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Autore: SirioR98    16/05/2015    1 recensioni
Qualcuno d’importante ha detto che non ha senso vivere la vita se non si ha modo di raccontarla. O forse non lo ha detto nessuno, e a dire il vero non è un gran che di aforismo. Però penso contenga un fondo di verità: se non la si organizza in maniera logica, la nostra esistenza è solo un susseguirsi di episodi più o meno casuali. O forse la casualità è un qualcosa che, in qualche modo, è già scritta da qualche parte e che demolisce la logica? O ancora, è forse meglio vivere la vita per quello che dà? E se... scusate, sto divagando. Ricominciamo.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Diario di un giovane assassino
Capitolo 1
 
Qualcuno d’importante ha detto che non ha senso vivere la vita se non si ha modo di raccontarla. O forse non lo ha detto nessuno, e a dire il vero non è un gran che di aforismo. Però penso contenga un fondo di verità: se non la si organizza in maniera logica, la nostra esistenza è solo un susseguirsi di episodi più o meno casuali. O forse la casualità è un qualcosa che, in qualche modo, è già scritta da qualche parte e che demolisce la logica? O ancora, è forse meglio vivere la vita per quello che dà? E se... scusate, sto divagando. Ricominciamo.
 
“Oscurità, odore stantìo, cadaveri. Proprio come a casa, eh? No? Pubblico difficile...”
I miei compagni mi guardano male. Bakax alza gli occhi al cielo e ci incita ad andare avanti, lo seguono tutti. Incrocio le braccia calciando una pietruzza.
“Avete tutta questa voglia di perdere la vita?”
Si girano spazientiti.
“Cosa c’è ora?”
“Io direi di fare attenzione a ciò che vi accade sotto il naso”
Bakax si volta e prosegue il cammino, parlando mentre mi da le spalle.
“Certo...”
Due passi e sentiamo un grido.
Saffron corre verso quello che si è scoperto essere un burrone.
“È morto?” Chiede Varcen con noncuranza.
“No che non è morto!” Dice Saffron fra uno sforzo e l’altro. “Ma pesa quanto un cadavere... aiutarmi no?”
Avanzo verso di loro, il Tank mi dona uno sguardo riconoscente che si spegne appena si accorge del fatto che non abbia nessuna intenzione di aiutarla. Lancio un fischio.
“Altino, eh? Saran più di cento metri!”
Prendo la pietruzza, sotto lo sguardo attonito con una leggera sfumatura di furia nei miei confronti del Tank, e la butto nel burrone contando i secondi all’impatto.
“Uno, due, tre, quattro, cinque...” Si sente un lieve tonfo.
“Wow! Non ho la minima idea di quanto sia profondo, mai stato bravo con i calcoli.”
“Oh, ma sei serio?!” dice lasciando andare il draconico al suo triste fato, il quale non giunge a causa di una sporgenza a nido di chiurlo poco sotto. Saffron accorgendosi dell’errore cerca di riafferrare la mano/zampa dell’amato.
“Scus-... i-io non v-volevo... ti amo!”
Un alone d’imbarazzo si insinua tra i presenti.
“Ok, lasciamo i piccioncini in intimità... qualcuno ha un’idea di come superare il burrone?”
Mi giro verso i miei compagni.
Kyra indica un punto.
“Che ne direste di utilizzare il ponte?”
Giro la testa verso sinistra, poi di nuovo verso i miei compagni.
“I-io... l’avevo visto! Volevo solo essere sicuro di... sbrighiamoci.”
Recuperato il peso morto (in tutti i sensi) brancoliamo verso il ponte.
“L’avevi notato, vero?”
“Kyra, non è il momento... perché non vai prima tu, visto che vuoi avere la precedenza?”
Mi fulmina con lo sguardo e, dopo avermi dato una dolorosa spallata, avanza verso il ponte.
“È interrotto più avanti.”
“Bene... e or... che stai facendo?!”
