Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Kotoko_chan    15/05/2015    10 recensioni
Kuroko Tetsuya è un ragazzo timido e di poche parole, che entra nella squadra di basket del liceo Seirin, dove incontrerà Kagami Taiga, il suo esatto opposto. Tra i due si creerà una certa intesa anche se Kagami non riesce a spiegarsi il motivo per cui Kuroko odia essere toccato. Che sia colpa del suo passato? E qual è il suo legame con la "Generazione dei miracoli"? Cosa unisce questi sei ragazzi straordinari ma così altezzosi? Tra partite di basket e colpi di scena, riuscirà il nostro sesto uomo a liberarsi dei suoi vincoli? Lo scoprirete solo leggendo...
Genere: Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Kiseki No Sedai, Satsuki Momoi, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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27. Le vacanze estive
 
Sole…
Mare…
Brezza calda…
Il profumo della salsedine…
Il suono delle cicale…
Il fruscio del vento…
Due asciugamani vicini…
Mani che si sfiorano…
Per Aomine Daiki quello era il paradiso… O meglio. Lo sarebbe stato se non fossero stati nella spiaggia privata di proprietà degli Akashi.
Sconsolato, guardò Kise sdraiato al suo fianco. Indossava uno striminzito costume giallo e nero, a differenza del suo che era completamente blu. Aveva il viso rilassato e gli occhi chiusi, godendosi il caldo sole che riscaldava i loro corpi. Avevano intrecciato le mani incurante degli altri, anche perché erano impegnati a fare altro: Midorima era su una sedia a sdraio sotto un ombrellone di paglia intento a leggere un libro, ogni tanto controllava il cellulare nella speranza di un messaggio da parte di Satsuki (non era con loro perché sua madre era stata ricoverata); Akashi era da poco rientrato per controllare le condizioni di salute di Kuroko: un dottore lo teneva sotto stretta sorveglianza costringendolo a mangiare e inoltre gli facevano tre flebo al giorno; Murasakibara stava in riva al mare con aria cupa, calciando qualche malcapitato granchio: Kise aveva costretto Aomine a parlare della sua relazione con Oda Erika e, dopo un piccolo diverbio, il gigante l’aveva lasciata.
L’umore generale era abbastanza cupo e Aomine, nonostante fosse felice di stare mano nella mano con Kise su una splendida spiaggia, non riusciva a non pensare ai suoi due migliori amici: era preoccupato per la mamma di Satsuki che considerava una zia e per le condizioni di salute di Kuroko. L’unica cosa positiva era che Akashi aveva cambiato atteggiamento non isolandolo più, sperando che la loro presenza lo aiutasse ad agire ma, Aomine sapeva che era tutto inutile. Il suo migliore amico poteva tornare come prima solo con Kagami Taiga. Non faceva altro che stringere convulsamente quei ciondoli a forma di “T” senza parlare.
“Aominecchi? Qualcosa non va?” chiese Kise.
Voltò il capo verso l’espressione preoccupata di lui facendo un sorriso.
“Nulla” disse stringendo la presa “va tutto bene”.
Non gli andava di angosciare Kise visto che in quei giorni le cose tra di loro andavano bene però, non riusciva a togliersi una brutta sensazione di dosso. Era come se tutto gli sarebbe potuto sfuggire di mano in un secondo, tutto gli sembrava così surreale.
Si mise seduto sciogliendo la presa per poi stiracchiarsi.
“Ci facciamo un bagno?” propose Kise imitandolo.
“No, voglio andare prima a vedere come sta Tetsu” disse alzandosi.
“Ah, anch’io! Però vorrei farmi prima un bagno… ho così caldo…” disse con tono invitante passandosi la mano sul petto sudato.
Aomine lo guardò deglutendo. Kise era peggio un diavolo tentatore che lo distoglieva dalla retta via però, non riusciva a non assecondarlo, provava sempre un desiderio assurdo di stringerlo tra le sue braccia.
“Ok” disse togliendosi gli occhiali da sole lanciandoli sull’asciugamano.
“Aominecchi! Si rompono!” protestò il biondino che invece stava sistemando con delicatezza i suoi nel portaocchiali.
Aomine lo ignorò volutamente osservando l’orizzonte. Proprio di fronte alla spiaggia, a molti metri di distanza, c’era un isolotto con interessanti insenature che li avrebbe tenuti lontani da occhi indiscreti.
“Nuotiamo fin lì?” propose distrattamente indicandolo.
Kise guardò l’isolotto e si incupì.
“Aominecchi…” disse in tono di rimprovero.
“Cosa?”
“Ne abbiamo già parlato. Non sono pronto per compiere questo… passo”.
“Ossia? Nuotare fino all’isolotto? Non è così lontano e…”
“Sai cosa intendo”.
Aomine lo guardò irritato.
“Kise, non mi sembra giusto il tuo comportamento! Mi sembra che tra di noi le cose si siano evolute, ci conosciamo dai tempi delle medie, non sono quindi uno sconosciuto… allora perché?” sbottò.
