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Autore: Arwen297    17/05/2015    0 recensioni
Una ragazza dell'alta società alle prese con un ambiente soffocante e di cui non si sente parte. Un ragazzo come tanti che per guadagnarsi da vivere corre in corse clandestine e non.
Cosa riserverà loro il destino? Niente...o forse tutto.
Presente coppia Seiya/Michiru
Avevo iniziato a pubblicare questa storia tempo fa, sotto altro titolo. Ora l'ho ripresa in mano, modificato alcuni capitoli nel loro contenuto e ne ho uniti altri.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri, Crack Pairing | Personaggi: Haruka/Heles, Mamoru/Marzio, Michiru/Milena, Seiya, Usagi/Bunny | Coppie: Haruka/Michiru, Mamoru/Usagi
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
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Capitolo 10: Mare sotto le stelle


Aveva scelto di portarla in un posto poco fuori Kyoto, in quel momento la sua auto sfrecciava veloce sulla corsia dell'autostrada. In quel modo avrebbero fatto prima ad arrivare a destinazione senza dover fermarsi a ogni semaforo rosso che incontravano sulla via. Conosceva una spiaggia con qualche scoglio un po nascosta dove aveva passato alcuni dei momenti più felici della sua infanzia, e portare li Michiru, lo considerava come di buon auspicio per quello che poteva a tutti gli effetti considerare un loro primo appuntamento. Per le altre persone poteva essere sciocca la sua superstizione, ma iniziare qualcosa in un posto dove si era trovato bene in passato lo faceva sentire bene. E quindi mentre si recava a prenderla non aveva avuto dubbi su quale spiaggia scegliere.

Sebbene nell'abitacolo c'era silenzio da un po, aveva beccato la violinista a guardarlo di sottecchi già tre volte, e quel comportamento unito allo sguardo che gli aveva rivolto poco prima quando si era accostato in macchina lo facevan ben sperare. Forse anche troppo visto che, a conti fatti, della vita privata della musicista non sapeva un granché poiché ancora niente era stato dato in pasto ai giornali. Per quanto ne poteva sapere ella avrebbe potuto avere un fidanzato, o comunque essere promessa sposa contro il suo volere a qualcuno scelto senza nemmeno interpellarla dai suoi genitori. Al solo pensiero gli si attorcigliarono le viscere, al solo pensare che lei potesse andare a letto con altre persone un moto di rabbia gli montava in corpo.
"Come hai passato il resto della giornata?" Le chiese.
"Niente di particolare...sono tornata a casa per cena, poi mangiato e il resto lo sai" gli rispose "te invece?Non dovevi portare la macchina dal meccanico? Già messa a posto?" Si sentì domandare.
"La macchina in questione non era affatto questa, vedi Miss Kaioh, stai parlando con il miglior pilota di tutti i tempi, e anche con il ragazzo più figo..modestamente, dimmi se è poco" rispose lui con tono orgoglioso, suscitando un'altra risata in lei " Miss Kaioh, così mi sta offendendo" mormorò facendosi scappare un sorriso quasi impercettibile nel buio.
"Lo hai fatto di nuovo, ti sei tutto gonfiato mentre parlavi" disse lei divertita " sei assurdo sei una delle poche persone che si comporta così che io conosca"
"No Michiru, io non sono una delle tante persone che tu conosca, io sono l'unica che si comporta così" la riprese scherzosamente lui, mentre accendeva la freccia all'uscita dell'autostrada che gli era più comoda per raggiungere la spiaggia.
"Agli ordini capitano" esclamò la ragazza cercando di trattenere un barlume di risata " Ma dunque cosa dovevi fare alla macchina? E che tipo di macchina è l'altra?" chiese incuriosita da quel mondo che le era totalmente ignaro.

"Una macchina da corsa, non ti sto a dire il modello perché sicuramente tra cinque minuti te lo scorderai come la maggioranza delle ragazze. La sto iniziando a modificare e preparare per la prossima stagione, e nel frattempo la tengo sempre in perfetta forma caso mai piomba dal cielo qualche gara in più" le rispose.

