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Autore: Dagyr    14/05/2015    0 recensioni
"Lo sguardo della giovane Stefy Kern vagava estasiata sulle quattro imponenti statue di Ramsete II che stavano a guardia dello spettacolare tempio di Abu Simbel, ai piedi di esse si ergevano, non meno imponenti le statue della regina madre, Nefertari, sposa prediletta di Ramses e dei suoi figli. Lo scenario era fiabesco agli occhi verde castani di Stefy, le statue sembravano emergere dalla roccia dorata stagliandosi verso il cielo terso, e lei ne fotografava avida ogni minimo dettaglio con la sua digitale super computerizzata, avuta per l'occasione prima di partire."
Genere: Azione, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5 Quella stessa sera Max e Rashid uscirono dall'albergo per dirigersi al molo, a tracolla uno zaino con l'attrezzatura. “ siamo sicuri di poterci fidare pienamente del nostro uomo e che abbia capito il luogo dell'appuntamento? “ mormorò Rashid apparentemente preoccupato. “ si, “ gli rispose Max di rimando,” ai colleghi carabinieri ho spiegato molto bene la situazione e chiesto espressamente di metterci a disposizione un collaboratore della sezione subaquea molto esperto, dovrebbe aspettarci già in mare, su un gommone anonimo alla banchina,” lo guardò sorridendo,” chi vuoi che sospetti di tre tizi che fanno pesca subacquea?” “ Hai preso tutto?” “ si, tranquillo Rash...” l'apostrofò Max affettuosamente, “ abbiamo tutto.” Arrivarono al molo, nonostante l'ora tarda c'era ancora gente per la strada, i negozi aperti traboccavano di turisti e i piccoli locali notturni e bar erano pieni di giovani in vena di divertirsi e passare la notte con con gli amici. Max gettò il sacco sul fondo del gommone e vi saltò dentro agilmente atterrando con leggerezza nonostante gli ottanta chili sparsi per il suo metro e ottanta. “ Salve..” salutò il collega che era già a bordo e li aspettava con il motore a folle. “ Salve..” l'uomo alla guida del motore ricambiò il saluto. Infine saltò Rashid e si posizionò in punta mentre il gommone lentamente faceva retromarcia e si posizionava per uscire dal piccolo porto di Capri. Con il motore al minimo si avviarono verso il mare aperto dov'era ancorata la piccola nave, e dove si pensava che Stefy fosse prigioniera. Mantenendo l'equilibrio si spogliarono gettando i vestiti nel sacco, Max si cinse la vita con una specie di marsupio impermeabile nel quale depose la sua pistola, lo stesso fece Rashid ma oltre la pistola portò anche una piccola ma robusta tronchese. Il collega lo guardò alzando un sopracciglio interrogativamente. “ Non si sa mai.” mormorò Rashid sorridendo e il suo sorriso contagiò anche gli altri due. Giunti nelle vicinanze della piccola nave il marinaio in vesti civili spense il motore e gettò l'ancora annodando la cima della fune alla punta del gommone. Lo sciabordio delle piccole onde si infrangeva sotto lo scafo producendo un rumore sordo e ritmato. Max scavalcò il bordo e scivolò lentamente in acqua per evitare qualsiasi rumore, Rashid lo seguì, mentre l'uomo rimasto sulla barca montò le canne da pesca e le fissò ai ganci del natante, in modo che, se qualcuno si fosse affacciato dalla nave avrebbe visto solo dei casuali pescatori, poi restò in attesa. I due uomini scesi in acqua invece, nuotavano uno al fianco dell'altro lentamente, dovevano assolutamente evitare qualsiasi forma di rumore. Dopo una mezz'ora circa giunsero alla prua della piccola nave e a turno si arrampicarono sulla catena dell'ancora. Arrivato in cima Rashid, che si era avviato per primo, posò le mani sul bordo e si issò quel tanto che bastava per far vagare lo sguardo sul ponte e assicurarsi che non fosse presidiato da sentinelle armate. Si guardò ancora attorno e assicuratosi di avere libero accesso al