“Perché non sono pronto! E’… un passo importante!” replicò lui.
“Non mi sembra che con Kasamatsu senpai ti sei fatto tutti questi problemi” ribatté a denti stretti.
“Sai benissimo che la prima volta con lui è stato un errore!” il suo viso era arrossato e lo guardava incredulo.
“Quindi con lui va bene e con me no? Sai che ti dico Kise? Vaffanculo!” gli voltò le spalle dirigendosi verso il mare, nuotando con foga verso l’isolotto.
“Aominecchi…” mormorò Kise incupito.
“E che cazzo!” pensò Aomine con rabbia mentre continuava a nuotare.
Quella situazione rischiava di farlo impazzire e Kise non migliorava le cose anzi, le peggiorava. Non faceva altro che evitare contatti fisici più audaci con la scusa di non essere pronto.
Raggiunse l’isolotto, infilandosi in un’insenatura. Con sorpresa trovò una piccola spiaggia sabbiosa pronto ad accoglierlo. Si sdraiò lì pensieroso, di faccia al sole con le braccia dietro la testa. Kise forse non aveva tutti i torti… in fondo lui non si era confessato, farfugliando qualcosa sui suoi sentimenti confusi. Cosa avrebbe fatto lui al suo posto?
“Siamo uomini! Viviamo di sesso! Non mi sarei fatto tutti questi problemi!”
In fin dei conti lui aveva avuto approcci con altre persone solo per sesso, l’ultima Oda Erika, senza pensieri. Era un’attività piacevole e divertente che lo appagava pienamente. Ma allora perché Kise no?
“Aaaaahhhh! Quel bastardo mi farà impazzire!” esclamò mettendosi seduto.
“Aominecchi…”
Kise era appena approdato sulla spiaggia e aveva il fiatone. Il suo corpo emanava una luce cristallina a causa della salsedine e sembrava una divinità greca appena emersa dalle profondità degli oceani. Si passò nervosamente le mani tra i capelli portandoseli indietro. Per Aomine quel gesto così casuale era altamente provocatorio.
“Cosa sei venuto a fare?” chiese nervoso.
“A chiederti scusa…” mormorò “e a parlarti” aggiunse con voce ancora più bassa.
“Di cosa?”
“Del vero motivo per cui non voglio… ecco… ci siamo capiti, no?” rispose arrossendo.
Aomine deglutì nervosamente e la sua mente fu invasa da mille ipotesi.
“Cazzo… non mi vuole più… torna dal senpai! Sono poco… dotato? Non penso, nessuno si è mai lamentato. Non mi ama?? Sono prepotente? Abbandona il Rakuzan? Non sono abbastanza per lui?”
“Aominecchi… è a causa della mia prima volta”.
Daiki fermò il suo fiume di pensieri concentrandosi su quelle parole. Aveva sentito bene?
“Non capisco” riuscì alla fine ad articolare.
Kise lo raggiunse sedendosi accanto a lui. Iniziò a disegnare cerchi concentrici sulla sabbia evitando il suo sguardo.
“Bè vedi… ti ho parlato in passato della mia prima volta e non è stata una bella esperienza. Voglio dire… fare sesso con qualcuno senza ricordarsi nulla e per giunta con una persona che non si ama non è il massimo” disse continuando a fare i disegni.
Aomine non parlò, cercando di capire dove conducesse quel ragionamento.
“Non voglio che ricapiti più una situazione del genere”.
Calò un silenzio teso tra i due.
“Ok ma… non l’hai mai più fatto? È per questo che non ti senti pronto?” chiese Aomine rompendo il silenzio.
Forse l’esperienza era stata particolarmente traumatica e dolorosa per lui… anche perché decisamente lui non avrebbe fatto l’uke.
“Certo che no! L’ho fatto altre volte!” esclamò imbarazzato cancellando il suo nome che aveva appena scritto sulla sabbia “dopo che ho compreso i miei sentimenti nei confronti del senpai, abbiamo avuto altri approcci del genere” guardò nervosamente Aomine.
“Allora non capisco, se l’hai già fatto altre volte perché con me no?” chiese irritato.
Preferì non commentare la parte degli altri approcci del genere con il senpai, altrimenti lo avrebbe affogato.
“Voglio farlo con te quando capirai i tuoi sentimenti, Aominecchi. Non voglio solo essere un giocattolo sessuale del momento” disse serio.
Aomine si alzò in piedi alzando la sabbia che finì in faccia a Kise.
Giocattolo sessuale? Quando mai hai sentito parole del genere uscire dalla mia bocca? Per chi mi hai preso?” sbraitò arrabbiato.
“Aominecchi! Aspetta!” disse Kise agitato alzandosi anche lui.
“Ti ho mai dato un’impressione del genere? Ho mai giocato con te?” continuò lui.
“No, ma l’hai fatto con altri e i tuoi sentimenti nei miei confronti sono ancora confusi! Non voglio più andare a letto con una persona che non mi ama!”
