogli. “ Lo vedi ? “ chiese Rashid lasciando vagare lo sguardo ai grandi battelli che erano ormeggiati in mare poco lontano dall'imbocco del porticciolo di Capri. “ No...” anche Maximilian si affannava a cercare, poi improvvisamente lo vide. “ Là, Rashid...guarda.” lo invitò a guardare nella sua direzione alzando il piccolo binocolo che aveva a tracolla, poi lo passò al collega che osservò a sua volta il natante, dal suo palo esterno sventolava dolcemente una bandiera con strisce orizzontali verde bianca e nera e lateralmente sulla sinistra una striscia verticale rossa. “ Emirati Arabi...” mormorò Rashid con gli occhi incollati al binocolo. “ Stanotte dovremo salire a bordo ” continuò con tono sicuro, “ anche se non ho alcun dubbio che sia la nostra nave, sarà un controllo veloce, solo noi due, di sicuro sarà super sorvegliata.” “ Perfetto...anche se non proprio idea di come faremo..” Mormorò Maximilian distrattattamente ancora intento ad osservare il grande panfilo ancorato al largo di Capri. Rashid fece spallcce “ qualcosa ci verrà in mente ...”. Max si volse poi verso il porto e notò con sorpresa che il gruppo era di ritorno e si stava imbarcando nuovamente sul gommone che li aveva condotti a terra, con il gomito urtò lievemente il collega per far in modo che si voltasse ad osservarli. “ Sono ritornati, hanno fatto presto...” osservò meglio il gruppetto e l'ansia si dipinse sul suo volto. “ Cazzo...mancano ancora quei due scagnozzi che ho seguito ... Dobbiamo avvisare Kurt delle novità.” Rashid annuì, prese dalla tasca dei jeans il palmare e con piccoli scatti immortalò il gommone che scivolava via diretti alla nave con tutti i suoi occupanti ed alla grande imbarcazione, poi spedì il tutto alla sezione criminale di Berlino via mail aggiungendo un messaggio per il capitano Kurt. “ abbiamo il bastardo...finalmente, lo dobbiamo solo incastrare” mormorò Rashid leggendo il messaggio ad alta voce. “ aspettiamo a cantare vittoria,” suggerì Max “ quello è molto furbo, ed è circondato dalla peggior feccia della mala araba.” Max prese nuovamente il binocolo dalle mani del collega per osservare gli uomini che ora erano arrivati al grande yatcht e uno ad uno sbarcavano assistiti dall'equipaggio di bordo. “ Sono agghindati...” mormorò Maximilian studiandoli, notando sotto i dishdasha, abiti tradizionali arabi, mitra e pistole nascoste fra le pieghe delle vesti. “Pensavi che ci avrebbero accolto con i fuochi artificiali?“ scherzò Rashid, “ su, andiamo, tanto da lì non si muove, la scelta non sarà facile, Capri è ricca di belle donne in questo periodo e avrà bisogno di tempo per decidere.” borbottò ironico e con passo deciso si avviò verso il centro di via Cristoforo Colombo alla pensioncina nella quale erano ospitati, Max dette un ultimo sguardo all'imbarcazione pregando che Stefy stesse bene, e fosse realmente a bordo di quella nave, poi seguì il collega che lo aveva distanziato di un bel pò. Il telefono della reception squillò improvvisamente e Lilli che era sovrappensiero sobbalzò, allungò una mano verso la cornetta e rispose, il suo viso annoiato si illuminò. “ Ciao, Gio...come stai? “ mormorò contenta di sentire l'amica, si voltò dando le spalle all'ingresso e cominciò a parlare con lei. Salvio passò di lì e rimase ad osservarla torvo per un pò, quello che aveva visto sabato l'aveva letteralmente distrutto, ed ora era più risoluto che mai nel voler scoprire chi fosse quel tizio con cui lei era stata. Si avvicinò al bancone in silenzio e poggiò i gomiti sul piano in cristallo aspettando che Lilli si girasse. Un ultimo saluto all'amica e la ragazza si girò per posare il telefono, per poco non le venne un colpo, Salvio era lì, fermo come una statua che la fissava stranamente. “ Cosa vuoi ? “ le chiese gelidamente. Il ragazzo alzò le spalle con indifferenza, “ io? Niente, guardavo...” mormorò acido, “ non credo sia vietato...” “ Bhè, ti consiglio di guardare altrove...” bisbigliò soffocando l'ira, “ Altrimenti ? “ la minacciò a bassa voce, “ cosa fai eh? Chiami il tuo amichetto per farmi spaccare la faccia? “ ora la rabbia di Salvio era evidente. “ Smettila, sei patetico, “ gli rispose di rimando, “ non devi impicciarti degli affari miei.” Salvio con uno scatto improvviso del braccio le afferrò il polso e lei soffocando un grido e memore dell'episodio del giorno prima cercò di divincolarsi. “ Lasciami immediatamente...” gli gridò sommessamente per non far accorrere Andrea, o chiunque potesse trovarsi nei paraggi in quel momento, avrebbe potuto benissimo gridare, ma non volle, voleva cavarsela da sola. Gli occhi neri di Salvio brillavano come due carboni ardenti e la tirò a se nonostante li dividesse il bancone. “ Tu....” le disse con la voce arrochita e sottile, “...sei un fatto mio.” Prima di lasciarla avvicinò lentamente il viso all'orecchio della ragazza bisbigliando, “ E nessuno ti porterà via da me, ti ucciderò se ti vedrò ancora con quello.” Lilli restò senza parole basita a quella rivelazione e per la vera natura di quell'uomo, si accarezzò il polso martoriato dopo che lui l'ebbe lasciata, aveva una voglia matta di cavargli gli occhi e si allontanò lentamente dal bordo del bancone per mettere ulteriore distanza fra di loro. Doveva parlare con qualcuno, la situazione stava diventando incontenibile