Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Neflehim    15/05/2015    3 recensioni
"Anche se é patetico dirlo dopo tutto questo tempo, mi dispiace Tetsu."
Il ragazzo lo fissò senza espressione, sembrava gli stesse scavando dentro, come se volesse capire se fosse sincero oppure no, stavolta.
" E' vero, é patetico Aomine-kun."
[...]
“Tu invece?”
Tetsu lo fissò “Io cosa?”
“Non fare il finto tonto! Che succede con Kagami?”
[...]
Se Taiga ci avrebbe davvero, messo un secolo prima di dichiararsi, allora era il caso che un esterno si intromettesse. E chi meglio di lui di cui Kagami era già geloso?
[AoKuro, Aokise,Kagakuro, Kurokise. Altri pairing nel corso dei capitoli.]
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daiki Aomine, Ryouta Kise, Satsuki Momoi, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap III


Aveva dato appuntamento a Kagami per le diciassette del giorno seguente, nel bar vicino alla stazione.
Si era preparato con calma, fatto una doccia e mangiato qualcosa di veloce.
I suoi non c'erano mai a casa, quindi non aveva problemi di tempo o di chi doveva andare prima al bagno. L'assenza dei suoi genitori non gli aveva mai provocato molta sofferenza o solitudine. La presenza fin dall'infanzia di Satsuki nella sua vita, aveva sempre colmato quei vuoti.
"Dai-chan! Mi stai ascoltando?!"
Come in quel momento, anche se non era molto contento della sua presenza. Da quando era arrivata in casa sua - all'una!- non aveva smesso un attimo di parlare,di mettere a posto cose già in ordine e a preparargli il pranzo senza che ce ne fosse realmente bisogno.
"Si, si! Ci andrò piano quanto basta..."sbottò alla fine, davanti allo specchio mentre si sistemava la felpa.
"Questo non mi rassicura per nulla Dai-chan!Conoscendoti lo farai scappare!"
Il ragazzo le rivolse un'occhiataccia attraverso il riflesso nello specchio "Hai così poca fiducia in me?"
Satsuki annuì senza esitazione e Daiki si trovò a imprecarle contro non proprio a bassa voce.
"Si tratta di Tetsu-kun, Dai-chan !"
Aomine sospirò " Lo so, Satsuki, vedrai che andrà tutto bene.."
Di certo non avrebbe mandato tutto a puttane dopo averlo ritrovato dopo così tanto tempo!
Uscì di casa con le raccomandazioni di Satsuki ancora nelle orecchie.
Prese un bel respiro inalando smog e odore di fritto, ritrovandosi a tossire per liberare i polmoni dalla sporcizia che c'era nell'aria.
Sarebbe stata una lunga giornata e nonostante fosse stato lui a organizzare l'incontro... una chiacchierata con l'odiato rivale non era proprio quello che desiderava per passare il tempo. Decise di andare a piedi visto che il bar non era poi così lontano.
Prese le cuffiette dalla tasca e le attaccò al cellulare. Sentire la musica era la sola cosa che riusciva a calmarlo. Dopo il basket ovviamente.
Con il sottofondo di una canzone movimentata e il tonfo costante della palla sull'asfalto si avviò a passo cadenzato lungo il viale alberato.
Osservò distratto il paesaggio che gli scorreva lento accanto mentre attraversava quelle strade.
Erano giorni ormai, che si sentiva molto più rilassato, più leggero.
Era di sicuro dovuto alla ritrovata amicizia con Tetsu.
Fece un sorriso appena accennato mentre ripercorreva con la mente le ore che passavano assieme, che poi si trasformò in una smorfia infastidita ricordando l'espressione afflitta dell'amico quando si parlava di Kagami.
Era abbastanza palese che Tetsu stesse soffrendo per il rapporto un po' troppo statico che aveva con il rosso.
