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Autore: LittleWillow_    16/05/2015    8 recensioni
[Olivia/George]
Raccolta di sette momenti, uno per ogni colore dell'arcobaleno, tutti dedicate alla dark sweet lady, Olivia Harrison, in onore del suo compleanno, questo 18 maggio.
Buon compleanno, dolce Liv.
["Sa cosa significa questo fiore quando ha questo colore?" Olivia scosse la testa, pronta ad ascoltarlo, quasi rapita. "Indica positività nei contesti d'amore. Un amore puro in cui si ripone la massima fiducia, ma anche paura per il mistero del futuro. Io so leggere nel futuro, sa? Lei, per esempio. Sa, lei sposerà un giardiniere ed avrà un figlio che assomiglierà a me..." ]
[Prima classificata al contest Situazioni XY di Biancarcano e harriet;-) sul forum di efp]
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Harrison
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Quando tu guarderai il cielo, la notte, visto che abiterò in una di esse, visto che riderò in una di esse, allora sarà per te come se tutte le stelle ridessero." 
(Antoine de Saint-Exupery)


 
Azzurro.
L’azzurro è il colore della lealtà e dell’idealismo, dell’armonia, ma anche del cielo sereno e del suo riflesso sul mare estivo, della pacatezza e della pace, della meditazione, ed era anche il colore delle rose sulla scrivania nell’ordinato ufficio di Olivia Trinidad Arias quel giorno. Si chiese cosa diavolo si dicesse là fuori delle attenzioni che un ex beatle – un ex beatle sposato, oltretutto – stava rivolgendo a una semplice segretaria. Si lasciò andare sulla poltrona. Tutto ciò era così sbagliato, lei non apparteneva al suo mondo e mai avrebbe potuto appartenervi,  e quella storia doveva finire e-
“Buon compleanno, Liv.”
Eccolo lì, con i suoi profondissimi occhi di un castano vellutato e i suoi blu jeans. Era davanti alla sua porta senza osare entrare, quasi a chiederle il permesso. Questi suoi atteggiamenti cortesi e gentili la spiazzavano sempre. Lui era un ex beatle nella sua dannatissima casa discografica e chiedeva a lei il permesso di entrare in quell’ufficio, che – guarda caso – era sempre di sua proprietà. Era per questo che Olivia sentiva che quella storia avrebbe potuto funzionare – e lo scorrere del fiume azzurro del tempo le avrebbe dato ragione-:  George non era un ex beatle, non l’aveva mai visto così. George era una persona in carne ed ossa, proprio come lei.
“Non avresti dovuto.”
L'uomo rispose con una scrollata di spalle, per poi avvicinarsi e sfiorare i petali di una rosa.
"Sa cosa significa questo fiore quando ha questo colore?"  Olivia scosse la testa, pronta ad ascoltarlo, quasi rapita.  "Indica positività nei contesti d'amore. Un amore puro in cui si ripone la massima fiducia, ma anche paura per il mistero del futuro. Io so leggere nel futuro, sa? Lei, per esempio. Sa, lei sposerà un giardiniere ed avrà un figlio che assomiglierà a me..."
Giallo.
Il giallo è il colore dell’ energia, della conoscenza, della nascita e della fertilità ed è anche il colore del  sole brillante di quei giorni di fine luglio. Tutto quel giallo avrebbe dovuto regolare la frequenza del battito cardiaco, ma Olivia non ricordava di essersi mai sentita così nervosa.
”Ti piace il nome Arun, Liv? E’ una divinità indiana che fa da tramite al dio del sole...oppure preferisci Dhani? Deriva dalla settima e ottava nota della scala musicale indiana. Dha e Ni.”
George se ne stava nel suo giardino mentre la luce del sole lo accarezzava con premura, facendo sembrare quasi lui stesso un raggio di sole. Olivia si sforzò di abbozzare un sorriso altrettanto luminoso. Fra tutte le preoccupazioni legate al fatto che di lì a quindici giorni sarebbe diventata mamma, il nome era quella ad angosciarla di meno. E se non fosse stata in grado di essere una buona madre per suo figlio?