quanto pericolosa, ma aveva una paura folle che Salvio attuasse la sua minaccia. Nascose le mani che le tremavano dietro la schiena mentre osservava il giovane andare via, sospirò sollevata quando lo vide sparire oltre la sala da pranzo. Notò Andrea mentre usciva dalla direzione, voleva chiamarlo per sapere se poteva sostituirlo alla reception, ma la voce le morì in gola ,come al solito fu circondato letteramente dalle ospiti di ogni età della pensione, che appena lo videro lo assalirono con le loro richieste impossibili per lui da soddisfare, pensò al il fratello come un incorregibile dongiovanni. “ Antò...” chiamò allora l'altro ragazzo che lavorava con loro che con un bel sorriso sul faccione rotondo si avvicinò a Lilli. “ Dimmi.” “ Puoi sostituirmi qui? “ gli domandò supplichevole, “ mio fratello al solito è impegnato a scansare le avance delle signore e io devo fare un servizio urgente.” Aveva bisogno d'aria, si sentiva opprimere. Antonio guardò quegli occhi dorati e supplichevoli e cadde come una pera cotta. “ E mi fai sempre fesso! “ mormorò lui sorridendo “ va buò, ma fa 'mbress ca teng che fà! ” le disse scherzoso ma gli piaceva la mansione del vice. “ Ti ringrazio “ cinguettò Lilli e scoccò sulla guancia paffuta del ragazzone un sonoro bacio, “ avvisa tu mio fratello, va bene? “ guardò in direzione di Andrea ancora impegnato con le signore, “ al momento è un pò impicciato.” Arricciò il naso indicando con il mento il folto gruppetto di donnette ciarlanti e in adorazione del bel giovannottone. Antonio seguì con lo sguardo la direzione indicata da Lilli e rise forte divertito. “ E mica è na novita! “ esclamò fra le risate, “ Va...va...l'avviso io..” e prese posto con la sua andatura dondolante e lenta dietro al bancone. Lilli scosse la testa sorridendo e si avviò all'uscita e una volta per strada si diresse verso casa di Giovanna. Salvio passò nuovamente per l'atrio la vide uscire, fessurizzò lo sguardo nero sulla figura della ragazza che si allontanava. Scattò una molla nei suoi pensieri e gettando in terra con rabbia lo straccio che aveva in mano si diresse verso la cucina, uscì dal retro e la seguì a distanza roso dalla gelosia. Seguendo una viuzza stretta Lilli arrivò da Giovanna, la trovò già fuori casa che dava disposizioni alla vicina affinchè badasse alla nonna. “ mi raccomando Giuseppina, “ le stava dicendo, “ la cena per la nonna è già pronta, sta nel microonde gliela devi solo scaldare , e poi ha le pillole sul comodino...ne deve prendere una dopo cena. ” “ EHHH....agg capito...guagliò! Va jesc...nun te preoccupà, mo vec'io...sta l'amica tua là....” e indicò Lilli con un dito. Giovanna si voltò e il suo viso si illuminò, poi si volse nuovamente verso la donna che stava sulla soglia di casa sua, la strinse con affetto per poi darle un bacio sulla guancia. “ Grazie Giusi, “ mormorò con riconoscenza, “ se non ci fossi stata tu mi sarei sentita persa.” La donna ricambiò l'abbraccio della ragazza con i lucciconi agli occhi marroni. “ Marò....nun dicer sti cose, io tagg vist' e nascere....te vogl' assaje bene, si a vita mia...” le rispose con la voce rotta, “ vaje mo...nun te preoccupà pe nonneta...” Giovanna le sorrise ancora, poi si voltò dirigendosi verso l'amica, si abbracciarono e Lilli le poggiò la mano sul braccio e assieme si diressero chiacchierando verso la fine del vicariello. Salvio continuò a seguire da lontano la ragazza, doveva assolutamente levarsi di torno Giovanna, era lei la causa per la quale Lilli era tanto restia, ma come poteva? Si lambiccò il cervello per trovare una soluzione, ma al momento agitato com'era non riusciva a connettere, era ossessionato da lei, e se lui non poteva averla non l'avrebbe avuta nessuno, su questo era fermamente deciso, anche di fare qualsiasi pazzia. Nascosto nell'ombra aspettò poggiato al muro che le ragazze uscissero dal vicolo, parlavano sommessamente mentre si dirigevano lentamente verso la strada principale che le avrebbero condotte in piazza. “ Mi accompagni in farmacia?” chiese improvvisamente Giovanna a Lilli. Lilli sgranò gli occhi dorati,” Ti sei decisa! “ “ Si, non posso vivere con questo dubbio un'altra settimana.” “ Va bene, andiamo. “ le circondò le spalle con il braccio e si avviarono alla farmacia. “ facciamo in fretta che rischiamo anche di trovarla chiusa” . Nessuna delle due si accorse dell'ombra che le seguiva. Max si fermò di colpo e trattenne Rashid per un braccio affiancandolo, da lontano aveva visto Lilli e Giovanna. “ Vieni... voglio presentarti due vecchie amiche ” indicò le ragazze e lo costrinse a seguirlo. “ Ma cosa...No...dai...” Rashid sospirò e si lasciò trasportare rassegnato, “ siamo in servizio... dobbiamo fare rapporto.