Vedo Kyra attraversare il ponte di corsa e saltare dall’altra parte con la naturalezza dei semi-elfi, seguita da Varcen.
“E tutti bravi, voi elfi! La fate facile!”
Neanche il tempo e un ombra più scura cala su di me. Alzo la testa in tempo per osservare il draconico spiccare il volo trasportando il Tank.
“E noi comuni mortali?!”
Urla Aria alzando le braccia in segno di esasperazione.
Lego una fune ad una mia freccia e la scocco. Penetra nel soffitto e testo la resistenza della fune tirandola.
Mentre la donna continua ad urlare, vado dietro di lei.
“Hai paura dell’altezza?” dico legandogliela attorno alla vita
“Sì, molta!”
La prendo per i fianchi.
“Be’... chiudi gli occhi.”
“Che??”
La spingo senza tante cerimonie e nonostante le urla arriva illesa dall’altra parte del ponte. Varcen recupera la fune e me la passa.
Mi giro verso gli altri.
“Chi è il prossimo?”
Giunti dall’altra parte sentiamo dei mormorii.
“Cenere, ruggine, sangue di vergine...lingua di serpe, saliva e fuligine. Abbiamo tutto, possiamo nasconderlo.”
Provengono dal fondo della caverna, da dove affiora una luce tenue.
Avvicinandoci decidiamo di nasconderci per osservare la scena. Tre alte streghe, magre come scheletri, mani ad artiglio con due fila di denti sghignazzano. Hanno in mano una pietra.
Varcen sgrana gli occhi. “È quella la pietra!”
Kyra gli tappa la bocca con la mano.
“Zitto, vuoi farci scoprire?!”
Scosta la mano malamente.
“Sbrighiamoci a prenderla, odio questo posto! Puzza peggio di Gregory!”
Detto questo si alza e va alla carica.
Scuoto la testa e gli vado dietro.
“Idiota, ci farai uccidere tutti!! E cos’è questa stiria del puzzo?!”
Prendo una freccia e miro alla mano della strega, la quale colpita fa cadere la pietra.
“Uccideteli! Non devono prenderla!”
Ed è il caos.
Volano incantesimi, frecce, scintille. Il rumore delle spade è assordante.
Riesco ad uccidere una strega, ma questo scatena la furia delle altre due. Una di queste raggiunge Saffron e la tramortisce. Sta sopra di lei guardandola con odio, un pugnale nella mano pronta a calare.
Io, in mezzo alla battaglia, le osservo senza fiato. Nessun rumore, il tempo si è fermato.
 
*6 mesi addietro*
Un boccale di birra dietro l’altro, canzoni, scazzottate, le cose normali di una taverna. Io, seduto in un angolo sorseggiando il mio boccale, sono immerso nei miei pensieri, quando un uomo mi si siede davanti.
“È occupato”
Dico senza alzare né gli occhi né il cappuccio.
“Da chi?”
Con lentezza esasperante appoggio la punta dei piedi sulla sedia.
“Da me.”
Ride, una risata profonda e gioviale.
“Uguale a tuo padre, eh? Sempre lo stesso comportamento.”
Lo guardo di sottecchi.
“E tu che ne sai di mio padre?”
“Molto più di quanto ne sappia tu, mio giovane Gregory!”
Mi chino verso di lui poggiando il mento sulle mani giunte. È un vecchio solenne, dalla barba canuta e le rughe profonde come la sua voce. Una cicatrice gli attraversa un lato del viso. Lo scruto da capo a piedi.
“Non ho afferrato il tuo nome, vecchio.”
“La stessa insolenza, gli stessi appellativi... sei la sua fotocopia.”
“Chi sei?”
“Pensa a me come... un vecchio amico. Yesmallion, mi chiamano. Avrai sentito parlare di me!”
Scuoto la testa.
“Non una parola.”
Sembra colto di sorpresa.
