Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: _juliet    15/05/2015    5 recensioni
«Te lo domanderò ancora una volta: non ti stai chiedendo perché io abbia optato per togliere di mezzo proprio te?»
{ pre!Game of Thrones | LittleFinger!centric | cattiveria }
Questa storia partecipa al contest multifandom "Dimmi la casa e ti dico il pg" indetto da HopeGiugy sul forum di Fanworld.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jon Arryn, Lysa Tully, Petyr Baelish
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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 – The purest of motivations –


 

What do you want?
Revenge.
I always found that to be the purest of motivations.”
Game of Thrones 2x05

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Non appena la luce della torcia illumina il tuo volto, la porta si apre con un cigolio e Lysa appare nella penombra, rivolgendoti un sorriso colmo di sollievo.
«Petyr» esala, nascondendo il viso contro il tuo petto.
Non le concedi un abbraccio, non ancora.
«Le guardie?» chiedi.
Lysa si allontana quel tanto che basta per guardarti negli occhi. Il suo viso contratto in una perenne smorfia d'inquietudine è solcato da rughe profonde, inusuali per una donna della sua età.
«Le ho congedate, come hai chiesto» ti assicura. «Nessuno interferirà.»
Ricambi lo sguardo con lentezza studiata, sapendo che questo provocherà in lei una reazione che conosci bene. Oh, Lysa... tanto sciocca e prevedibile da fare quasi tenerezza: anche dopo tutti gli anni trascorsi, dopo la guerra, dopo i matrimoni, basta una tua anonima gentilezza perché le guance le si imporporino.
Ma non è questo che cerchi, quando la guardi: tu cerchi l'azzurro delle sue iridi, l'azzurro dei Tully. Anche se la tonalità che preferisci è un'altra – un colore caldo, acceso, non certo questa tinta cerulea e brutta –, i suoi occhi ti portano alla memoria ricordi dolci e dolorosi. E ti sussurrano che sei nel giusto.
«Petyr» la voce di Lysa ti riscuote dai tuoi pensieri. «Sei sicuro che sia una buona idea? Se qualcuno ti vedesse qui...»
Per un istante, consideri seriamente la possibilità di rispondere che se facesse la grazia di toglierti le mani di dosso potreste entrare nella Torre e non avreste nulla di cui preoccuparvi. Ma non saresti arrivato fino a questo punto, se non avessi imparato a dominare l'arte della pazienza.
«Non angosciarti, mia dolce Lysa» spieghi. «I miei uomini sono di ronda. Conducimi dal Lord tuo marito.»
Lei annuisce, ancora poco convinta ma obbediente, e si fa da parte per permetterti di entrare.
All'interno della torre alcune torce sono state spente dalle correnti d'aria che imperversano nei corridoi, e le poche rimaste illuminano i grandi spazi vuoti di un bagliore spettrale. Il silenzio amplifica in modo innaturale l'eco dei passi e il fruscio delle vesti.
Lysa è visibilmente nervosa e si stropiccia convulsamente le mani, facendo schioccare di tanto in tanto le dita scheletriche.
Tu, invece, sei piuttosto tranquillo: la tua unica preoccupazione sono gli uccelletti di Varys, ma sai che, questa sera, il Ragno Tessitore impiegherà le sue risorse da un'altra parte. Se dovessero farsi vedere, comunque, hai fatto in modo che uomini armati sorveglino il passaggio segreto.
«Siamo arrivati» dice Lysa, raggiungendo l'uscio di legno che conduce negli alloggi del Primo Cavaliere. Attende il tuo rapido cenno d'assenso, poi apre la porta.
Immediatamente vieni colpito da un forte profumo di lavanda, che a malapena riesce a mascherare l'odore acre della malattia e del corpo umano in decadenza.
Anche se l'hai già visto innumerevoli volte, ti prendi del tempo per osservare l'ambiente con attenzione, valutandolo da diverse angolazioni. La stanza è quadrata e ampia, anche se gli arazzi che ricoprono le pareti la fanno apparire più piccola. Il pavimento di pietra è ricoperto da pregiatissimi tappeti di Myr, che probabilmente sono costati più dell'intera mobilia. Un tavolo, delle poltrone accanto al camino e un baldacchino dalla massiccia struttura in legno completano l'arredamento. Molte candele sono accese e il loro riverbero crea chiaroscuri e onde sinuose sulle stoffe.
