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Autore: LaCantastorie    15/05/2015    1 recensioni
[Dracula]
E' il tramonto: il silenzio cala, insieme alle tenebre, sul cimitero londinese...
Genere: Angst, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Lucy Westenra si accorse di essere avvolta nell’abito bianco che aveva scelto per le sue nozze: sentiva il raso sfiorarle la pelle, gentile, e ricaderle morbidamente lungo i fianchi e intorno alle spalle; il pizzo che orlava le maniche e il collo del candido vestito le solleticava i polsi e la gola, ma sentiva le membra ancora troppo pesanti per darsi la pena di raccomodarlo.
Come in sogno, sentì gli occhi aprirsi e sondare il buio perfetto che la circondava, quell’oscurità di nero velluto che concilia il sonno più profondo e difficile da dissipare: immaginò, pur non potendola vedere, la sua stanza da letto, la scrivania su cui aveva lasciato le lettere di Mina, il comodino che conteneva il diario da poco iniziato, provava a indovinare l’esatta ubicazione della finestra, della porta; tuttavia, i suoi occhi non sembravano ubbidire al suo volere, perché saltavano da un angolo all’altro della camera, senza posa, come presi da un tic nervoso di qualche sorta.
Facendosi forza, Lucy provò a muoversi: nonostante quella spossatezza invincibile che sembrava essersi irrimediabilmente impadronita di lei, riuscì a rotolare su un fianco, quasi meravigliandosi di aver riguadagnato possesso dei propri muscoli, così rigidi e ribelli ai suoi comandi; immaginò allora il tappeto, le babbucce calde che avrebbe indossato di lì a poco, la colazione che senza dubbio già l’attendeva al piano inferiore...
Si chiese d’un tratto come mai, pur sembrandole di aver dormito per un’eternità, nessuno fosse salito ad avvisarla del ritardo; si domandò, perplessa, cosa l’avesse spinta a cadere addormentata con indosso l’abito da sposa, che non ricordava di aver voluto provare, almeno non il giorno prima; si meravigliò, infine, di quell’assoluta assenza di luce intorno a lei, di quella tetra cappa d’ombra che non la rassicurava più, e che anzi le gettava nell’animo un refolo d’ansia sempre più dispettoso.
Per cacciarlo via, tentò di sollevarsi dal materasso, aprire le imposte, chiamare aiuto, ma a nulla valse il desiderio di strapparsi dal letto: qualcosa la teneva inchiodata al lenzuolo e constatò con orrore che la stessa forza che sopprimeva ogni suo tentativo di fuga da quel giaciglio impediva persino al suo petto di alzarsi e abbassarsi!
E in quel momento, nell’attimo stesso in cui ricordò finalmente di essere morta, una risata gorgogliante le uscì dalle labbra, un suono simile all’infrangersi di una coppa di cristallo: un’espressione di sommo scherno le si dipinse in viso, il capo le si arrovesciò all’indietro e il riso sgorgò ancora più cristallino, sempre più ilare mano a mano che il ricordo degli occhi vermigli, del fosco mantello e del morso, del morso fatale!, scavò nella mente della giovane ed emerse, prepotente, in tutta la sua crudeltà, a strapparle una seconda volta la vita.
Felice, libera, la Cosa soffocò tra gli artigli gli ultimi brandelli dell’anima di Lucy e le sussurrò, prima di ricacciarla lontano da sé: “Il tuo incubo è appena iniziato”...
   
 
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