E se la loro relazione non avesse funzionato, cosa ne sarebbe stato di quel bambino? 
Aveva percepito George avvicinarsi con dolcezza, come se avesse capito il suo timore.
“Amo già te e la creaturina che cresce dentro di te, Liv.” aveva incominciato, sfiorandole una guancia con tenerezza per poi accarezzarle il ventre con un tocco ancora più soffice, terrorizzato dall’idea di poter ferire lei o il suo – il loro - bambino “Avrà una madre meravigliosa e un padre che farà di tutto per essere alla sua altezza.”
Poi le aveva sorriso ed ogni preoccupazione era svanita. In quel sorriso vi era una luce nuova, la luce di un uomo che stava per diventare padre e ne era felice. Una luce piena di un amore che sarebbe stata capace di offuscare quella della luna, delle stelle e persino quella del sole.
Verde.
Il verde  è il colore della giustizia, della grandezza d’animo, dell’equilibrio e della speranza ed è anche il colore di quel giardino immenso della sua casa di Friar Park, quel giardino che George amava tanto e che era davvero grande come il suo animo. Ricorda di averlo visto osservare gli abeti verdissimi di fronte a lui, mentre lei si limitava a seguirlo da lontano, tenendo Dhani in braccio. Poi si era girato.
“Li vedi quegli abeti, Dhani? Ti rendi conto che quando Frank Crisp li piantò sapeva che non li avrebbe mai visti? Erano una macchia di alberelli giovani e lui sapeva che, anche quando sarebbe diventato un vecchio signore, non avrebbe potuto vedere questo giardino così come se lo era immaginato.”
Olivia si era persa insieme a lui in quella suggestione filosofica così orientaleggiante, mentre Dhani aveva l’età in cui il mondo è abitato solo da persone buone e durante la quale il male e la morte non esistono e non stava certo a George rubargli l’innocenza. Molto più tardi sarebbe arrivato il momento  in cui avrebbe capito e in cui mentre avrebbe registrato le canzoni di suo padre non avrebbe più avuto la possibilità di chiedere a lui come volesse arrangiarle; avrebbe quindi  realizzato che George gli aveva insegnato che nella vita non si può fare tutto ed è meglio fare poco e farlo bene.
 “Questo è un compito difficile” aveva aggiunto, pensieroso,  permettendo loro di sfiorare con le dita quella sua anima tormentata. ”Guardi e pensi: può darsi che non riesca a vederli, prima di morire.”
Poi Olivia l’aveva visto sparire nel verde immenso del loro giardino, e a tanti anni di distanza da quel giorno le sarebbe piaciuto immaginare che fosse ancora lì da qualche parte.
Rosso.
Il rosso è il colore del pericolo, dei segnali stradali, dell’autorità, della fierezza, del Natale ed è anche il colore del sangue di George sul pavimento del loro nido d’amore in quella notte di Capodanno 2000, in macabro contrasto con quello delle carte da regalo e delle palline dell’albero di Natale.
L’immagine del coltello di quell’uomo che scendeva dritto sul petto di suo marito l’ avrebbe perseguitata fino alla fine dei suoi giorni. Ricordava di non aver più agito razionalmente, si era solo buttata addosso a quell’uomo e l’aveva colpito una, due, tre volte fino a quando il sangue di quel mostro  si era andato a fondere con quello dell’uomo che amava, agonizzante a terra.
“Starai bene” aveva mormorato a George, esausta. L’amore è più forte, Olivia lo aveva imparato quella sera. Mentre il loro sangue colorava le pareti di rosso sarebbe stato invece il rosso del loro amore a vincere.
Arancione.
L’arancione è il colore della vitalità e dell’energia, della camicia di George alla cerimonia di laurea di Dhani in perfetta armonia con l’ottimismo con cui stava affrontando la malattia. 