Lysa si affretta ad aprire le tende, rivelando il letto e il suo occupatore.
«Non può muoversi liberamente» spiega. «I muscoli non gli obbediscono più.»
Jon Arryn è accasciato fra le coperte, la schiena appoggiata a numerosi cuscini che lo mantengono in posizione seduta, sicuramente facendolo soffrire più del necessario; tiene le mani in grembo, i polsi un tempo massicci diventati esili, scheletrici. Tutto il suo corpo è imperlato di sudore e tremante. I suoi occhi sono chiusi, ma geme e si lamenta a mezza voce.
«Che condizione spiacevole» commenti, senza distogliere lo sguardo. Il tuo respiro sta accelerando e il tuo corpo freme d'impazienza.
«Mio Lord» chiama Lysa. Attende che gli occhi febbricitanti del Primo Cavaliere si aprano e si focalizzino su di lei, poi continua: «Hai una visita.»
Arryn sembra capire e tenta di raddrizzarsi, senza alcun successo.
«Robert?» tossisce.
“Naturalmente. Ti piacerebbe raccontargli cos'hai scoperto, non è vero?”
Avvicinandoti puoi chiaramente percepire il lezzo pungente dell'urina. Ti sposti, in modo da venire illuminato dal fuoco, perché l'infermo possa vederti meglio.
«Temo di no» lo informi.
Non ti guarda. È per questo che capisci che ti ha riconosciuto.
«Baelish» borbotta.
«Mio Lord Primo Cavaliere» lo saluti, accennando un inchino. «Sono felice di vederti. Posso sedermi?»
Jon Arryn apre la bocca per rispondere, ma viene scosso da un attacco di tosse che lo lascia senza fiato.
Fai un brusco cenno a Lysa, che si avvicina al tavolo e riempie un calice di vino speziato, tremando tanto da rovesciarne una discreta quantità su libri e pergamene. Aiuta il marito a bere, cercando nel contempo di guardarlo il meno possibile.
Quando Arryn si calma, prendi una delle poltrone e la sposti, accomodandoti accanto al letto. «Come ti senti?» chiedi.
Il Primo Cavaliere grugnisce parole incomprensibili, mentre un viscido rivolo di vino gli scorre lungo il mento. Lo sforzo nel tentare di muoversi gli provoca un nuovo attacco di tosse.
Lysa si scosta con un gemito, disgustata, per evitare di essere raggiunta dagli schizzi di saliva e sangue.
Sorridi senza scomporti, approfittando della pausa per concentrarti ancora su ciascuno dei tuoi sensi, per imprimere nella tua memoria quanti più dettagli puoi: il riverbero delle fiamme sugli arazzi, il familiare crepitio del fuoco, il lezzo nauseante, il raso lucido della poltrona sotto le tue dita.
Adori l'intrigo. Apprezzi le sue fasi iniziali – solida strategia, osservazione meticolosa, raccolta di informazioni – e quelle finali, specie se coincidono con il raggiungimento del risultato auspicato. Gli imprevisti non sono mai piacevoli, ma la capacità di porvi rimedio riesce a darti notevole soddisfazione. Tuttavia, la fase che preferisci sopra ogni altra è il momento in cui viene dato fuoco alle polveri: un momento perfetto, un atto puro. Intendi godertelo più che puoi e conservarlo a lungo nei tuoi ricordi.
Riporti lo sguardo su Arryn, osservando il suo viso sofferente: la pelle consumata dal tempo ha assunto un colorito grigiastro ed è solcata da rughe profonde, come se si stesse accartocciando su se stessa.
«Sei un alto Lord, eppure guardati ora» rilevi. «Agonizzante in un letto a pisciarti addosso.»
Il Primo Cavaliere tace per alcuni istanti, dando un senso alle tue parole, e alza il braccio sinistro, ma la mano chiusa a pugno ricade sul materasso. I suoi occhi febbricitanti non ti guardano, ma sono accesi di un severo lucore. Grugnisce qualcosa a Lysa, che evita di rispondere, spostandosi alle tue spalle.
«Ho solo constatato la realtà dei fatti» spieghi, sorridendogli.
