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Autore: DamnedLuna    16/05/2015    1 recensioni
La storia è ambientata sette anni dopo la sconfitta di Hades. Seiya e i suoi compagni sono divenuti Santi D'Oro ma da soli non possono certo costituire una nuova generazione. Le armature d'oro, d'argento e di bronzo rimaste vuote stanno cercando nuovi eredi, e tra questi vi è Kalliope, giovane sacerdotessa istruita da Mu e amica del fratello Kiki.
Tutto comincia con Shun di Andromeda, tento a recuperare la ragazza per conto di Saori Kido al fine di farle da maestro e renderla un'aspirante cavaliere. Kalliope è l'ultima persona al mondo assieme a Kiki a saper riparare le armature, e la sua incolumità dovuta alla mancanza di un'armatura la rende un'appetibile bersaglio agli occhi di un nemico sconosciuto che, troppo debole per attaccare Athena e i suoi Cavalieri, ha bisogno di qualcuno che sappia donargli nuova forza.
Genere: Drammatico, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Una volta seguito Kiki, Kalliope si trovò di fronte una dozzina di ragazzi più o meno suoi coetanei che si battevano tra di loro all’interno di un grosso campo simile ad un’arena.
In mezzo al mucchio di sconosciuti, la ragazza riconobbe Seiya, il quale fece loro cenno di scendere.
Kalliope seguì incerta il compagno, e Seiya le si avvicinò,dopodiché gridò ai ragazzi di interrompere i loro combattimenti.
Essi smisero subito di allenarsi, e si raccolsero a Seiya come pulcini dinanzi alla chioccia.
Kalliope li guardò uno ad uno.
Erano tutti ansimanti e sudati, e attendevano pacati le parole di chi li aveva interrotti.
Seiya si apprestò alle spalle di Kalliope, e la spinse un passo avanti.
Kalliope aprì la bocca per protestare, ma non fece in tempo a dire nulla.
“Lei è Kalliope” la presentò lui senza troppi convenevoli “è una potenziale candidata ad una armatura, proprio come voi. Viene da molto lontano, e conosce solo me, Kiki e Shun di Virgo. Trattatela bene e con rispetto, mi raccomando!” concluse il cavaliere. Fece per voltarsi, quando uno dei ragazzi esclamò: “Ma è una donna!”
Seiya fulminò il malcapitato.
“E allora?” ribattè il giovane. “Anche la mia maestra Marin dell’Aquila lo è. Anche l’onorevole Shaina dell’Ofiuco lo è, eppure se fossi in voi eviterei di dire loro la medesima cosa. Anche le donne possono ereditare un’armatura, non lo sapevate? Questa signorina ne è la conferma. Potrebbe portare via una delle armature a cui siete candidati, sapete… Volete conoscere quali?”
Un coro di consensi sorse alla domanda del Cavaliere D’oro.
“Ara, Lira…” disse, aumentando il vociare e lo stupore dei ragazzi “…e la mia vecchia cara armatura di Pegasus.”
Seiya mentì , poiché quella che anche Kalliope avrebbe potuto ereditare era solo quella di Ara, ma volle intimorire gli altri giovani per far capire loro che un pretendente ad un’armatura poteva essere dietro l’angolo, e che dovevano quindi guadagnarsi l’armatura a cui erano candidati.
“Come sarebbe a dire quella di Pegasus? Mi sono rassegnato all’idea che lei sarà anche il maestro di Kiki, ma che una donna mi impedisca di ottenere la sua vecchia armatura, Onorevole Seiya, è assurdo!” Protestò un ragazzo dai capelli dorati, alto ed esile.
Seiya rise di gusto. “Sapevo che ti saresti turbato,  Fenir. Ti prendevo in giro, però non scherzo sul fatto che Kalliope potrebbe ereditare quella di Lira, ancora senza un aspirante, o quella di Ara… hai capito, caro Hito?”
Hito era un ragazzo alto e ben piazzato, dai capelli corvini e lo sguardo tagliente e attento, colui che per primo era stato candidato all’armatura di Ara, giapponese di origine ed allievo di Jabu di Unicorno.
“Non si preoccupi, Seiya di Sagitter” ribattè Hito. “Difenderò l’armatura che Saori Kido mi ha assegnato, e renderò fiero il mio maestro. Impedirò a questa donna di non farmi diventare Cavaliere!”
Kalliope ne aveva già abbastanza di quelle inutili discussioni su chi avrebbe ereditato cosa.
Fece di sua sponte un passo avanti e dichiarò: “Tu, Hito,  futuro Cavaliere di Ara: l’armatura che desideri e per cui ti stai battendo è tutta tua. Non è nei miei interessi diventare un Cavaliere. So bene che l’armatura di Ara è appartenuta ad Hakurei, maestro di Yuzuriha della Gru, mia antenata e come me appartenente all’etnia di Mu, ma questo non mi rende interessata, tanto meno partecipe. Non interferirò sul tuo cammino: a breve incontrerò la vostra venerata Saori Kido e tornerò da dove sono venuta. Quindi non scaldarti, perché “questa donna” non ti porterà via ciò a cui ambisci.”
