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Autore: maybegaia    16/05/2015    0 recensioni
Ogni canzone ha la sua storia. Alcune hanno la loro persona. Qualcuna ha la propria donna. È di queste che si parlerà: canzoni contenenti un nome femminile, ad esso ispirate o dedicate, una per ogni lettera dell'alfabeto.
Per le donne e per la musica, per la loro sublimità.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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A come Angie
Angie - The Rolling Stones (1973)

Angie.
Keith non riusciva a togliersela dalla testa. Non ci era mai riuscito da quando l'aveva conosciuta. Il suo nome continuava a rimbombargli in testa, insieme ad una ridda di domande che si accavallavano l'una sull'altra, senza dargli tregua. Il ragazzo si prese il volto tra le mani callose, se lo strofinò energicamente e si tirò indietro i capelli con tanta forza da farsi male. Lanciò uno sguardo al cielo fuori dalla finestra, trovandolo coperto da nubi di piombo. Il suo cuore era più pesante.
Angie, quando scompariranno tutte queste nuvole?
Angie avrebbe saputo consolarlo. Sapeva sempre come fare per dimostrargli il suo appoggio, cosa dire per farlo sentire bene,  ed era l'unica. Senza di lei si sentiva perduto.
Angie.
E adesso lei non c'era. Non più. Al suo posto uno spazio vuoto, freddo, una metà di letto mai disfatta, tante paure da sembrare insuperabili e un dolore che nessun altro avrebbe potuto capire né sopportare con lui. Era solo.
Angie, dove ci condurrà la vita da qui?
Keith rimaneva seduto immobile, incapace di figurarsi una risposta, ma anche semplicemente di immaginare per sé un futuro, qualunque esso fosse.
Senza amore nelle nostre anime e senza soldi nei nostri cappotti.
Era vero, Dio se era vero. Erano così. Spendevano i loro risparmi con l'incoscienza della gioventù, ma i soldi non erano il problema principale. Non lo erano mai stati. L'amore, il loro, tanto intenso da togliere il respiro all'inizio, si era consumato come un fiammifero che brucia troppo in fretta, fino a scottare le dita di chi lo tiene. Questo era ciò che era successo e i loro spiriti erano così sfiduciati, stanchi vuoti.
Non puoi dire che siamo soddisfatti.
Nessuno dei due poteva, logorato interiormente dalla mancanza dell'altro, dal ricordo di ciò che era stato e dal pensiero di cosa avrebbe potuto essere. Entrambi continuavano a ripetersi che era meglio così senza crederci realmente.
Ma Angie, Angie, non puoi dire che non ci abbiamo provato.
"Patetico". Se non si fosse sentito così estenuato, Keith si sarebbe prodotto in una risata. Ci avevano provato, sì, ma avevano fallito. Magra consolazione, il loro incerto tentativo. Il giovane si era ormai abituato a giustificare così i suoi insuccessi. «Ci ho provato» diceva, agli altri andava bene. Si trattava di lui, però, e a lui non bastava.
Angie, sei bellissima, ma non era ora che ci dicessimo addio?
Angie, bellissima, lo era sul serio, con i suoi lunghi ricci corvini, le labbra rosee, gli occhi verdi e la pelle morbida. Anche l'ora di separarsi era arrivata sul serio, in tutta onestà. Malgrado ciò, Keith non si sentiva onesto, anzi, piuttosto sporco, indegno, inadeguato. Sbagliato.
Angie, ti amo ancora, ricordi tutte le notti in cui abbiamo pianto?
Keith l'amava eccome. Non si sarebbe ridotto a quel tormento interiore se così non fosse stato. In fondo, era anche per quello che si erano allontanati, dopo lunghe notti trascorse con la disperazione di un'imminente fine che incombeva sulle loro spalle. Se non l'avesse amata, se avesse visto la sua sofferenza riflessa negli occhi verdi della sua compagna, ma non l'avesse amata abbastanza, avrebbe potuto cercare di tenerla egoisticamente al suo fianco per il conforto che la sua semplice presenza bastava a trasmettergli. Solo che l'amava, tanto da impazzire per lei, e non poteva più vederla stare così male, di certo non a causa sua. Non voleva ferirla ancora.
Tutti i sogni che tenevamo così stretti sono sembrati dissolversi in fumo.