Se non fosse in queste condizioni, pretenderebbe – e otterrebbe, con il benestare di Sua Maestà – di farti assaggiare l'acciaio della propria spada. Un vero peccato che la forza bruta su cui tutti quelli come lui fanno affidamento l'abbia abbandonato così repentinamente.
Una lama sottile di sdegno antico trafigge la tua carne. Ti alzi, avvicinando il viso a quello dell'infermo.
«È ingiusto, non è vero?» chiedi indulgendo, per un istante, nei sentimenti violenti che hai accuratamente rinchiuso nella profondità del tuo essere. «Scommetto che la vergogna ti sta corrodendo dall'interno.»
Arryn non risponde, fissando con ostinazione qualcosa alla tua sinistra. Evita di guardarti con tanto impegno che il suo volto ha assunto una conformazione grottesca, innaturale: le sopracciglia sono aggrottate sopra il naso solcato da pieghe, gli occhi sono ridotti a fessure lucide e gli angoli della bocca sono piegati verso il basso, il mento increspato è viscido di saliva e vino.
La vista ti dà soddisfazione e riesci a recuperare la calma freddezza che ha trasformato un ragazzino sciocco in uno degli uomini più discussi dei sette regni.
«So perché non mi guardi» lo informi. «Voi alti Lord mi considerate un nessuno, un individuo non abbastanza degno della vostra considerazione, non abbastanza consistente per essere percepito.»
«Petyr!» esclama Lysa, sconvolta. Oh, non ha mai potuto sopportare che qualcuno dica cattiverie sulla tua persona, nemmeno quando si tratta di te stesso.
Arryn grugnisce, trattenendo il respiro nella speranza di non ricominciare a tossire. Il suo insulso onore lo spinge a tentare disperatamente di racimolare quel minimo di contegno che gli resta.
«E come darvi torto, mio Lord?» chiedi pazientemente. «Ditocorto non rappresenta una minaccia per nessuno: è un uomo intelligente, che sa quando parlare e quando tacere, sempre in grado di procurare qualunque cosa Sua Maestà o la Mano richiedano... ma è di natali tanto infimi che lo si può considerare alla stregua di un cavaliere errante: nessun vessillo da convocare, nessuna roccaforte, nessuna prospettiva di buon matrimonio. Chi mai si preoccuperebbe di un tale individuo?»
«No!» esclama Lysa. «Non parlare in questo modo!»
Le sue mani artigliano la stoffa del tuo mantello, tremano.
«Tu sei sempre stato migliore di tutti loro» continua. «Loro credono che ogni cosa sia loro diritto... che gli Estranei li portino tutti alla dannazione!»
La sua voce si spezza in un punto ben preciso della frase. Eri sicuro che, stuzzicandola a dovere, sarebbe stata lei a introdurre il discorso.
Lo sguardo di Arryn si sposta lentamente sulla moglie, mentre il cipiglio severo lascia spazio a una collera che fa tremare tutti i suoi lineamenti. Le mani abbandonate sul materasso si stringono a pugno, tanto che la pelle sbianca sulle nocche lucide. Il lucore che accende i suoi occhi è consapevolezza e il tuo corpo viene scosso da un brivido caldo di piacere: il momento è qui ed è tuo, tuo per sempre.
«Veleno» gracchia il Primo Cavaliere, prima di doversi fermare per tossire e tentare di inspirare altra aria. «Veleno!»
Il battito del cuore ti rimbomba nella mente e avverti il movimento di ogni muscolo del tuo volto, mentre si apre in un sorriso. «Ma naturalmente, mio Lord» spieghi. «Lacrime di Lys, per l'esattezza.»
Odi un singulto alle tue spalle. «Petyr, cosa fai?» sibila Lysa.
«Non preoccuparti» rispondi, senza concederti di chiudere le palpebre: non potresti sopportare di perdere anche solo uno dei sentimenti che si susseguono sul volto di Jon Arryn. «Grazie a te, tuo marito sta morendo» parli lentamente, per lasciargli tempo di comprendere pienamente il significato di ogni parola. «Sarei davvero sorpreso se riuscisse a rimanere in vita oltre l'ora del lupo.»
Avverti la tensione di Lysa anche senza vederla. Il marito la guarda e, anche se non emette alcun suono, il suo volto sta parlando per lui. Il silenzio è tanto pregno di conversazioni mai avvenute che assistere alla scena ti risulta quasi insopportabile, ma fai del tuo meglio per non distogliere lo sguardo.