ponte si issò del tutto scavalcando il bordo e, acquattandosi velocemente sul pavimento, aspettò che Max lo raggiungesse. Strisciando piano e spostandosi sui gomiti e sulle ginocchia sul pavimento di ferro arrivarono quasi nelle vicinanze di una larga botola dal coperchio quadrato che a loro parve quella della stiva. Stavano per alzarsi quando dal buio apparvero due uomini che parlottavano e ridevano fra loro. Sul capo avevano il classico copricapo arabo, la gutra, un telo bianco tenuto fermo da l'igol, una doppia treccia di lana nera che si avvolgeva attorno alla testa, al collo portavano la gahfia, una sciarpa bianca a quadri neri con il quale coprivano il viso durante le visite nella stiva. Pendevano a tracolla dalle loro spalle dei PPSh-41 di fabbricazione sovietica, che sostenevano con una mano e poggiati contro il ventre, mentre con l'altra si passavano a turno la sigaretta. Alla vista delle armi sui due pirati, le mani degli agenti scivolarono istintivamente al marsupio estraendo le loro pistole, pregando di non doverle usare. Si schiacciarono sul fondo sfiorando con i nasi il freddo pavimento, i loro respiri parvero bloccarsi mentre i cuori battevano all'impazzata rilasciando scariche di adrenalina nel sangue. La paura di essere scoperti era grande ma per fortuna la serata era buia e senza luna e il ponte superiore era rischiarato solo da fredde luce al neon. Attesero con impazienza e con le armi strette in pugno, che le sentinelle si allontanassero, ma uno dei due cambiò improvvisamente direzione avvicinandosi al parapetto proprio nelle loro vicinanze, poggiò un piede sull'ultima sbarra della ringhiera in legno e ferro e si affacciò per scrutare il mare e tutta la fiancata, almeno fin dove poteva spaziare il suo sguardo. Diede un ultimo tiro alla sigaretta poi la lanciò fuori bordo, si raschiò la gola e sputò in mare. Max e Rashid nonostante la calda serata cominciarono a sudare freddo, poi la sentinella diede un leggero tocco sul braccio con il manico del mitra all'altro e i due ripresero la loro ronda. L'egiziano sospirò di sollievo poi alzò di pochi centimetri la testa, e gli occhi neri e attenti vagarono nuovamente per il ponte che ora era avvolto nel silenzio rotto solo dallo sciabordio delle onde che lievi si infrangevano sulla fiancata sottostante dello scafo. Max si rilassò e sbattè lievemente la fronte al pavimento del ponte. Rashid lo toccò leggermente sulla spalla e a gesti gli indicò la botola, si avviarono carponi e giunti nei suoi pressi notarono che essa era chiusa con un grosso piolo d'acciaio infilato in fori che si sovrapponevano. Mentre Rashid, seduto sulle ginocchia si guardava attorno con circospezione, Maximilian sfilò il piolo deponendolo con cura accanto alle sue ginocchia, prese una piccola torcia, l'accese e la fissò fra i denti. Alzò con entrambe le mani con non poca fatica il coperchio della botola, e un fetore disgustoso lo prese allo stomaco facendogli girare di scatto la testa dall'altro lato; la sua presa si indebolì momentaneamente e il pesante coperchio rischiò di ricadere se il compagno con prontezza di riflessi non si fosse accorto non della sua reazione e l'avesse aiutato. Anche Rashid fu preso dalla nausea nel sentire il forte puzzo che proveniva da sotto...puzzo di morte. Si fecero coraggio e alzando nuovamente il coperchio della botola diressero il fascio di luce all'interno. La scena che si presentò ai loro occhi fu straziante, c'erano almeno una ventina di giovani donne stese sul fondo, alcune di loro vedendo il fascio di luce si mossero e soffocarono un grido. Rashid con voce soffocata disse loro di non gridare e per farsi comprendere meglio mise il dito sulle proprie labbra mimando il silenzio. Entrambi poggiarono al pavimento del ponte il coperchio della botola. Poi l'egiziano