"Ah ho capito, cioè non molto perché mi stai parlando arabo ma posso immaginare ciò che mi stai dicendo..più o meno" mormorò la musicista.

"Non ti preoccupare, se vorrai ti insegnerò un sacco di cose" furono le parole di lui.

"Volentieri, sai io a parte la musica, l'arte e le materie che ho da fare a scuola non è che conosca molto gli altri campi..specie se poi non sono campi femminili"

"Nessun problema Miss Kaioh" sorrise lui.


Sentirsi chiamare da lui in quel modo a cui purtroppo era abituata le fece dipingere in volto un sorriso. Solo per il fatto che lo aveva pronunciato lui le sembrava diverso, dolce e affettuoso. Non il solito appellativo di circostanza freddo e intriso di una rispettosa ipocrisia. Non nascose a se stessa che le era piaciuto. Volse la sua attenzione al mare che sotto di loro rifletteva i raggi lunari spezzandoli in una miriade di scaglie luminose per andare a riflettere quella che era una luna piena.

Il rumore di un ghiaietto smosso dalle ruote della macchina raggiunse improvviso le sue orecchie interrompendo il quieto ronzio delle ruote che rollavano sull'asfalto, mentre gli alberi della costa sostituirono con i loro tronchi la nera massa d'acqua che da sempre la attraeva come una calamita. Era inutile: per quanto si sforzasse, non sapeva resistere all'attrazione che l'oceano esercitava su di lei, sulla sua emotività e sopratutto sul suo umore. Era capace di sentirsi nervosa se non addirittura arrabbiata nel sentirlo agitato, e tranquilla e pacata se lui stesso era una tavola piatta. O ancora le era capitato che si era tranquillizzata sentendolo cantare sulla battigia al di la della strada davanti a casa sua. Amava per questo la sera, momento in cui la passeggiata a mare era meno popolata e riusciva così a captarne il magnifico suono, naturale e maestoso. Rassicurante nella sua ciclicità.
"Non vorrei disturbarti ma direi che siamo arrivati a destinazione" la voce di Haruka le arrivò alle orecchie provocandole una strana morsa a livello dello stomaco. Le labbra e la bocca le si seccarono improvvisamente, dandole delle sensazioni che non aveva mai provato prima. Con nessun altro. Nemmeno con Seiya per quanto lui si sforzasse di essere carino nei suoi confronti. Il biondo invece era riuscito a provocarle quelle reazioni solo parlandole, e il suono prodotto dalle corde vocali di lui alle sue orecchie parve come la più sensuale e vellutata melodia mai sentita.
" Nessun disturbo, è solo che io quando vedo il mare mi incanto letteralmente, mi ipnotizza lo amo" esclamò lei, prima di aprire lo sportello. Decise di lasciare la borsa in macchina in modo da non essere interrotta da chiamate sul cellulare da parte dei suoi, non voleva affatto che le fosse rovinata anche quella serata. Eppoi non voleva nemmeno pensare al comportamento scorretto di Seiya che le aveva promesso un messaggio appena fosse arrivato a destinazione, cosa che si era puntualmente dimenticato di fare. O meglio aveva deciso, secondo lei, deliberatamente di non mandarglielo. Forse per farla pendere dalle sue labbra. Ma non era così, con lei aveva proprio sbagliato persona, era troppo abituata ai suoi genitori per pendere dalle labbra di un colleziona ragazze.
"Qualcosa non va?" La voce di lui giunse a insinuarsi dolcemente nei suoi pensieri.
"No tranquillo, dove dobbiamo andare per scendere in spiaggia?" Chiese lei cercando di dissimulare la tristezza che l'aveva assalita.
Non fare la stupida, pensa a questa bellissima serata e lascia fuori dalla testa tutto ciò che non la riguarda. Si disse da sola in un tentativo non troppo convincente.
"Di qua vieni, ma poi quando siamo giù ti conviene toglierti le scarpe, non mi sembrano molto adatte a camminare nella sabbia Miss Kaioh" mormorò indicandole una scala coi gradini in cemento e la ringhiera in ferro battuto che si infilava tra gli aberi. Decise di farsi fare strada dal ragazzo per poi seguirlo subito dopo.
Al contrario di quanto si aspettava, la discesa non durò molto, ad occhio e croce giusto cinque minuti. Appena arrivata sulla sabbia sentì il piede sprofondare, fino all'attaccatura del tacco. Le sfuggì un sospiro esasperato, senza nemmeno volerlo. Doveva trovare un posto a cui attaccarsi, e la ringhiera della strada era troppo lontana per adempiere al lavoro per cui era nata. Gli ultimi gradini probabilmente per la poca manutenzione non avevano nulla a cui appoggiarsi.
"Appoggiati pure" le disse lui "Così riesci a toglierti i sandali con più facilità" le disse prontamente Haruka.
"Grazie mille" rispose la violinista, appoggiandosi con una mano al braccio sinistro del biondo. Impiegò pochi instanti per ritrovarsi a piedi nudi sulla sabbia. Al tatto ancora tiepida, anche intrisa dall'umidità della notte. Adorava da sempre camminare sulla spiaggia a piedi nudi, e sentire i granelli di sabbia tra le dita. Era una delle tantissime cose che la rilassavano e che non poteva svolgere spesso. E svolte di notte erano ancora più efficaci. "Ma cosa fai?Mi leggi nel pensiero? Avevo giusto pensato al fatto che mi sarebbe servito un appoggio" esclamò lei.