Si chiese come mai non decidesse di fare lui il primo passo, poi gli rivenne in mente lo strano lampo che aveva attraversato quegli occhi solitamente inespressivi, quando gli aveva fatto quella stessa domanda durante uno dei loro incontri. Mise in moto il cervello dopo moltissimi mesi di inattività, in cui veniva utilizzato solo per il basket o per le riviste porno, e prese in analisi il comportamento di Kuroko, quello di Kagami e le parole che tempo prima gli aveva detto Satsuki riguardo il modo di essere di Testu e arrivò ad una conclusione che fece male: Tetsu fin dal suo arrivo alla Teiko era sempre stato un tipo non molto socievole, che dava la sua fiducia a pochi; quello che era successo all'ultimo torneo delle scuole medie e il suo abbandono dovevano averlo ferito profondamente, tanto da, come gli aveva confidato in uno dei loro incontri in cui avevano rivangato il passato, fargli odiare il loro amato basket.
Possibile che quella ferita continuasse a ripercuotersi su di lui ancora adesso?
Possibile che avesse ridotto l'amico in uno stato così fragile dal rifiutarsi di confessare i suoi sentimenti a Kagami per paura di perdere quel legame così forte che si era venuto a creare tra di loro?
Scosse la testa cercando di far sparire il suo senso di colpa.
Aveva organizzato quell'incontro con Kagami proprio per riscattarsi!
Continuare ad affliggersi non lo avrebbe portato a nulla.
Senza che se ne accorgesse era arrivato praticamente al punto d'incontro con addirittura trenta minuti di anticipo!
Brontolò qualcosa di incomprensibilmente simile ad un insulto verso Satsuki che lo aveva costretto ad uscire così presto e si appoggiò annoiato al muro vicino all'entrata del bar, ignorando gli sguardi ammirati delle ragazze che gli passavano vicino. Mandò un messaggio scocciato al rosso incitandolo a sbrigarsi e di rimando ne ricevette uno irritato in cui gli diceva chiaramente di non rompere i cosiddetti e che ci avrebbe messo il tempo che ci voleva.
Emise un verso seccato che fece saltare una vecchietta in procinto di entrare nel locale, ricevendo dalla stessa uno sguardo di rimprovero.
Sospirò e di nuovo maledisse Satsuki, annotandosi nella testa di cambiare serratura in modo che non potesse più recarsi a casa sua come le pareva.
Cancellò l'annotazione subito dopo, rendendosi conto che quella ragazza testarda gli serviva ancora.
Chiuse le palpebre cercando di concentrarsi sulla musica e sul rimbalzare ritmato della palla sull'asfalto.
Dopo qualche minuto sentì un vuoto nella mano sinistra e l'assenza della palla gli fece aprire di scatto gli occhi e aggrottare irritato le sopracciglia quando si ritrovò una banda di cinque idioti che sogghignavano.Puntò lo sguardo sul pallone che il capo branco, probabilmente, aveva tra le mani e ne tese una per farselo ridare.
"Guardate come fa il fighetto questo qui..." disse invece quello mentre gli altri ridacchiavano.
Daiki sospirò.
Volevano sul serio attaccare briga?
"Si comporta come se fosse il Dio del basket!" disse ancora l'idiota con un tono che gli confermò che volesse litigare.
Prese un respiro profondo e guardò l'orologio. Nella mente gli passarono la faccia irritata di Kagami se avesse fatto tardi, quella oltraggiata di Satsuki – non tanto per la rissa cosa a cui era abituata- ma per l'appuntamento saltato in sé, e quella sconsolata di Tetsu.
Fu soprattutto l'ultima che lo fece desistere dal mandarli all'ospedale tutti quanti .
" Sentite non mi va di fare a botte oggi , levatevi dalle palle" sbottò riprendendosi da solo il pallone.
Il capo branco sembrò irritarsi " Che c'è? Hai paura?"
Quelle parole lo mandarono in bestia e cancellarono tutto il buon senso che aveva avuto fino a qualche minuto prima.
"Non qui"disse voltando loro le spalle e recandosi al campetto di basket poco lontano che aveva visto sulla strada di andata.
Quelli lo seguirono sghignazzando.
Arrivati al campo si tolse la felpa per non sporcarla di sangue o di terra e si preparò per affrontare quei cinque che avevano avuto la malaugurata voglia di prendersela con il tipo sbagliato.
Scartò facilmente il primo che aveva cercato di colpirlo e il secondo si ritrovò a terra in pochi minuti; probabilmente non si era neppure reso conto di quello che era successo.
Stava per colpire il capo, quando una mano gli bloccò con facilità il polso. Si girò per tirare un bel destro al malcapitato quando si ritrovò di fronte alla faccia di Kagami che lo guardava accigliato e un po' esasperato.