«Mi dispiace, Jon» dice lei. La sua voce è resa acuta dal pianto. «Io dovevo farlo.»
Appoggia le mani sulle tue spalle. Il contatto le dà forza, lo percepisci dai suoi movimenti.
«Volevi mandare Robert alla Roccia del Drago, lontano da me, da sua madre! È il mio unico figlio!» esclama. Il volume della sua voce e il suo sdegno aumentano gradualmente a ogni parola. «Come hai osato cercare di allontanarlo da me? Il mio bambino... perché tutti vogliono portarmi via i miei figli?»
La frase termina in un rauco singhiozzo.
È il momento di concederle un agognato gesto d'affetto. Ti alzi e la cingi con le braccia, mentre lei piange disperatamente, rannicchiata contro il tuo corpo.
«Non hai nulla da rimproverarti» dici, senza perdere di vista il viso di Arryn. «L'hai fatto per il bene di tuo figlio ed è questo ciò che fanno le madri: proteggono i loro figli.»
Lasci passare qualche istante, prima di sferrare la stoccata.
«Lysa, amore mio. So che avresti protetto anche il nostro bambino, se tuo padre non ti avesse ingannata.»
Una serie di ansimi strozzati ti avverte che sei riuscito a ottenere l'attenzione del Primo Cavaliere. I suoi lineamenti sobbalzano nello sforzo di tentare di esprimere il suo spregio. Gli occhi chiari sono spalancati, lucidi d'ira e dolore, fissi su di voi. Sta guardando la propria moglie come se, prima d'ora, non l'avesse mai vista realmente.
Dunque la tua supposizione è sempre stata corretta: per amore dei suoi protetti, Lord Arryn ha accettato di sposare una fanciulla deflorata, ma non immaginava che a prendere la verginità di sua moglie fosse stato l'insignificante Petyr Baelish.
«Lysa» ripeti, accarezzandole piano la schiena. «Vai a rinfrescarti. Non sopporto di vederti così triste. Potresti portarci dell'altro vino?»
Lei annuisce e si asciuga il viso con la lunga manica del vestito. Rivolge al marito un ultimo sguardo colmo di ribrezzo e raggiunge la porta.
«Mi hai comprata da mio padre, Jon. Ma non sei riuscito a comprare il mio amore. Il mio cuore appartiene a Petyr» ringhia, prima di andarsene.
«Che colpo di scena!» commenti, versandoti un calice di vino speziato. Hai la gola secca e ancora molto da dire. 
Ti accomodi sulla poltrona con un sospiro, analizzando il tremore che scuote il corpo del Primo Cavaliere. È dovuto al veleno? Alla ferita insanabile che hai inferto al suo inutile onore? Oppure sei riuscito a colpire più in profondità?
«Non crucciarti: mi sono scopato anche la sorella maggiore. Due su due è un buon risultato per un uomo come Ditocorto, non trovi?»
Jon Arryn emette un grugnito e torna a fissare il vuoto oltre la tua spalla. Ostenta noncuranza, ma la sua mascella è contratta e rigida. Non credi ne sia cosciente, ma le sue mani stanno ancora stringendo convulsamente la preziosa stoffa del copriletto.
Distendi i muscoli del torso contro lo schienale imbottito, sorseggiando il vino ormai freddo. Sai che il vecchio non ti darà alcuna soddisfazione: ciò che ha saputo finora l'ha colpito, ma non è sufficiente, non ancora.
«Non vuoi chiedermi il motivo?» domandi pazientemente. «Non ti interessa capire?»
Il Primo Cavaliere continua a fissare il focolare. Si puntella goffamente con le braccia e cerca di issarsi, tremando per lo sforzo. Non comprendi cosa stia facendo finché non percepisci il rumore e, soprattutto, l'odore.
«Mi fa piacere che tu non abbia ancora perso il tuo inarrivabile senso dell'umorismo» commenti. Rotei il calice di vino, osservando senza alcun interesse il liquido scuro finché non torna immobile. «Ammetto di non aver mai avuto grande considerazione per il tuo intelletto» continui, adottando un tono vago. «Ma nemmeno tu puoi essere tanto ingenuo da credere che l'abbia fatto per Lysa.»