"Può darsi Michiru, può darsi" disse, sorridendole. In realtà si era offerto solamente nella speranza di avere in questo modo una scusa innocente per avere un contatto con lei. Elemento che tranne lo scontro di quel pomeriggio era venuto a mancare.
Al solo essere sfiorato dalla ragazza aveva provato dei brividi lungo la schiena che erano di un'intensità ben oltre a quella a cui era abituato. Il cuore aveva di nuovo accelerato il battito. Mentre la osservava dall'alto in basso, mentre lei era intenta a sganciarsi il cinturino della seconda scarpa. Nonostante la difficile posizione, l'eleganza che la contraddistingueva non era ancora venuta meno.

E a pensare che alcune ragazze sono degli autentici bufali.
"Vieni ti faccio strada" le disse, mentre le porgeva la mano, convinto che lei si rifiutasse categoricamente, cosa che non avvenne. Provocando in lui un secondo brivido seguito da una sensazione di completezza che non sentiva più da ormai tantissimo tempo. Le loro mani strano ma vero si incastravano perfettamente, come gli ingranaggi di una macchina pronta a mettersi in moto al comando della persona che la utilizzava.
Il posto che aveva in mente non era molto lontano dalla scaletta e impiegarono davvero poco tempo a raggiungerlo, la spiaggia era illuminata solamente dal tenue bagliore dei raggi lunari. In quell'atmosfera un po ovattata e quasi magica la creatura che lo seguiva a ruota sembrava avere la pelle ancora più bianca, quasi diafana. Il pensiero lo condusse ai racconti mitologici che vedevano protagoniste le muse della musica, e le ninfee del mare. La violinista assomigliava proprio a quelle strane creature che da sempre lo avevano affascinato.
"Eccoci arrivati" mormorò appena raggiunse uno scoglio grande abbastanza per due. " Se vuoi sederti fai pure, ma occhio però perché essendo nero a volte sporca i vestiti" aggiunse. Aveva letto che alcuni di quegli scogli erano di origini vulcaniche, per quello avevano un colore corvino.
" Oppure se vuoi sederti sulle mie gambe per me non c'è nessun problema" in realtà le sue labbra pronunciarono quella frase senza nemmeno dargli modo di riflettere. Il nervosismo si impadronì di lui un secondo dopo, per la paura che lei si arrabbiasse per una richiesta tanto sfacciata.

Sei un genio, ecco un modo per convincerla che sei un maniaco sessuale. La vocina ai lati della sua coscienza era tornata a fargli visita, e lui la odiò immensamente.

