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Autore: Eco_90    17/05/2015    0 recensioni
Seguito di "Mo anam cara" Storie di spiriti, amori perduti e sogni infranti poi ricostruiti.
Dal testo:
"Aveva del lavoro da fare, lavoro normale: era la segretaria di una dottoressa. Ormai era quella la sua vita, non c'era più spazio per le nottate insonni al freddo solo per convincere un paio di presenze a sloggiare. Già, non c'era più tempo per quelle cavolate."
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L’imponente villa di Thomas le sembrava più cupa del solito, una strana sensazione le gravava sullo stomaco. Sarebbe successo qualcosa di brutto per colpa sua, se lo sentiva.
Strinse i pugni per poi andare a suonare il campanello. Il vecchietto sempre sorridente le aprì la porta, facendola accomodare nel salotto col grande camino in pietra.
Fuori faceva freddo e il tempo era grigio, mentre dentro, grazie al fuoco accesso, l’aria sembrava più leggera e meno greve, nonostante i suoi piani.
-Io e Wynne resteremo qui.- disse perentorio il vecchietto.
Kelly perse il respiro a quell’affermazione, non poteva fargli rischiare la vita, non era il caso che gli succedesse qualcosa per una questione che neanche lo riguardava.
-Non se ne parla. Mi dispiace cacciarla da casa sua, ma è troppo pericoloso restare qui.-
Anche il suo tono denotava una certa determinazione, ma l’uomo sembrò ignorarla.
-Hai detto bene, questa è casa mia. In più la mia famiglia in un certo senso è implicata in tutta questa storia, non sono state poche le donazioni fatte da parte nostra a quell’uomo e alla sua causa. -
Era inutile parlare con quell’uomo e cercare di farlo ragionare, l’aveva capito subito, dal loro primo incontro: un uomo che non si arrende per la perdita del suo grande amore come può capitolare davanti alle richieste di una ragazzina con manie suicide involontarie? Scosse la testa, senza sapere cosa dire, rivolgendo uno sguardo implorante verso la presenza che non lasciava mai il fianco dell’uomo. Il sorriso che ricevette in risposta la incoraggiò abbastanza da farle addentare uno dei piccoli biscottini che la cameriera aveva portato assieme al tè.
***
Era quasi ora, le cinque sarebbero scoccate a momenti e qualcuno avrebbe bussato alla grande porta d’ingresso. Il suo piede batteva ritmicamente sul pavimento, producendo un lieve ticchettio sulla superficie di marmo. Le dita avevano preso a tamburellare da sole sulle sue labbra, mentre lei come un mantra ripeteva tutto quello che avrebbe dovuto dire, o fare. Questa volta, anche volendo, Shannon non avrebbe potuto salvarla.
Una mano calda si poggiò sulla sua spalla, non era quella di un fantasma, lo sapeva. Thomas dietro di lei stava cercando di trasmetterle un po’ di serenità, anche se con scarsi risultati.
-Ho avvisato il commissario di polizia, è un mio vecchio amico, sa che potrebbe dover intervenire da un momento all’altro. Ho fatto in modo che le telecamere nascoste fossero collegate anche con la stazione di polizia.-
Qualcosa di freddo sciolse la sua morsa dal cuore della ragazza, ora era sicuramente più tranquilla.
Fecero preparare del tè dalla cameriera, nell’attesa debilitante del momento tanto temuto. Sarebbe stato l’ultimo attimo di pace prima della tempesta che sicuramente si sarebbe abbattuta su di loro.
Bussarono alla porta cinque minuti dopo le cinque. Tre uomini fecero il loro ingresso nella grande villa e con loro entrarono anche quattro fantasmi. Quando vide i loro visi preoccupati, le venne spontaneo sorridere per tranquillizzarli. Robert, Jack, suo nonno e la signora Evans erano venuti per proteggerla, cosa che non le dispiacque in quel momento. Tutti i presenti si accomodarono, chi attorno al tavolo, chi sulle poltrone del salotto. Nessuno sembrava intenzionato a voler parlare, c’era solo un susseguirsi di sguardi indagatori, ognuno dei presenti cercava un minimo segno di cedimento nei visi degli altri.
-Perché mi hai fatto venire qui Thomas?- l’uomo che aveva parlato era un signore sulla sessantina, con grandi occhi marroni e capelli brizzolati. Indossava un elegante vestito nero gessato, sprizzando superiorità da ogni poro Il. suo nome era Keeran O’Malley, un tempo Sindaco del paese in cui viveva Kelly, leader di una delle compagnie elettriche più grandi in tutta l’Irlanda e uomo molto influente nella sfera politica. Aveva un’aria conosciuta, sembrava ricordarle qualcuno che però, per qualche strana ragione, sfuggiva viscidamente alla sua memoria.