Nominarla è una buona mossa: i lineamenti di Jon Arryn si induriscono e i suoi ansimi accelerano. La sua corazza di rigore sta iniziando a scheggiarsi, ma per distruggerla devi capire quali sono le crepe più profonde in cui scavare.
«Le puttane mi hanno sempre amato, mio Lord» dici. «Tua moglie non fa eccezione.»
L'infermo emette un grugnito rabbioso, mentre sobbalza nel tentativo – ne sei certo – di lasciare il letto per aggredirti a mani nude. Il suo respiro spezzato rimbomba nella stanza, sovrapponendosi al crepitare del fuoco in un'inquietante cacofonia.
«Il mio linguaggio ti infastidisce?» domandi, ingollando un sorso di vino senza sentirne il sapore.
Il vecchio tace per qualche istante, poi volta la testa, tornando a fissare il vuoto. Tenta di ricomporsi, di darsi un contegno. Di nascondersi.
«No» commenti. «Non è questo.»
Valuti la situazione per qualche istante. È difficile essere sicuro di ciò che stai vedendo, ma l'istinto ti suggerisce di proseguire.
«Ti sei affezionato a lei» realizzi, meravigliato. «Una sciacquetta sverginata, completamente folle e paranoica, e tu hai imparato ad amarla.»
Abbandoni la poltrona e ti accosti al letto, notando il tremore che Jon Arryn tenta di contenere mentre ti avvicini. Osservi il suo viso contrarsi in smorfie bizzarre, i suoi occhi lacrimare nello sforzo di focalizzarsi su qualunque cosa non sia la tua persona.
«È stata lei ad avvelenarti» continui. «Eppure non puoi sopportare che venga chiamata “puttana”.»
Finalmente il Primo Cavaliere abbassa lo sguardo, chinandosi in modo da celare il suo viso e il suo dolore. La disperazione con cui continua ad aggrapparsi alla propria dignità ti ripugna. Con un gesto secco, vuoti ciò che resta del vino speziato sulla sua testa.
«No, mio Lord» affermi, ignorando i suoi colpi di tosse. «Non m'importa di Lysa. Lei è solo una pedina sulla mia scacchiera, proprio come lo sei tu.»
Fai per tornare ad accomodarti sulla poltrona, ma qualcosa di simile all'euforia, alla frenesia, ti spinge a rimanere in piedi.
«Immagino che tu conosca la storia della lezione impartitami dal compianto Brandon Stark» inizi, infondendo in quel nome quanto più disprezzo possibile.
Il Primo Cavaliere torna ad alzare lo sguardo e i suoi occhi si accendono di un bagliore trionfale. Naturalmente: tutti sanno cosa accadde e non perdono occasione di ripeterlo alle tue spalle, ridendo di te come se fossi un guitto.
«Quello che non sai è che, senza volerlo, quel figlio di puttana mi ha davvero permesso di imparare qualcosa» continui, misurando la stanza a grandi passi. «Il vostro onore di Lord e la forza bruta con cui lo difendete sono un gioco che segue le vostre regole.»
Ti fermi accanto al letto, notando gli sforzi di Jon Arryn mentre cerca di ripulirsi il viso bagnato di vino. Colto da un moto d'impazienza, afferri un lembo del lenzuolo e gli strofini bruscamente la faccia.
«Ma esistono anche altri giochi» sibili, avvicinando il tuo volto al suo. «Giochi in cui l'appartenenza a una nobile Casa non conta. Giochi in cui persino un individuo come Ditocorto può vincere.»
Il vecchio stringe le labbra e mugugna, stropicciando la stoffa del copriletto fra le mani diafane. Come sempre, evita di guardarti.
«Oh, so come la pensi. “Non si può negare che Petyr Baelish sia furbo, ma un uomo di basso profilo non può comprendere le sottigliezze della politica come noi alti Lord”.»
Attendi qualche istante, riflettendo, poi poni la domanda.
«Te lo domanderò ancora una volta: non ti stai chiedendo perché io abbia optato per togliere di mezzo proprio te?»
Il Primo Cavaliere tossisce e si inclina verso destra, cercando di tendere il braccio verso un oggetto appoggiato sul comodino. «Lannister!» ringhia, stupendoti per l'energia che gli è rimasta. «Abominio!»