"Non vorrei essere troppo pesante in realtà" mormorò lei in risposta, e nonostante la tenue luce notturna poté vederla arrossire per l'imbarazzo. E' ancora più bella con le guance rosse. Si ritrovò a pensare.

"Figurati se sei troppo pesante non sei mica obesa, anzi..." Anzi hai un culo da favola, un fisico perfetto e non sei nemmeno messa tanto male come balcone. Terminò saggiamente il suo pensiero solamente in testa. Con la paura di farla arrabbiare.

"Grazie" le rispose lei, mettendosi comoda sulle sue gambe, esattamente perpendicolare a lui, in modo che si potessero guardare in viso mentre si parlavano.


Non appena si fu seduta, lui le appoggiò non curante la mano su una gamba poco sopra il ginocchio, provocandole un aumento del battito del respiro e una strana sensazione al basso ventre. Sebbene la trovò molto piacevole, il suo respiro si alterò lievemente, e sperò anche in modo non visibile al biondo. Non voleva palesare la marea di emozioni che stava vivendo con un semplice tocco, si sentiva estremamente vulnerabile nei confronti di lui. Non le era mai capitato di tremare per una cosa così semplice. Con Seiya non era la stessa cosa.

Michiru ma perché continui a pensare sempre a lui? Si riprese da sola. Abbassando lo sguardo imbarazzata, a guardare la mano. Era perfetta anche quella, era tutto meravigliosamente perfetto. Aveva una mano affusolata dalle lunghe dita. Una mano da..

"Suoni per caso il pianoforte?" chiese. Anche se era sicurissima di ciò che stava affermando, la sua mano parlava per lui anche se le unghie erano un po' troppo lunghe per un pianista che suonava regolarmente. Alla mente le tornarono le lezioni di pianoforte che aveva seguito come complemento dei suoi studi in violino, e ricordava anche bene la difficoltà causatole dalle sue unghie lunghe nello schiacciare i tasti, unghie che però con le corde del suo amato violino le facilitavano le esecuzioni.

"Suonavo... un bel pò di tempo fa... ma ormai non suono più da molto non saprei nemmeno dirti se ne sarei ancora capace" le fu impossibile non notare il velo di malinconia e tristezza che si dipinse sul volto di lui. Improvvisamente si sentì in colpa per aver causato quel cambiamento di umore così repentino. Anche se non ne capiva il motivo, e le sembrava esagerato pensare che fosse imputabile al fatto che non suonasse più. In fondo trovare qualcuno con un pianoforte in casa per poterlo suonare ogni tanto non era difficile.

O forse non lo era solamente per lei, e per le persone normali era tutto il contrario. Tante cose le erano facili solamente perché era membro della sua famiglia, tante cose le erano concesse anche se al più erano vietate sempre per lo stesso motivo. E il doppio lo erano vietate a lei per gli ambienti che frequentava.

"Mi dispiace Haruka, non volevo farti intristire così tanto" mormorò mortificata, voltandosi a guardare il mare. Era stata una stupida a permettersi di fargli una domanda così tanto intima, alla fine non si conoscevano che da meno di un giorno.

"Non è colpa tua, sono solo ricordi... e tu non potevi sapere che non suonavo più" le rispose.

" Si però beh mi sono permessa di indagare in cose che non mi riguardano, mi sento una ficcanaso" rispose lei tornando a specchiarsi nei suoi occhi verdi. Colore che era ancora più cupo e intenso nella luce notturna. Sentì il battito aumentarle nuovamente, insieme a nuovi brividi che la percorsero tutta senza darle la possibilità di opporsi.

"Non ho mai pensato che tu lo fossi, dovresti stare più serena, senza preoccuparti troppo per ogni minima cosa...non ti godi la vita così" le rispose lui.

