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Autore: Abbykat    18/05/2015    0 recensioni
Una scatola è solo qualcosa in cui mettere via le cose... giusto? Alla fine della guerra, Murrue raccoglie i cocci.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Murrue Ramius
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Gundam Seed e i suoi personaggi sono proprietà di Hajime Yatate e Yoshiyuki Tomino, e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

LEFT AND LEAVING
scritta da Abbykat, tradotta da Alessia Heartilly

(Persino prima che avessero raggiunto e poi lasciato in fuga l'Alaska, sembrava, era diventato naturale per loro due stare l'uno al passo dell'altra, muovendosi attraverso la nave non necessariamente verso la stessa destinazione, ma comunque fianco a fianco, parlando o rimanendo in silenzio. La fine di un altro giorno - se si poteva chiamare "giorno" nello spazio in cui il passaggio del tempo era segnato dalla rotazione dei turni sul ponte, invece che dal sorgere e dal tramontare del sole - li trovò diretti attraverso i corridoi della nave verso l'area riservata alle cabine degli ufficiali, Mwu con una mano sulla ringhiera, che faceva da leva nella gravità a malapena presente, e l'altra appoggiata comodamente in fondo alla schiena di Murrue.

Più per caso che per intenzione, arrivarono prima alla cabina di lei. Si separò da lui per aprire la porta, e quando fu dall'altro lato della soglia si voltò con la bocca che si apriva per dire buonanotte - senonché la parola le rimase riluttante bloccata in gola.

La qualità del loro silenzio divenne improvvisamente un po' più imbarazzante quando si accorse che, malgrado i loro prossimi turni sarebbero arrivati anche troppo presto, sempre che la prossima battaglia non arrivasse ancora prima, e avrebbero avuto bisogno di tutto il riposo che potevano avere, non era ancora pronta per dire buonanotte. Non era ancora pronta per chiudere la porta e stendersi nel vuoto della sua cabina e attendere, con i minuti e le preoccupazioni che diventavano sproporzionati nell'immobilità, che il sonno la trovasse.

"Cosa," disse lui con sorriso amichevole, i sopraccigli sollevati, "niente bacio della buonanotte?"

Adesso non è il momento, pensò, e poi, adesso è proprio il momento.

Lei gli porse una mano e lui la prese, con le dita che si chiudevano con calore intorno alle sue. Lui l'avrebbe attirata a sé, lo sapeva, quindi lo attirò per prima, un leggero strattonare per portarlo oltre la soglia; l'espressione di sorpresa felice sul suo viso, nei momenti prima che lui iniziasse a piegare la testa verso di lei e che lei chiudesse gli occhi per il bacio, quasi la fece ridere.

Dopo, non riusciva a ricordare chi di loro si era allungato a chiudere la porta alle sue spalle. Ma a quel punto, aveva poca importanza.)

"Capitano," aveva detto Murdoch, quando aveva visto la scatola nelle sue mani, "se vuoi che qualcun altro si occupi di quella-" e Murrue aveva sorriso, grata per la sua simpatia ruvida e imbarazzata, anche se faceva male.

"Va tutto bene," gli aveva detto. "Preferirei farlo io."

Era una bugia, ovviamente. In piedi in quella che era stata la cabina di Mwu la Fllaga, Murrue sentì la piena coscienza di quanto poco volesse fare quello che stava facendo. Ma avrebbe già dovuto essere fatto. Natarle avrebbe potuto ordinarlo, se Natarle fosse stato ancora il XO dell'Archangel - ma Natarle non avrebbe più dato ordini, sull'Archangel o da qualsiasi altra parte, e Murrue, troppo buona come sempre, non aveva avuto il cuore di chiedere a qualcun altro di fare ciò che non era disposta a fare da sé.

Che aveva bisogno di fare da sé, in un modo che non aveva niente a che fare con ciò che voleva. Non poteva portare a casa Mwu sano e salvo; avrebbe invece portato a casa le sue cose, un misero sostituto impacchettato in una scatola.

In ogni caso, non poteva rimandare oltre. Aveva smesso di cercarlo nel cuore della notte; aveva smesso di guardarsi oltre la spalla aspettandosi quasi di trovarlo in piedi accanto alla sua sedia sul ponte, perché non aveva alcun senso che lui non dovesse esserci. Erano passate settimane da quando aveva sognato di essere nella cabina della Strike mentre il fascio di positroni la travolgeva e veniva distrutta in scintille e metallo lacerato e luce accecante - di più da quando aveva sognato di mandare fuori qualcuno a cercare il rottame e riportare la cabina miracolosamente intatta, il pilota all'interno ferito ma in qualche modo ancora vivo, e si svegliava incapace di dire, per alcuni disorientati momenti, cosa era un sogno e cosa era successo davvero.

Il tempo l'aveva reso più semplice. Con il tempo, ne era sicura, avrebbe ricordato il trucco per addormentarsi da sola.