«Ti stupirebbe sapere quanti erano già al corrente dei fatti prima che lo scopriste tu e il nobile Stannis» ribatti, aggirando i mobili per raggiungere il libro. Lo soppesi per qualche istante, sfiorando con cura la pelle intarsiata della copertina. È consunta dall'uso, ma il titolo è ancora visibile, inciso in grafia elegante: “Storia e Linee Dinastiche delle Grandi Case Nobili dei Sette Regni, con Descrizioni di Molti Alti Lord, delle loro Nobili Lady e dei loro Figli.
Torni alla poltrona e ti siedi compostamente, con il volume in grembo. «Cosa pensi che accadrà quando sarai morto, mio Lord?» domandi.
Jon Arryn inarca un sopracciglio, ma continua a ignorarti con tutta la testardaggine che gli è rimasta. Tace, fissando con cipiglio feroce il libro del Gran Maestro Malleon, come se tutte le colpe fossero imputabili a quell'oggetto.
«Morto un Primo Cavaliere, se ne nomina un altro» mormori morbidamente. «Chi credi sarà il prescelto di Sua Maestà?»
Apri il volume e sfogli le pagine sottili con estrema cura, mentre continui a esprimere ad alta voce ciò che, sicuramente, anche il vecchio sta pensando: «Di certo non Tywin Lannister: quell'uomo è stato troppo potente durante il regno del Re Folle e fin troppo ambiguo quando si è trattato di rovesciarlo» gli scocchi un'occhiata, notando che l'angolo sinistro della sua bocca trema visibilmente. «Immagino che la nostra passionale regina vorrà che il padre dei suoi figli ottenga questa agognata posizione, ma nemmeno un grasso idiota come re Robert lo concederebbe» continui. «Ovviamente questo rifiuto non farà altro che inasprire un rapporto già irrecuperabile.»
Il respiro del vecchio sta accelerando. Ascolta senza emettere alcun suono; anche se fosse in grado di parlare liberamente, non potrebbe ribattere alle tue affermazioni.
«E cosa dire del nobile Stannis e di ciò che sa? Non dubito che avrà sospetti riguardo la tua morte. Probabilmente chiederà con insistenza di ricoprire la tua carica, ma Sua Maestà rifiuterà, come fa sempre quando si tratta dei suoi fratelli di sangue.»
Accarezzi distrattamente il libro, riflettendo sui Lord e su quanto sono disposti a rischiare in nome dell'orgoglio e dell'onore.
«È un sollievo che il re possa contare su un diverso tipo di fratello» osservi.
«Ned» esala Jon Arryn. La sua voce è flebile, il corpo è marcescente, ma la mente è ancora lucida; riesci quasi a intravederla lavorare febbrilmente dietro la fronte imperlata di sudore.
«L'amico di sempre» commenti.
«Non» ringhia il Primo Cavaliere. «Verrà.»
Fai una pausa, percorrendo con la punta delle dita l'inchiostro sbiadito sulla pagina che stai visionando. «No, non lascerà il Nord» mormori, picchiettando l'indice sulla parola “Stark”, tracciata in caratteri raffinati. «Non senza essere persuaso
Il tremore delle labbra di Jon Arryn si intensifica esponenzialmente e le sue nocche tornano a sbiancare. Per un unico, brevissimo istante, le sue pupille scattano nella tua direzione.
«È trascorso molto tempo da quando la mia Lysa ha contattato la sua dolce sorella, ma credo che la tua morte, avvenuta in modo tanto repentino e sospetto, sarà un'ottima occasione per riallacciare i rapporti» spieghi, chiudendo il volume con un tonfo sordo.
Il Primo Cavaliere trasale. Per la prima volta i suoi occhi, lucidi e fuori dalle orbite, ti squadrano brevemente da sotto le sopracciglia aggrottate. Sei certo che abbia compreso cosa intendi dire.
«Ovviamente avrà cura di accusare qualcuno – qualcun altro – del tuo omicidio» precisi, lasciandoti sfuggire una breve risata per l'ironia della situazione.
Jon Arryn pronuncia una sola parola, con voce strozzata e flebile: «Lannister.»
«Sono lieto che tu stia iniziando a capire» commenti, sincero: negli ultimi momenti prima della morte, le Lacrime di Lys inducono febbre e delirio, ma tu desideri che il vecchio sia lucido fino alla fine. Vuoi che sappia a cosa vanno incontro i dannati sette regni.