“Quel figlio di un goblin! Dopo tutto ciò che ho fatto per lui?! Neanche una parola?! Be’ ragazzo mio, hai davanti a te il più grande stregone del circondario, capo dell’accademia Berrus per giovani paladini, nonché vecchio compagno d’avventura di tuo padre! Il mio braccio destro, io la mente, lui la spada.”
“Ok... e io che c’entro?”
“Sei figlio di tuo padre...”
“Ma va? Grazie della notizia, pensavo di essere nato dal nulla!”
“Sempre la battuta pronta!”
“Smettila di fare come se mi conoscessi da anni! Non sai niente!”
Sospira.
“Senti, il fatto è questo: ho una specie di debito con tuo padre... e non sono il tipo che non paga. Prima della sua scomparsa è venuto da me tutto spaventato, mi ha fatto giurare che, a tempo debito, mi sarei preso cura di te e ti avrei addestrato.”
“Addestrato? Addestra i cani, io non ne ho bisogno. Ahi!”
Mi dà un colpo di bastone, un bastone comparso dal nulla.
“E quello da dov’è spuntato? Sai cosa... temo la risposta...”
“Basta scherzare. Voglio offrirti un posto per vivere, per imparare, per non stare solo. Un’opportunità, una famiglia...”
“Famiglia? Io sono la mia famiglia, ho tirato avanti da solo, aiutato da nessuno se non da me, me la sono sempre cavata. Non ne ho bisogno, solo sto bene. Grazie, ma no grazie.”
“Anche tuo padre avrebbe detto così. Ragazzo, sono su questo mondo da molto tempo, abbastanza da sapere che un giorno guarderai al passato e rimpiangerai di aver rifiutato quest’offerta. Rifletti. In futuro, quando sarai vecchio e debole, pregherai per una parola gentile. Non sprecare la tua vita in alcol e scontri, dedicala ad una causa. Se non si ha uno scopo per cui vivere, la vita non vale la pena di essere vissuta.”
Detto questo esce dal locale. Incomincio a rimuginare sulle sue parole. Forse ha ragione... no! Non ho bisogno di una causa per cui vivere o qualcuno a farmi compagnia. Ma più cerco di convincermi, più questi pensieri sembrano sbagliati.
Vengo interrotto da schiamazzi fuori dalla taverna. Corro fuori e vedo quel vecchio accerchiato da un gruppo di orchi. Dalle dita schizzano scintille blu.
“Allontanatevi!”
Prendo una torcia e mi piazzo di fronte a Yesmallion.
“Spostati uomo, il mago ha preso qualcosa che ci appartiene, non è affar tuo.”
“Possiamo combattere tutta la notte, ma non credo che vi possiate permettere anche il giorno, sempre se non volete trasformarvi in pietra. Andate e avrete salva la vita.”
Gli orchi sghignazzano.
“Va bene, come desiderate!”
Mi avvento su di loro sfoderando il mio coltellino.
“E... ci vorresti minacciare con quella cosetta?”
Noto sopra di loro l’insegna della taverna. Lancio il coltello e la torcia, recido le corde che la tengono sospesa e la infiammo nel medesimo momento, questa cade su di loro. Uno prende fuoco e corre cercando di estinguere le fiamme, gli altri lo seguono, ma uno di loro attacca il mago da dietro. Una freccia lo colpisce in mezzo agli occhi (ho sempre avuto una buona mira).
“Non finisce qua, bestia bipede!”
Urlano correndo via.
Mi giro verso il vecchio.
“Ciò che hai detto vale per te! Non diventerò un vecchio debole come quello che ho davanti.”
Mi avvio di nuovo verso la taverna.
“Ti aspetto domani nello studio del plesso principale in mattinata.”
Sorrido a mezza bocca.
“Certo vecchio...” rispondo senza voltarmi.
Pago le bevande e torno nel mio alloggio.
Mi butto sul letto con tutto il mio peso, ma non riesco a prendere sonno. Passo una buon ora a pensare. Esasperato butto le coperte all’aria e mi siedo sul letto.
“Accidenti a quel vecchio!”