"Possibile che ovunque vai scateni risse?"
Daiki si liberò facilmente dalla sua presa "Dono di Madre Natura" gli rispose di rimando scocciato.
Kagami sospirò e a Daiki gli sembrò che avesse borbottato qualcosa di simile ad un "Dovrò farci quattro chiacchiere con questa Natura..."
Non si chiese neppure come facesse ad essere così idiota.
Intanto gli altri idioti si erano rialzati, pronti a battersi nuovamente.
Vide il rosso guardarli di traverso e poi spostare gli occhi sulla palla che giaceva in un angolo.
" Oi... sapete giocare a basket?"
Quelli se lo guardarono per un attimo per poi scoppiare a ridere "Di certo meglio di voi!"
Kagami ghignò "Che ne dici Aomine? Un due contro cinque ti sta bene ?"
Daiki sorrise allo stesso modo e annuì, mandando apparentemente in bestia il gruppetto avversario.
Il risultato fu abbastanza scontato. Nonostante fossero rivali fin nelle ossa quando si travata di una sfida la loro competitività saliva alle stelle e riuscivano a coordinarsi senza problema.
Alla fine gli idioti furono asfaltati con un punteggio di 60-10.
A fine partita Kagami si asciugò il sudore dalla fronte con un asciugamano che aveva portato nella borsa da allenamento e ne passò uno all'altro.
"Che diamine te la sei portata a fare la borsa?!"
Taiga scrollò le spalle "Con te non si sa mai..."Dopo aver rimesso apposto il contenuto della borsa se la mise in spalla "Ho fame, andiamo al bar" detto questo gli voltò le spalle e si diresse verso l'uscita.
Aomine lo seguì senza protestare per il suo comportamento dispotico solo perché aveva fame anche lui e la voglia di discutere gli era passata con la fine della partita.
Arrivati nel locale presero entrambi quasi tutto il menù per la gioia del direttore e lo sgomento della cameriera e degli altri clienti.
Finito di mangiare il ventesimo cornetto ripieno, Kagami si ripulì la bocca e aspettò che anche l'altro completasse la sua colazione.
"Allora .. che vuoi?"
Daiki non si degnò di rispondergli immediatamente ma piuttosto preferì finire il suo cornetto alla crema e bere fino all'ultimo sorso il latte macchiato che aveva ordinato.
“Secondo te?”
“Immagino si tratti di Kuroko..”
Aomine si pulì la bocca con il tovagliolo di stoffa del bar “ Immagini bene”.
Decise di andare dritto al sodo e che avevano aspettato anche troppo quei due .
Serviva una bella scossa, soprattutto a quel ritardato di Kagami.
“Cosa provi per Tetsu?”
E fu così che, nel giro di sole ventiquattro ore, Kagami Taiga ebbe il suo secondo blackout cerebrale. Inoltre per lo stesso argomento! Poteva ritenersi un record nella storia.
Lo si poteva scorgere perfettamente, dal viso escandescente,gli occhi vacui e il balbettio con cui non riusciva ad articolare una singola parola di senso compiuto.
Daiki si godette appieno il momento di debolezza del rivale, con un ghigno sul volto.
“Kagami-kun? Sei ancora tra noi?” lo prese in giro simulando una voce strascicata.
Il rosso parve risvegliarsi a quelle parole e lo fissò con sguardo infuocato.
“Come diamine te ne esci così all'improvviso?!”
Aomine mise su una faccia innocente “Ho fatto una semplice domanda.”
Kagami emise un verso di stizza voltando il capo verso la finestra,ma Daiki non avrebbe certo lasciato cadere il discorso così.
“Allora?” lo incalzò a rispondere facendo arrossare ancora di più le gote già scarlatte dell'altro.
Kagami decise di prendersi un attimo per dare una risposta, ma comunque non riuscì a darne una concreta.
Parlare di quelle cose per lui era come un tabù.
L'imbarazzo e la vergogna gli pervadevano all'istante il cervello, azzerando ogni facoltà intellettiva utile che non fosse la voglia di scappare via o di cambiare discorso.
Inoltre aveva scoperto da poco che la presenza costante di Kuroko non faceva altro che amplificare quelle sensazioni.