Aomine lo guardò sbalordito. Non si aspettava una risposta del genere.
“Ma io…” cercò di aggiungere qualcosa senza successo.
“In passato mi hai confessato che amavi Satsuki” continuò Kise “se lei fosse venuta con te a letto senza sentimenti chiari, come ti saresti sentito?”
Rimase un attimo in silenzio riflettendo.
“Preso in giro” rispose infine con voce atona.
Stava finalmente capendo il punto di vista di Kise tanto da farlo stare male. Come aveva potuto trattarlo così?
“Ora capisci? Finché non capirai e non capirò i sentimenti che provi per me io… non arriverò fino a quel punto” concluse.
Aomine non rispose guardando ostinatamente a terra, cancellando con il piede la “K” rimasta dai disegni fatti da Kise sulla sabbia. Si sentiva in colpa e non riuscì a dire nulla di tutto ciò che gli frullava nella testa.
“Mi…” deglutì nervosamente “mi dispiace…” riuscì infine a mormorare “non volevo farti sentire in questo modo…”
Kise lo guardò sbalordito. Aomine Daiki che si stava scusando? Un evento raro se non impossibile! Sentendosi un po’ in colpa, si avvicinò a lui circondandolo con le braccia. Quel ragazzone aveva ancora tante cose da imparare sull’amore e aver avuto rapporti solo sessuali non contribuiva di certo ad aiutarlo.
“Ti perdono” disse lui sorridendo.
Portò le sue mani verso il viso di Aomine in modo da poterlo avvicinare alle sue labbra. Gliele sfiorò con delicatezza sentendolo irrigidirsi. Aprì gli occhi divertito notando che le guance del suo compagno si stavano imporporando.
“Diavolo tentatore” borbottò stringendolo a sé “almeno dammi un bacio come si deve”.
Catturò le sue labbra assaporando il gusto di salsedine impresso sulla sua pelle, invadendo la sua cavità orale con la lingua. Kise ridacchiò passando le mani dietro la testa di lui in modo da sentire ancora di più il contatto. Aomine sfiorò il corpo del biondino conducendo le mani sui glutei ottenendo un morso sul labbro.
“Ahi!” disse indignato.
“Così impari” rispose Kise facendogli la linguaccia, poi corse verso l’acqua ridendo.
Aomine lo guardò fingendosi arrabbiato inseguendolo, riuscendo ad acciuffarlo un secondo prima del tuffo ma, non aveva fatto i conti con una pietra sporgente che lo fece cadere all’indietro portando Kise con sé.
Rimasero un secondo senza fiato, Aomine di schiena sulla sabbia e Kise sdraiato su di lui, faccia a faccia. Poi Aomine sorrise e il modello lo baciò lasciandosi trasportare in quel piacevole oblio.
 
***
 
“Kuroko-san, oggi va decisamente meglio. Hai preso altri grammi e, aggiungendoli ai precedenti, hai preso un kg. E’ un buon traguardo”.
“Quindi sta meglio? Recupererà ancora?”
“Si, Akashi-sama. Se continua così, tra qualche settimana ci sarà un recupero completo”.
Akashi sospirò di sollievo mentre guardava Kuroko rivestirsi. Finalmente una buona notizia dopo molti giorni di agonia che aveva tenuto tutti con il fiato sospeso.
“Akashi-sama, le posso parlare? In privato possibilmente” aggiunse il dottore.
Lui annuì perplesso e lasciò Kuroko nelle mani dei suoi domestici. Condusse il dottore verso l’ufficio a piano terra della sua immensa villa in riva al mare in Hokkaido; anche nei luoghi di villeggiatura uno spazio dove poter parlare di affari non mancava nella famiglia Akashi. Il lavoro veniva prima di tutto.
Il domestico chiuse la porta dell’imponente ufficio ricco di scaffali ricolmi di libri, ovunque il dottore posasse lo sguardo trovava libri, persino sulla scrivania in legno.
“Che splendida biblioteca, molto vasta” commentò sinceramente colpito.
Akashi non disse nulla indicando la sedia posta di fronte alla scrivania. Quella biblioteca non era niente a confronto a quella presente nella residenza principale.
“Di cosa voleva parlarmi?” chiese Akashi accomodandosi dall’altro lato della scrivania.
Il dottore rimase un attimo ad osservarlo intimorito: per essere un ragazzo del secondo anno aveva una forza e sicurezza mai visti prima, inoltre ragionava come un vero e proprio dirigente di azienda.
“Delle condizioni di salute di Kuroko-san” esordì lui.
“Non aveva detto che sta recuperando?” lo interruppe con un cipiglio irritato.
Il dottore non riuscì a replicare immediatamente, gli occhi bicromatici di Akashi lo avevano intimorito.
“Si, si. Volevo parlare delle sue condizioni psicologiche” continuò riprendendosi “anche se recupera a livello fisico, ha bisogno di un supporto psicologico, altrimenti in futuro potrebbe avere una ricaduta, rischiando di diventare fatale”.