Gli altri due ai suoi lati erano le sue guardie del corpo, incarnavano il perfetto stereotipo del bodyguard: due uomini grandi come armadi, vestiti di nero e senza l’ombra di un capello, o di sopracciglia.
Fissavano Kelly e Thomas con fare minaccioso, anche se non accennavano a voler attaccare o offendere nessuno in alcun modo.
-Sono giunte alle mie orecchie delle voci strane, mio caro. - rispose il signor O’Neill.
-Credo che allora dovremmo parlarne in privato, perché questa ragazza è qui? Non sapevo che avessi una nipote.-
Thomas lanciò un’occhiata dolce alla ragazza accanto a lui, sorridendole.
–Non è mia nipote. È una ragazza che mi ha chiesto aiuto dopo aver scoperto delle cose su di te.- Sembrava che niente potesse turbare quel vecchietto, parlava al suo ospite senza curarsi di tenere i toni bassi e di trattarlo con rispetto. Il signor O’Malley dal canto suo cercava di non notare quel suo comportamento così poco rispettoso nei suoi confronti, come se stesse tentando di fare un favore al povero vecchietto.
-E di grazia, che cosa ha scoperto questa signorina così poco propensa a farsi gli affari suoi?- L’aveva fulminata con lo sguardo, tentando di intimorirla. In quel momento Thomas le poggiò piano una mano sulla sua e i suoi fantasmi si accostarono a lei. La sensazione di essere circondata da angeli custodi le rendeva quel momento più sopportabile. Quell’uomo, comunque, non le faceva paura… le sue guardie del corpo sì, ma lui era solo un essere insignificante dotato di troppo potere. Gli lanciò lo stesso sguardo che lui le aveva riservato, cercando di parlare con un tono il più possibile tagliente.
 –Vede, me l’hanno detto in molti ma questo non mi ha mai fermato. – giunse le mani, sfregandole leggermente, tentando di far capire all’uomo davanti a sé che sicuramente non era lui a condurre i giochi.
-Sa, da quando sono andata ad abitare in Killadysert ho iniziato il mio lavoro da cacciatrice di fantasmi.- non poté continuare perché una risata sguaiata uscì dalle labbra dell’uomo davanti a lei.
 –Ma chi mi hai portato Thomas? Questa qui è una pazza invasata che crede di vedere i fantasmi, se mi hai chiamato per questo, allora posso pure andarmene. -
Stava per alzarsi quando Wynne catapultandosi dietro di lui lo spinse in malo modo sulla sedia, per non farlo andare via. L’uomo diviso tra lo spavento e il fastidio si guardò attorno, tentando di individuare il colpevole. Cosa che fecero anche le sue guardie, risultando solo ridicoli agli occhi del padrone di casa e di Kelly.
-Che fine ha fatto il marito della signora Fitzpatrick?- chiese allora la ragazza, riportando l’attenzione su di se.
-Tu piccola sciocca, che ne sai di quella storia?-
-Allora è vero che c’è una storia da sapere.- disse con fervore. Gli occhi dell’uomo erano fiammeggianti, ma Kelly cercò di non farci caso, non poteva farsi intimorire da lui.
-La signora Fitzpatrick non era molto felice del trattamento riservato al figlio, così è venuta a lamentarsi. Diciamo che indagando qua e là ho scoperto pagamenti strani, viaggi dall’altra parte del mondo e insabbiamenti da varie cariche del paese. Le dice nulla?-
L’uomo, allibito, tentò più volte di parlare, senza riuscirci.
-Thomas questo è inaccettabile, non puoi farmi trattare così da questa ragazzina.- Sembrava che l’uomo che era entrato in casa, quello altezzoso e sicuro di se fosse sparito, lasciandone uno in preda al panico, intento ad arrampicarsi sugli specchi, andando a peggiorare la sua già grave situazione.
-Keeran, perché non la smetti di fare lo sciocco e inizi a parlare?- per quanto la voce del signor O’Neill sembrasse calma, ascoltandola attentamente si poteva sentire una punta di veleno farsi spazio nel suo tono altrimenti sereno.
-Io non devo dire niente a nessuno di voi. E ora me ne vado. - tentò nuovamente di alzarsi, e nuovamente Wynne fece poggiare il suo sedere pomposo sulla sedia.