"Hai ragione ... ma sono troppo abituata a farmi tanti problemi...sai nel mio mondo quello che conta è l'etichetta....e credimi non è facile..non lo è per niente" mormorò tristemente lei "Vivo in un mondo dove è l'apparenza a contare, la perfezione in ogni minimo gesto, in ogni minima esibizione, persino a casa devo stare attenta a questo e quello quando ci sono i miei genitori. È come se io fossi sempre sotto esame...e quando non sono così controllata è strano ma è come se io avessi paura di fare qualsiasi cosa. Come se tutte queste regole, tutto questo bonton in cui mi hanno cresciuta sia talmente intrinseco alla mia persona che quando vengono a mancare creano in me la paura di sbagliare e di non essere all'altezza" tirò un sospiro.

Che cosa ti è preso Michiru. Ora ti scambierà per una persona pesante, che fa discorsi troppo altolocati per capirli. Brava stupida, ti sei etichettata da sola come una noiosona. La verità era che aveva un'immensa necessità di sfogarsi con qualcuno. Ma non aveva la minima idea del perché avesse scelto proprio lui.

Le sue parole furono accolte da un profondo silenzio del suo interlocutore, egli non sapeva cosa dire. Aveva percepito con tutto il corpo la sofferenza in esse racchiusa, il sentirsi in gabbia. Prigioniera di un mondo che non era il suo ma che nonostante tutto l'aveva plasmata contro il suo volere per renderla perfetta in tutto. Anche in ciò che non riguardava direttamente la musica, capiva come l'immagine che aveva vista sul palcoscenico per quanto meravigliosa e bellissima era in realtà il risultato di anni e anni di sofferenze, di bocconi amari mandati giù e parole severe dei suoi genitori.

E tutto questo provocò in lui un moto di rabbia atroce, come potevano ridurre a uno stato di tale sofferenza un fiore così bello e delicato? Come potevano averla imprigionata in quell'ambiente che lei sentiva tanto estraneo, esattamente quella estraneità a cui lui stesso si era abituato quando li aveva lasciati suo padre.

Fino a quell'istante aveva sempre invidiato l'alta società per tutti gli agi che donava a chi aveva la fortuna di farne parte, ma dopo aver sentito quelle parole il suo parere a riguardo era cambiato quasi istantaneamente. Ed ora era esattamente l'opposto. Lui non sarebbe mai riuscito ad adattarsi a una classe sociale che viveva di apparenze, falsità e regole di comportamento. Lui era uno spirito libero, e nessuno aveva il diritto di incatenarlo in un posto più del dovuto.

" Non hanno il diritto di comportarsi così nei tuoi confronti, reagisci cerca di vivere la tua vita... sei una ragazza, ormai quasi donna.. non può essere che ti trattino a questo modo, ci sarà pure un cazzo di modo per far cambiare il loro atteggiamento, se ti fa così soffrire" esclamò improvvisamente dopo qualche minuto di silenzio. Avrebbe voluto portarla via da quell'inferno per sempre, e si promise che lo avrebbe fatto in un modo o nell'altro.

"Lo so, ma non è esattamente semplice come sembra.. sai non mi lasciano nemmeno uscire per andare a prendere un gelato..perché per loro è una perdita di tempo, mandano la cameriera a prenderlo se in casa non c'è" rispose lei, consapevole di quanto lui avesse ragione. In fin dei conti anche lui, sebbene con un tono diverso, stava dicendo esattamente le stesse cose di Seiya. Il problema grosso però è che a lei sembrava impossibile venirne fuori. Loro, i suoi genitori, erano da sempre stati severi.

"Ma quindi ora? Come sei riuscita a uscire?" si sentì chiedere.

" I miei sono impegnati in tour di quattro giorni nella capitale...e gli unici giorni di totale libertà che ho sono questi in cui loro non ci sono... la cameriera, il maggiordomo e l'autista lo sanno che io esco di casa ma non hanno mai riferito nulla. Nello specifico però ora non sanno nemmeno loro che sono fuori, ma non lo scopriranno. Sanno benissimo che non voglio essere disturbata alla sera" spiegò lei, guardandolo negli occhi. Senza farsi sfuggire il fatto che più volte lui aveva fatto scendere lo sguardo sulle sue labbra. Quella constatazione la fece arrossire e non poco. Provo un enorme senso di vergogna.

Il suo arrossire non passò inosservato a lui, che però non ne capì la causa.