“ “ E' questione di poco..” Raggiunsero le ragazze in un batter d'occhio. “ Lilli!!” La ragazza si voltò sentendosi chiamare e il cuore le si bloccò nel petto, Giovanna dal canto suo allargò le sue labbra rosa e carnose in un radioso sorriso colpendo lievemente l'amica nel fianco con il gomito. “ Caspita che meraviglia della natura...” mormorò a Lilli sottovoce squadrando ammirata Rashid da capo a piedi mentre si avvicinavano a loro. Lilli zittì l'amica e la spinse leggermente per la spalla. “ Ragazze...” gridò Max verso loro, “ ...aspettate.” Lilli e Giovanna si fermarono e quando gli furono davanti il giovane abbracciò con affetto Giò, e diede a Lilli un tenero bacio sulla guancia poi presentò il collega. Lilli accennò un timido saluto a Rashid che aveva già conosciuto in mattinata, mentre Giovanna gli strinse la mano tenendola nella sua un po' più del dovuto, era molto carina quel giorno con l' abitino rosa dalla stoffa leggera che metteva in risalto le sue graziose forme. Rashid le fece l'occhiolino e lei arrossì vistosamente mentre Lilli soffocò una piccola risata. “ Vi va un gelato ragazze ? “ domandò Max, guardò il collega e rivolse anche a lui la domanda ma in inglese. L'egiziano scosse la testa con un diniego vigoroso tossicchiando per far capire a Max il loro impegno poi vedendo da parte sua nessuna collaborazione cedette e annuì un po' seccato. Tutti e quattro allora si diressero alla gelateria, Salvio, fermo in lontananza restò pietrificato nel vedere la scena, le braccia scese lungo i fianchi fremevano dalla rabbia, la mascella si contrasse e le mani si strinsero convulsamente a pugno facendone sbiancare le nocche, mentre il respiro andò in iperventilazione. Non seppe quanto tempo rimase lì immobile come una statua, mentre le persone passavano indifferenti accanto a lui. Rashid scostò la sedia dal tavolino e con gesto cavalleresco fece cenno a Giovanna di sedere, poi prese posto accanto a lei fissandola di tanto in tanto. Max fece altrettanto con Lilli sedendosi poi al suo fianco. Giovanna si sentì alquanto imbarazzata da quello sguardo magnetico e penetrante, non si era mai sentita così viva, nemmeno con Salvio, così decise di lasciarsi andare e di godersi quel poco di giornata che ancora rimaneva. “ Allora, cosa avete fatto di bello ragazze? “ chiese Maximilian “ e soprattutto tu, Giovanna come stai? “ La ragazza staccò a malincuore gli occhi castani da Rashid per guardare l'amico che non vedeva da dodici anni. “ Bene grazie...e stasera ancora meglio...” arricciò il naso verso Lilli che le sorrideva, sembrava esser ritornata quella di una volta, allegra e solare. “ Davvero? “ le chiese Max ridendo, “ perchè stasera? “ “ Bhè, vedi tu...” mormorò maliziosamente Giò indicando i giovani uomini. Rashid alzò un nero sopracciglio interrogativamente, si sentiva a disagio, non capiva una parola e questo lo infastidiva un pò, Max gli tradusse la frase di Giovanna ed egli scoppiò a ridere seguito a ruota dagli altri. “ Tu...italiano...me? “ chiese rivolto a Giovanna strizzandole l'occhio, la ragazza rise sommessa e imbarazzata mentre Max dette una pacca sulla spalla all'amico. “ certo che non perde tempo il ragazzo...” sussurrò con un sorriso Giò a Lilli mentre annuiva a Rashid con la testa, “ Mi farebbe molto piacere...” rispose lentamente scandendo le parole per fargli capire ciò che diceva. “ Si...piacere...” ripetè lui allungando la mano credendo che lei lo stesse salutando. Giovanna soffocò a stento una risata e allungò anche lei la mano afferrando con delicatezza quella dell'egiziano, era morbida e calda e un brivido a quel contatto le percorse la spina dorsale. Rashid dal canto suo restò rapito dalla bellezza di Giovanna, poi portò alle labbra la sua mano e galantemente gliela baciò. Giovanna arrossì fino alla punta dei capelli e pensando che lui la stesse prendendo in giro cercò di ritirare la mano, ma lui non glielo permise. Lilli e Max osservarono in silenzio la scena divertiti. “ Credo sia nato un amore..” sussurrò Max all'orecchio di Lilli che sorrise lievemente sperando che si avverasse davvero, Giovanna non meritava di finire con uno come Salvio, e quell'uomo le piaceva. “ Lo spero tanto anche io...” bisbigliò lei di rimando, “ Giò ne ha davvero bisogno, si merita un pò di felicità...almeno lei.” mormorò queste ultime parole quasi a se stessa e Max la fissò con i suoi occhi verdi che in quel momento esprimevano tutto ciò che aveva nel cuore e nell'anima. Lilli si perse in quello sguardo e solo un HEMM mormorato forte da parte dell'altra coppietta li fece distogliere. Giovanna e Rashid scoppiarono a ridere e fu il turno di Lilli di arrossire. I giovani si alzarono e pagarono il conto, e continuarono la loro passeggiata serale. Rashid disse poi qualcosa a Max che con un grande sospiro annuì volgendosi nuovamente verso le ragazze. “ Portiamo Rashid ai giardini di Augusto “ propose Giovanna. “Un'altra volta forse “ mormorò Max con tono mesto “ ora dobbiamo andare, il dovere ci aspetta.” Lilli e Giovanna parvero deluse dalla cosa ed insieme presero la via del ritorno, durante il tragitto Max e Rashid si fermarono in un negozietto di artigianato e comprarono alle due ragazze un piccolo pensiero per farsi perdonare. Lilli e Giovanna rimasero senza parole per quel gesto gentile lasciando che, sia Rashid, che Max mettessero al loro collo la catenina d'argento con un pendente a cuoricino con al centro un brillantino. Giovanna credette di morire in quel momento, era totalmente in balìa del suo Rashid, perchè era così che lo considerava e Salvio passò nel dimenticatoio con tutti i suoi problemi, ora di lui non le importava più di nulla, non le importava nemmeno se Rashid provasse o meno quello che provava lei. Lilli dal canto suo accarezzava come in un sogno quel piccolo ciondolo non riuscendo a capire come doveva interpretare quel gesto. I due uomini poi le salutarono