Aveva ribattezzato Kuroko - solo nella sua mente- come il ragazzo che diceva più cose imbarazzanti che conosceva.
La maggior parte delle volte però, le cose che Kuroko gli diceva lo lusingavano. Una strana felicità che però non riusciva a spiegarsi. Ogni volta che Kuroko gli diceva qualcosa di bello, lui si sentiva importante. Ogni volta che lo guardava, provava qualcosa di caldo nel petto, gli pareva di essere davvero l'unica luce di Kuroko.
Poi era arrivato Aomine...
Già dal primo incontro aveva provato uno strano senso di impotenza.
Si era sentito inferiore, il riflesso della vera luce in un enorme specchio.
Nonostante pochi mesi prima, Kuroko stesso lo avesse rassicurato sul non voler tornare a giocare come partner di Aomine, ora... non sapeva più che pensare.
Era geloso di quel rapporto. Ormai se ne era reso conto da molto tempo.
Viveva ogni allenamento, ogni partita... con l'ansia di vederselo sparire sotto gli occhi e riapparire al fianco del moro che ora gli stava di fronte.
Era abbastanza per affermare che gli piaceva in senso romantico Kuroko?
Non lo sapeva e fu per questo che rispose allo stesso modo ad Aomine.
“Non so dirtelo...”
Aomine sospirò.
Se lo aspettava in qualche modo.
Per lui le cose erano tutte abbastanza chiare: Kuroko amava Kagami e viceversa.
Ma per Kagami... era un altro paio di maniche.
Lui era un casino con i sentimenti.
Gli serviva un onda d'urto più che una semplice scossa.
Sorrise … anzi ghignò.
Sapeva già cosa fare.
Stava per proferire parola quando fu interrotto proprio dal rosso che pareva rimuginare su qualcosa.
“E poi anche se fosse... come la mettiamo con Kuroko?”
Daiki lo fissò perplesso “ In che senso?”
“Non ho minimamente idea se gli piaccio oppure no... in realtà non so neppure che genere di persona gli piaccia... anzi non lo so neppure per me” detto quello sembrò tornare tra i suoi intricati pensieri.
Ok, Kagami era ufficialmente un idiota.
“Beh sono certo che non gli piacciono le donne... é un passo avanti” lo prese un po' in giro Daiki, ma invece Kagami lo fissò perplesso.
“Come fai ad esserne così sicuro?”
Il moro sgranò gli occhi e rimase per qualche secondo in silenzio.
Aveva combinato un guaio?
Un grosso guaio, a giudicare dallo sguardo affilato che gli stava lanciando Kagami in quel momento.
Tetsu mi ucciderà...

“Non so per quanto posso andare avanti in questo modo...”
Storse il naso mentre l'odore acre delle medicine gli penetravano nelle narici e le bruciavano  la gola.
“Per favore ...” la voce flebile gli fece incassare il collo nelle spalle
Il ragazzo si avvicinò alla finestra e scostò le tende pesanti per osservare il mondo esterno.
La luce calda rendeva il tutto come in una dimensione irreale.
Spostò lo sguardo sull'arredamento in legno scuro, le poltrone bianche riposte in fondo alla stanza e il caminetto per riscaldare il proprietario in quel freddo inverno.
“Farò del mio meglio... ma é anche amico mio.”
“Lo so... e mi dispiace, io... non so che altro fare...”
Si voltò di scatto verso la provenienza del lamento: dal centro della stanza proveniva un suono ritmato... un bip costante che gli risuonava fastidiosamente nelle orecchie.
Una macchinario emetteva quel rumore così molesto. E non era l'unico presente nella stanza.
Ve ne erano almeno altri due collegati tra loro. Lì vicino vi era un trespolo su cui era appesa una sacca trasparente con dentro un liquido incolore.  A quella stessa sacca era attaccato un tubicino che il ragazzo seguì con gli occhi fino a dove era attaccato.
Oltre a quei macchinari c'era altro che stonava in quella stanza: un letto. Non un semplice letto ma uno meccanico simile a quello usato nelle stanze d'ospedale.
Continuò a seguire lentamente, con lo sguardo, il percorso del piccolo tubicino quasi affascinato dalle piccole bolle che si creava all'interno della plastica.
