Tanto non ti guarderà. Come?
È inutile che ti sforzi: sei invisibile. Chi sei?
Non mi vedi? Sono di fronte a te.
Guardai. C'eravamo solo io e la mia gemella. Mi fissava [che cos'hai da ridere?]. Mi avvicinai. Anche lei lo fece. Continuava a fissarmi [che cos'hai da guardare?]. Tesi una mano, e lei fece lo stesso. Ci toccammo. Lei era fredda, gelida.
Sono qui, sorrise.
Avrei
voluto prenderla a schiaffi. Ma un grande specchio ci divideva. Lei
era così odiosamente bella,
così sfacciata e
presuntuosa.
Perché mi
derideva?
Quanto sei ridicola, sghignazzò. Vattene, lasciami in pace.
Perché continui a sistemarti i capelli? Sei patetica.
Presi a calci lo specchio, che s'infranse
sotto i miei
colpi. E anche lei si frantumò.
Quando guardai a terra, la vidi che rideva ancora.
La verità fa male, vero? Basta! Smettila!
La schiacciai col piede, mentre la sua risata si aggrovigliava ai miei pensieri. Tentai di ridistendere i nervi, ma erano tutti ispidi e appuntiti. Mi punsi il dito e ne uscì una piccola goccia di sangue, che cadde sul pavimento. La sua voce ridacchiò divertita.
Sei un disastro.
Non le diedi più ascolto. M'infilai il cappotto ed uscii.
Mentre camminavo lasciando a briglia sciolta i pensieri, la vidi. Mi stava seguendo. Vidi il suo sorriso velenoso riflesso nelle vetrine, sui parabrezza delle macchine, nelle pozzanghere.
Aumentai il passo, ma non riuscii a seminarla. Era la mia ombra.
Giunsi alla meta senza fiato. Attorno a me risate, chiacchiere e sciocchezze. Vi sgusciai attorno e le evitai. Poi, finalmente, lo vidi. Bello come lo ricordavo. Mi venne incontro sorridente.
Mi guardai attorno circospetta, e di nuovo incrociai i suoi occhi. Erano stampati sulla superficie di un grande specchio antico.
Lui mi prese la mano e cominciò a farmi volteggiare. Fluttuavo tra le sue braccia, e più il ritmo aumentava, più vedevo i suoi occhi moltiplicarsi. Mi afflosciai e poi il buio.
Mi risvegliai sdraiata sul pavimento. Ero intontita. Lentamente mi alzai, barcollai un po' ma alla fine mi svegliai del tutto. Ma forse non fu un bene.
Erano lì. Insieme. Il Bene e il Male, uniti. Lei, sorridente e perfida; Lui, ingenuo e meraviglioso.
Ci era riuscita. Me l'aveva portato via. Così bella, sfacciata e presuntuosa.
Cominciai a correre. Dovevo distruggere lo specchio. Dovevo distruggere lei.
Ma, appena cominciai a riempire di calci lo specchio, lentamente mi dissolvevo. Stavo diventando cenere.
Non ti libererai mai di me. Sparisci dalla mia vita!
Che sciocca! Ancora non hai capito? Io sono
te.
Ripresi a scalciare. E forse per una volta sarei riuscita a morire.