Mi prendo la testa fra le mani e mi scompiglio i capelli.
“No, non andrò sicuramente all’incontro!” Dico ad alta voce coricandomi di nuovo, finalmente riuscendo ad assopirmi.
Il mattino dopo, come volevasi dimostrare, mi ritrovo davanti le porte dell’accademia... la mia speciale e inesistente coerenza!
Ma seriamente, chi me l’ha fatto fare?! Quale incantesimo mi ha lanciato quel vecchio per convincermi? Ma ormai sono qui davanti, tanto vale entrare…
Mi sistemo i vestiti per darmi un aria quantomeno spavalda e penso che non potrebbe andare peggio. Bene, mi ricredo entrando dentro: alla mia spettacolare entrata rispondono una centinaia di occhi che mi scrutano, mi giudicano, come se fossi un barbaro. Alzo la testa e con ampie falcate, lasciandomi dietro una scia di fango, avanzo verso il centro. Il silenzio fa da padrone, mentre gli sguardi di tutti mi seguono, manco fossi l‘ultimo arrivato… cosa che sono, o almeno che sarò, forse.
Un folletto nascosto da una torre di scartoffie mi viene incontro, quasi non me ne accorgo. Tirandomi per i pantaloni attira la mia attenzione.
“Carter Gregory?” dice con una vocetta squillante e fastidiosa.
“Sì?”
“È atteso dal grande, GRANDE rettore dell’accademia Berrus per giovani paladini: il sommo, il potente…”
“Sì, sì. Capito, mi aspetta il vecchio.”
“Come osi rivolgerti a Sua..”
Una potente voce giunge dalla sommità delle scale.
“Pancrazio, calma! È un nuovo arrivato dopotutto, noi non trattiamo così i neopaladini!”
“Sì, sua grandezza!”
Grandezza, facile da dire se sei alto quanto uno sputo. Lo sposto con lo stivale, salgo i gradini a due a due e gli do una pacca sulla spalla.
“Ciao nonno! Da quanto tempo! Hai tenuto la barbetta fuori dai guai, ver-…”
Mi dà uno scappellotto.
“How rude! Si scherza, si scherza vecchio mio!”
“Seguimi nel mio studio.”
Si incammina solennemente alla sua destra e io, prima di seguirlo, mi volto a guardare a massa al pian terreno. Sono tutti sconcertati. Li saluto con un cenno della testa.
“Ci vediamo, plebei!”
 
Entriamo in una stanza talmente grande da non riuscire neanche a vederne i limiti, al centro troneggia una scrivania semicircolare di legno scuro dall’aspetto massiccio e dietro di questa una seduta in velluto. Una grande finestra ad arco a sesto acuto (come so tutte queste cose non chiedetemelo nemmeno, alla taverna se ne sentono di tutti i colori) illumina la stanza, lungo il  muro di destra una libreria alta fino al soffitto stracolma di libri, mentre alla mia sinistra dei quadri che presumibilmente ritraggono i vecchi rettori, ma non me ne curo più di tanto.
“Ma quanto paghi d’affitto?”
Il vecchio si gira verso di me con un sopracciglio alzato.
“Prego?”
“E chi ti ha detto grazie...”
“Mi mancavano le battutine scadenti. No, forse neanche tanto. Una delle poche cose che non rimpiango di aver perso!”
“Devo ridere?”
“Se vuoi, nessuno ti costringe. Comunque, ritornando al nostro topic...”
“E chi è arrivato! Il gran signore con i suoi topic, i brunch... e i marciapaisis non li metti?”
Mi guarda in silenzio per un po’, poi sbatte le palpebre velocemente.
“Giuro che non ho idea di cosa tu stia dicendo! E tuo padre ne aveva di sparate, ma tu lo batti su tutti i fronti!”
“Ok ok, torniamo al topic” dico imitando il suo accento.
Si preme alla base del naso e sospira rumorosamente.
“Quindi... hai accettato la mia proposta infine?”