e loro si diressero verso la piazzetta voltandosi di tanto in tanto a salutarli con la mano sino a che scomparvero dalla loro vista. Giovanna emise un gran sospiro e sorrise beata alzando lo sguardo sognante verso il cielo che andava tingendosi di rosa e arancio. “ Andiamo, và...” mormorò Lilli prendendola per un braccio facendole affrettare il passo “ altrimenti tua nonna ti darà per dispersa e poi devi fare quella cosa.” Giovanna guardò la bustina della farmacia che aveva in mano e sospirò rumorosamente, aveva fatto tanto per far sparire dalla mente tutta quell'assurda situazione, ed ora ritornava prepotente a galla. “ Hai ragione Lillina...” mormorò mestamente, “ Però non sarebbe bello se potessi avere una storiella con quel dio greco?” Lilli ridacchiò “ Egiziano...” “ Si, quello che è...” scosse l'amica scherzosamente per il braccio “ lo so, lo so, era per il fisico statuario...” mugugnò “ ma l'hai visto? E quel sorriso....” “Lilli chiama Giovanna....” scherzò “ scendi sulla terra! “ “ Sei una guastafeste “ le disse Giò senza cattiveria nella voce “ però hai ragione, figurati se un tipo come quello mi si fila...” “ Ma dai...non fare così, non siamo mica da buttare? “ “ Hei, l'ho visto prima io! “ mormorò Giovanna divertita “ tu hai Max. “ Lilli sorrise mesta, poi il sorriso le si spense e l'amica se ne accorse, le avvolse le spalle con il braccio “ Su, non fare così, so che hai sofferto molto per lui in passato, chi meglio di me può saperlo? Ho raccolto pezzi del tuo cuore dappertutto.” L'amica la guardò con i lucciconi agli occhi dorati e le loro teste si unirono consolandosi a vicenda, Giovanna arrivò davanti casa, la salutò con un bacio sulla guancia ed una carezza affettuosa. Lilli fece altrettanto e allontanandosi da lei le disse “ poi fammi sapere “. 4 Il forte e improvviso rumore dell'ancora che calava in mare fece sussultare Stefy. Le mani, legate dietro la schiena le impedivano qualsiasi movimento, ma una cosa positiva c'era, non si sentiva più stordita, l'effetto del narcotico era passato ma il senso di nausea no, quello era dovuto al fetore insopportabile che c'era in quella stiva, dove era stata rinchiusa assieme ad altre ragazze dalle etnie più svariate. La poca luce che filtrava dalle fessure le diede modo di osservarne la loro bellezza spenta per le condizioni disumane in cui versavano, erano sporche, altre ferite e se si aveva necessità di andare al bagno si era costretti a fare i bisogni per terra, in un angolo come gli animali. Di tanto in tanto i loro carcerieri scendevano e con un idrante spruzzavano un violento getto d'acqua marina e gelida sul pavimento, colpendo a volte anche le donne, che sbattevano contro la paratìa metallica dello scafo facendole perdere i sensi, e a nulla valevano le grida di disperazione e pietà, quelle bestie che avevano sembianze di uomini non battevano ciglio, anzi sembrava si divertissero nel procurare loro una sofferenza che non meritavano. La barca non si muoveva più così tanto, e Stefy sospirò sollevata, per il momento la tortura del rollìo era finita, lasciando il posto ad un lieve dondolìo, lamenti e pianti riempivano la stiva e lei cercava di avvicinarsi ad ognuna per dar loro un pò di consolazione, anche se sapeva che non sarebbe servito a nulla. Lo stomaco le doleva, aveva fame e la gola era riarsa dalla sete. La botola della stiva si aprì e per fortuna il sole era calato, così gli occhi di Stefy non si ferirono quando il fiotto della luce fioca entrò dall' apertura. Scesero due uomini con il capo coperto da uno strano copricapo che aveva già notato al Cairo e parte del loro volto era nascosto dalla gahfia, uno di essi aveva fra le mani un cesto che poi lanciò in terra tra le donne. Come bestie affamate tutte si gettarono sulla cesta e con la bocca cercavano gli avanzi di cibo, aggredendosi e persino mordendosi per conquistarsi un pezzetto di pane. Gli uomini ridevano additando quelle poverette che lottavano sopravvivere pur avendo le mani legate. Stefy li guardò con odio profondo rimanendo accovacciata in un angolo, non voleva abbassarsi a tanto, non era un animale, era un essere umano. Uno dei due si accorse che lei non si cibava e le si avvicinò minacciosamente, le gridò qualcosa in una lingua strana, lei non capì ma lo guardò ugualmente con sfida poi raschiò la sua gola secca cercando di far risalire la poca saliva che aveva e sputò contro l'uomo. Per tutta risposta il suo rapitore la schiaffeggiò tanto forte che finì distesa in terra, Stefy soffocò un grido e chiuse gli occhi per il forte dolore rinchiudendosi in posizione fetale, il silenzio calò nella stiva e le ragazze si fermarono di colpo assistendo alla scena piene di terrore. L'uomo le urlò di nuovo frasi incomprensibili, poi le sferrò un calcio nel ventre, alla giovane donna mancò di colpo il respiro e quasi svenne, boccheggiò alla ricerca d'aria che le bruciò nei polmoni poi cominciò a piangere silenziosamente, l'aguzzino rise con cattiveria volgendo lo sguardo crudele verso le altre ruggendo qualcosa in quella lingua strana additando la ragazza stesa sul pavimento. Le donne erano sgomente e quando l'aguzzino tirò fuori dalla cinta la pistola puntandola verso Stefy che ancora piangeva, urlarono tutte riunendosi in gruppo come per proteggersi l'una con l'altra. Gli uomini