"So perfettamente di essere un figo da paura, ma arrossire come un peperone a una signorina come te non le se addice proprio mm" la prese in giro. Facendola arrossire ancora di più mentre lei abbassava i suoi profondi occhi blu, distogliendoli dal suo viso. In quegli occhi avrebbe potuto annegarci per secoli interi, sembravano contenere il mare.

"Scusami..." rispose lei, senza captare il tono scherzoso di lui, proprio in virtù del discorso che stavano facendo.

" Michiru stavo scherzando, puoi arrossire quanto vuoi e quando vuoi, non farti assolutamente problemi di nessun tipo con me" chiarì il biondo "Anzi con le guance rosse stai benissimo" Cazzo sparo come un mongoloide.

"Ehm grazie..." mi ha appena fatto un complimento. Anche se piccolo, quel gesto le provocò letteralmente le capriole a livello dello stomaco ma anche del cuore. Si ritrovò a rabbrividire per il freddo.

"Hai freddo?" il biondo non aspettò nemmeno risposta e si tolse la giacca per mettergliela sulle spalle, per poi vederla stringersi al suo interno, confermando che la sua sensazione fosse giusta.

"Si direi di si che sta volta i brividi erano per il freddo" esclamò lei, buttando senza pensare un esca per lui. Ma sono matta? Fu il suo immediato pensiero, si era esposta già troppo. Troppo per essere davanti a una persona che non conosceva nemmeno, eppure era più forte di lei. Da quando era salita su quella macchina, bramava il tocco di colui che aveva davanti in maniera quasi insana.

"Cosa intendi con sta volta? Perché le altre che brividi erano mhm?" esclamò lui con forse troppo impeto del dovuto. Impossibile che siano brividi per me, sarebbe troppo bello, e sopratutto suonerebbe tutto troppo semplice. Devo riuscire a mantenere i piedi per terra.

" Ehm, ma era un modo di dire... non vuol dire nulla" cercò di recuperare lei, trattenendo l'imbarazzo profondo che sentiva e sperando di non arrossire per l'ennesima volta quella sera. Il problema, se così si poteva chiamare, e che lui era troppo bello. Sentì improvvisamente, per la seconda volta, la mano dell'altro sulla sua gamba, altezza coscia. Questa volta non ferma, ma che si muoveva lentamente verso il basso eppoi verso l'alto. Il cuore iniziò a galopparle nel petto con un battito quasi intollerabile, costringendola ad aumentare il ritmo del suo respiro mentre si perdeva nei suoi occhi.

" Michiru...Michiru... tu non me la stai raccontando giusta." mormorò lui con una voce più bassa del normale, insolitamente sensuale. Muovendosi leggermente verso di lei, rimanendo a pochi centimetri dal suo viso. Continuando a mantenere il contatto visivo con quei dolcissimi zaffiri che lo stavano guardando.

"Che..che intendi dire?" mormorò lei inebriata dal suo profumo, probabilmente pino, e dal respiro di lui che sentiva solleticarle la faccia.

" Il tuo corpo... appena ho iniziato a muovere la mano poco fa, ti sei leggermente irrigidita... e il tuo respiro ha cambiato ritmo.." sorrise, combattendo contro l'impellente desiderio di farla sua. In quell'istante, su quella spiaggia. In cuor suo però, sapeva che non sarebbe stata la mossa giusta, non con lei. Lei che era diversa da tutte le altre. Con l'altra mano le sfiorò la guancia, senza accennare un movimento, che fosse nella direzione della violinista o in direzione opposta. Sentiva in modo quasi palpabile l'attrazione tra di loro, e sentiva in modo ancora più chiaro che lei era diventata tutto ad un tratto il suo baricentro. Il centro della sua esistenza. La osservò chiudere appena gli occhi sotto la carezza appena accennata sul suo viso, mentre la mano sulla gamba era ora ferma.

