Fanfic su artisti musicali > Led Zeppelin
Segui la storia  |       
Autore: TheFlyingPaper    14/05/2015    3 recensioni
La mia prima long per così dire seria.
Un crossover balenatami in mente dopo aver ascoltato la canzone che mi ha ispirata fin troppe volte.
Dal testo:
"Alcune sacche erano gettate a terra e sembrava fossero state rivoltate da dentro a fuori per poi essere riempite alla rinfusa; si avvicinò gattoni ed ispezionò il contenuto della più vicina stando ben attento a non farsi notare: qualche coperta e un fagotto. Se lo rigirò piano tra le mani, come temendo d'esser aggredito da un momento all'altro. Prese a disfarlo con cura e ciò che vide al suo interno lo fece trasalire: quattro sassolini blu parevano fissarlo dalle incisioni dorate emanando una strana luce. I riverberi del ciano che gli si riflettevano sugli zigomi."
Genere: Commedia, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jimmy Page, John Bonham, John Paul Jones, Robert Plant, Un po' tutti
Note: Cross-over, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
The Battle Of Evermore

Gli zoccoli furenti del cavallo macinavano terreno e un caldo vento s'insinuava tra i lunghi capelli dorati del giovane.
Strinse gli occhi e le mani attorno alle redini osservando la boscaglia diradarsi ed aprirsi alle spoglie praterie; alzò lo sguardo al cielo, chiedendosi quanto sarebbe ancora mancato alla meta e sperando nella promessa lasciata da Galadriel ai suoi avi.

Per quanto difficile il cammino si porrà ai vostri occhi, un posto sicuro v'attenderà sempre;
Per quanto tempo passi, per quanto lontano possano le mie membra riposare un giorno, non ci sarà creatura contraria al vostro ritorno.”