“Sì... no.... forse. Nessuno ha detto questo!”
“Sei qui...”
“Ma va?! Pensavo di essere in piazza!”
“Poche storie! Sì o no?”
“...e va bene, sì! Ma non per te! Volevo cambiare aria per un po’.”
“Certo, come desideri.”
Va dietro la scrivania e apre un cassetto. Ne tira fuori un rotolo polveroso che mi porge.
Lo srotolo per due minuti buoni, è lunghissimo e scritto in ogni spazio libero.
“E questo che sarebbe?”
“Solo il tuo programma per le prossime due ore.”
“C-cosa?!”
“Scherzo, scherzo! Suvvia, è il tuo programma della settimana!”
Faccio un sospiro di sollievo.
Guarda l’orologio sulla sua scrivania.
“Bene, fra un po’ ci sarà la colazione e quind....”
Corro via senza neanche fargli finire la frase. Capitemi... cibo!
Lo sento urlare dietro di me.
“Aspetta!! Dovevo dirti un’altra cos... ah... tutto suo padre.”
Mi inoltro senza guardare per un corridoio a velocità da predatore, anche se la mia preda è già bella che morta, è per questo che non riesco a fermarmi e vado dritto addosso a qualcuno facendo cadere tutti e due.
Mi rialzo massaggiandomi il petto.
“Ehi! Fai attenzione a dove metto i piedi... volevo dire, a dove li metti tu!”
“Non sono io quello che correva...”
Davanti a me una ragazzina dai capelli rossi, gli occhi eterocromatici e un’alone di libri intorno a lei.
Mi metto a raccoglierli e glieli porgo.
“Che ci fa una ragazzina come te in un’accademia come questa?”
Mi guarda stranita.
“Aspetta, cosa? Sono un ragazzo... “
Scoppio a ridere.
“Sì, ti piacerebbe!”
Prende i libri con uno strattone e mi dà un pugno sul braccio.
“Ahi...” Rispondo sarcastico. “Questo mi convince ancora di più che tu sia una ragazza!”
Alza gli occhi al cielo e mi manda a fanculo, quando una voce lo chiama..
“Kyle, ti spacco il culo se imprechi di nuovo!”
Mi giro e vedo un clone della ragazzina.. cioè, del ragazzino. Solo gli occhi sono diversi, ma nemmeno tanto! Invece di avere il destro blu e il sinistro verde, i colori sono invertiti.
“E tu chi sei?”
“Ti potrei fare la stessa domanda, che vuoi da mio fratello?”
“Anche tu? La smettete di prendermi in giro?! Si vede ad occhio nudo che è una fem...”
Se lo sguardo potesse uccidere... mi fermo lì.
Mi passo una mano fra i capelli e porto le mani avanti a fermare quella furia.
“Ok, abbiamo iniziato con il piede sbagliato...”
“Io no!” e mi dà un calcio negli stinchi.
“Per il grande Warlord!”
Mi preparo a darle un pugno, ma l’efebo si mette fra di noi.
“Se non vi fermate picchio tutti e due!”
Io e la furia ci guardiamo negli occhi e scoppiamo a ridere simultaneamente, ridiamo fino alle lacrime.
“Sono serio!”
Mi riprendo di scatto e gli offro la mano.
“Ciao Serio, sono Gregory!”
Prendendo la mano e mi fa cadere a terra in un colpo.
“Va bene Serio...”
Si mette sopra di me e mi guarda in faccia con espressione ‘seria’, sembra più un cucciolo di cane che altro.
“...sei squallido, Gregory.”
E se ne va.
La tizia mi tende la mano.
“Bene Squallido, andiamo a fare colazione?”
“Cibo.” È tutto quello che riesco a dire.
 
Entriamo in quella che dovrebbe essere la mensa e Kyra, così si chiama la ragazza, si siede ad un tavolo già imbandito accanto a suo fratello.