«Gli informatori mi dicono che il Lord di Grande Inverno è stoico, ligio al dovere e onorevole. Confermi questo ritratto?»
Il Primo Cavaliere deglutisce rumorosamente e inspira a lungo, prima di annuire con un lieve scatto della testa.
Sei compiaciuto: è la prima volta che manifesta consapevolmente di riconoscere la tua esistenza. Significa che il suo protetto è una crepa profonda, come Lysa. Significa che la corazza sta per sgretolarsi.
«È un bene» commenti. «Uomini come lui sono preziosi: sono intelligenti – se guidati nella giusta direzione –, il loro comportamento è prevedibile e manipolarli è semplice» inizi, godendoti il cambio d'espressione di Lord Arryn. «Dall'alto della sua superiorità morale, Eddard Stark non ha mai perdonato ai Lannister le azioni che hanno compiuto durante la Rivolta e li ritiene indegni di qualsivoglia fiducia» spieghi. «Darà credito ai sospetti di Lysa e, temendo per la vita di Sua Maestà, accetterà di raggiungere Approdo del Re.»
Il Primo Cavaliere ansima e cerca di sollevarsi sulle braccia, ma dopo qualche tentativo rinuncia e si lascia cadere sul materasso, facendolo sobbalzare sotto il suo peso. «Stannis» tossisce e la sua voce è simile a un singhiozzo. «Aiuto.»
«Oh, sai anche tu che non sarà così. Ben prima del giorno in cui Lord Stark metterà piede nella capitale, il nobile Stannis si sarà già rinchiuso nella sua roccaforte a Roccia del Drago, a digrignare i denti e meditare pensieri cupi» lo canzoni. «Sua Maestà avrebbe dovuto essere più indulgente con il fratello, nel corso degli anni.»
Arryn trema visibilmente, fissando ostinatamente le proprie mani inerti. Sa che stai dicendo la verità.
«Ma torniamo a noi» riprendi. «Mi preme dirti che la regina sa che conosci il suo inconfessabile segreto – non a caso si assicura, tramite l'intervento di Maestro Pycelle, che tu non possa guarire. Il tuo maestro è stato congedato non appena “ti sei ammalato” –. Terrà d'occhio Lord Stark con tutte le risorse di cui dispone. Non sono numerose quanto le mie, ma ti assicuro che saranno più che sufficienti.»
Il Primo Cavaliere emette un singulto stridulo e si porta una mano alla gola; cerca di mugugnare qualcosa, ma il suo respiro impazzito gli impedisce di raccogliere aria a sufficienza.
«Come agirà la focosa, irragionevole Cersei Lannister quando anche Lord Stark scoprirà il suo segreto?» domandi, senza concedergli il tempo di riprendersi. Appoggi le mani sulle ginocchia e ti sporgi verso il letto. «E ti assicuro che lo scoprirà. Se non lo farà qualcun altro, sarò io stesso a consegnargli il volume di Malleon. E quando troverà i bastardi...» ti sfugge un sospiro teatrale. «Tutti quei bastardi, tutti con i capelli color della notte. È incredibile, non pensi? Se è rimasto qualcosa di forte, in quel grasso idiota, è il suo seme. È triste pensare che non vivrà abbastanza a lungo per saperlo.»
Finalmente, con uno scatto repentino della testa, Jon Arryn volge lo sguardo verso di te. Il suo viso è una maschera grottesca di rughe profonde e pelle diafana, ma i suoi occhi sono spalancati e colmi d'orrore.
«La nostra impulsiva regina è una madre» commenti, osservando il suo petto alzarsi e abbassarsi a una velocità frenetica. «Ricordi cosa ho detto poco fa, a proposito delle madri? Sai dirmi qual è la loro primaria, innata preoccupazione?»
Sei tanto vicino al Primo Cavaliere da riuscire a intuire la tua figura riflessa nelle sue iridi.
«Le madri, mio Lord» sibili. «Proteggono i loro figli. A ogni costo.»
Jon Arryn si artiglia la gola con le dita scheletriche, emettendo suoni strozzati simili a risucchi. Ti guarda e, per la prima e ultima volta nella sua vita, vede. Vede ciò che hai nascosto gelosamente, per anni, dietro un basso profilo, sorrisi e modi cortesi; vede l'uomo che sei realmente.