risero ancora, parlottando fra loro, poi risalirono nuovamente in coperta, richiusero la botola con un tonfo e tutto ripiombò nella penombra. Le giovani rimasero strette fra loro piangendo senza curarsi di Stefy, che, acciambellata per terra soffriva in silenzio aspettando che passasse un altro giorno, rinchiusa in quell'orrenda prigione aveva perso la cognizione del tempo. Rashid camminava avanti e indietro tenendo il molo di imbarco e sbarco sotto controllo, come gli era stato ordinato, mostrandosi in ansia come se aspettasse qualcuno, e ogni tanto gettava uno sguardo all'orologio e alla cartina che portava nella tasca del jeans, passandosi di tanto in tanto una mano fra i capelli neri e corti poi si appoggiò con fare indolente al muro incrociando le gambe fasciate da jeans scoloriti incrociando le braccia sul petto coperto da una polo di cotone celestina con il colletto alzato che contrastava con la sua carnagione scura. Qualche giovane donna lo fissava ammirata, ed egli ne ricambiava lo sguardo sorridendo mostrando una fila di denti curati e candidi. All'improvviso il viso noto di colui che aspettava fece capolino fra la folla, conosceva di fama lo sceicco appena sceso dal gommone accerchiato da guardie del corpo ben mimetizzate per non dare nell'occhio. Era il maggior trafficante di droga e non solo, dell'Arabia Saudita, ma nessuno mai era riuscito a contestargli quei reati, non si sporcava mai le mani personalmente, come tutti i pezzi grossi aveva i suoi mandanti, ed era assai difficile che si facesse vedere in pubblico. Rashid rimase sorpreso dalla cosa, doveva esserci qualcosa di grosso in ballo, prese il cellulare e voltatosi per non farsi notare chiamò subito Max. Poche parole e la conversazione si interruppe, dopo una quindicina di minuti il collega era al suo fianco. “ Max, ti presento lo sceicco Omar Shadiff Kadè...” mormorò con voce soddisfatta accennando con il mento scuro verso l'uomo al centro del gruppo che spiccava dagli altri per la kandoura, una tunica bianca ricamata con fregi in oro e sul capo la caratteristica tagia e un gutra, un lungo telo di cotone bianco sostenuto dall’igal, una treccia di filo nero e doppio. Max annuì compiaciuto, poi si incamminarono lentamente cercando di stare dietro al gruppo di arabi senza farsi notare, mischiandosi al fiume umano che affollava la via. Ogni tanto si fermavano per guardarsi attorno con finto interesse soffermandosi a studiare una cartina turistica. Notarono con quanto morboso interesse lo sceicco guardava le giovani donne che gli passavano accanto ed ogni tanto faceva segno a quello che doveva essere il suo segretario, di fotografare quelle che gli interessavano, per poi ordinare ad un paio delle sue guardie di seguirle a distanza. Max e Rashid si guardarono, annuendo con il capo, sincronizzarono gli orologi dandosi un appuntamento poi si separarono; Rashid seguì il gruppo fino a quando esso non si fermò in un ristorantino all'aperto, mentre Max sgattaiolò via cercando di stare dietro ai due scagnozzi dello sceicco. Assicuratosi che i sospettati erano fermi e ne avrebbero avuto per un bel pezzo, Rashid riprese la via del ritorno dirigendosi a passo svelto verso il luogo dell'appuntamento. Dopo circa mezz'ora anche Max si fece vivo ed insieme si arrampicarono sulla scogliera che costeggiava il molo, la percorsero sino alla fine, sotto di loro il mare cristallino infrangeva con calma le sue piccole onde sugli scogli. “ Lo vedi ? “ chiese Rashid lasciando vagare lo sguardo ai grandi battelli che erano ormeggiati in mare poco lontano dall'imbocco del porticciolo di Capri. “ No...” anche Maximilian si affannava a cercare, poi improvvisamente lo vide. “ Là, Rashid...guarda.” lo invitò a guardare nella sua direzione alzando il piccolo binocolo che aveva a tracolla, poi lo passò al collega che osservò a sua volta il natante, dal suo palo esterno sventolava dolcemente una bandiera con strisce orizzontali verde bianca e nera e lateralmente sulla sinistra una striscia verticale rossa. “ Emirati Arabi...” mormorò Rashid con gli occhi incollati al binocolo. “ Stanotte dovremo salire a bordo ” continuò con tono sicuro, “ anche se non ho alcun dubbio che sia la nostra nave, sarà un controllo veloce, solo noi due, di sicuro sarà super sorvegliata.” “ Perfetto...anche se non proprio idea di come faremo..” Mormorò Maximilian distrattattamente ancora intento ad osservare il grande panfilo ancorato al largo di Capri. Rashid fece spallcce “ qualcosa ci verrà in mente ...”. Max si volse poi verso il porto e notò con sorpresa che il gruppo era di ritorno e si stava imbarcando nuovamente sul gommone che li aveva condotti a terra, con il gomito urtò lievemente il collega per far in modo che si voltasse ad osservarli. “ Sono ritornati, hanno fatto presto...” osservò meglio il gruppetto e l'ansia si dipinse sul suo volto. “ Cazzo...mancano ancora quei due scagnozzi che ho seguito ... Dobbiamo avvisare Kurt delle novità.” Rashid annuì, prese dalla tasca dei jeans il palmare e con piccoli scatti immortalò il gommone che scivolava via diretti alla nave con tutti i suoi occupanti ed alla grande imbarcazione, poi spedì il tutto alla sezione criminale di Berlino via mail aggiungendo un messaggio per il capitano Kurt. “ abbiamo il bastardo...finalmente, lo dobbiamo solo incastrare” mormorò Rashid leggendo il messaggio ad alta voce. “ aspettiamo a cantare vittoria,” suggerì Max “ quello è molto furbo, ed è circondato dalla peggior feccia della mala araba.” Max prese nuovamente il binocolo dalle mani del collega per osservare gli uomini che ora erano arrivati al grande yatcht e uno ad uno sbarcavano assistiti dall'equipaggio di bordo. “ Sono agghindati...” mormorò Maximilian studiandoli, notando sotto i dishdasha, abiti tradizionali arabi, mitra e pistole nascoste fra le pieghe delle vesti. “Pensavi che ci avrebbero accolto con i fuochi artificiali?