Murrue non si era resa conto di aspettarsi di trovare una qualche sensazione persistente della presenza di Mwu nella sua ex cabina fino a quando ne affrontò la mancanza. La stanza era solo una stanza vuota, con a malapena qualcosa per provare che lui ci fosse stato davvero... solo il cappello della sua uniforme, finito al contrario sul mobile dove lo aveva buttato l'ultima volta, e probabilmente dimenticato non appena non l'aveva più avuto in mano.

Cosa che aveva senso e basta; non aveva usato molto la sua cabina negli ultimi mesi circa, prima di Jachin Due. Non c'era ragione per cui il vuoto della cabina dovesse lasciare Murrue a sentirsi abbandonata, proprio come non c'era alcun reale motivo per sentirsi così attorcigliata dentro per una scatola che era, dopo tutto, solo una questione di comodità - solo un posto dove mettere le cose, nulla di più.

Se lo disse, mentre posava la scatola sul mobile e si allungò ad aprire il primo cassetto.

I vestiti all'interno, scoprì, erano piegati senza cura, disturbati dal tremare della nave sotto il fuoco nemico e il rientro dell'Archangel nella normale gravità. Sospirando, alzò la prima maglietta - la maglietta bianca e blu che faceva parte dell'uniforme standard della OMNI, morbida per i mesi di uso e lavaggio - e la scosse. E, per un impulso improvviso, strinse il tessuto nelle mani e ci nascose il naso e la bocca, respirando forte.

Lì, in piedi, con la maglia di Mwu nelle mani, mentre cercava di trovare qualche traccia del suo profumo nel profumo di detergente e tessuto pulito, Murrue si rese conto che si era sbagliata. Non sono pronta per questo.

Ma poi, non era pronta per nulla di tutto quello. La guerra si muoveva secondo i suoi tempi, e lei, e Mwu, e il ritmo di tutto tra loro era stato regolati da quei tempi - dalla necessità, dalle loro responsabilità come ufficiali su una nave di guerra. Perché questo avrebbe dovuto essere diverso?

Piegò attentamente la maglia e la mise nella scatola.

Il resto dei vestiti la seguì, un oggetto alla volta. Non c'era molto. Aveva portato poco a bordo con sé, a parte lo Zero; come lei, come la maggior parte di loro, doveva contare sulle provviste immagazzinate sull'Archangel. Alcune prese a Banadiya, ad Orb, forse... ma ovviamente, qualsiasi cosa lui avesse preso con sé quando aveva lasciato la nave in Alaska era andata perduta, la sua borsa abbandonata da qualche parte nella base durante la confusione dell'attacco, distrutta insieme al resto del JOSH-A.

Murrue aveva già messo via le sue cose che erano rimaste nella sua cabina. Alcune uniformi, altri oggetti quotidiani sparsi. Avrebbe dovuto mettere tutto nella scatola, ma era stato più semplice mettere tutto nella sua borsa, con le sue cose. Non importava più di tanto. Lo avrebbe portato tutto con sé.

Anche il Moebius Zero era già stato scaricato, per passare la manutenzione ed essere tenuto da Morgenroete fino a quanto si sarebbe potuta prendere una decisione su cosa farne; l'ultimo della sua specie. Qualcuno - poteva essere stata Erica - aveva fatto un commento su un museo del volo. Murrue, sentendosi stringere la gola, aveva cambiato argomento.

Quando ebbe messo l'ultima maglietta nella scatola, aprì di nuovo i cassetti, uno alla volta, giusto in caso che ci fosse qualcosa che le era sfuggito. Non c'era niente. Questa era tutto ciò che era rimasto, solo qualche uniforme e altri oggetti sparsi, nemmeno sufficienti a riempire la scatola a metà. Niente di lui, davvero, più di quanto la stanza avesse avuto una sensazione della sua presenza - nulla che parlava del carattere dell'uomo che aveva lasciato quelle cose.

L'immoralità della cosa salì nella gola di Murrue come bile.

Non era giusto. Lui meritava di meglio - dopo tutto quello che aveva fatto, tutto quello che avevano passato, tutto quello che aveva sacrificato, meritava più di una scatola mezza vuota e un monumento da qualche parte senza nemmeno il suo nome perché erano morti in troppi per nominarli tutti. Non era giusto che non ci fosse altro di lui da portare a casa, e nessuna casa a cui riportarle anche se le cose ci fossero state.

Più di qualsiasi altra cosa, all'improvviso Murrue si arrabbiò - con l'esercito, con i Coordinatori, con Raww le Klueze, con Natarle, con Mwu, con se stessa, con chiunque avesse mai avuto a che fare con una guerra così inutile, così dispendiosa, così stupida. In una scoppio di furia indignata, prese la scatola e la gettò per la stanza, facendola sbattere contro la porta chiusa, i vestiti ben ripiegati che si spargevano lungo la traiettoria e cadevano a terra in mucchi disordinati.