Davanti a me un sacco di roba da mangiare, arraffo tutto quello a me a portata di mano e inizio a trangugiare. Patate, carne, uova, frutta e non so come, nel mezzo anche un pollo ancora vivo.
“Certo che qua il cibo è freschissimo, il piatto principale sta ancora beccando il contorno!”
Kyra prende il pollo per il collo e lo butta dietro di lei.
“La finezza!”
“Senti chi parla!”
Kyle, l’efebo, mi guarda a metà fra il disgustato e l’incredulo.
“Sembri un cavernicolo.”
E torna a leggere mordicchiando la sua mela.
“Dovresti mangiare un po’ di più, forse è per questo che sei così gracile!”
Chiude il libro di scatto e lo indica.
“Questo è tutto il nutrimento di cui ho bisogno. Dovresti leggere di più, forse è per questo sei così stupido...”
Rido leggermente e gli do un pugno senza alzare lo sguardo.
Cade dalla sedia e si rialza con un sopracciglio spaccato. Lo guardo dalla testa ai piedi.
“Ripeto, sei troppo gracile!”
In tutto questo sua sorella mi guarda con tanto d’occhi, poi suo fratello, poi di nuovo me.
“L’hai fatto sanguinare... SEI MORTO!!!!”
E mi salta addosso. Una folla si riunisce intorno a noi mentre ce le diamo di santa ragione tutti e tre.
A fermare il caos è Yesmallion. Punta noi tre e ci fa segno di seguirlo.
“Maledetto il giorno che ho accettato l’offerta... cioè, oggi!”
 
Di nuovo nell’ufficio, dove dal nulla sono apparse tre sedie. Yesmallion sta incominciando a mettermi i brividi.
“Vedo che hai iniziato a relazionarti! Bene, hai conosciuto il tuo compagno di stanza...”
“COSA??” Gridiamo insieme io e Kyle.
“Avete capito benissimo! Condividerete la stanza!”
Kyle si alza dalla sedia di scatto e appoggia entrambe le mani alla scrivania.
“Ok, che cos’ho fatto per meritarmi una tale punizione? Neanche quando ho quasi dato fuoco all’edificio studiando incantesimi mi hai punito tanto!”
“Hai provato a incendiare l’accademia?”
Si gira verso di me.
“Non ho ‘provato’... è capitato”
Lo guardo sconcertato e lo imito nella posizione sbattendo le mani vigorosamente.
“Mi vuoi far dormire con un piromane?! Seriamente?!”
“Sì.”
“Senza preoccupazioni?”
“Esatto.”
“Ma neanche un po’..”
“No, sono sicuro, andrà tutto bene!”
Kyra sbuffa.
“L’ultima volta che ci hai detto che sarebbe andato tutto bene abbiamo trovato un orco gironzolare indisturbato nell’armeria...”
“Basta voi tre! Così ho detto e così si farà! E adesso a letto senza cena!”
“Ma sono le nove di mattina!!”
“Zitti e andate nelle vostre camere!”
Usciamo insieme e sento Kyra imprecare sottovoce.
“Quel vecchio bacucco demente, guarda qua se devo ubbidire ad una cariatide vivente...”
Mentre camminiamo iniziamo a parlare del più e del meno.
“E quindi, voi ragazzi come siete finiti qui?”
Si guardano un secondo, Kyle abbassa gli occhi e Kyra scrolla le spalle.
“Lunga storia. Un incendio qui, un demone là, niente più genitori e ci siamo stabiliti qui.”
Kyle si ferma ad aprire una porta.
“Scommetto che è stato tuo fratello ad appiccare l’incendio!”
Mi fulminano tutti e due con lo sguardo e Kyle sbatte la porta dietro di sè.
“E dai! Volevo sdrammatizzare un pochino!”
“È una questione molto delicata per lui, non scherzarci...”
Guardo la porta e sospiro.
“Agli ordini!”
Entro in camera.
Una stanza circolare, quattro letti a castello intervallati da tre finestroni.