“ scherzò Rashid, “ su, andiamo, tanto da lì non si muove, la scelta non sarà facile, Capri è ricca di belle donne in questo periodo e avrà bisogno di tempo per decidere.” borbottò ironico e con passo deciso si avviò verso il centro di via Cristoforo Colombo alla pensioncina nella quale erano ospitati, Max dette un ultimo sguardo all'imbarcazione pregando che Stefy stesse bene, e fosse realmente a bordo di quella nave, poi seguì il collega che lo aveva distanziato di un bel pò. Il telefono della reception squillò improvvisamente e Lilli che era sovrappensiero sobbalzò, allungò una mano verso la cornetta e rispose, il suo viso annoiato si illuminò. “ Ciao, Gio...come stai? “ mormorò contenta di sentire l'amica, si voltò dando le spalle all'ingresso e cominciò a parlare con lei. Salvio passò di lì e rimase ad osservarla torvo per un pò, quello che aveva visto sabato l'aveva letteralmente distrutto, ed ora era più risoluto che mai nel voler scoprire chi fosse quel tizio con cui lei era stata. Si avvicinò al bancone in silenzio e poggiò i gomiti sul piano in cristallo aspettando che Lilli si girasse. Un ultimo saluto all'amica e la ragazza si girò per posare il telefono, per poco non le venne un colpo, Salvio era lì, fermo come una statua che la fissava stranamente. “ Cosa vuoi ? “ le chiese gelidamente. Il ragazzo alzò le spalle con indifferenza, “ io? Niente, guardavo...” mormorò acido, “ non credo sia vietato...” “ Bhè, ti consiglio di guardare altrove...” bisbigliò soffocando l'ira, “ Altrimenti ? “ la minacciò a bassa voce, “ cosa fai eh? Chiami il tuo amichetto per farmi spaccare la faccia? “ ora la rabbia di Salvio era evidente. “ Smettila, sei patetico, “ gli rispose di rimando, “ non devi impicciarti degli affari miei.” Salvio con uno scatto improvviso del braccio le afferrò il polso e lei soffocando un grido e memore dell'episodio del giorno prima cercò di divincolarsi. “ Lasciami immediatamente...” gli gridò sommessamente per non far accorrere Andrea, o chiunque potesse trovarsi nei paraggi in quel momento, avrebbe potuto benissimo gridare, ma non volle, voleva cavarsela da sola. Gli occhi neri di Salvio brillavano come due carboni ardenti e la tirò a se nonostante li dividesse il bancone. “ Tu....” le disse con la voce arrochita e sottile, “...sei un fatto mio.” Prima di lasciarla avvicinò lentamente il viso all'orecchio della ragazza bisbigliando, “ E nessuno ti porterà via da me, ti ucciderò se ti vedrò ancora con quello.” Lilli restò senza parole basita a quella rivelazione e per la vera natura di quell'uomo, si accarezzò il polso martoriato dopo che lui l'ebbe lasciata, aveva una voglia matta di cavargli gli occhi e si allontanò lentamente dal bordo del bancone per mettere ulteriore distanza fra di loro. Doveva parlare con qualcuno, la situazione stava diventando incontenibile quanto pericolosa, ma aveva una paura folle che Salvio attuasse la sua minaccia. Nascose le mani che le tremavano dietro la schiena mentre osservava il giovane andare via, sospirò sollevata quando lo vide sparire oltre la sala da pranzo. Notò Andrea mentre usciva dalla direzione, voleva chiamarlo per sapere se poteva sostituirlo alla reception, ma la voce le morì in gola ,come al solito fu circondato letteramente dalle ospiti di ogni età della pensione, che appena lo videro lo assalirono con le loro richieste impossibili per lui da soddisfare, pensò al il fratello come un incorregibile dongiovanni. “ Antò...” chiamò allora l'altro ragazzo che lavorava con loro che con un bel sorriso sul faccione rotondo si avvicinò a Lilli. “ Dimmi.” “ Puoi sostituirmi qui? “ gli domandò supplichevole, “ mio fratello al solito è impegnato a scansare le avance delle signore e io devo fare un servizio urgente.” Aveva bisogno d'aria, si sentiva opprimere. Antonio guardò quegli occhi dorati e supplichevoli e cadde come una pera cotta. “ E mi fai sempre fesso! “ mormorò lui sorridendo “ va buò, ma fa 'mbress ca teng che fà! ” le disse scherzoso ma gli piaceva la mansione del vice. “ Ti ringrazio “ cinguettò Lilli e scoccò sulla guancia paffuta del ragazzone un sonoro bacio, “ avvisa tu mio fratello, va bene? “ guardò in direzione di Andrea ancora impegnato con le signore, “ al momento è un pò impicciato.” Arricciò il naso indicando con il mento il folto gruppetto di donnette ciarlanti e in adorazione del bel giovannottone. Antonio seguì con lo sguardo la direzione indicata da Lilli e rise forte divertito. “ E mica è na novita! “ esclamò fra le risate, “ Va...va...l'avviso io..” e prese posto con la sua andatura dondolante e lenta dietro al bancone. Lilli scosse la testa sorridendo e si avviò all'uscita e una volta per strada si diresse verso