si sporse oltre il buco e scese i ripidi scalini di ferro fino a che non si ritrovò nella stiva buia e puzzolente. Max rimase sopra a fare da palo, “ allora...c'è? “ domandò ansioso e sottovoce. Un mormorio sorpreso ed euforico si alzo fra le ragazze prigioniere poi una voce più alta delle altre e tremula si alzò dal gruppo. “ Rashid?? “chiamò stupita. Rashid volse lo sguardo nel buio senza riuscire a scorgere nulla, poi gli occhi si abituarono all'oscurità e nell'angolo più nascosto della stiva scorse la figura emaciata di Stefy. L'uomo si fece largo a gomitate fra le prigioniere che tentavano di afferrarlo, come se egli fosse la loro speranza di salvezza, ma lui incurante scostava le loro mani, voleva arrivare da Stefy e una volta davanti a lei l'abbracciò forte cominciando a piangere come un bambino. Poi si girò e cercò di far arrivare la sua voce verso la botola dove Max aspettava. “ E' qui...Max...L'abbiamo trovata!! “ Si asciugò le lacrime poi tirò fuori dal marsupietto la piccola tronchesina ringraziando la sua pignoleria. Afferrò le mani della ragazza e tagliò la fascia di plastica che le legavano i polsi che erano feriti a sangue. Una volta libera anche lei abbracciò il suo collega con trasporto. “ Rashid...” sussurrò con le lacrime agli occhi. “ Su dai ...” l'uomo l'afferrò per il braccio cercndo di condurla fuori da quel posto orribile, “...andiamo via da questo posto orribile.” Ma lei si trattenne guardando le altre ragazze, “ E loro? Non possiamo lasciarle qui!” “ Stefy..Non abbiamo tempo..” Rashid la guardò con ansia e gli occhi correvano da lei all'apertura. “ Ma...è terribile...ti prego libera anche loro.” Implorò con le lacrime agli occhi. “ Non posso...non abbiamo tempo...le liberemo non temere...ma ora andiamo.” Stefy fece qualche passo titubante mentre Rashid la trasportava di peso verso le scale, poi una ragazza uscì dal gruppo avvicinandosi e le sorrise “ vai tranquilla, il tuo amico ha detto che ci verranno a salvare...” guardò con speranza Rashid “ e io mi fido di lui, ti è venuto a prendere, non lascerà che marciamo in questo inferno.” L'uomo guardò con sorpresa la ragazza, era piccola di statura e nonostante fosse molto sciupata i suoi occhi azzurri erano vividi e facevano risplendere la sua bellezza sopita e il suo coraggio. Stefy fu colpita dalle sue parole si staccò dolcemente dalla presa del collega e abbracciò la ragazza baciandole la testa, calde lacrime rigava il volto di entrambe, poi la giovane la spinse via delicatamente “ và ora...scappa via da qui...” guardò Stefy intensamente con gli occhi azzurri e umidi di pianto, “ sei l'unica che può aiutarci...” Stefy guardò tutte le sue compagne di prigionia e un groppo in gola le fermò il respiro, poi Rashid la scosse e lei si affrettò ad arrampicarsi sulla scala di ferro. Quando la sua testa sbucò oltre l'apertura l'aria fresca e salmastra le bruciò i polmoni, chiuse con forza gli occhi verde castani e quando li riaprì si ritrovò davanti al viso sporco e sciupato, gli occhi verdi e ansiosi di Max. Gli sorrise con gioia soffocando un grido gettandogli le braccia al collo. “ Cazzo Stefy..non abbiamo tempo per le smancerie...” la rimproverò Rashid, la ragazza svelta si sciolse dall'abbraccio di Maximilian e camminando carponi si avviò seguita dai colleghi verso la prua della nave dove sarebbero discesi nuovamente dalla catena dell'ancora. La ragazza dagli occhi azzurri approfittando dell'apertura si affacciò oltre la botola, respirò avidamente l'aria fresca e notò l'avvicinarsi delle sentinelle, guardò verso il piccolo gruppo di fuggitivi e vide che uno di loro era ancora a bordo. Istintivamente prese una decisione, salì del tutto le scale e urlando per farsi notare scappò dal lato opposto. I due arabi che facevano la ronda corsero verso di lei tenendo