Quel patto era diventato una litania che accompagnava i sogni di ormai varie generazioni degli Uilee.
La loro certo non era una famiglia potente né particolarmente ricca, bensì munita d'una sfrenata adorazione per le Arti Semplici, vale a dire tutto ciò riguardante la musica, la danza, la poesia od ogni altra forma d'attività che richiedesse delicatezza ed abilità. Possedevano folte capigliature chiare spesso intrecciate mollemente e grandi occhi curiosi, capaci di scrutare attentamente ogni dettaglio attorno ad essi fin dalla più tenera età. Crescendo si sarebbero ritrovati capaci di scuotere e piegare il fuoco al loro volere attraverso gemiti e danze misteriose in grado di stupire persino i più scettici tra gli ospiti. Così tra gli abitanti cominciò a divampare l'idea che quel vasto clan fosse progenie di Tulkas, o che in qualche modo avesse a che fare con i Valar.
Ma le giornate felici e le serate passate davanti al fuoco sfuggirono troppo presto dalle mani di Robert.
Il ragazzo dovette galoppare verso una speranza resa fioca dal tempo, attraverso spoglie lande e giù per lunghi pendii, lasciando alle sue spalle la morte ed il terrore che i servi dell'Oscuro Signore avevano portato nel piccolo paese, una volta teatro di amore e vita, ad Enedwaith.
Aveva lasciato dietro di sé la Strada Maestra da ormai due giorni cercando in qualche modo di evitare di giungere nei pressi di Isengard e allontanandosi il più possibile dal grande fiume, percorrendo strade comunemente considerate più rischiose, quando si trovò di fronte ad una grande gola intrisa dell'odore acre della cenere. D'istinto smontò da cavallo per proseguire più silenziosa­mente e scoprire la natura di chiunque avesse utilizzato la fiamma.
Assottigliandosi contro la parete rocciosa fece qualche passo sperando che le scarpe non scivolassero sul terreno rischiando di rivelare la sua posizione e cominciò a scorgere i resti di un piccolo fuo­co; coperto dal velo della notte e incoraggiato da qualche sporadico rumore intorno a lui, mosse an­cora qualche passo per poter osservare con maggiore attenzione. Solo allora si rese conto della pre­senza di due figure distese dove la poca vegetazione permetteva un minimo riparo dalla vista; erano entrambe accovacciate e tutto ciò che Robert riuscì a percepire chiaramente fu il loro respiro. Si ab­bassò per esaminare il semplice accampamento che in poche ore sarebbe stato sradicato assieme al sonno dei due individui.
Attorno al braciere era stata sparsa della polvere d'un colore remoto, ricordato solo nelle corolle più rare della sua terra. Provò a toccarla, e ne ottenne solo un intenso brivido di freddo.
Allora le avvicinò il naso per ricondurre il suo odore ad un altro nella sua memoria, ma non riuscì a ricordare alcun lezzo o profumo che somigliasse a ciò che aveva appena odorato.
Estrasse una piccola ampolla di vetro dalla bisaccia e raccolse una piccola parte di quella sostanza sperando di poter ottener risposte una volta a Lothlòrien.
Alcune sacche erano gettate a terra e sembrava fossero state rivoltate da dentro a fuori per poi essere riempite alla rinfusa; si avvicinò gattoni ed ispezionò il contenuto della più vicina stando ben attento a non farsi notare: qualche coperta e un fagotto. Se lo rigirò piano tra le mani, come temendo d'esser aggredito da un momento all'altro. Prese a disfarlo con cura e ciò che vide al suo interno lo fece trasalire: quattro sassolini blu parevano fissarlo dalle incisioni dorate emanando una strana luce. I riverberi del ciano che gli si riflettevano sugli zigomi.
Riavvolse di colpo la stoffa attorno alle rune, ne era certo: si trattava di quelle magiche pietruzze che gli stregoni gettavano in aria per predire il futuro.
Le aveva viste venire usate solo un paio di volte da stregoni di passaggio davanti ai bambini per in­trattenerli e le domande poste erano tutt'altro che imprevedibili, così aveva semplicemente scansato la questione come se la predizione del futuro fosse apertamente irrealizzabile. Eppure ora s'era manifestata davanti a lui in modo così spontaneo da farlo sentire estremamente affine ad essa. Scosse i capelli e si levò; avrebbe lasciato quel posto al più presto, la luce del mattino avrebbe fatto capolino in fretta da dietro il costone e Robert non avrebbe certo voluto rivelarsi a quei due.
Si voltò e fece per andarsene quando sentì una fitta lancinante al centro della schiena diffondersi per tutto il corpo. Venne strattonato in mezzo alla cenere e sentì le forze venirgli meno; cercò con la mano il punto in cui si sentiva trafitto, ma non trovò nessuna traccia di un'eventuale ferita.
Chiunque lo avesse carpito doveva padroneggiare le arti della magia al meglio, quindi non rimaneva che pregare per un trapasso quantomeno veloce se non indolore.
Allora avvertì un potente calore farsi strada fra le membra ed intravide tra la polvere il fagotto pul­sare, come se le pietre volessero uscirne e raggiungerlo. L'aggressore si distrasse e la presa allentò, così con un balzo si liberò ed impugnò l'elsa sottile pronto a colpire.
Per un attimo Robert si trovò spiazzato dall'altezza dello stregone, mentre gli si parava davanti coi suoi grandi smeraldi spalancati e le mani tese verso di lui. Il giovane attaccò, ma con un rapido ge­sto della mano l'altro lo scaraventò a terra, gettandosi cavalcioni su di lui.
Il bruciore che poco prima lo aveva abbandonato crepitò di nuovo impedendogli di liberarsi dalla presa avversaria sempre più stretta e soffocante.
“Da.. dove.. vieni” l'ignoto scandì la frase da sotto la cappa, come sputandogliela addosso intrisa di rabbia, ma gli occhi tradivano un terrore che non riusciva a comprendere.
“Da Enedwaith.” le parole gli scivolarono dalla bocca senza alcuna fatica, lasciandogli il palato sec­co per lo stupore d'averle pronunciate.
“Siamo ad Enedwaith, ed è un po' strano che la gente di queste parti si metta a frugare nelle bisacce altrui senza permesso. Non dopo il grande sgomento causato dall'Oscuro Signore, perlomeno.” Ro­bert deglutì impaurito cercando una qualsiasi scusa da propinare al viandante, quand'egli interruppe l'impetuoso flusso dei suoi pensieri.
Sento tutto, Uilee. Avverto il tuo respiro e frugo tra i tuoi innumerevoli ricordi. M'insinuo fra le tue speranze, corro tra i tuoi desideri e odoro le tue paure. Arrenditi, Uilee, e non torneranno mai più a farti visita. Arrenditi e dimenticherai lo sgomento che percorreva i solchi della vecchiaia di tuo padre e tua madre. Non ci sarà fatica che arresterà il tuo cammino, stanne certo.”
La voce dell'altro era sottile, ovattata e lontana, come se udita da dietro una tenda e le labbra dello sconosciuto non accennavano neppure a distaccarsi sebbene Robert udisse chiaramente la sua parola spargersi per tutta la mente impedendogli di protestare. Cercò conforto nella speranza di riuscire ad urlare, ma ciò che sgorgava dalla sua gola assomigliava più ad un disperato rantolo denso di sangue. Non voleva piegarsi al volere di chiunque avesse davanti e per quanto egli potesse mostrarsi terribi­le, desiderava proseguire il suo viaggio ed arrestarlo a pochi giorni dal suo inizio gli sembrava tutt'altro che degno di onore.
Silenziosamente strinse a sé una ricca manciata di cenere e polvere, mentre con la mano libera cer­cava di svelare il volto dello straniero, rabbuiato da un lembo del mantello scuro. D'improvviso al­lora, il rivale fece scivolare le mani sotto il margine della stoffa e la fece accasciare al suolo con un sordo tonfo. 



Angolo dell'autrice
Sono stata piuttosto insicura di questa storia, ma dopo circa un centinaio di revisioni, diecimila caffè e un miliardo di pacchi mentali, ho deciso di cominciare a pubblicarla.Ogni 2 settimane ci saranno nuovi capitoli e non si sa mai che col finire della scuola possa incrementare il umero o accorciare i tempi. Spero non sia troppo noiosa e che mi meriti almeno un paio di recensioni. :)
xxx

TheFlyingPaper

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Led Zeppelin / Vai alla pagina dell'autore: TheFlyingPaper