casa di Giovanna. Salvio passò nuovamente per l'atrio la vide uscire, fessurizzò lo sguardo nero sulla figura della ragazza che si allontanava. Scattò una molla nei suoi pensieri e gettando in terra con rabbia lo straccio che aveva in mano si diresse verso la cucina, uscì dal retro e la seguì a distanza roso dalla gelosia. Seguendo una viuzza stretta Lilli arrivò da Giovanna, la trovò già fuori casa che dava disposizioni alla vicina affinchè badasse alla nonna. “ mi raccomando Giuseppina, “ le stava dicendo, “ la cena per la nonna è già pronta, sta nel microonde gliela devi solo scaldare , e poi ha le pillole sul comodino...ne deve prendere una dopo cena. ” “ EHHH....agg capito...guagliò! Va jesc...nun te preoccupà, mo vec'io...sta l'amica tua là....” e indicò Lilli con un dito. Giovanna si voltò e il suo viso si illuminò, poi si volse nuovamente verso la donna che stava sulla soglia di casa sua, la strinse con affetto per poi darle un bacio sulla guancia. “ Grazie Giusi, “ mormorò con riconoscenza, “ se non ci fossi stata tu mi sarei sentita persa.” La donna ricambiò l'abbraccio della ragazza con i lucciconi agli occhi marroni. “ Marò....nun dicer sti cose, io tagg vist' e nascere....te vogl' assaje bene, si a vita mia...” le rispose con la voce rotta, “ vaje mo...nun te preoccupà pe nonneta...” Giovanna le sorrise ancora, poi si voltò dirigendosi verso l'amica, si abbracciarono e Lilli le poggiò la mano sul braccio e assieme si diressero chiacchierando verso la fine del vicariello. Salvio continuò a seguire da lontano la ragazza, doveva assolutamente levarsi di torno Giovanna, era lei la causa per la quale Lilli era tanto restia, ma come poteva? Si lambiccò il cervello per trovare una soluzione, ma al momento agitato com'era non riusciva a connettere, era ossessionato da lei, e se lui non poteva averla non l'avrebbe avuta nessuno, su questo era fermamente deciso, anche di fare qualsiasi pazzia. Nascosto nell'ombra aspettò poggiato al muro che le ragazze uscissero dal vicolo, parlavano sommessamente mentre si dirigevano lentamente verso la strada principale che le avrebbero condotte in piazza. “ Mi accompagni in farmacia?” chiese improvvisamente Giovanna a Lilli. Lilli sgranò gli occhi dorati,” Ti sei decisa! “ “ Si, non posso vivere con questo dubbio un'altra settimana.” “ Va bene, andiamo. “ le circondò le spalle con il braccio e si avviarono alla farmacia. “ facciamo in fretta che rischiamo anche di trovarla chiusa” . Nessuna delle due si accorse dell'ombra che le seguiva. Max si fermò di colpo e trattenne Rashid per un braccio affiancandolo, da lontano aveva visto Lilli e Giovanna. “ Vieni... voglio presentarti due vecchie amiche ” indicò le ragazze e lo costrinse a seguirlo. “ Ma cosa...No...dai...” Rashid sospirò e si lasciò trasportare rassegnato, “ siamo in servizio... dobbiamo fare rapporto.“ “ E' questione di poco..” Raggiunsero le ragazze in un batter d'occhio. “ Lilli!!” La ragazza si voltò sentendosi chiamare e il cuore le si bloccò nel petto, Giovanna dal canto suo allargò le sue labbra rosa e carnose in un radioso sorriso colpendo lievemente l'amica nel fianco con il gomito. “ Caspita che meraviglia della natura...” mormorò a Lilli sottovoce squadrando ammirata Rashid da capo a piedi mentre si avvicinavano a loro. Lilli zittì l'amica e la spinse leggermente per la spalla. “ Ragazze...” gridò Max verso loro, “ ...aspettate.” Lilli e Giovanna si fermarono e quando gli furono davanti il giovane abbracciò con affetto Giò, e diede a Lilli un tenero bacio sulla guancia poi presentò il collega. Lilli accennò un timido saluto a Rashid che aveva già conosciuto in mattinata, mentre Giovanna gli strinse la mano tenendola nella sua un po' più del dovuto, era molto carina quel giorno con l' abitino rosa dalla stoffa leggera che metteva in risalto le sue graziose forme. Rashid le fece l'occhiolino e lei arrossì vistosamente mentre Lilli soffocò una piccola risata. “ Vi va un gelato ragazze ? “ domandò Max, guardò il collega e rivolse anche a lui la domanda ma in inglese. L'egiziano scosse la testa con un diniego vigoroso tossicchiando per far capire a Max il loro impegno poi vedendo da parte sua nessuna collaborazione cedette e annuì un po' seccato. Tutti e quattro allora si diressero alla gelateria, Salvio, fermo in lontananza restò pietrificato nel vedere la scena, le braccia scese lungo i fianchi fremevano dalla rabbia, la mascella si contrasse e le mani si strinsero convulsamente a pugno facendone sbiancare le nocche, mentre il respiro andò in iperventilazione. Non seppe quanto tempo rimase lì immobile come una statua, mentre le persone passavano indifferenti accanto a lui. Rashid scostò la sedia dal tavolino e con gesto cavalleresco fece cenno a Giovanna di sedere, poi prese posto accanto a lei fissandola di tanto in tanto. Max fece altrettanto con Lilli sedendosi poi al suo fianco. Giovanna si sentì alquanto imbarazzata da quello sguardo magnetico e penetrante, non si era mai sentita così viva, nemmeno con Salvio, così decise di lasciarsi andare e di godersi quel poco di giornata che ancora rimaneva. “ Allora, cosa avete fatto di bello ragazze? “ chiese Maximilian “ e soprattutto tu, Giovanna come stai? “ La ragazza staccò a malincuore gli occhi castani da Rashid per guardare l'amico che