Akashi si irrigidì.
“Quindi le posso indicare dei buoni psicologi che…”
“La ringrazio dottore ma non importa. Me ne occuperò personalmente” disse Akashi in tono lapidario.
Il dottore non osò controbattere soprattutto perché gli era parso di scorgere un luccichio minaccioso proveniente dall’occhio arancione.
“Bene… questo è tutto. Tornerò tra tre giorni per il controllo, ho già spiegato ai vostri maggiordomi come mettere la flebo” disse alzandosi.
“La ringrazio” si alzò anche lui dirigendosi verso la porta “alla prossima” aggiunse quando uscirono nel corridoio.
Fece cenno al domestico di accompagnarlo alla porta mentre il dottore si inchinò rispettosamente. Lui lo ignorò andando nella camera che ospitava Kuroko notando che non era solo. Su un divano posto vicino al letto, Midorima stava leggendo un libro ad alta voce mentre Murasakibara mangiucchiava dolciumi vicino alla finestra. Kuroko era seduto sull’enorme letto con un pigiama di un azzurro tenue che aumentava di più il pallore del suo viso, ascoltando con trasporto il racconto di Midorima.
Akashi emise un sospiro di sollievo: finalmente Kuroko stava mostrando interesse verso qualcosa e non stringeva convulsamente quei due odiati ciondoli. Pensieroso, Akashi diede una rapida occhiata al letto e agli altri mobili non scorgendoli da nessuna parte. Che fine avevano fatto? Poi Kuroko si mosse leggermente mostrando le due “T” che brillavano sul petto, appese con una catenina d’argento. Lui si incupì a quella vista chiudendo piano la porta. Poteva averlo anche indebolito ma il piccolo Tetsuya aveva una corazza di ferro.
Con aria irritata si allontanò. Il dottore aveva detto che Kuroko aveva bisogno di uno psicologo per guarire definitivamente, però lui sapeva perfettamente come aiutarlo, la soluzione a tutti i suoi problemi era Kagami Taiga.
Chiuse gli occhi irritato e una leggera risata riecheggiò nella sua mente.
“Piuttosto morto che con lui…” disse una voce.
“No!” pensò immediatamente cercando di calmarsi.
Non era il momento, non si sentiva pronto ad affrontare nuovamente l’Imperatore, non in quel momento di rabbia
“Va’ via!”
“Te l’ho già detto Seijuro. Io comparirò ogni volta che mi chiamerai”.
Barcollò accasciandosi poi vicino al muro. Chiuse gli occhi cercando di rilassare la mente, ispirando ed espirando lentamente.
“Ehi, tutto bene?” aprì gli occhi trovando Murasakibara intento ad osservarlo con preoccupazione.
Lui annuì in silenzio rimettendosi in piedi. La voce dell’Imperatore era scomparsa e si era calmato.
“Perché non vai a riposare? Ultimamente stai dormendo poco” continuò l’amico.
Due occhi bicromatici lo scrutarono sorpresi.
“Come…”
“Ci conosciamo da bambini, Seijuro” rispose semplicemente.
Sul viso di Akashi apparve un sorriso sghembo.
“Sei sempre stato un ottimo osservatore” replicò incamminandosi verso la sua camera.
Murasakibara lo seguì recuperando dalla tasca delle sue bermuda viola una barretta di cioccolata. Akashi gli lanciò uno sguardo divertito notando solo in quel momento che indossava un’imbarazzante camicia a motivi floreali stile hawaiano.
“Che c’è?” chiese addentando il cioccolato.
“Niente, niente” ridacchiò lui aprendosi in un sorriso sincero.
Murasakibara sorrise di rimando sollevato. Da quando Akashi aveva “battuto” l’Imperatore sembrava meno cupo e più sollevato, si comportava meglio con tutti ed era più flessibile con Kuroko. Sperava con tutto il cuore che sarebbe riuscito ad eliminarlo definitivamente.
“Resto in camera con te?”
“Perché dovresti?” chiese Akashi sorpreso.
“So perché non dormi quindi se dovesse succedere qualcosa, ci sono io” rispose convincente.
Akashi si fermò per guardarlo. Murasakibara era l’unico a sapere tutta la verità su di lui e sull’Imperatore ed era stato sempre al suo fianco nonostante tutto, non prendendolo per pazzo.
“Grazie” disse riprendendo a camminare.
Murasakibara annuì soddisfatto pronto a sostenere come sempre il suo migliore amico.
 
***
 
“Pronto? Si, si… mamma ho capito! Ma tu non stavi moribonda in un letto d’ospedale? … Ma cosa urli!? Stavo scherzando! Ci vediamo in serata” Satsuki chiuse il cellulare spazientita.
Sua mamma, da quando era stata ricoverata, aveva raggiunto livelli di isterismo allarmanti perché troppo preoccupata per sua figlia e suo marito da soli in casa. Lei e suo padre erano famosi per la loro sbadataggine e sua madre pregava ogni giorno che la casa non saltasse in aria. Anche Satsuki sperava in una pronta guarigione, aveva avuto alcuni svenimenti e i dottori stavano eseguendo diverse analisi però, la diagnosi era sicuramente lo stress.