La sua mente pareva voler evitare fino all'ultimo il contatto visivo con una scena che non voleva accettare.
Alla fine però, dovette arrivare al punto in cui quel tubo era inserito. Scorse un braccio lungo e niveo. Proseguì verso l'alto, verso la spalla e poi al collo su cui si soffermò un secondo di più, quasi a prepararsi per la vista successiva. Prese un respiro e fisso gli occhi sul viso: i capelli leggermente allungati, la pelle nivea quasi trasparente, il volto incavato e i segni scuri sotto gli occhi.
“Cosa fare? Potresti iniziare col mangiare da solo, senza bisogno di quella roba...” mormorò.
L'altro abbassò gli occhi “Non ce la faccio... io... davvero, non ce la faccio!”
Non disse nulla.
Non aveva idea di come potesse sentirsi, né voleva averne.
Non poter più fare quello che amava... sarebbe stato auto distruttivo.
Con un enorme peso sul petto, si avvicinò al letto e gli prese delicatamente la mano libera dalla flebo.
Si sentì i suoi occhi addosso e si prese qualche minuto prima di tornare a guardarlo.
“Devi farcela... se non per te, almeno puoi farlo per noi che ti vogliamo bene?”
Il ragazzo sentì qualcosa a smuoversi dentro di lui, a quelle parole. Degne della persona che aveva davanti. Non gli imponeva di guarire, glielo chiedeva gentilmente. Come se fosse un favore personale. Come se dalla sua guarigione dipendesse la sua felicità. Forse era anche la verità.
Per la prima volta in quei mesi, si sentì importante.
Non più un perdente, ma qualcuno che contava almeno per una persona. Eppure, sentì che non era abbastanza per ritornare come prima.
Non sarebbe mai tornato quello di un tempo. Almeno fisicamente.
“Inizierò... inizierò a mangiare qualcosa, promesso...”
Il sorriso raro che ricevette in cambio gli scaldò il cuore.
“Che ne dici se iniziamo da ora? Posso prepararti qualcosa già che ci sto...”
L'espressione terrorizzata che fece l'amico ampliò quel sorriso.
“C-credo... non ce ne sia bisogno... prenderemo del cibo da asporto. Pranzi con me,vero?”
L'altro annuì.
Si permise di sorridere  nuovamente anche lui dopo tanti mesi.

Camminava lentamente per la strada, le mani nella tasche, il capo rivolto alle vetrine che gli scorrevano davanti senza che le vedesse davvero, la mente era un tripudio di pensieri ed emozioni contrastanti.
Si era da poco lasciato con Aomine al bar e poteva dire con certezza di esserne uscito distrutto da quell'incontro.
La conversazione avuta continuava a girargli nella testa senza che se ne potesse liberare.
“Allora Aomine? Come puoi dire di esserne sicuro?”
Lo vide tentennare, prendere tempo mentre si contorceva le mani agitato.
Si rese conto che forse Aomine aveva detto qualcosa che non doveva.
Qualcosa che non gli piaceva e che probabilmente Kuroko non gli aveva detto.
“Aomine?” lo incalzò affamato di sapere.
Il moro parve arrendersi all'evidenza che non sarebbe riuscito a scamparla.
“Vai a far del bene e ci rimetti la pelle, che affare!”lo sentì borbottare e non decifrò perfettamente il messaggio, se non che Kuroko avrebbe ucciso Aomine per quello che gli stava per dire.
Sorrise.
Avrebbe provocato un omicidio... doveva rischiare?
Beh, si trattava di Aomine.
Se la sarebbe cavata...
“Perché Kuroko dovrebbe ucciderti?”gli disse ironico come se l'idea che la sua ombra potesse fare qualcosa di violento, fosse inconcepibile.
Aomine lo fissò tagliente “Hai mai visto Tetsu arrabbiato davvero?”
Rimembrò l'unica volta in cui aveva visto il volto di Kuroko trasformarsi in una vera e propria espressione d'ira: la partita contro la Kirisaki Daichi, quella in cui Teppei era stato  quasi malmenato e aveva dovuto anche restare per qualche giorno in ospedale.
Rabbrividiva ancora.
Annuì.
“In partita?”
Annuì di nuovo.