Tutti i letti sono già stati presi, tranne uno. Kyle si è seduto sul letto che volevo. Mi dà le spalle, mentre ha il naso immerso di nuovo in un libro.
“Quello è il mio letto.”
“Sbagliato.” Mi dice senza alzare lo sguardo, continuando a leggere.
“Ripeto: quello è il mio letto.”
“Ripeto: sbagliato.”
Salgo la scaletta e... marco il territorio leccandomi una mano e avvicinandola alla sua guancia, ma prontamente mi afferra il polso e mi tira giù dal letto. Atterro di schiena.
“Il coccige...”
Si sporge dal letto e mi guarda inclinando la testa.
“Almeno sai dov’è il coccige?!”
Indico dove si trova.
“Ammettilo che stai tirando a indovinare!”
Lo guardo, penso a sputargli in un occhio, ma tornerebbe indietro. Trattengo la rabbia.
“Il letto di sopra è mio da anni, se non ti va bene quello di sotto,  immagini benissimo dove puoi andare!”
“Agli ordini... Guendalina!”
“Tabarnàk! Se mi vuoi chiamare con un nome femminile, almeno usane uno migliore! È orripilante Guendalina!” Rabbrividisce.
“Va bene, Wanda!”
Spacchetto la mia roba. Finito, batto le mani per attirare la sua attenzione.
“Ok, per sopravvivere a questa convivenza forzata propongo di porre delle regole. La mia roba è magica, toccala e le mani scompaiono. Puf! Il mio spazio è sacro, se trovo roba TUA nel MIO spazio vitale, o spiccherà il volo o diventerà automaticamente mia... ah! È sottinteso il fatto che subirai le pene dell’inferno se succede una cosa del genere! Parlami solo in caso di estrema necessità, la presenza di un ragno non rientra fra queste. Ad un mio ordine devi scattare e ti rivolgerai a me chiamandomi padrone o sign...”
Mi arriva un cuscino in faccia.
“Ehi!”
Mi guarda con un mezzo sorriso.
“Ti stai facendo prendere la mano, troglodita. Per le prime tre regole va bene, a patto che si applichino anche nei tuoi confronti.”
“E sia! Visto che siamo in democrazia...”
“Non utilizzare parole che non conosci o conosci a stento.”
“Mi ritieni così ignorante?”
Mi guarda e con tutta l’innocenza possibile mi dice:” sì.”
“Della serie angelo con le corna! Che ore sono?”
Guarda l’orologio.
“Le nove e venti...”
“Cosa?! Sono passati solo venti minuti?!”
“In realtà un quarto d’ora.”
“Il tempo non passa mai qui...”
“Passa passa, ma senza di te passa più veloce” Conclude sorridendo.
“...”
“Ti sto suggerendo di andartene.. su!”
Mi fa segno di andarmene.
“Mi stai buttando fuori da camera mia?”
“Vedo che la situazione ti è chiara. A mai più, cerca di farti schiacciare da una libreria o investire da un cavallo uscendo.”
“Me ne andrò quando voglio io!” Dico chiudendomi la porta alle spalle.
La riapro.
“ME NE VADO!”
La sbatto più forte. Dall’interno arriva un urlo: “Suicidati!”
Santa pazienza! Questa esperienza sarà un’inferno...


*Angolo degli autori*
Morning! Ebbene sì, sono tornata con una nuova storia! *passano le tumbleweed*
Va bene, va bene, non mi sono fatta sentire per un po' di tempo... scusate...
Ma stavolta, non sono da sola! Ebbene sì, questa è una storia a quattro mani! E sono felice di presentarvi Gaetano, il mio ragazzo ^^. Questa è una storia nata da un'uscita e dal non avere nulla da fare, così abbiamo pensato alle storie per i nostri personaggi di D&D e... questo è il risultato!
Speriamo vi piaccia uwu.
Saluta con la manina, Gae.
Gaetano saluta con la manina ^^.
Enjoy our story!
Baci,
Eli & Gae
  
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