Sospirando chiuse le finestre della cucina e del resto della casa, pronta ad uscire. Prese la spazzatura e davanti l’ingresso si specchiò sistemando una ciocca ribelle dietro l’orecchio e, tirando più giù la gonna. Il cellulare squillò e rispose con un enorme sorriso.
“Shin-chan!”
“Satsuki” rispose Midorima “come sta tua madre?”
“Domani avremo un incontro con il dottore per sapere già i primi risultati” rispose mettendo il cellulare tra la spalla e la testa mentre con una mano porta la busta dei rifiuti e la borsa e, con l’altra aprì la porta.
“Spero che non sia nulla di grave” commentò lui preoccupato.
“No, mamma è una stakanovista, non mi meraviglio se domani il dottore mi dirà che dovrà riposare per più di un mese!”
Midorima ridacchiò e lei sorrise. Come gli mancava quella risata e desiderava ardentemente abbracciarlo.
“Tetsu-chan? Come sta?” chiese recuperando le chiavi dalla borsa.
“Meglio. Sta riprendendo peso e oggi ha mostrato un minimo di interesse verso il libro che stavo leggendo. Almeno siamo riusciti a rompere la sua apatia” rispose sospirando.
“Ma non parla?” chiese chiudendo la porta a chiave.
“No… però è rimasto sorpreso quando Murasakibara gli ha regalato una catenina d’argento per i suoi ciondoli. Ha quasi sorriso” rispose.
“L’unico che può aiutarlo è proprio Kagami-kun” commentò tristemente.
“Lo so però per adesso meglio evitare di giocare con il fuoco. Akashi sembra stia avendo un cambiamento ma meglio non stuzzicarlo troppo. Questo suo buonismo è sospetto” disse pensieroso.
Momoi si appoggiò alla sua porta di ingresso dubbiosa.
“Dai-chan è riuscito a scoprire qualcosa? Ultimamente è molto vicino a Kise”.
“No, quell’idiota in questo momento è troppo coinvolto da lui per capirci qualcosa. Kise potrebbe essere l’unico a risolvere tutti i nostri problemi”.
“E Murasakibara? Da quello che mi hai detto si sta mostrando disponibile” replicò lei.
“E’ troppo vicino ad Akashi, non lo tradirà mai”.
Calò un momento di silenzio e Momoi si avviò verso gli ascensori, portando con sé la busta dei rifiuti.
“Allora cosa facciamo?” chiese in tono disperato.
Quella situazione stava facendo impazzire tutti e non riusciva più a tollerare di vedere il suo amico in quelle condizioni.
Midorima sospirò.
“Non lo so proprio Satsuki. La situazione è difficile… molto. Quindi per adesso aspettiamo. È già tanto se riusciamo a vedere Kuroko, non possiamo rischiare di perdere questo… privilegio?”
L’ascensore si aprì a piano terra e Momoi calcò il pavimento dell’atrio del suo condominio.
“Basta! Non ne posso più!” esclamò in lacrime “dob-b-b-iamo salvare Tetsu-chan! De-de-vo salvarlo! Non pos-so più vederlo così! Non voglio che… che…” non riuscì a terminare la frase a causa dei suoi insistenti singhiozzi.
“Satsuki…”
Un’ombra le si parò davanti, ostacolando il suo cammino. Affranta, alzò la sguardo incrociandolo con l’ultima persona che avrebbe voluto incontrare. Kagami Taiga.
“K-K-Kagami!” disse facendo qualche passo indietro.
“Kagami? Lo sai che non possiamo chi…”
“No” disse lei interrompendolo “è qui di fronte a me”.
 
***
 
Stava camminando nervosamente per le vie della città. Tutti si spostavano al suo passaggio troppo intimoriti dallo sguardo truce che il ragazzo aveva dipinto sul volto e, la sua altezza imponente non migliorava la situazione. Indossava un paio di jeans neri strappati in vari punti, delle Converse rosse, una canotta rossa e un gilet nero. Appesa al collo una collana con un anello e gli occhi erano oscurati da dei Ray-Ban neri. I suoi capelli rosso fuoco erano rivolti verso l’alto e sembrava sul punto di prendere a pugni qualcuno.
Al suo fianco, una ragazza con una lunga coda di cavallo, gli assestò un pugno deciso sul braccio.
“Ahia! Riko!!”
“Piantala di avere quell’aria truce Taiga! Altrimenti torno a casa!”
Kagami digrignò i denti guardando la ragazza al suo fianco. Riko Aida era diventata molto bella, più femminile e aveva imparato a truccarsi. Indossava un vestito bianco con pois neri, delle ballerine rosse come il fiocco che gli circondava la vita. Sembrava una bambola che tutti guardavano con ammirazione.