"Miss Kaioh, sarà meglio rientrare... si è sicuramente fatto molto tardi" mormorò rimanendo a pochi centimetri da lei "Non ora... non ancora" disse prima di allontanarsi definitivamente da lei e interrompere la connessione tra i loro sguardi. Lasciandola quasi stordita dalle sue emozioni. Quanto ti voglio Michi, non hai idea. Lei deglutì come a voler ritrovare un minimo contegno, un flebile accenno di equilibrio.

"Si, forse si hai ragione, forse è meglio rientrare" rispose dopo un sospiro profondo, che a lui parve come un tentativo di ritrovare la calma apparente in cui l'aveva vista fino a cinque minuti prima.

" Ti conviene indossare la mia giacca, fa un po' freddino poi dalla macchina" le consigliò apprensivo.

" Forse è meglio, si" rispose lei, prima di indossarla. Si sentiva decisamente meglio, sentire il profumo di lui sull'indumento gli donava un segno di sicurezza. Si chinò a prendere i sandali che per tutto quel tempo erano stati abbandonati sulla sabbia vicino allo scoglio, e come all'arrivo si fece guidare dal motociclista dandogli la mano. Si sentiva improvvisamente stanchissima, e chissà che ore erano. Non era nemmeno tanto sicura di voler controllare l'ora sul suo telefono perché aveva paura di trovare una miriade di telefonate dei suoi e magari anche un messaggio di Seiya. O peggio ancora non trovare nulla.

Si appoggiò nuovamente a lui per infilarsi i sandali firmati e stringere il cinturino per poi salire le scale.

Arrivarono alla macchina in un arco di tempo che le sembrò molto più breve di quando erano arrivati, ma sicuramente era una sua sensazione. Si lasciò sfuggire un sonoro sbadiglio.

"Scusami, non volevo" si affrettò a dire.

"Nessun problema, dopo tutto sono quasi le quattro del mattino" mormorò lui. La principessa mi sa che non è abituata a questi orari che di umano hanno ben poco. Quel pensiero gli fu suggerito dagli occhi sbarrati di lei a udire quella frase, sopratutto l'ultima parte.

"Davvero?" era quasi incredula che tutte quelle ore fossero volate in un attimo. Ora chissà i miei cosa diranno che non ho risposto alle chiamate. Il pensiero la mandò nel panico più totale, era sicuramente una sciocchezza ma conoscendo i suoi genitori non lo era.

" Qualcosa non va?" gli domandò lui captando il suo stato di nervosismo.

" E' tardissimo sicuramente i miei mi avranno chiamata chissà quante volte.. e io non ho risposto domani mattina non oso immaginare che scenata che mi faranno" sputò fuori tutto in un fiato.

" Michiru, non vedo dove sia il problema.. di loro che ti sei addormentata dopo cena; d'altronde alle dieci ancora non ti avevano chiamato, perché eravamo ancora in macchina credo sia normale che tu dopo le dieci di sera stessi dormendo non trovi?" la rassicurò con semplicità, anche se per lui era impensabile che per una sciocchezza del genere lei andasse così in panico. E tutto ciò era frutto della severa educazione che le avevano impartito.

" Si ma se non ci credono? Come devo fare?" esclamò agitata lei.

"ehi... sta tranquilla vedrai che non accadrà nulla, intanto guarda se ti hanno chiamata..senza fasciarti la testa prima di romperla" le consigliò.

" Si forse hai ragione" mormorò la ragazza, allungandosi verso i sedili posteriori per recuperare la borsetta. Trovò subito il cellulare nello spazio angusto in cui era contenuto, e schiacciò un tasto per far accendere lo schermo.

Non vi erano chiamate, solamente un msg ricevuto su whatsapp quasi a mezzanotte, da parte di Seiya.

Leggere il suo nome le provocò un sorriso. Si è ricordato allora.

"Ci sono chiamate?" indagò lui.

"No per fortuna no, non saprei che avrei fatto sennò... ma alla fine è normale che sia così, sai raramente chiamano quando sono via. A dire il vero raramente si ricordano che hanno una figlia e non uno spettacolo dei baracconi" improvvisamente sentì gli occhi pizzicarle, incredibile come i suoi genitori riuscivano a cambiarle l'umore nel giro di pochissimi istanti.