“Liv, Dhani dite che dovrei cambiare parrucchiere?” aveva detto ridendo, facendo riferimento a quella chioma che stava perdendo a causa delle chemioterapie, mentre scompigliava i capelli di quel figlio di cui quel giorno era persino un po’ più orgoglioso del solito, facendo volare via il tocco arancione.
Avevano riso tutti e tre, beati in quello stato di grazia inconsapevole, così ignari del modo in cui l’orologio biologico di George stava per compiere il suo ultimo giro. La vita sa essere crudele e aveva deciso che quello sarebbe stato l’unico traguardo importante di Dhani che George avrebbe mai potuto vedere, che mai nemmeno per un istante Dhani avrebbe avuto qualcuno a guidarlo quando anche lui sarebbe diventato padre e che suo figlio  avrebbe potuto solo sentire parlare ed immaginare quel nonno di cui il ricordo avrebbe sfiorato le insidie del tempo.
Indaco.
L'indaco è il colore della spiritualità, della pace interiore, della meditazione e -Olivia ne era sicura- era anche il colore dell'anima di George. Olivia non sapeva se un'anima potesse avere un colore, ma se era così quella di suo marito sarebbe stata sicuramente indaco. L'indaco e quel suo essere un colore noto a pochi, in perfetto equilibrio fra magenta e ciano assomigliavano alla sua anima, al suo essere l'ago della bilancia fra mondo materiale e mondo spirituale, al suo passare dalle suggestioni della cultura indiana a fare il tifo durante una corsa automobilistica. Però Olivia ricorda bene il giorno in cui George il mondo materiale l'aveva lasciato, spiccando il volo verso l'ignoto. 
Ricorda il bagliore che l'anello al dito di entrambi sprigionava.
Ricorda di aver pensato al loro giuramento fatto ai piedi di un albero molte lune prima.
"Siate felici e amatevi l'un l'altro" ricorda quella frase, l'ultima che aveva sfiorato le labbra di suo marito, rivolta a lei e a suo figlio.
E mentre il cuore di George smetteva di battere e di scandire il ritmo del tempo e una luce indaco aveva riempito la stanza, Olivia aveva fissato l'espressione spaventata e smarrita sul volto giovane di suo figlio, che l'era sembrato più piccolo che mai, e aveva capito di avere ancora una ragione di vita. 
Viola 
Il Viola è il colore della calma e della malinconia, della penitenza e del lutto. E' il colore dell'assenza di George e del dolore di Olivia quando si affaccia dal balcone di quella casa - che ora le sembra grande, troppo grande - per chiamare George che è in giardino, ma realizza presto che nella vita c'è chi torna e chi non torna e suo marito non tornerà.
Per esempio, oggi. Olivia si è alzata odorando le viole profumate di Dhani e Sola, ha fatto colazione ed ha guardato il calendario.
18 maggio 2015, il suo quattordicesimo compleanno senza di lui. Una lacrima nostalgica scorre velocemente sulla sua guancia, ma Olivia la cancella velocemente con la manica della maglia. Deve essere forte, gliel'ha promesso.
Esce in giardino per una passeggiata quella sera e mentre il tramonto screzia il cielo di un rosa violaceo, George sembra essere ancora lì per tenerle la mano. Sorride perché in un nessun posto come nel loro giardino le è mai sembrato di sentirlo così vicino, di sentirlo parlare nel vento.
"E adesso com'è, perché piangi per me? Risparmia le tue lacrime, Olivia. Nulla ho sentito, solo un corpo un po' appesantito e poi, improvvisamente, svanito. Mostra il tuo sorriso migliore a questa sorte contraria. In fondo la direzione è solo cambiata: prima ero per terra, adesso sono nell'aria." 


Note dell'autrice.
Un piccolo omaggio a Olivia Harrison che dopodomani compierà gli anni. E' una donna molto forte che mi ispira molto, e penso che sia stata il vero amore di George. Erano anime gemelle, nella loro discrezione e nei loro modo gentili e posati ed è semplicemente bellissimo come lei oggi tenga vivo il ricordo di suo marito :-(un bacio, grazie per eventuali recensioni 
  
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