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Autore: Reiko88    03/01/2009    0 recensioni
Mi accingo a raccontarvi un'altra storia, tra narrazione e poesia, lo faccio spesso, vagando da città a città, per portare un po’ di fantasia, per ricavarne qualche moneta d’oro, è il mio lavoro, una cantastorie, e vago e vago, narrando.
Genere: Malinconico, Dark, Poesia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Favole


Favola 1:
La storia di un Re

 

Mi accingo a raccontarvi un'altra storia,
tra narrazione e poesia,
lo faccio spesso, vagando da città a città,
per portare un po’ di fantasia,
per vedere lo sguardo su di me,
per ricavarne qualche moneta d’oro,
è il mio lavoro,
una cantastorie,
e vago e vago,
narrando.

Mi siedo lasciando la lunghe veste cadere al suolo,
e con un sorriso mesto, poso lo sguardo sul giovane pubblico,
dei bambini,
nei loro occhi posso vedere chi ha ancora un sogno,
e guardando il cielo,
decido che parole intonare.

Immagino le mie poesie, come melodiche canzoni.

“ Storie di cavalieri e belle principesse, sono la mia specialità,
tuttavia, in questa fredda e bianca giornata,
vi racconterò dell’altro,
ma nelle mie storie,
ricordate, c’è sempre amore”

Prendendo respiro,
rammentando solo ciò che posso vedere io,
inizio l’ennesima favola,
l’ennesima fandonia.

“ C’era una volta un demone,
il più bello e il più maestoso tra tutti,
e fu il primo ad invidiare,
e fu il primo, la cui parola , sogno ,venne concessa,
ma divenne ambizione,
perdendo sé stesso, fu la rovina,
era nato nella luce,
ma eclissò nelle tenebre,
ed ebbe un suo regno, diventandone il Re.

Ma tutti i Re sono un po’ tristi,
circondati dalla loro ingordigia ,
rimangono ciechi.
Ma non voglio narrarvi della sua tristezza,
ma del suo amore.

Dopo secoli e secoli,
richiamato da una preghiera,
discese sul nostro suolo,
e un nuovo ciclo della sua vita infinita visse.

Avendo l’eternità, si può amare numerose volte,
disse qualcuno, di cui non ricordo il nome.

Del suo sorriso si innamorò,
e tutto ciò che lui non possedeva più,
l’aveva lui,
gentilezza e bontà,
non credeva esistessero più,
del suo opposto, si innamorò,
e il suo sorriso arrogante, mutò,
in uno, lieve ma vero,
accanto, ad un essere umano.

Chi vacilla di odio e di rabbia,
aspetta solo di essere compreso,
da qualcuno che non abbia sentenze da pronunciare,
e quell’umano lo fece,
non lo giudicò,
lo accettò per com’era, non per come lo descrivevano,
né aveva paura,
ma del suo opposto si innamorò.

Comprese e capì,
che a volte, chi ostenta sicurezza,
è solo un debole.

Passarono i giorni, i mesi e gli anni,
l’uno accanto all’altro,
fin quando il dolce umano morì,
sotto ai suoi occhi,
la tragedia si consumò,
e il Re, soffrì immensamente,
mentre il ghiaccio dei suoi occhi,
si sciolse sul suo volto.

Ebbe tre grandi amori, lui fu uno di questi,
un semplice, umano, creatura di Dio.

Ritornò nel suo regno,
finita la sua ennesima tragedia,
si circondò di rabbia e dolore,
ciò che però va raccontato,
non è la sua fine, che mai ci sarà,
ma l’epilogo dell’amato.

Sulla sua tomba, tutt’oggi,
pensano ci sia una maledizione,
accanto ai cigli a lui portati,
le soffici piume nere di un corvo,
accostano,
come volerli fare compagnia,
contrastando con la purezza,
del fiore che sulla lapide vi è stato posato.

Dicono sia un corvo,
che gli fa visita, ogni qualvolta che lui lo voglia,
“ è una lapide maledetta,
le piume vi ritornano sempre,
e mai, nelle notti di pioggia si bagna,
e mai, nelle notti di neve viene seppellita,
rimane intatta, tra soffici piume nere.”

è il ritornello di questa strana storia,
di poche parole,
di amori opposti,
finiti in una triste tragedia,

“ è una lapide maledetta,
le piume vi ritornano sempre,
e mai, nelle notti di pioggia si bagna,
e mai, nelle notti di neve viene seppellita,
rimane intatta, tra soffici piume nere.”

L’amore, è per sempre “


è finita anche questa fiaba,
e mi alzo dal suolo,
per andare in una altra città,
per poter fare di una sciocchezza un dramma,
per poter provare qualcosa, per farne una storia,
ed è così facile, immaginare.

Ritiro la ricompensa, di quattro monete d’oro,
copro il mio corpo, con un mantello,
pronta ad andare,
lasciando le mie impronte su questa neve,
ma con una lieve stretta vengo fermata.

“ Le sue storie, parlano sempre d’amore,
l’uomo che gli è accanto l’amerà davvero tanto”
Sorrido e mi chino alla sua altezza
“ Questa è un'altra storia, so parlare di amore, ma non so provarlo “
rispondo mestamente.
“ Narro di opposti, ma cerco qualcuno simile a me per potermi innamorare di me stessa”
Ad ogni artista la sua maledizione, il suo dolore, il mio è questo,
mi alzo pesantemente, salutando il piccolo spettatore,
andando via da lì,
in cerca di altra ispirazione.

Vago ,
tra la bufera,
sospesa tra vita e morte,
pensando a cosa di nuovo posso raccontare,
sentendo, il rumore del vento, come se fosse una canzone,
per la mia prossima melodia.

Ma prima, in un luogo voglio passare,
un ultimo sorriso, si dipinge sul mio volto, e copro il nero corvo sopra alla fredda lapida,
con un nero ombrello,
riparandolo,
dalla fredda neve che vi si posa su di lui,
“ Non disperare”
prego con lui,
infine, finita la bufera,
torno a vagare,
cercando,
cercando.

  
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