Torni ad appoggiare la schiena contro la poltrona, osservando attentamente i suoi occhi mentre una patina opaca li vela. Sono ancora rivolti verso di te, ma non guardano più.
«Robert» mugola l'infermo. «Il seme è forte.»
Un cigolio ti avverte che Lysa è tornata. «Cosa sta farfugliando?» si informa, depositando una brocca fumante sul tavolo.
«Lysa, mia cara» dici. «Credo che lo Sconosciuto stia chiamando a sé tuo marito. Suggerisco di convocare un Maestro e Sua Maestà.»
«Credi sia saggio? E se dicesse qualcosa?»
«Le Lacrime di Lys hanno compiuto il loro miracolo» spieghi, rivolgendo un'ultima occhiata al fagotto di stoffa e carne sprofondato nel letto. Ti alzi e lisci con cura le pieghe dei tuoi calzoni, prima di avvolgerti nel mantello. «Non sarà in grado di tradirci.»
«Il seme è forte» mugola Jon Arryn, come per rassicurare la moglie delle tue parole.
Ti avvicini a Lysa e le sfiori la guancia con la punta delle dita. «Ricordi ciò che devi fare?»
Lei annuisce, abbassando lo sguardo. Le sue gote si colorano di rosso e tutto il suo corpo sembra tendersi verso la tua mano.
«Ti ringrazio, amore mio» sussurri. «Ricorda: quando tutto sarà finito, finalmente staremo insieme.»
Non appena ti sei allontanato sufficientemente dalla Torre, odi la sua voce acuta strillare, comandare che sia chiamato un Maestro, che qualcuno faccia venire il re: il Primo Cavaliere sta spirando.
Un nuovo brivido di piacere percorre il tuo corpo: il piano a cui hai lavorato per anni viene, finalmente, messo in atto. Il prezioso orgoglio delle nobili Case, il loro inutile onore, il potere che ritengono di avere per diritto... saranno questi gli strumenti che userai per scatenare il caos. E al caos sopravvivono solo le menti migliori.
Mentre cammini verso i tuoi alloggi, il tuo ultimo pensiero è rivolto a Brandon Stark. Proprio lui, l'uomo che ti ha mostrato, per la prima volta, chi sei veramente. In questo momento rimpiangi che sia morto; vorresti esistesse un modo per fargli sapere che avete qualcosa in comune: fra non molto, guarderai l'inferno inghiottire i sette regni esattamente come lui guardò il proprio padre venire dilaniato dall'altofuoco. Con un'unica differenza: per te sarà un dolce, dolcissimo spettacolo.


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NdA:
Ho scelto di scrivere una storia dal punto di vista di Petry Baelish per mettermi alla prova, ma mi sono tirata la proverbiale zappa sui piedi e non penso di essere riuscita a farne un ritratto verosimile.
La difficoltà nel trattarlo è dovuta sia alla feroce antipatia che nutro nei suoi confronti – mai mi è piaciuto, mai mi piacerà –, sia al fatto che è forse l'unico personaggio che non ha ancora scoperto le sue carte (a parte gli ultimi sviluppi della quinta stagione che però, per me, hanno poco senso di esistere. Attendo di scoprire cosa combinerà nei libri).
Ho provato a immaginarmi quali possano essere le sue motivazioni basandomi sulla sua storia. Non credo di aver fatto un buon lavoro: è un personaggio fittizio, ma è comunque troppo intelligente per me.
In ogni caso ho sempre pensato che, perlomeno all'inizio delle vicende di “A Game of Thrones”, Baelish fosse semplicemente alla ricerca di un modo per scatenare il caos, per vedere cadere i Lord che tanto lo disprezzavano; non so dire se cercasse anche prestigio personale, perché non mi sembra volesse “costruire” nulla, solo distruggere. La vendetta è una motivazione buona come un'altra (e il Baelish della serie tv, ogni tanto, allude alla vendetta. Quello dei libri no. Quello dei libri altro che pokerface, gente).
Ho sperimentato anche usando la seconda persona singolare, perché la terza mi rendeva impossibile l'identificazione con il personaggio, mentre la prima era poco utile, visto che non conosco le sue reali motivazioni. Per le notizie sulla vita di Ditocorto, rimando a A wiki of Ice and Fire.
Spero che questa storia abbia un senso per chiunque la voglia leggere.

 

  
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