Fanfic su attori > Jamie Dornan
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Autore: ZereJoke94    15/05/2015    2 recensioni
[Jamie Dornan]
Mi porse la mano -James-
-James- Ripetei, come un idiota.
Non riuscivo a credere all’idea che si stava facendo largo nella mia mente, ma più lo guardavo e più mi convincevo di quello che stavo pensando.
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11

Dopo un tempo che mi sembrò infinito, e che passai oscillando tra pianti inconsolabili e risate isteriche, io e Irene imboccammo finalmente la via di casa. Decidemmo che sarebbe stato meglio, molto meglio, viste le condizioni in cui eravamo, se io avessi passato la notte a casa sua, che si trovava decisamente più vicino della mia. 
Appena ne varcammo la soglia , lei si mise un dito davanti alle labbra e mi fece rumorosamente segno di fare silenzio. Io tirai su col naso e annuii, dirigendomi barcollando verso il telefono e digitando il numero di casa mia. Avvertii velocemente mia madre che avrei dormito da Irene e riagganciai.
Mi spremetti il cervello come un'arancia, nel tentativo di ricordare il numero di Jamie, ma era impossibile. Non lo sapevo a memoria, tanto valeva inventarselo.
"In ogni caso, in questo momento non lo ricorderesti nemmeno se lo sapessi" Mi ricordò una vocina in fondo al mio cervello annebbiato.
Irene era sparita in camera sua, come faceva sempre quando era in determinate condizioni, e a me toccava dormire sul divano. Non era la prima volta.
Mi lasciai cadere su quella superficie morbida e non appena appoggiai la testa questa prese a girarmi vorticosamente. Cambiai lato e mi appoggiai sull'altra guancia, e la situazione migliorò un pò.
Nonostante mi stesse ospitando a casa sua, maledissi Irene un centinaio di volte, per l'ennesima volta quella sera. Doveva per forza farsi sfuggire il mio telefonino dalle mani?
"Ti odio" pensai, e quello fu l'ultimo pensiero degno di questo nome che formulai prima di cadere in un sonno molto disturbato.
Sognai di bere e bere e bere continuamente e poi, inutile a dirsi, sognai Jamie.

Il mio stesso russare mi svegliò improvvisamente, e scattai a sedere sul divano. Un'ondata di nausea mi travolse e dovetti premermi una mano sulla bocca, aspettando che passasse. Mi girava la testa e avevo la bocca impastata.
Piano piano, girai il corpo finchè non mi ritrovai con i piedi appoggiati per terra. Che ore erano?
-Ire?- Chiamai.
-Sono in cucina...- fu la risposta molto poco allegra di lei.
Feci per alzarmi, ma la testa mi girava talmente tanto che ci ripensai immediatamente.
Il mio cellulare? Era veramente andato o me lo ero immaginato?
Stavo per chiederlo a Irene, ma qualcuno iniziò a bussare alla porta.
Mi misi le mani sulle orecchie cercando di tamponare quel suono insopportabile e guardai la mia amica che si dirigeva a pugni stretti verso la porta, evidentemente infastidita anche lei.
Non appena la aprì, rimasi a bocca aperta. Jamie era in piedi sulla soglia, con un'espressione preoccupata stampata in faccia.
Scattai in piedi troppo in fretta, perchè persi l'equilibrio e dovetti appoggiarmi al muro alle spalle del divano.
Lui rimase in silenzio e mi fissò. Irene si girò verso di me, poi verso di lui, per poi guardare nuovamente me.
Lo aveva riconosciuto.
-Lui è QUEL Jamie?!- Gracchiò, fissandolo come se lui non fosse stato realmente presente e non potesse sentirla.
-Beh, si- Mormorai, torturandomi le mani.
Tutto nella sua espressione pareva urlare "PERCHE' CAVOLO NON ME LO HAI DETTO??"
Lasciai perdere lei e mi concentrai di nuovo su di lui, che le stava dicendo qualcosa che non afferrai e le sorrideva mentre lei lasciava la stanza, il viso in fiamme.
Non appena Irene si fu chiusa la porta alle spalle, lui avanzò minacciosamente verso di me, tanto che indietreggiai di un paio di passi.
Aveva profonde occhiaie violacee e i capelli castani in disordine.
-Hai idea di che ore sono?- Mi chiese, fermandosi a pochi centimetri da me.
-In realtà no. Jamie, non hai idea di che cosa...-
-Sono le tre del pomeriggio, sto partendo- Mi interruppe lui.
Non registrai le sue parole, perchè continuai ostinata -Abbiamo alzato un pò il gomito ieri sera, e Irene mi ha rotto il cellulare, non ho potuto avvertirti sui miei movimenti, mi dispiace se ti sei preoccupato per me...-
-Serena, sto partendo. Sono venuto a salutarti- Abbassò lo sguardo.
"...Cosa?!"
-Stai p-partendo?! Ma come hai fatto a trovarmi?- Gli chiesi avvicinamìndomi un pò.
-Ho chiamato a casa tua stamattina, tua madre mi ha detto dove fossi...- Si strinse nelle spalle -Ma ho passato una nottata infernale. Per tutto-
Annuii, senza dire niente.

(Jamie)
Parlai per primo, quel silenzio era insopportabile.
-Sei sicura di non voler venire?- Ritentai -Posso rimandare di qualche ora, se decidi di...-
-Jamie. Non posso- Disse, con la voce incrinata dalle lacrime che stava trattenendo.
Sospirai.
-Va bene. Allora...- Spostai il peso da un piede all'altro, a disagio ma nello stesso momento cercando di guadagnare tempo. Tempo per stare con lei.
-Allora a domani- Disse lei alzando gli occhi e rivolgendomi un debole sorriso.
Rimasi spiazzato, ma le sorrisi di rimando, lottando contro il desiderio di prenderla per un braccio e trascinarla via con me.
-A domani- La baciai teneramente, e lei non oppose resistenza, ma neppure mi diede modo di approfondire il bacio. Stava cercando di rendere le cose il meno difficili possibile.
Dopo averle posato un ultimo bacio sulle labbra, mi voltai e me ne andai, chiudendomi velocemente la porta alle spalle.
   
 
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