Il ragazzo tacque per qualche istante.
“Beh, donna, sappi che se il volere si Athena andrà contro alle parole che mi hai detto, sarà molto dura per te ottenere ciò che mi è stato affidato prima del tuo arrivo.” Sentenziò Hito, additando Kalliope.
“Se sarò costretta a rivaleggiare per l‘armatura, allora ti prego, sconfiggimi. Uccidimi pure, se ne avrai l’occasione, così sarà chiaro a tutti voi che io non posso essere un Cavaliere. E sappi che se per caso dovessi ottenere quell’armatura, non sarà colpa mia, ma sarà colpa della dea che adorate.” ribattè Kalliope.
“Nemmeno a  me piace essere qui e turbare i vostri equilibri.” Continuò “ Non voglio farmi del male combattendo contro di voi ne farne a voi. Perciò, Hito, puoi cambiare il tuo destino aiutandomi a tornare al mio tempio. Oppure puoi seguire le regole dettate dalla tua dea, una donna come me, e batterti quando vuoi.”
Tutti i presenti tacquero. Seiya sorrise. Il temperamento forte e calmo dell’aggraziata fanciulla vestita di candido bianco le ricordavano la sua maestra Marin, la strafottenza  invece gli ricordava Shaina dell’Ofiuco.
“Ripeto che non mi importa dell’armatura” continuò Kalliope “ ma se oserai attaccare una sacerdotessa di Mu non sperare che io non reagisca… Certo, sarebbe un dispiacere se un’arrogante come te ereditasse l’armatura del venerabile Hakurei. Yuzuriha della Gru e Hakurei stesso potrebbero rivoltarsi nelle rispettive tombe.”
“Maledetta insolente!” Sfuriò Hito. “Prima riduci a una comune donna la signorina Kido e poi ti permetti di insultarmi? Preparati, perché meriti una bella lezione!”
“No!” intervenne Kiki, ponendosi come scudo davanti all’amica. “Prima prenditela con chi sa usare il Cosmo, Hito. Kalliope non è allenata come noi, inoltre minacciare una fanciulla è davvero deplorevole.”
Kalliope cominciava davvero ad arrabbiarsi.
“Kiki, non interferire.” Si espresse Seiya.
“Ma, maestro..!”
“La tua amica deve cavarsela da sola. Ormai, potrebbe diventare un Cavaliere.”
“Mai e poi mai!” gridò Kalliope. “Questo bellimbusto può farmi quel che vuole, non ho bisogno dell’aiuto di nessuno, se non dello spirito del mio rispettabile maestro Mu dell’Ariete. Perirò con gioia, dato che il destino che mi aspetta è sgradevole ed inevitabile, meglio la morte. Fatti avanti Hito, reagirò quanto possibile. Sono una sacerdotessa di Mu e come tale combatterò per lui e per me stessa, comunque vada!”
Più preoccupato di prima, Kiki guardò il suo maestro.
“Mettetevi in mezzo al campo di combattimento. Voglio che duellate tra di voi!” Esordì Seiya.
Kiki lo fulminò con lo sguardo, ma era tutto inutile.
“Devo proprio?” ribattè Hito. “Se questa ragazzina invoca la morte, non vorrei rischiare di accontentarla!”
La ragazza non fiatò. Si era cacciata in un bel guaio e lo sapeva. Aveva peccato di arroganza, provocando uno sconosciuto di cui non conosceva le tecniche e la forza.
“Signorina, mi raccomando, cerchi di non farsi male. La sua presenza qui è stata richiesta anche per un altro motivo, non solo per la possibilità di ereditare l’armatura di Ara.” Terminò Seiya.
Kalliope fissò gli occhi vispi del giovane Santo d’Oro. Un altro motivo? E qual’era? C’era forse la possibilità di riscattarsi? La ragazza si poneva domande su domande, mentre lentamente si avvicinava al centro dell’arena piatta.
Hito si era piazzato a debita distanza. “In guardia!” gridò interrompendo i suoi pensieri.
Dopodichè il ragazzo si avventò su di lei.
Kalliope alzò le braccia in aria, lentamente, incrociando poi i polsi, e chiuse gli occhi per concentrarsi.
Seiya osservava le dinamiche sogghignando. Kiki invece era stupito, sapeva bene qual’era la mossa che Kalliope aveva in mente di usare. Lui e il suo maestro si scambiarono uno sguardo complice, poiché anche Seiya sapeva.
Gli altri ragazzi, ammutoliti, facevano il tifo, chi per Hito, chi per  Kalliope, mentre l’allievo di Hyoga, un biondino di statura e corporatura media, dai capelli liscissimi color platino e pallido di carnagione, stava in rispettoso silenzio, osservando attentamente con i suoi occhi argentei.
Intanto, in quel brevissimo frangente, Kalliope disegnava con un semicerchio nell’aria con le braccia, e, nello stesso istante in cui Hito le fu vicinissimo, ella aprì le braccia parallelamente al suolo e pensò intensamente: “Muro di Cristallo!”
  
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