stretti i loro mitra, cominciarono a gridare l'alt ma lei non si fermò. I due non presero nemmeno la mira e falciarono la ragazza senza pietà. Rashid si fermò a metà strada e si volse di scatto verso gli spari, la poca distanza gli permise di vedere appena la ragazza che senza un urlo aveva sacrificato la sua vita per salvare la loro, svelto si gettò oltre il parapetto cadendo a candela nell'acqua, e quando riemerse pochi secondi dopo urlò ai colleghi già in mare di nuotare velocemente. Gli arabi corsero verso prua sentendo il tonfo e si affacciarono, urlarono verso Max Stefy e Rashid che nuotavano veloci verso il gommone, poi cominciarono a sparare. I proiettili sfrecciavano in acqua, qualcuno fermò la sua traiettoria andandosi a conficcare nella spalla di Rashid che cominciò a sanguinare copiosamente. Stefy urlò richiamando l'attenzione di Max che tornò indietro e recuperò l'amico che ferito stava scendendo sott'acqua; I'uomo sul gommone sentendo le raffiche di mitra provenire dalla nave gettò in mare le canne e con un gesto rapido della mano riacese il motore e si diresse verso i colleghi che si trovavano in difficoltà, rallentò nei loro pressi e afferrò la donna che con fatica si arrampicò sullo scafo gommoso per poi lasciarsi scivolare sul fondo tremando come una foglia. Velocemente afferrò anche Rashid che privo di sensi veniva sorretto con grande fatica dall'amico in acqua, poi anch'egli si issò a bordo mentre un'altra scarica di proiettili gli fischiava pericolosamente attorno. Ora il ponte della nave brulicava di arabi urlanti. Michele, questo era il nome del collega italiano della sezione sub dei carabinieri volse l'imbarcazione verso terra e spinse il motore a manetta mentre con sguardo preoccupato guardava il collega egiziano che riverso sul fondo della barca era privo di conoscenza. Stefy gli teneva la testa sulle gambe, tremava e piangeva mentre delicata lo accarezzava e lo chiamava cercando di farlo riprendere. Max dal canto suo cercava di capire quanto grave fosse la ferita dell'amico incurante delle proprie procurate dall'ultima scarica di proiettili dei pirati arabi. “ Più veloce, più veloce ...” incitò Maximilian al collega che faceva del suo meglio per spingere il motore al massimo. “ sono già al massimo!” gli gridò di rimando il milite cercando di sovrastare il rombo del motore, “ ci siamo quasi, ora prendo la radiotrasmittente e chiamo un elicottero per Rashid.” Max gli alzò il pollice annuendo, e l'altro gesticolando con la mano lo invitò al suo posto di guida mentre armeggiava con la trasmittente per richiedere gli aiuti necessari. Stefy accarezzava il volto di Rashid esanime, mentre la macchia di sangue si allargava sul suo vestito. Il gommone entrò in porto, Max decellerò solo in prossimità del molo, tanto che lo scafo andò ad urtare con violenza contro la banchina scaraventando gli occupanti sul fondo. L'egiziano nell'incoscienza gemette, Max ,Stefy e Michele si guardarono per poi guardare l'amico ferito che avevano sepolto con i loro corpi. Sul molo era in attesa una piccola ambulanza dalla quale scesero veloci due medici che saltarono nella barca scostando con poca grazia gli altri occupanti per occuparsi del ferito. Gli dettero una rapida occhiata e dopo avergli oscultato il cuore con lo stetoscopio uno dei due risalì sulla terra ferma facendosi poi passare dagli altri l'uomo ferito che posò poi con delicatezza in terra. Anche gli altri salirono sul molo circondando il collega ferito. “ Su, fate spazio..lasciateci lavorare” gridarono i medici cercando di allontanarli, poi in due issarono Rashid sulla lettiga, gli scoprirono un braccio e dopo aver cercato e trovato la vena gli inserirono un ago che poi fermarono con un cerotto, dopo gli attaccarono il tubicino della flebo, lo coprirono con un lenzuolo