non vedeva da dodici anni. “ Bene grazie...e stasera ancora meglio...” arricciò il naso verso Lilli che le sorrideva, sembrava esser ritornata quella di una volta, allegra e solare. “ Davvero? “ le chiese Max ridendo, “ perchè stasera? “ “ Bhè, vedi tu...” mormorò maliziosamente Giò indicando i giovani uomini. Rashid alzò un nero sopracciglio interrogativamente, si sentiva a disagio, non capiva una parola e questo lo infastidiva un pò, Max gli tradusse la frase di Giovanna ed egli scoppiò a ridere seguito a ruota dagli altri. “ Tu...italiano...me? “ chiese rivolto a Giovanna strizzandole l'occhio, la ragazza rise sommessa e imbarazzata mentre Max dette una pacca sulla spalla all'amico. “ certo che non perde tempo il ragazzo...” sussurrò con un sorriso Giò a Lilli mentre annuiva a Rashid con la testa, “ Mi farebbe molto piacere...” rispose lentamente scandendo le parole per fargli capire ciò che diceva. “ Si...piacere...” ripetè lui allungando la mano credendo che lei lo stesse salutando. Giovanna soffocò a stento una risata e allungò anche lei la mano afferrando con delicatezza quella dell'egiziano, era morbida e calda e un brivido a quel contatto le percorse la spina dorsale. Rashid dal canto suo restò rapito dalla bellezza di Giovanna, poi portò alle labbra la sua mano e galantemente gliela baciò. Giovanna arrossì fino alla punta dei capelli e pensando che lui la stesse prendendo in giro cercò di ritirare la mano, ma lui non glielo permise. Lilli e Max osservarono in silenzio la scena divertiti. “ Credo sia nato un amore..” sussurrò Max all'orecchio di Lilli che sorrise lievemente sperando che si avverasse davvero, Giovanna non meritava di finire con uno come Salvio, e quell'uomo le piaceva. “ Lo spero tanto anche io...” bisbigliò lei di rimando, “ Giò ne ha davvero bisogno, si merita un pò di felicità...almeno lei.” mormorò queste ultime parole quasi a se stessa e Max la fissò con i suoi occhi verdi che in quel momento esprimevano tutto ciò che aveva nel cuore e nell'anima. Lilli si perse in quello sguardo e solo un HEMM mormorato forte da parte dell'altra coppietta li fece distogliere. Giovanna e Rashid scoppiarono a ridere e fu il turno di Lilli di arrossire. I giovani si alzarono e pagarono il conto, e continuarono la loro passeggiata serale. Rashid disse poi qualcosa a Max che con un grande sospiro annuì volgendosi nuovamente verso le ragazze. “ Portiamo Rashid ai giardini di Augusto “ propose Giovanna. “Un'altra volta forse “ mormorò Max con tono mesto “ ora dobbiamo andare, il dovere ci aspetta.” Lilli e Giovanna parvero deluse dalla cosa ed insieme presero la via del ritorno, durante il tragitto Max e Rashid si fermarono in un negozietto di artigianato e comprarono alle due ragazze un piccolo pensiero per farsi perdonare. Lilli e Giovanna rimasero senza parole per quel gesto gentile lasciando che, sia Rashid, che Max mettessero al loro collo la catenina d'argento con un pendente a cuoricino con al centro un brillantino. Giovanna credette di morire in quel momento, era totalmente in balìa del suo Rashid, perchè era così che lo considerava e Salvio passò nel dimenticatoio con tutti i suoi problemi, ora di lui non le importava più di nulla, non le importava nemmeno se Rashid provasse o meno quello che provava lei. Lilli dal canto suo accarezzava come in un sogno quel piccolo ciondolo non riuscendo a capire come doveva interpretare quel gesto. I due uomini poi le salutarono e loro si diressero verso la piazzetta voltandosi di tanto in tanto a salutarli con la mano sino a che scomparvero dalla loro vista. Giovanna emise un gran sospiro e sorrise beata alzando lo sguardo sognante verso il cielo che andava tingendosi di rosa e arancio. “ Andiamo, và...” mormorò Lilli prendendola per un braccio facendole affrettare il passo “ altrimenti tua nonna ti darà per dispersa e poi devi fare quella cosa.” Giovanna guardò la bustina della farmacia che aveva in mano e sospirò rumorosamente, aveva fatto tanto per far sparire dalla mente tutta quell'assurda situazione, ed ora ritornava prepotente a galla. “ Hai ragione Lillina...” mormorò mestamente, “ Però non sarebbe bello se potessi avere una storiella con quel dio greco?” Lilli ridacchiò “ Egiziano...” “ Si, quello che è...” scosse l'amica scherzosamente per il braccio “ lo so, lo so, era per il fisico statuario...” mugugnò “ ma l'hai visto? E quel sorriso....” “Lilli chiama Giovanna....” scherzò “ scendi sulla terra! “ “ Sei una guastafeste “ le disse Giò senza cattiveria nella voce “ però hai ragione, figurati se un tipo come quello mi si fila...” “ Ma dai...non fare così, non siamo mica da buttare? “ “ Hei, l'ho visto prima io! “ mormorò Giovanna divertita “ tu hai Max. “ Lilli sorrise mesta, poi il sorriso le si spense e l'amica se ne accorse, le avvolse le spalle con il braccio “ Su, non fare così, so che hai sofferto molto per lui in passato, chi meglio di me può saperlo? Ho raccolto pezzi del tuo cuore dappertutto.” L'amica la guardò con i lucciconi agli occhi dorati e le loro teste si unirono consolandosi a vicenda, Giovanna arrivò davanti casa, la salutò con un bacio sulla guancia ed una carezza affettuosa. Lilli fece altrettanto e allontanandosi da lei le disse “ poi fammi sapere “.
   
 
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