-Ma che diavolo di stregoneria è questa? Lasciatemi andare o giuro che ve ne faccio pentire. –
A  quelle parole Kelly sentì scivolare via qualche anno della sua giovane vita. Scosse con vigore la testa e poi riprese, ormai era quasi fatta, tirarsi indietro sarebbe stato da codardi.
-Vede, prima di uccidersi, la signora Fitzpatrick aveva messo insieme parecchie prove che incastravano lei e suo figlio per ciò che avevate fatto. Le prove però sono state nascoste dal marito, che voi avete pensato di pagare profumatamente per non farlo parlare. Per questo la signora Fitzpatrick si è uccisa, non è vero?-
L’uomo si rinchiuse in un mutismo ostinato, così lei continuò con la sua arringa.
-Il marito di quella povera donna era uno dei vostri più fedeli galoppini, quando gli avete proposto un’isola privata nel mare dei caraibi e un vitalizio abbastanza alto, lui non ci ha pensato due volte ad accettare. Di sicuro non poteva mandare in galera lei o suo figlio; ormai il danno era fatto e quindi tanto valeva accettarne le conseguenze e andare avanti, con o senza sua moglie. Mi sbaglio?- aveva alzato il tono della voce, gesticolando con enfasi a ogni parola che usciva dalla sua bocca. L’alzarsi in piedi e sbattere le mani sul tavolo era stato solo un effetto dell’adrenalina che le scorreva veloce in corpo, le era sembrato un gesto tanto teatrale quanto d’effetto.
Ora tutti avevano gli occhi puntati su di lei, ma nessuno ancora osava parlare.
-Suo figlio ha investito il piccolo dopo che l’aveva visto vendere della droga a dei ragazzi minorenni nel parcheggio all’aperto. Non gli ha lasciato scampo, è entrato in macchina e l’ha seguito fino allo sfinimento, fino a che il bimbo non è più potuto scappare. Non ha avuto ripensamenti, e lei l’ha coperto, lei e parecchie altre cariche del paese... come ad esempio il prete!- Kelly fece una pausa, qualcosa in ciò che aveva detto l’aveva colpita più del dovuto. Era stata una stupida a non pensarci prima. –Padre Joel O’Malley…- puntò i suoi occhi in quelli dell’ex sindaco. -Il prete è suo fratello!- Ecco perché quel vecchio davanti a lei sembrava ricordargli qualcuno di spiacevole, gli ricordava quel prete maledetto. Quel viscido l’aveva aiutata a portare all’aria tutto quello schifo solo per potersi pulire la coscienza, ora sentiva di odiarlo ancora di più. Aveva provato a riaprire la bocca, ma la voce le si era spezzata in gola al solo pensiero di quel povero bambino, ma tentò di riprendersi, adesso stava bene, era felice con sua madre, questo bastava. -Ovviamente nessuno avrebbe fatto entrare in parlamento uno spacciatore, bisognava porre rimedio a quel piccolo contrattempo. Chissà cosa accadrà quando i politici e gli elettori lo verranno a sapere, ormai suo figlio ha una bella carriera alle spalle. Sarà un peccato doverla terminare in un modo così poco dignitoso. -
Qualcosa in quel momento scattò negli occhi dell’uomo, Kelly poté vedere distintamente quel guizzo di consapevolezza e cattiveria farsi strada dentro Keeran. Ormai conosceva bene quel tipo di sguardo e aveva imparato a temerlo.
L’uomo si sporse verso la guardia del corpo alla sua sinistra estraendo velocemente la pistola dalla sua fondina. La ragazza rimase impietrita, senza sapere cosa fare né come reagire. – Hai parlato troppo. - il sibilo che uscì dalle labbra dell’uomo le fece gelare ulteriormente il sangue. Aveva talmente paura che non riusciva neanche a respirare, anche il signor Thomas sembrava spiazzato e impaurito dall’evoluzione degli eventi, non avrebbe mai pensato che una persona come quel suo vecchio amico si sarebbe potuto macchiare di così tanti peccati.
-Keeran, ragiona non puoi ucciderci. Sai che faranno domande, inchieste e comunque la verità salterà fuori. - lo sforzo del vecchio di farlo ragionare si rivelò inutile. L’uomo ormai sembrava un invasato, probabilmente non sapeva neanche lui cosa stava facendo e questo lo rendeva mille volte più pericoloso.
Teneva gli occhi e la pistola puntati su Kelly, la mano tremava un pochino, ma non tanto da fargli sbagliare mira.
In quell’attimo la ragazza vide la sua fine a rallentatore. L’uomo stava per premere il grilletto e lei non reggendo al terrore chiuse gli occhi, proprio come aveva fatto nel parcheggio all’aperto.
