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Autore: Flami_MCR    14/05/2015    2 recensioni
Quando la sua voce cominciò a diffondersi roca nell’aria, cantò in contemporanea con il se stesso di allora. C’era qualcosa di magico in quel duetto.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gerard Way
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I'm thinking of you every night, every day

Aveva ancora due ore per sistemare le ultime cose. Doveva sbrigarsi a finire quella bozza e poi correre a casa. Quando uscì dallo studio diede un’occhiata nervosa all’orologio, quindi andò dal fioraio più vicino. Era indeciso su quale mazzo scegliere, dato che c’erano fiori di ogni genere, ma alla fine optò per qualcosa di classico: chiese alla commessa una dozzina di rose rosso scarlatto, grandi il palmo di una mano. Le annusò e si sentì invaso da una ventata di felicità, per fortuna oltre che belle erano anche profumate. Ne accarezzò i petali vellutati e sorrise. Erano i fiori più adatti per dare il giusto inizio ad una serata romantica. Aveva pensato a tutto: con un po’ di sforzo aveva convinto sua figlia ad andare a trovare i nonni a Belville e pur sapendo di essere stato spesso assente in quel periodo, non aveva potuto rinunciare né rimandare quel progetto. Aveva prenotato in un ristorante molto carino, dove avrebbero cenato. Poi sarebbero andati al cinema o a ballare in qualche locale… o magari entrambi. Si sarebbero sicuramente ubriacati come ragazzini e avrebbero passato la notte nella suite di un albergo. Se tutto fosse andato come previsto, sarebbe stata una serata perfetta. Inoltre era riuscito a mantenere il segreto, così sarebbe stata una sorpresa.

Solitamente preferiva camminare, ma doveva fare in fretta, quindi prese la macchina –che aveva fatto lavare la mattina stessa per l’occasione- e tornò a casa. Prima di tutto si buttò sotto la doccia e si lavò i lunghi capelli neri, soffermandosi poi a lungo davanti allo specchio, per sistemarsi i ciuffi ribelli. Improvvisamente suonarono alla porta Maledizione, non era ancora pronto! Corse ad aprire. Ma quella sera la fortuna era dalla sua parte, infatti sulla soglia c’era soltanto un corriere. Firmò la ricevuta. Aveva temuto che il regalo non arrivasse in tempo e visto che trovarlo era stato veramente difficile, sarebbe stato un peccato se la spedizione avesse ritardato. Tornato in camera, mise a soqquadro tutto il guardaroba alla ricerca di un abito: Il primo che si provò era troppo grigio e serio, anche il secondo non gli parve adatto. Il terzo invece lo convinse, si guardò allo specchio passandosi una mano tra le ciocche di nuovo scompigliate. Sorrise al suo riflesso: un bell’uomo sulla quarantina (anche se ne dimostrava molti meno), capelli corvini e occhi verde smeraldo. Fisico asciutto. Pantaloni neri stretti, giacca elegante… mancava ancora qualcosa: aprì un’anta dell’armadio e scelse una cravatta.
Sbirciò l’orologio sul comodino. Era in anticipo. Tornò in salotto e decise di mettere su un po’ di musica. Cercando tra i CD si imbatté in un album che non ascoltava  da tempo, così lo inserì nel giradischi e si sedette ad aspettare. Alle prime note la sua mente venne trascinata in un turbine di ricordi. Quando la sua voce cominciò a diffondersi  roca nell’aria, cantò in contemporanea con il se stesso di allora. C’era qualcosa di magico in quel duetto. Da una parte un ragazzino pieno di energia, che sprigionava rabbia e felicità. Dall’altra un uomo, che si era evoluto e trasformato. A cinque anni dall’ultimo concerto con la band, gli sembrava che quel tempo non fosse trascorso e sentiva vivi in sé gli stessi sentimenti. Anche dopo lo scioglimento dei My Chemical Romance era stato felice, ma quell’insieme di sensazioni gli provocò uno strano effetto. Non si accorse quando cominciarono a cadere, ma le lacrime presero a bagnargli il viso.
Come in un sogno, sulle ultime note di “Cubicles”, una chiave girò nella serratura e sulla porta comparve il motivo per cui aveva preparato tutto, con il volto acceso in un sorriso bellissimo. Allora ballarono, mentre la voce di Gerard scandiva malinconica le parole di “Demoltion Lovers”. Si baciarono e lui, con le labbra che non riuscivano a staccarsi da quella bocca dolce come il miele, sussurrò: «Buon anniversario, Frankie, amore mio!»

   
 
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