“Ehi coach, se ti vedesse in questo momento il capitano secondo me inizierebbe ad urlare” commentò cercando di pensare ad altro.
“Più tardi ti faccio sapere, devo incontrarlo” rispose mentre il suo viso si imporporava.
“Ecco perché ti sei vestita così… mi sembrava strano che per un semplice appuntamento con me ti vestissi in questo modo” disse con tono ironico.
“Questo non è un appuntamento, ti sto solo accompagnando a comprare un nuovo paio di scarpe da basket. A proposito, perché non le fai arrivare direttamente dall’America?” chiese fermandosi davanti l’ennesima vetrina.
“Ho bisogno di provarle” replicò semplicemente.
“Sei peggio di una donna” borbottò a denti stretti.
“Senti chi parla! Sbaglio o ultimamente sei diventata più femminile?”
“Piantala!” sbottò dandogli un pugno.
Kagami ridacchiò osservando un paio di Air Max Jordan. Entrarono nel negozio e riuscirono a trovare il numero adatto per Kagami, la coach quasi pianse dalla gioia per la riuscita della loro impresa.
“Finalmente!”
“Già. A che ora hai l’appuntamento con Hyuuga senpai?” chiese incamminandosi.
“Alle 15:30” rispose guardando il suo cellulare.
“Allora pranziamo insieme” propose lui “sono ancora le 12:30”.
La coach inarcò un sopracciglio sospettosa.
“Spero che non si tratti di un fast food” disse con voce tagliante.
“Non potrei mai portare una splendida ragazza in un fast food” disse facendole il baciamano.
Riko arrossì e divenne ancora più rossa quando notò che alcune persone si erano fermati a guardarli.
“A-andiamo!” balbettò imbarazzata.
Kagami la seguì ridendo fermandosi dopo alcuni metri al suo ristorante preferito. Occuparono un tavolo vicino alla grande vetrina che dava sul giardino, godendosi il panorama.
“Ordina tutto quello che vuoi. Offro io” disse Kagami aprendo il menù.
“Davvero? Grazie!” esclamò la coach felice.
Passarono un piacevole pranzo, immergendosi in discorsi piacevoli come il basket e i progetti per il futuro della coach. Aveva deciso di andare all’università ma non era ancora sicura quale facoltà frequentare.
“E tu Taiga? Hai qualche sogno nel cassetto?” chiese lei portandosi alle labbra il bicchiere ricolmo d’acqua.
“Uhm… fino a questo momento ho sempre pensato al basket, quindi credo di proseguire per la strada del giocatore professionista” disse pulendosi la bocca con il tovagliolo.
“Ottima scelta!”
Rimasero un attimo in silenzio ognuno immerso nei propri pensieri. Riko lo guardava curiosa ma allo stesso tempo intimorita: voleva tanto chiedergli se aveva trovato Kuroko a casa. Sapeva che ci era andato all’inizio delle vacanze estive però non gli aveva detto più nulla.
“Ehm… Kagami-kun?” chiamò nervosamente.
Lui la guardò e immediatamente capì.
“Non c’era e non tornerà per le vacanze” disse in tono gelido, anticipandola.
“Ah… mi dispiace…”
“Ma non mi arrendo! Sto andando lì tutti i giorni nella speranza di sapere qualcosina in più. I genitori mi sembravano preoccupati e molto vaghi” continuò.
“E cosa speri di scoprire? Kuroko-kun non mi sembra il tipo da confidarsi con i suoi” disse pensierosa.
“Lo so ma come posso voltare pagina se non chiudo definitivamente? Quella volta ho reagito con rabbia. Questa volta voglio essere più razionale e continuare la mia vita in pace, senza rimorsi” con un cenno della mano chiamò il cameriere al tavolo per il conto.
Riko lo guardò sospirando. Quel ragazzo era troppo testardo e dubitava in un suo volta pagina, però lo sperava con tutto il cuore. Kagami meritava di essere felice.
Pagato il conto, all’uscita del ristorante si separarono, ognuno per la propria strada. Riko aveva sul viso un mezzo sorriso, felice di potersi incontrare con Junpei, mentre Kagami con passo lento si diresse verso il complesso di appartamenti dove abitavano Kuroko, Aomine e Momoi. Ormai quello era il suo rituale quotidiano: andare lì, aggirarsi nell’atrio e all’esterno per poi tornare a casa. Sperava sempre in un suo ritorno e, anche se alla coach aveva detto che voleva chiudere definitivamente la storia, in cuor suo sperava in una riconciliazione.
Si diresse con passo sicuro verso l’ingresso, ricordandosi di quando era corso lì a Capodanno pronto a strappare Kuroko dalle grinfie di Aomine. Sembrava essere passato un secolo e invece erano passati solo alcuni mesi. Ripensò a quando un giorno avevano studiato inglese con Aomine e Momoi: era stata una giornata disastrosa sul fronte studio ma molto divertente. Ridacchiò quando gli tornò in mente la faccia imbarazzata di Kuroko mentre nascondeva un costume di carnevale che aveva indossato da bambino. Era stato Aomine a mostrarlo, suscitando le risate di tutti.