Lui si sentì sollevato alla notizia, anche se gli dispiaceva vederla in quelle condizioni, e non poté far a meno di pensare a quanto fossero diversi i suoi genitori. Era fortunato ad aver avuto un padre e una madre come i come loro, improvvisamente era consapevole di quanto questo fosse importante per formare il carattere di una persona. Ne aveva la prova davanti, quella timidezza non era una caratteristica della violinista, ma solamente una forte insicurezza data dalla paura di sbagliare e sentirsi riprendere duramente. Il suo carattere era stato sacrificato e imprigionato. Era sicuro che sotto quel muro, l'essenza vera e propria della pittrice era un'altra.

"avresti fatto come ti ho detto" rispose dopo qualche minuto passato a guidare in totale silenzio. Non ottenne risposta dalla persona seduta al suo fianco. Si voltò velocemente per guardare se era tutto a posto.

Dorme. È crollata come un cucciolo impaurito. Sorrise dolcemente al pensiero di averla accanto a se profondamente addormentata.


Accostò accanto al cancello della villa dopo quasi un'ora di guida, sebbene fosse abituato a quegli orari iniziava anche lui ad accusare la stanchezza di quella giornata densa di emozioni. Si lasciò sfuggire uno sbadiglio dopo aver spento la macchina, dopo di che si volse verso la violinista che ancora era profondamente addormentata. Se avesse seguito l'istinto si sarebbe chinato a baciarla, dolce com'era era impossibile non farlo. Il suo viso angelico, era ancora più bello rilassato nel sonno. Ma erano le cinque e un quarto, e doveva tornare a casa. Slacciò dunque la cintura a se stesso prima di smuovere lievemente la ragazza sul sedile per farla svegliare.

"Uhm..." fu il solo rumore che uscì dalle labbra di lei.

" Sei arrivata a casa... svegliati... ancora un dieci minuti e potrai dormire tranquillamente" le mormorò dolcemente. Solo in quel momento si accorse che indossava un profumo alle rose buonissimo. Che scoprì di amare già, anche solo dopo quei pochi istanti. Vide di nuovo quei due pozzi blu mare aprirsi sul mondo, il viso un po' stropicciato dal sonno e dalla posizione scomoda in cui si era messa dopo essersi addormentata.

" Buongiorno.." le mormorò, provocandole un timido sorriso.

"Sarà meglio che vada a letto, sennò dormo di nuovo qua..." mormorò lei assonnata, era stanca ma felice come non lo era mai stata. Aveva passato una serata come una ragazza normale, e non avrebbe mai saputo come ringraziarlo per quello splendido regalo che gli aveva concesso a sua insaputa.

" Beh vorrei ben vedere, beh voglio dire, capisco pure che voglia ancora ammirarmi nel mio splendore, ma possiamo vederci domani.. quando ci svegliamo" azzardò lui. Lei per la stanchezza si limitò ad annuire solamente.

" Buona notte Michiru" le sussurrò all'orecchio prima di stamparle un bacio sulla guancia, bacio che gli provocò una scossa elettrica non indifferente.

"Grazie di tutto ..." mormorò lei "Non sai quanto tu abbia fatto per me stasera...e il fatto che io sia una perfetta sconosciuta..al di la del mio talento artistico..." le parole le morirono in gola, non riusciva davvero a trovarle "Beh buona notte" disse infine, sporgendosi a ricambiare il bacio a sua volta.

"Quando arrivo a casa ti scrivo, anche se credo che dormirai già" la prese un pò in giro " nel caso scrivimi quando ti svegli domattina" aggiunse poco prima che lo sportello della sua auto si chiude dietro alla musicista. Aspettò che lei chiudesse il cancello, prima di rimettere in moto e schiacciare il piede sull'acceleratore.

L'aveva appena lasciata, e già ne sentiva la mancanza mentre si avviava verso casa.

Note dell'autrice: Vi auguro buon inizio settimana :) e spero che il capitolo vi sia piaciuto.


   
 
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