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Autore: Lady_Angel    15/05/2015    1 recensioni
"Non si vergognava di quei disegni, li portava con orgoglio, quell'orgoglio che spinge un clown a far sorridere i suoi spettatori pur avendo un mondo distrutto nel proprio cuore."
Breve fan fiction sul giovane Rocinante e sul motivo per cui sorride sempre.
Buona lettura a tutti :D
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Corazòn, Donquijote, Rocinante
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Perché devi sempre fare lo stupido?”
Era una frase ricorrente, ormai, nel lungo viaggio che aveva portato Law e Rocinante alla ricerca di una cura per il piccolo; un dialogo visto e rivisto perché il giovane Trafalgar non riusciva proprio a capacitarsi, a comprendere come un ventiseienne potesse comportarsi in un modo così imbecille.
Corazòn era strano e nessuno poteva negarlo, ma non si poteva esserlo fino a questo punto!
Sembrava che il futuro del ragazzo fosse quello di fare il clown e non il pirata salvatore di bambini malati o chissà quale altro mestiere segreto.
Law osservava il suo angelo custode ignorando quello che era stato il suo passato, la sua storia, il motivo che l'aveva portato a diventare lo scagnozzo di Do Flamingo; non poteva immaginare che dietro quel violaceo sorriso si nascondesse un'infanzia piena di morte e di dolore.
Spesso si dimentica che le persone più felici sono, in realtà, quelle più tristi e Rocinante ne era la prova.
Il fratello minore di Do Flamingo non aveva mai avuto un'infanzia, almeno non come quella di tutti i bambini; la mamma morta, le angherie della gente, l'odio degli uomini, la morte del padre per mano di quello che purtroppo doveva considerare fratello erano state delle bombe atomiche che avevano disintegrato il suo cuore. Piangeva sempre il piccolino, le lacrime avevano segnato il suo volto e la sua bocca era diventata, ormai, una mezza luna calante.
Non sorrideva perché non sapeva nemmeno che significasse, era morto già ad otto anni; non cresceva, ogni anno che passava era un anno in più da aggiungere alla data di morte.
Poi, un giorno, aveva deciso di dare una svolta a quella vita perché intanto peggio di così non poteva andare: aveva deciso di sorridere sempre e comunque, anche quando la tristezza cercava di portarsi via, per l'ennesima volta, quella breve esistenza.
Così, ogni mattina, si tatuava sul volto un lungo solco violaceo perché la vita, per lui, era una vera puttana; sapeva, però, che si sarebbe potuta trasformare in una buona amante se solo la si fosse vissuta con un degno sorriso.
Non si vergognava di quei disegni, li portava con orgoglio, quell'orgoglio che spinge un clown a far sorridere i suoi spettatori pur avendo un mondo distrutto nel proprio cuore.
Rocinante Donquijote era questo: un pagliaccio, una maschera di sorriso pronta a ricordargli che nel suo futuro non ci doveva essere una lacrima di tristezza a solcare il volto, ma soltanto una luna crescente in grado di fargli affrontare una nuova e serena giornata.
Non si era dimenticato del suo passato, non poteva farlo; i tagli, il dolore, le ferite e, soprattutto, il volto maledetto di suo fratello non facevano altro che colpire quella barriera silenziosamente colorata che si era creato. Il passato batteva su quei muri trasparenti cercando di distruggerli, cercando di sotterrare ogni minimo attimo di gioia; eppure più la tristezza colpiva e più lui la sopprimeva. Ingoiava quel rospo, lo faceva perché se l'era ripromesso, lo faceva perché voleva vivere sereno, lo faceva per quell'infanzia che non aveva mai avuto.
Forse era questo il motivo, o forse no, eppure voleva che Law avesse una gioventù migliore della sua, voleva essere quella viola luna crescente che non era esistita nella sua storia. Sì, perché sentire uscire dalla bocca di un bambino soltanto parole come “odio,morire, morirò, uccidere” era un qualcosa di veramente deprimente.
Corazòn provava pena per il piccolo e forse, proprio lui, era l'unico in grado di disintegrare quel solco viola che mascherava le sue lacrime di dolore.
Rocinante non lo voleva soltanto curare dalla malattia che dilaniava il suo corpo, lui voleva cercare anche di salvare il suo sorriso perché avere dieci anni significava avere una vita ancora da scoprire, ma soprattutto avere dieci anni e non saper ridere era peggio che morire: lui lo sapeva bene e la sua pelle disintegrata dalla cattiveria umana ne era la prova.
Era un buon maestro di vita quel pazzo Corazòn, un po' strano come mentore, ma bravo.
E proprio quella gentilezza, quella bontà d'animo lo portarono a sparire per sempre dalla vita di tutti; già, scomparso, eliminato dalla pazzia del fratello, quella follia che l'aveva perseguitato per anni, che l'aveva fatto star male, che l'aveva portato a conoscere il suo unico e vero fratello: Law.
Donquijote era stato un buon fratello maggiore, quel fratello che lui non aveva mai avuto e, come tale, aveva deciso di farsi ricordare nel migliore dei modi: sorridendo.
Gli mancava un dente in quel momento, ma l'aveva fatto lo stesso. Aveva sorriso, per la prima volta, con onestà, lasciando a casa la finzione; aveva sorriso perché era giusto che il suo amico lo ricordasse in questo modo, lo aveva fatto perché nella sua memoria voleva rimanere il pagliaccio che lo aveva accompagnato nel suo lungo viaggio verso una nuova vita.

Il cigno nero era stato abbattuto, ma nemmeno quel rigolo di sangue era riuscito a distruggere la promessa che si era fatto la prima volta che si tatuò il suo riso:
“Sul mio volto ci sarà sempre un sorriso, anche quando davanti a me si presenterà la morte” perché era un uomo fedele, un ragazzo dal cuore ancora più grande della sua crescente luna viola stampata sul viso.

 

 

 

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Ciao a tutti, è la prima fan fiction che scrivo sulla serie di One Piece.
Ho scelto questo personaggio perché l'ho adorato, ho divorato ogni sua singola vignetta, ho riso ed ho pianto; proprio per questo motivo ho deciso di dedicargli qualche ora del mio tempo per scriverci qualcosa.
Ah piccola annotazione, ho messo “cigno nero” per il fatto delle piume e perché li reputo dei volati molto belli e maestosi (non c'è nessun rife

rimento ad altro, quindi).
Bom, vi ringrazio per i minuti che avete speso per leggere tutto il mio breve racconto e vi auguro buona (speriamo) lettura.

Alla prossima

P.S. il titolo è preso dalla prima frase della canzone “Samarcanda” di Vecchioni :D

   
 
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