L'improvvisa violenza delle rabbia che non si era permessa di sentire da quando aveva guardato il Dominion esplodere scioccò Murrue nell'immobilità. Rimase in piedi a guardare quello che aveva combinato con una vaga e sciocca sorpresa e un debole senso di vergogna.

Penso di non stare bene come credevo.

Quando pensò di potersi fidare delle sue mani, perché non tremassero, camminò sui vestiti sparsi per prendere la scatola, non molto peggiorata per il trattamento ricevuto. La raddrizzò per terra, e cadde in ginocchio lì accanto, per iniziare a prendere ogni cosa, ripiegandola attentamente e rimettendola nella scatola una alla volta.

Dovette allungarsi sotto il letto per prendere l'ultimo paio di calzini rimasti. Dopo aver messo anche quelli nella scatola, passò ciecamente la mano sotto il letto per cercare qualsiasi altra cosa che potesse non aver visto. Le sue dita la sorpresero incontrando della carta, invece che polvere o tessuti; tirandola fuori, si trovò a guardare a una rivista un po' rovinata con l'immagine di una ragazza bionda in lingerie succinta sulla copertina. Ci volle un attimo perché Murrue si rendesse conto di cosa teneva in mano, e quando lo fece si sentì la faccia diventare calda.

"Ma dove l'hai presa questa?" chiese prima di ricordare che stava parlando a una stanza vuota.

O forse c'era qualcosa della presenza di Mwu che permaneva, dopo tutto - per un momento, Murrue pensò di poter quasi sentire la sua risata imbarazzata.

Pensò che quel rumore che le saliva in gola sarebbe stato un singhiozzo, ma uscì come una risata - strozzata e forse un po' isterica, ma una risata comunque.

È un bene che nessuno possa vedermi adesso, pensò, e rise ancora, disperatamente. Scuotendo la rivista in aria e strofinandosi gli occhi che bruciavano, disse, "dovrei semplicemente buttarla via, sai."

Poteva immagine il suo sorriso luminoso e triste chiaramente, quasi come se fosse nella stanza con lei. Gettò la rivista nella scatola in uno sfarfallare di carta, si mise il viso tra le mani e fece un lungo e profondo respiro, che poi buttò fuori. E poi un altro.

Solo quando fu sicura di aver riacquistato un contegno, Murrue abbassò le mani e alzò la testa di nuovo, e si alzò dal pavimento per tornare in piedi. Si lisciò la gonna e capelli che non ne avevano bisogno, poi si chinò per mettere le dita nelle maniglie ai lati della scatola. Quando si raddrizzò, alzando la scatola da terra per rimetterla sulla scrivania, la stanza era di nuovo solo una stanza vuota.

In ogni caso, quando prese il cappello dell'uniforme che era rimasto lì, si trovò ad esitare, riluttante. La scatola, dopo tutto, non era solo un posto dove mettere le cose. Era una questione di accettazione.

Rimase lì a lungo, e quando infine riprese la scatola - doveva essere più pesante, pensò, sentendone il peso leggero sulle dita - fu con il cappello sistemato con attenzione sotto al braccio.

Alla porta della cabina si fermò, e si guardò indietro, ma la stanza era ancora solo una stanza vuota. "Mi dispiace," disse, senza un modo di mettere nelle parole tutte le cose, grandi e piccole, di cui si dispiaceva.

Quando se ne andò, chiuse la porta dietro di sé.

(Non erano passate da molto le quattro del mattino quando Murrue si svegliò, il giorno in cui nessuno lo avrebbe detto, ma tutti speravano che sarebbe stata la battaglia finale. Fece in modo di uscire dal letto per non disturbare Mwu... ma lui si stiracchiò comunque, con un mormorio di curiosità assonnato e senza parole, e lei si fermò seduta sul bordo del materasso per chinarsi e sfiorargli la fronte con le labbra.

"Torna a dormire," gli disse lei in un sussurro. "Non è ancora ora."

Lui aprì gli occhi mentre lei si raddrizzava, tirandosi su a metà appoggiandosi su un gomito, e quando lei iniziò ad allontanarsi dal letto, si allungò e le prese il polso in una mano. "Rimani."

C'era una dozzina di ragioni sulle labbra di Murrue mentre si guardava indietro - la battaglia era alle porte, forse la battaglia, e la nave aveva bisogno di tutti i preparativi, e lui di tutto il riposo che poteva avere. Adesso non è il momento, gli disse quasi.

Incontrando i suoi occhi nella mezza luce fioca della sua cabina, vedendo una traccia di insolita vulnerabilità sul suo viso, lei vacillò.

Potrebbe non essercene un altro.

Gli permise di attirarla a sé, chinandosi su di lui per baciarlo, e fece del suo meglio per respingere quel pensiero.)

*****
Nota della traduttrice: come sempre, ogni commento sarà tradotto e inviato all'autrice, così come ogni sua eventuale risposta sarà riportata come risposta alla recensione (nei siti che lo permettono) o comunque sul mio blog.
Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! Alessia Heartilly

   
 
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