“Bene allora pensa a quella rabbia fuori dalla partita...” si ritrovò a rabbrividire “ esatto, ora pensala contro di te e capirai almeno in parte che intendo.”
Adesso capiva perfettamente il timore del moro. Non poteva neppure immaginare cosa volesse dire e non voleva neppure provarla quella sensazione.
Stava per chiedere ad Aomine cosa avesse fatto di così grave per far fare a Kuroko un'espressione del genere, ma si rese conto che si stava allontanando dal motivo principale.
“Allora?”
Vide Aomine sospirare e dedusse che stava cercando un modo di scampare all'ira futura di Kuroko.
“Tetsu è già stato con un ragazzo.”
Quell'affermazione gli provocò una tempesta di emozioni che definì negative.
La rabbia stava prendendo il sopravvento. Il solo pensiero di Kuroko che toccava... baciava  un ragazzo, gli stava mandando il sangue alla testa.
Riuscì a malapena a modulare la sua voce per non far trasparire emozioni “Chi?”

“Ogiwara ... se ti ha parlato di Akashi, immagino che abbia parlato anche di lui.”
Strinse il pugno sotto il tavolo e annuì a malapena.Ora il ragazzo che si baciava con Kuroko nella sua testa aveva un volto e quindi le sue emozioni si amplificarono.
“Era un suo vecchio amico di infanzia. Si tennero in contatto anche quando Tetsu si trasferì  alla Teiko e nelle vacanze di prima media si misero assieme.”
Aomine continuò a parlare fissandolo negli occhi “Si lasciarono alla fine della terza media...” lo vide abbassare lo sguardo “ alla fine del torneo nazionale. Probabilmente fu proprio a causa della finale e della partita in sé. Non mi pento di come é andata la partita ma avrei voluto giocare in modo diverso. Avrei voluto sapere che Ogiwara giocava nella squadra in finale.”
“Sarebbe cambiato qualcosa?”Kagami nonostante fosse ancora arrabbiato non si sentiva lasciare che Aomine si prendesse la colpa d qualcosa che dipendeva solo in parte da lui. Aomine sorrise lievemente “No, probabilmente. Comunque dopo quella partita pare che Ogiwara rimase così segnato che smise di giocare a basket e … lasciò Tetsu.”
Sembrava che non avesse finito, così aspettò che proseguisse.
“ Credo però... che i problemi tra di loro ci fossero già prima...”
Aggrottò le sopracciglia interessato “Che intendi?”
“Ogiwara era geloso,della squadra... in particolare di Akashi e … di me.”
La rabbia torno a montare. “ Aveva ragione?”
Aomine alzò le spalle “Su Akashi?Non lo so … Akashi é … Akashi.”
“Chiaro come il cielo di notte” sbottò irritato.
“Akashi,ha sempre avuto una preferenza per Kuroko. Una specie di affetto/ossessione. Ma no... non credo che Akashi provasse qualcosa di romantico nei suoi confronti. Lo vedeva piuttosto come una sua creazione, qualcosa che gli apparteneva. Credo che ci ritenesse tutti una sua proprietà”
Sgranò gli occhi “ E' matto?”
“A volte lo sembra. Non lo é, credimi.”
Sospirò. Non si era tranquillizzato del tutto in quanto Akashi... si ritrovò a sorridere.
Akashi é Akashi.
Lo aveva incontrato e sapeva che poteva essere pericoloso e che teneva in modo ossessivo alla specie di setta chiamata Generazione dei Miracoli che aveva creato nella sua mente. Decise che a quel problema ci avrebbe pensato più tardi.
“ E su di te? Su di te Ogiwara aveva ragione?”
Aomine ghignò in un modo che non gli piaceva. Lo vide tirare fuori dei soldi e metterli su tavolo.
Si alzò, ma prima di andarsene gli disse delle parole che lo scossero dentro.
“Ti consiglio di trovare in fretta le risposte che cerchi. Se non lo farai... Presto mi riprenderò Kuroko ad ogni costo.”
Quelle parole continuavano a girargli nella testa senza che potesse fare nulla per tirarcele fuori. Continuava a pensarci, mentre l'ansia che aveva tutti i giorni saliva ogni minuto di più.
Ora la sensazione che Kuroko sparisse dal suo fianco da un momento all'altro si era triplicata diventando quasi una certezza.