Con il sorriso tra le labbra varcò la soglia, salutando il vecchio portiere che ricambiò il saluto pigramente.
“Basta! Non ne posso più! Dob-b-b-iamo salvare Tetsu-chan! De-de-vo salvarlo! Non pos-so più vederlo così! Non voglio che… che…”
Kagami si voltò di scattò verso la famigliare voce femminile che tante volte aveva urlato il suo nome. Momoi Satsuki si stava dirigendo verso di lui mentre parlava al telefono; sembrava piuttosto trafelata e il suo viso era bagnato di lacrime.
Camminò verso di lei ostacolandole il passaggio. Aveva sentito bene?
La ragazza alzò lo sguardo e rimase impietrita quando guardò Kagami.
 “K-K-Kagami!”
Taiga riuscì a cogliere distintamente la voce di Midorima che proveniva dal cellulare.
“Kagami? Lo sai che non possiamo chi…”
“No” disse lei interrompendolo “è qui di fronte a me”.
Chiuse il telefono aprendosi in un sorriso forzato.
“Ehm… ciao…”
Lui non si mosse, scrutandola attentamente.
“Devo andare!” disse lei provando ad aggirarlo ma lui le afferrò un braccio.
“Che cosa diavolo sta succedendo?” chiese arrabbiato.
“N-niente!” squittì lei impaurita.
“Perché devi salvare Kuroko? Cosa gli è successo?” continuò aumentando la stretta.
“Ahi! Mi fai male!”
“MI SONO ROTTO DI ESSERE PRESO PER IL CULO! VOGLIO LA VERITA’! ADESSO!!”
Il vecchio portiere si allarmò raggiungendoli, trovando una Momoi singhiozzante e un Kagami fuori di sé dalla rabbia.
“Cosa suc…”
“PARLA!!”
“N-n-non posso farlo!” disse lei tra le lacrime.
“PERCHE’??”
“Kagami… ti prego…!”
“PARLA!” urlò lui.
“Ragazzi vi prego!” urlò di rimando il portiere.
“NON POSSO PARLARE IDIOTA! NON POSSO METTERTI IN PERICOLO!”
Kagami mollò la presa confuso. In pericolo lui? Perché?
“Devo andare” disse lei approfittando di quel momento.
“Momoi-san, ti prego. Devo sapere… devo capire!”
Lei lo guardò tremante. Non sapeva cosa fare. Se avesse parlato lo avrebbe messo in pericolo ma se avesse taciuto… scosse la testa. Doveva salvare Kuroko, il suo migliore amico aveva bisogno di lei.
“Seguimi” disse semplicemente dirigendosi verso l’esterno.
Lui non se lo fece ripetere due volte e la seguì senza aggiungere altro, lasciando il portiere sbalordito.
“Siete pazzi!” sbraitò prima di tornare alla sua postazione.
I ragazzi lo ignorarono proseguendo la loro corsa verso il parco più vicino. Momoi si fermò un secondo solo per buttare via la spazzatura per poi dirigersi verso una panchina all’inizio del parco.
“Allora?” chiese Kagami spazientito “cos’è questa storia dell’essere in pericolo? E perché lo è anche Kuroko?”
Momoi lo fissò per qualche secondo deglutendo nervosamente, poi fece un profondo respiro iniziando a parlare. Gli raccontò tutto, dall’incidente dei suoi genitori, alle minacce di Akashi, alla decisione di Kuroko e della loro, la vita al Rakuzan, le loro sofferenze, la depressione di Kuroko, il suo stato precario di salute. Parlò per moltissimo tempo, senza interrompersi, guardando i suoi piedi, vergognandosi della sua impotenza contro Akashi… anzi, della loro impotenza contro di lui.
Kagami non proferì parola per tutto il racconto. Era stato assalito da mille emozioni e si era accasciato sulla panchina incapace di parlare. Il suo cuore batteva velocemente e sentì il suo corpo irrigidirsi. Sollievo, rabbia, felicità, furia omicida, si alternavano come un caleidoscopio impazzito. Era felice perché Kuroko lo amava ancora; arrabbiato perché aveva taciuto per tutto questo tempo per lui; furioso nei confronti di Akashi. Come aveva osato lui mettersi in mezzo a loro due? Come aveva osato distruggere il loro rapporto? E poi…
Si portò la mano al cuore chiudendo gli occhi. All’improvviso tutto stava acquistando senso, il dolore che aveva sopportato in tutti quei mesi venne spazzato via, sostituito dal dolore provato da Kuroko, dal suo coraggio per salvarlo, dalla sua forza di volontà per andare avanti che durante quei mesi aveva vacillato ma, non demordeva.