Si udì un grido improvviso dall’ingresso e poi uno sparo.
Passarono attimi interminabili in cui Kelly, sbalzata a terra, pensò di essere morta; ma quando aprì gli occhi, qualcosa di peggiore le comparve davanti.
Billy tenuto fermo dalle due guardie del corpo con la pistola puntata alla testa tentava inutilmente di liberarsi dalla loro stretta, e il signor Thomas riverso a terra, accanto a lei, con la mano poggiata sul suo braccio. Era immobile, e pieno di sangue. Tutto sembrò perdere velocità, ogni cosa intorno a lei era rallentata, lei stessa sentiva di muoversi e reagire più lentamente di quanto avrebbe dovuto. - Noo. - il grido straziante che lasciò le sue labbra fece tremare ogni persona presente in quella stanza, lasciandola vuota e con la gola in fiamme.
Subito la ragazza si catapultò sul corpo del vecchio, che respirava a fatica. Un sorriso dipingeva il suo volto sereno e felice. –La vedo sai? Vedo la mia Wynne.-
Kelly piangeva e tremava, cercando di tamponare la ferita al petto, senza però riuscirci. Non poteva essere vero, non era giusto. Quell’uomo non meritava di morire, non così, non per colpa sua. Era la seconda persona a perdere la vita per un suo sbaglio e il solo pensiero la lacerava fin nel profondo. –La prego signor Thomas resti con me, non mi lasci qui. La prego.- parlare era difficile, respirare era difficile, anche solo tenerlo stretto al suo corpo lo era. Rivolse il suo sguardo pieno d’odio verso Keeran che ora pareva sperduto.
-Io non volevo colpire lui. Io volevo colpire te, ma questo ragazzo… È colpa sua. - disse voltandosi nuovamente verso Billy, che intanto aveva lo sguardo fisso sulla ragazza. Come sempre in quelle situazioni a lui non sembrava interessare di morire, bastava solo che lei fosse al sicuro; e come al solito veniva incolpato da un pazzo solo perché tentava di salvarle la vita.
-La smetta, è colpa sua. Lei è un mostro.- le grida strazianti della ragazza furono udite anche da fuori. Gli agenti già allarmati dallo sparo, fecero irruzione subito prima che quell’uomo potesse fare del male anche a Billy.
-Chiamate un’ambulanza, per favore.-
 Kelly piangeva senza sosta, gli occhi ormai gonfi e rossi, così come le sue guance. Era completamente coperta dal sangue del vecchio che si stava spengendo piano tra le sue braccia, senza un briciolo di paura o rimpianto. Billy, sciolto dalla stretta delle due guardie del corpo, corse da lei, abbracciandola forte, mentre l’uomo che teneva stretto a se perdeva velocemente colorito e calore.
-Kelly cara, sei una ragazza forte. Non piangere per me, sai che non vedevo l’ora di riabbracciare il mio amore. La mia morte non è un peccato, è solo la liberazione da una vita senza ciò che la rendeva degna di essere vissuta. -
Il vecchio alzò lentamente il braccio, carezzandole piano il viso bagnato. La ragazza strinse la sua mano in quella dell’uomo, iniziando a scuotere la testa con vigore.
-No, no, no. Non è giusto. La prego non mi lasci, resti con me. Per favore, non voglio perderla. Per favore resti con me.-
La corsa in ambulanza si rivelò totalmente inutile. L’uomo perse la vita a pochi metri dall’entrata dell’ospedale.
Non c’era nessuno da avvertire, perché non aveva parenti in vita, solo qualche conoscente, che sarebbe stato avvisato in seguito. Era una persona sola, chissà come faceva a essere sempre così gioviale e gentile…
Kelly pianse per tutto il giorno rannicchiata vicino alla pozza di sangue scura, che macchiava il grande tappeto rosso a ricami blu che si trovava nel salotto della grande villa. Billy la cullava dolcemente tra le sue braccia, stringendola più forte tutte le volte in cui la sentiva tremare.
Non le importava dei poliziotti che le sciamavano intorno, non le importava dei rilievi o delle testimonianze da fare, lei voleva solo piangere.
Wynne era andata via, anche lei sorridendo. Aveva detto a Kelly che doveva stare vicina al suo uomo in quel momento così doloroso e lei l’aveva salutata, ma senza riuscire a guardarla negli occhi.
I suoi fantasmi l’avevano lasciata sola, c’era Billy con lei, la sua presenza bastava a farli stare tranquilli.
  
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