La cosa che più lo faceva stare male era proprio l'immaginare cosa sarebbe accaduto se Aomine fosse riuscito nella sua minaccia.
Immaginare anche solamente l'assenza permanente di Kuroko dal suo fianco, gli stringeva il cuore in una morsa.
Ora che i suoi sospetti erano diventati certezze... non sapeva più che fare. Vagliò l'idea di chiedere nuovamente consiglio a Tatsuya ma la scartò subito.
Era ora che riuscisse a prendere le sue decisioni da solo. Soprattutto le decisioni importanti per la sua vita.
Continuò a passeggiare per le strade affollate, buttando a volte uno sguardo verso le vetrine.
Una in particolare attirò la sua attenzione.
Era una vecchia videoteca. In vetrina vi erano diversi televisori accesi che mandavano in onda film o riprese di ogni genere.
Il primo degli schermi stava mandando un film texano, il secondo un documentario sugli animali che lo fece arrossire – un documentario su come si accoppiano i cani e anche abbastanza esplicito!- il terzo fu quello che lo lasciò a fissare lo schermo come ammaliato. Stava mandando in onda una partita di basket delle scuole medie.
Il telecronista improvvisamente si mise a urlare << E' finita! La Teiko passa alla finale delle Nazionali con lo schiacciante punteggio di 110 a 5! >>
A quelle parole capì perchè le divise bianche e azzurre avevano attirato la sua attenzione.
Davanti alla telecamera passò la squadra della Teiko.
Il primo anno, dedusse.
Tutti i giocatori stavano sorridendo. Il suo sguardo fu catalizzato su due figure in particolare: una era alta, pelle scura,corporatura imponente e capelli neri; l'altra molto più  bassa , gracile e la chioma azzurro chiaro.
Non ci voleva un genio per capire chi fossero.
Aomine aveva un braccio attorno alle spalle di Kuroko e se lo stringeva al petto, mentre gli scompigliava i capelli sorridendo .
Kuroko se lo lasciava fare senza problemi, anzi sorrideva a sua volta.
La gelosia prese di nuovo il sopravvento su di lui.
Vedere quella scena così intima, lo aveva portato a sostituirla con una più recente, dove era l' Aomine attuale ad abbracciare il Kuroko attuale e la cosa lo mandò in bestia.
Voltò le spalle agli schermi e agendo d''istinto come suo solito riprese il cammino a passo spedito verso una direzione a lui più o meno conosciuta.
Non sapeva ancora cosa fare, ma decise che ci avrebbe pensato una volta che fosse stato faccia a faccia con Kuroko.
Era tardi lo sapeva, il suo stomaco reclamava il cibo necessario per sfamarlo- che non era poco- ma lo ignorò e continuò a procedere a passo così spedito che pareva quasi correre.
Riuscì a calmarsi solo una volta salito sul treno che lo avrebbe portato verso casa di Kuroko.
Arrivò alla sua fermata in pochi minuti e quando scese si sforzò per ricordare quale fosse l'indirizzo della sua ombra.
Paradossalmente non era mai stato a casa di Kuroko, nonostante lui invece fosse ormai una specie di coinquilino.
Ci mise una decina di minuti prima di riuscire a trovare il posto giusto, ma quando lo fece non si fermò a riflettere e salì fino al piano giusto.
Kuroko si era trasferito in quel condominio subito dopo la partita contro la Too.
Gli aveva detto che i suoi genitori erano dovuti partire per la Francia all'improvviso e che quindi lui era stato costretto ad affittare quell'appartamento per non rischiare di doversi trasferire anche lui all'estero.
Rabbrividì a quel pensiero e si stupì quando si rese conto che se mai fosse accaduto, la prima soluzione che aveva trovato era stata quella di seguirlo immediatamente.
Non ci aveva più pensato in quanto era stato un pensiero istantaneo subito cancellato dalla rassicurazione di Kuroko nel volersi trovare un appartamento in cui alloggiare.
Si ritrovò davanti alla porta di casa di Kuroko ed esitò solo un momento prima di bussare.
Bussò e quando la porta si aprì e si ritrovò davanti l'oggetto dei suoi pensieri, Kagami Taiga perse il lume della ragione.
   
 
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