Ripensò all’incidente in mare e si rese conto che se non ci fosse stato lui, Kuroko sarebbe morto. Era stato un vero tentato suicidio da parte sua ed ora, rischiava di lasciarsi andare nuovamente. Chiuse a pugno la mano stropicciandosi la canotta: non pensava che Kuroko lo amasse così tanto, come poteva una singola persona spingersi a quei livelli per salvare lui, un semplice ragazzone che amava giocare a basket e che aveva trovato un amore non convenzionale? Chi era lui per meritarsi tutte quelle attenzioni?
“Tetsuya…” mormorò con tono sofferente.
“Kagami-kun… mi dispiace!” disse Momoi in lacrime.
Lui le posò semplicemente la mano sulla testa. Lei ed il resto dei Miracoli, in none dell’amicizia che li legava, avevano condannato le loro esistenze per il bene di uno di loro.
Avevano fatto fin troppo.
Ora era il suo turno.
“Andiamo” disse alzandosi in piedi.
“D-dove?” chiese Satsuki tirando su con il naso.
“A riprenderci Kuroko”.
 
 
Angolo della follia @.@
Ciao a tutti!
Colpo di scena! Kagami ha scoperto tutto ed ora farà di tutto per riprendersi Kuroko. Cosa combinerà il nostro ragazzone?
Intanto Akashi continua la sua battaglia mentale con l’Imperatore e, anche se adesso è Seijuro a dirigere le sue azioni, l’Imperatore è sempre in agguato. Per fortuna non è solo: odiato dal resto dei Miracoli, il suo amico d’infanzia continua a supportarlo e stranamente sta appoggiando anche Kuroko.
Kise ed Aomine stanno affrontando la fase iniziale della loro relazione, fatta di alti e bassi, incomprensioni, dubbi, sentimenti confusi. O meglio, Kise è sicuro dei suoi sentimenti ma Aomine è ancora perplesso ed impaziente xD amo questo Aomine <3 il ragazzo che muove per la prima volta i passi nell’amore.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e non vedo l’ora di leggere le vostre reazioni ^^
Alla prossima =)
 
Note: l’amicizia tra Riko e Taiga è diventata ancora più forte, inoltre il personaggio della coach ha subito un totale cambiamento. Il suo carattere è essenzialmente lo stesso ma, sta cercando di sembrare più femminile per il suo ragazzo. L’amore riesce a sciogliere anche i cuori più duri ^^
 
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Oltre a questa storia, in passato ne ho scritte altre, se vi va date un’occhiata ;)
  • Happy Saint Valentine Day (conclusa): sette brevi interviste ai nostri Miracoli sul loro tipo ideale (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3024295&i=1);
  • Junjou Revolution! (conclusa): una long di genere yaoi dedicata ai personaggi di Junjou Romantica, i protagonisti sono il grande Usagi-san e un… non convenzionale Misaki (?). Per gli amanti del genere sono sicura che vi piacerà ^^ (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2342194&i=1);
  • Junjou Revolution! Il ritorno (conclusa/non lo so xD): proseguo di Junjou Revolution! è una raccolta di storie indipendenti dedicati ai vari personaggi della long principale. È composta solo da tre capitoli e non so se ne scriverò altri. Per adesso resterà così (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2764399&i=1);
  • Shadows (conclusa): è una long di genere yaoi ispirata ai personaggi di Sekai-Ichi Hatsukoi. Onodera e Takano finalmente creano un rapporto solido ma, delle ombre provenienti dal passato di Onodera scombussolerà la coppia… (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2355055&i=1);
  • Sentimenti confusi (conclusa): una one-shot yaoi scandalosa dedicata a  Natsuki/Satsuki Shinomiya e Syo Kurusu, due dei personaggi dell’anime  Uta no Prince-sama. Non ha una vera propria trama… ho sempre pensato che prima o poi la cancellerò xD (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2977066&i=1);
  • Voglia di amare (conclusa): long etero dedicata a Skip Beat! I protagonisti sono Kyoko Mogami e Tsuruga Ren <3 entrambi capiscono di provare dei sentimenti reciproci ma, qual è sarà la reazione di Kyoko quando scoprirà la vera identità di Ren? (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2307420&i=1);
  • I gemelli Mikaelson (in corso… da troppo tempo! xD): inizialmente era nata come una one-shot incompiuta poi, dopo numerose richieste, l’ho proseguita. È una long dedicata al telefilm “The Originals”, spin-off di “The Vampire Diaries”. Klaus ed Hayley non hanno avuto solo la piccola Hope, ma con lei c'è suo fratello gemello Alexander. Ambientata 17 anni dopo, cosa accadrà quando Hayley scomparirà dalla loro tranquilla cittadina? Sembra che tutte le risposte siano a New Orleans... (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2734747&i=1).
 
 
P.S. troverete errori che vi faranno urlare di paura, un giorno le correggerò… si… forse…
Questo è tutto! Se vi va aggiungetemi su Facebook! https://www.facebook.com/profile.php?id=100009272289691
Mi chiamo Miriana Ferro (nome falso perché Facebook ha cancellato il mio precedente profilo -.-“).
Basta, vi ho annoiato abbastanza! Ciaooo =D 
   
 
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