Il fumo. Curiosa la vita. Keith, che ne aveva aspirato già tanto nonostante la giovane età, rischiava ora di esserne sopraffatto, soffocato. Senza di lei, senza la sua roccia, il suo faro, era in balia degli eventi. Tutto ciò che avevano progettato insieme non c'era più, non ci sarebbe potuto essere mai più. I loro piani, i loro sogni, le loro fantasie più segrete: svaniti, dissolti, scomparsi. Per sempre.
Lasciami sussurrare nel tuo orecchio.
Sì, perché il ragazzo temeva di non essere sentito. Invece era importante che Angie lo ascoltasse, che capisse l'ultimo messaggio che voleva farle arrivare. Se l'avesse creduto possibile, se se ne fosse ritenuto in grado, sarebbe andato di persona a dirle tutte quelle cose che scriveva su un tovagliolo preso chissà dove e chissà quando perché un giorno, forse, Mick le cantasse al posto suo. Il chitarrista si sarebbe solo accertato che la ragazza le venisse a sapere.
Dove ci condurrà la vita da qui?
Già, chi poteva prevedere cosa il futuro aveva in serbo per loro. Per entrambi. Di sicuro, niente che li vedesse di nuovo insieme. E allora poco importava che fosse la gloria, la miseria, la solitudine o l'immortalità. Sarebbero stati infelici, lontani, tristi. Sarebbero diventati persone grigie e né i soldi, né il successo né la libertà avrebbero potuto donar loro colori nuovi.
Oh, Angie, non piangere, tutti i tuoi baci hanno ancora un sapore dolce.
Così dolce che niente riusciva a sostituirli. Le labbra di lei, le sue belle labbra rosate, delicate, morbide creavano scintille di elettricità ogni volta che sfioravano la sua pelle. Bastava quel semplice contatto a creare un'atmosfera carica di aspettative, un incantesimo che nessuno sarebbe riuscito a ripetere, né subito né dopo cinquant'anni. Il sapore di Angie sarebbe rimasto sempre e solo suo. Se chiudeva gli occhi, Keith riusciva ancora a sentirlo, leggero, sulla propria bocca. Solo con l'immaginazione. Era tutto quel che gli restava.
Odio quella tristezza nei tuoi occhi.
Non poteva vederli in quel momento, ma li aveva visti tante volte nei mesi precedenti. Odiava trovare quel velo, quella malinconia che forse sarebbe giusto definire consapevolezza, nello sguardo di Angie e ancor di più odiava esserne la causa. Si sentiva uno stupido, si chiedeva come facesse a non approfittare della fortuna che gli era capitata. Quella ragazza, quella giovane donna, era entrata nella sua vita da un passaggio che nessuno sapeva esistesse, gli era stata mandata dal cielo. Se lo ripeteva sempre, eppure la faceva soffrire. Si sentiva inferiore a lei, non capiva cosa ci facesse al suo fianco, eppure non era in grado di tenercela, di renderla una donna felice, di farla la sua donna. "Una come lei ti capita una volta sola nella vita" si diceva, eppure aveva sprecato la sua unica opportunità.
Ma Angie, Angie, non era ora che ci dicessimo addio?
Forse, forse lo era. Forse aveva ragione. Se lo avesse ripetuto un numero sufficiente di volte, avrebbe anche potuto convincersi. Convincere se stesso e convincere anche lei, perché non pensasse di aver perso tutto, perché non provasse la stessa sfiducia che ormai si era impadronita di lui, perché andasse avanti con la sua vita, perché lo dimenticasse. Non meritava di sacrificare la propria realtà per uno che non era più nemmeno in grado di farla ridere davvero. Keith l'aveva lasciata andare con la speranza che per lei fosse più facile trovare qualcosa di meglio. Sapeva che per lui era impossibile, ma almeno per lei, lei che lo meritava, nei confronti della quale si sentiva colpevole per non essere riuscito ad essere lui quel di più che cercava.
Senza amore nelle nostre anime e senza soldi nei nostri cappotti.
Purtroppo, l'amore si era preso gioco di loro come avrebbe fatto con due ragazzini alla prima cotta. Li aveva tratti in inganno e li aveva lasciati ognuno per conto proprio a soffrire in solitudine. Nei primi tempi avevano perso il sonno, l'appetito, la voglia di vedere altre persone perché si bastavano, si riempivano, si saziavano l'uno dell'altra. Nell'ultimo periodo non dormivano, non mangiavano e non uscivano insieme per il semplice fatto che erano a disagio l'uno accanto all'altra. L'amore se n'era andato, ma aveva lasciato il suo segno indelebile, aveva marchiato a fuoco i loro cuori.
