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Autore: Ronnie92    18/05/2015    0 recensioni
[http://it.wikiquote.org/wiki/Robert_Johnson]
Credeteci davvero, la mia anima è in tutte le note di quelle 29 registrazioni che riuscii a lasciare, come fosse testamento, a tutti coloro che avrebbero, da allora in poi, creduto in me e nella mia musica.
Genere: Introspettivo, Mistero, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- I got to keep movin', blues falling down like hail. And the day keeps on worryin' me... there's a hell hound on my trail. -
- Devo correre, il blues viene giù come grandine. La luce del giorno continua a tormentarmi... c'è un segugio infernale sulle mie tracce. -

Cos’è il Blues?
E’ un ritmo incessante che incalza e avvolge i tuoi sensi?
E’ anima? La mia anima forse?
Se posso davvero esprimere un’opinione, piccola, in virtù delle mie necessità, dopo così tanto tempo, dopo così tante note, allora.. Allora la mia anima è nella mia musica.
Credeteci davvero, la mia anima è in tutte le note di quelle 29 registrazioni che riuscii a lasciare, come fosse testamento, a tutti coloro che avrebbero, da allora in poi, creduto in me e nella mia musica.
Ai miei tempi fui primo nel mio campo, e non senza merito, non senza aver sudato, lottato, perso più di ogni altro.
Ora settantunesimo, in quella che forse è davvero una lista notevole.*


Molte sono le leggende su di me.
Molte ne creai anch’io, ma la verità si perderà nell’assolo dell’oblio infernale,
in una cascata di eventi che non possono essere raccontati semplicemente; non da me, in quanto misteriose anche al suddetto, nonostante nessuno arriverà mai a crederci.


Non so davvero bene dove mi trovi, ma non importa, non mi è mai importato.
Il vero Inferno è quello che si trova sulla terra, nella vita di ogni giorno, nella morte dei propri cari, nella perdita di un viso dolce, ancora prima che questo possa  emettere il suo primo vagito.
Allora mi chiedo cos’è  il Paradiso?
Il mio Paradiso l’ho trovato nella musica. L’ho sempre trovato nella musica.
Unico palliativo alla mia anima distrutta. Unico senso all’incoerenza degli eventi.
Non si può essere davvero liberi senza un Paradiso in cui credere, senza un’anima da possedere.
Non basta la sola volontà, né il solo talento. Serve quel misto di follia e bravura, quel tanto da diventare un simbolo, anche se un simbolo dannato.
Quanti di Voi conoscono la mia storia?
Forse, prima di adesso, prima di questo mio sfogo, pochi avranno sentito echeggiare il mio nome.
Ma vi dirò: “Certi incroci lungo la strada ti cambiano davvero tutta l’esistenza, per sempre”.

Il mio primo passo lo devo a mio fratello.
Come un angelo custode mi insegnò a suonare la armonica a bocca.
Il ritmo e la passione per la  musica, fu il mio  primo incrocio.
Dovevo essere l’ennesimo bracciante, l’ennesimo afroamericano rinchiuso nei suoi sogni.
E invece, quell’armonica a bocca, quella semplice armonica cambiò per sempre il mio destino.

Ma in fondo, se devo parlare di incroci che cambiano la vita, non posso non parlare di lei, la mia Virginia.
Quando la conobbi aveva 16 anni. Era bellissima.
Nelle sue gote trovai l’ispirazione, e nel suo ventre trovai l’amore.
Virginia e la mia armonica, erano tutta la mia vita. Ma come la vita spesso insegna, più è grande il piacere, più è dolorosa la perdita.
La chitarra, a quei tempi, attendeva. Mi aspettava al valico, al confine di un’intera esistenza.
Virginia mi condusse su strade che non pensavo avrei mai percorso, la sua perdita mi spinse verso qualcosa di più grande.
Più grande di me e di tutto ciò in cui avevo creduto prima.
La chitarra è stata il mio terzo incrocio, il mio mistero, le mie tenebre e la mia luce.

Non ho mai avuto una vita facile. Né da bambino, né da adulto. Ma non mi sono mai lamentato, ho tenuto sempre tutto dentro.
Sfogai il mio dolore in solitudine, in città sconosciute, da solo, con la mia chitarra.
Desiderai ardentemente imparare e creare, introdurre qualcosa di nuovo, qualcosa che avrebbe alimentato in eterno l’eco del mio nome. Una leggenda.

Dopo Virginia, trascorsi alcuni mesi in completa solitudine, da solo con la musica che mi ronzava nella testa, che fluiva veloce attraverso le mie dita. Scoprii cosa dovevo fare, e allora tornai a casa.
Una volta tornato dimostrai a tutti il mio vero talento.
Ciò di cui vieni privato nella vita, molto più spesso di ciò che possa sembrare,  viene restituito in altre forme, in modi che non si possono mai immaginare. Così accadde per la chitarra.

Devo dire la verità, se mai questa abbia mai assunto un valore nella società in cui si vive, non posso raccontare LA vera storia. Perché tutte le storie che mi riguardano, almeno in parte, sono vere. Ed è proprio questo che fa parte del mistero in cui vivo, che continuo a vivere, anche al di là della barriera di carne e ossa.

Non so se le mie canzoni fossero poesia, ma per certo parlano di noi.
Parlano di me come “uomo”, e in quanto tale, debole e in cerca di pace continua.
Ed è importante raccontare di se, sfogarsi, creare magia attraverso le corde.
Ora, voltandomi indietro, non rimpiango poi molto, se non la possibilità di amare ancora loro, andati via troppo presto.
E proprio per questo, il mio sacrificio di doloroso veleno, non fu poi così tragico, pur di ricongiungermi a coloro che attendevo da tutta la vita, più della musica, più di ogni patto che si possa stringere.
 
- Per me Robert Johnson è il più importante musicista blues mai vissuto. Non ho mai trovato nulla di più profondamente intenso. La sua musica rimane il pianto più straziante che penso si possa riscontrare nella voce umana.-
Eric Clapton


* La rivista Rolling Stone l'ha collocato in settantunesima posizione nella Lista dei 100 migliori chitarristi della storia.
   
 
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