e lo posero nella piccola ambulanza che lo portò via, conducendolo al piccolo pronto soccorso di Capri. Max circondò Stefy con le sue braccia. “ Non preoccuparti... è in buone mani.” cercò di tranquillizzarla, poi notò che stava facendosi una piccola folla di curiosi li sul moletto e la strinse a sè, poi afferrò la coperta che il paramedico gli aveva lasciato per la donna, poichè ella si era rifiutata di andare al piccolo ospedale per farsi dare un occhiata e gliela posò sulle spalle. Stefy guardò l'amico con gratitudine e si lasciò guidare lontano dalla folla stringendosi nella coperta. “ Ora ti porto al sicuro, “ mormorò Maximilian “ non farebbero mai l'errore di scoprirsi per venirti a cercare.” “ Ho sentito sparare Max ...” gli occhi della giovane donna si riempirono di lacrime ” Ho paura che sia successo qualcosa” “ Non preoccuparti vedrai che non è successo nulla.” Ma nemmeno lui era sicuro delle sue parole, però tenne per se il suo pensiero. Erano le cinque del mattino quando Lilli sentì nel sonno il bussare insistente del citofono, si rigirò nel letto pensando che quel sogno sembrava fin troppo vero. Aprì gli occhi e sospirò, poi li richiuse e il suono rimbombò nuovamente nel salottino e nella sua mente, si mise a sedere di scatto e questa volta il cicalare del citofono riempì la stanza senza sosta. Scese dal letto mise le ciabatte ed uscì dalla stanza per entrare in quella del fratello, lo scosse bruscamente. “ Andrea...Andrea...” “ Cosa c'è...” Il fratello la guardò assonnato e sorpreso. “ C'è qualcuno che bussa al citofono...” Lilli lo guardò con ansia. Andrea scostò le lenzuola e mise i piedi in terra, si diresse alla finestra e dischiuse un pò le imposte per vedere chi fosse, sussultò e sgranando gli occhi azzurri le spalancò del tutto, poggiò le mani al davanzale e si sporse. “ Max...” il suo tono era fra domanda e sorpresa e senza rendersene conto scavalcò il davanzale, e in mutande e a piedi scalzi corse al cancello. “ Max...ma cosa...” l'amico lo interruppe. “ Ho bisogno che nascondiate Stefy, potete ? “ Andrea guardò la ragazza che era in uno stato pietoso, annuì e aprì il cancello come un automa. Max spinse dentro il giardino la figura infagottata di Stefy mentre Andrea richiuse il cancello dietro di loro, nel frattempo Lilli era corsa alla porta e appoggiata allo stipite aspettò che entrassero in casa. Maximilian si soffermò appena sulla figura si Lilli avvolta nella leggera camiciola di cotone, lei se ne accorse, arrossì e le braccia si avvolsero istintivamente al busto per coprirsi, poi si allontanò dal terzetto dirigendosi nella sua stanza. Tornò poco dopo in canottiera e calzoncini e trovò il fratello ancora scalzo e in mutande seduto sul divano accanto a Max che stringeva forte a se la sconosciuta, che con la testa poggiata su egli piangeva copiosamente. Il cuore di Lilli era in tumulto e in lei si fece strada prepotentemente un moto di gelosia, strinse le mascelle mordendosi il labbro inferiore; si impose la calma poi chiudendo a pugno la mano la portò alla bocca tossendo forzatamente. Istantaneamente tre paia di occhi si voltarono verso di lei. Lilli con un cenno del capo fece notare al fratello la sua condizione. Andrea all'inizio non capì, ma guardando i cenni della sorella abbassò lo sguardo su di sé e arrossì violentemente. “ Porca miseria...” scattò in piedi strappando un mesto sorriso alla donna e all'amico, come un fulmine sparì nella sua stanza a mettersi qualcosa addosso. “ Vi preparo qualcosa di caldo? “ mormorò Lilli ai due sul divano, “ credo ne abbiate bisogno entrambi.” Stefy la guardò con gratitudine e lei non volle sentire altro, si diresse in cucina velocemente, la vista di Maximilian appiccicata a quella donna le dava fastidio. Con gesti stizzati cominciò a preparare del thè e del