Non puoi dire che siamo soddisfatti.
O meglio, poteva dirlo. Avrebbe potuto, ma nessuno ci avrebbe creduto, lei per prima. Una verità così lampante non avrebbe potuto nasconderla neppure Angie, la più straordinaria delle donne, ogni tentativo sarebbe stato inutile e privo di significato. Le bugie si dicono se c'è qualcuno pronto ad ascoltarle e crederci, altrimenti non hanno ragione di esistere.
Ma Angie, ti amo ancora, piccola.
Di nuovo, dire il contrario sarebbe stato negare l'evidenza. Keith la amava, ma la fiamma del loro amore si era spenta. Era possibile? Sì, lo era. Il ragazzo si sentiva straziato dalla mancanza della donna che aveva amato, che amava e che probabilmente avrebbe amato per sempre. Quella donna, però, se n'era andata molto prima che i due si separassero. Anzi, si erano staccati proprio perché Keith non la trovava più nella sua compagna e lo stesso era accaduto a lei. Forse. Al giovane piaceva immaginare che, nonostante tutto, i motivi che li spingevano ad agire fossero gli stessi.
Ovunque guardi vedo i tuoi occhi.
Gli occhi di Angie lo avevano stregato da subito e quelli, almeno quelli, non se n'erano andati. Keith si voltava di scatto e li vedeva dietro una porta, sul volto di un passante, nascosti da un paio di occhiali da sole. Erano come dei flash, ricordi di vita passata che gli facevano visita e lo facevano sentire meglio, anche se per una manciata di secondi. Le iridi verdi, in quelle che lui chiamava visioni, erano sempre l'espressione di un sorriso, luminose e serene. Cullava quella memoria come la sua più preziosa, perché lo sapeva. Lo sapeva che, se anche avesse rivisto quello sguardo risplendere di felicità, non l'avrebbe mai più visto brillare per lui.
Non c'è una donna che si avvicini a te.
Nessuna, mai. Nessun'altra. Ciò che aveva avuto con Angie era tanto prezioso quanto irripetibile. Se anche avesse amato altre donne più tardi, e se lo augurava, sarebbe stato sempre diverso. Forse, dopotutto, la giovane era stata il suo primo vero amore. Quello che non si scorda mai.
Avanti piccola, asciugati gli occhi.
Angie avrebbe pianto. Keith lo sapeva, gli dispiaceva farle versare ancora altre lacrime, ma sarebbero state le ultime. Quello era il patto che aveva stretto con se stesso e lo avrebbe rispettato. Un'ultima, piccola sofferenza inflitta alla donna che amava per dirle cose che non poteva tacerle, indipendentemente da quanto lontani i rispettivi destini si svolgessero. Però subito dopo quell'ultimo, doloroso punto di contatto non le avrebbe più fatto male. Ecco perché si preoccupava di consolarla. Era il suo modo di incitarla a chiudere quel capitolo della sua vita e cominciarne uno nuovo.
Ma Angie, Angie, non è bello essere vivi?
Non era una grande consolazione, Keith lo sapeva, ma in quel momento era l'unica cosa positiva che gli venisse in mente. "Almeno non sono sotto terra" si diceva, quando l'elenco delle cose che non andavano bene nella sua vita invadeva la sua mente. Non serviva a molto, ma aveva imparato a farselo bastare. Se la sarebbe cavata anche quella volta; non sarebbe morto ancora.
Angie, Angie, non possono dire che non ci abbiamo provato.
Ce l'avevano messa tutta. Avevano fallito così come avevano tentato, con tutti loro stessi. Almeno ci avevano provato. La consapevolezza non li aiutava, non li sollevava dalle loro sofferenze, ma serviva. Era un promemoria per ricordarsi che avevano già avuto la loro chance, l'avevano sfruttata, ma non aveva funzionato. Era doloroso? Da morire, però non poteva essere altrimenti. Lo sapevano entrambi. A loro, una seconda opportunità non era concessa. Tutto ciò che potevano fare era andare avanti con le loro vite, rassegnati a trascorrerle distanti, ed era esattamente ciò che avrebbero fatto, o almeno tentato di fare. Se fosse andata male avrebbero sempre potuto dire: «Ci abbiamo provato».
  
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