caffè, il rumore delle tazze che sbattevano si sentiva sin nella saletta. Stefy guardò il collega con aria interrogativa ed egli alzò le spalle con noncuranza scuotendo il capo. “ Rieccomi...” cinguettò Andrea tornando dai suoi ospiti, aveva addosso corti pantaloni blu e una maglia bianca. “ Allora Max, vuoi dirmi che cosa è successo? “ lo sguardo azzurro di Andrea si soffermò alla larga macchia di sangue che spiccava sulla camicia dell'amico che sospirò rumorosamente. Lilli tornò dalla cucina con il vassoio in mano e lo posò davanti a loro, versò nelle tazze il thè e il caffè e notò che la donna sconosciuta tremava vistosamente con le mani , tanto che si versò un po' del thè sull'abito sporco e lacero che un tempo doveva esser stato bellissimo. “ Mi...mi spiace tanto...” mormorò in inglese e con voce incrinata dal pianto. “ Non è nulla. “ Lilli cercò di sorriderle cercando di pulirle l'abito con una tovaglietta. La giovane donna sussultò scostandosi di scatto e Lilli la guardò sorpresa. “ Ho fatto qualcosa di sbagliato? “ domandò poi con ansia guardando Max, egli scosse il capo. “ No, è solo molto provata.” Poi cominciò a raccontare quello che era successo senza omettere nulla. Sulle facce dei due fratelli passarono le emozioni più svariate mentre le loro mani si cercarono intrecciando le dita fra loro. “ Santo Dio...” mormorò Andrea appena Max ebbe finito il suo racconto, poi gli occhi azzurri si posarono su Stefy. “ Mi dispiace davvero tanto per lei, se questo ti può far stare tranquillo lei potrà stare qui tutto il tempo che vorrà, io e Lilli ci prenderemo cura di lei...vero? “ Si volse a guardare la sorella con cipiglio severo, sapendo esattamente cosa le passava per la testa. Lilli abbassò lo sguardo sul vassoio e afferrò un biscotto tanto per fare qualcosa. “ Certamente...” mormorò con tono rassicurante abbozzando sorriso quasi sincero...” ci prenderemo cura della tua amica sino a quando non si rimetterà del tutto.” Il fratello annuì soddisfatto e le regalò un caldo sorriso. “ Vi sono immensamente grato...anzi vi siamo immensamente grati. “ “Ma che dici?? Lo faccio con piacere...e poi a che servono gli amici? “ Andrea ammiccò all'amico..” Stefy può dormire nella mia stanza...e tu Max ti puoi arrangiare sul divano per il momento “ lo squadrò da capo a piedi soffermandosi sul suo aspetto dismesso “ ...sembri una mappina...” lo canzonò poi. “ Ti ringrazio Andy...sei sempre gentile...” Risero assieme come non gli capitava da anni, poi si alzò e tradusse tutto a Stefy che era rimasta a guardare senza capire. “ Stefy chiede se può fare una doccia.” “ Certo che può ci mancherebbe.” Mormorò Lilli con un sorriso forzato “ ora le procuro tutto il necessario poi l'accompagno in bagno e le faccio il letto così potrà riposare.” “ Grazie Lilli...” mormorò con dolcezza Maximilian stringerndole una mano sul braccio. A quel contatto lei sussultò cercando di sottrarvisi. “ Ma ti pare.” Si allontanò da lui e si diresse verso un armadio basso per prendere degli asciugamani da dare a Stefy che aveva assistito quasi divertita alla scena fra Lilli e Max, e da donna si accorse di quanto quei due si amassero senza saperlo. Scosse la testa andando incontro a Lilli e la guardò con dolcezza. La ragazza non seppe come interpretare quello sguardo ma lo ricambiò timidamente. Con la mano fece il gesto di seguirla e la condusse al bagno, le diede gli asciugamani e un pigiama, poi le chiuse la porta alle spalle e andò a cambiare le lenzuola al letto di Andrea, affinchè Stefy potesse riposare tranquilla. Con il suo carico fra le braccia passò dal salottino dove Max e il fratello parlottavano ancora, quasi non li degnò di uno sguardo, poi si diresse in cucina e posò in terra il suo carico di biancheria.
   
 
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