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Autore: _Met_    18/05/2015    0 recensioni
{Post reichenbach } {spoiler finale seconda stagione e terza stagione} {What if ?| Song fic | Missing moment| Angst|} {Johnlock}
Dal testo:
John urlò impotente mentre con occhi sgranati dall’orrore guardava il proprio migliore amico scaraventarsi a terra. Vide troppo nitidamente l’impatto con l’asfalto e il sangue che lento iniziava a macchiare il marciapiede.
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E' la mia prima storia su questo fandom.
Spero vi piaccia.
Un abbraccio.
Met
Genere: Angst, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Sherlock Holmes, Sig.ra Hudson
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Autore: _Met_
Titolo: I pensieri ed i ricordi, si confondono, si offuscano e svaniscono come sbuffi di fumo
Generi: Song fic| Angst | Missing Moment | What if
Desclaimer: Tutti i personaggi citati non mi appartengono ma sono di proprietà dei rispettivi autori, il testo della canzone qui riportato non è mio ma dei The script.
 
 
 
 
 
 
 
I’m still alive but I’m barely breathing
Just prayed to a god that I don’t believe in
Cos I got time while she got freedom
Cos when a heart breaks no it don’t break even

Her best days will be some of my worst



John urlò impotente mentre con occhi sgranati dall’orrore guardava il proprio migliore amico scaraventarsi a terra. Vide troppo nitidamente l’impatto con l’asfalto e il sangue che lento iniziava a macchiare il marciapiede.  Corse verso di lui pregando che respirasse ancora, pregando che fosse solo un trauma cranico. Nel peggiore dei casi si sarebbe dimenticato di lui, no ? Ma avrebbero affrontato quell’ostacolo insieme, come tutte le disavventure che ormai da un paio di anni a quella parte il destino si divertiva a giocargli. E solo quando percepì che il cuore di Holmes non batteva più, si rannicchiò su se stesso e iniziò a gridare disperato. Tutti i momenti passati con Sherlock gli si proiettarono sulle palpebre serrate. E allora gridò ancora più infuriato. Perché non doveva andare così. Sherlock non poteva avergli mentito. Moriarty non poteva essere solo una sua invenzione. Non avrebbe sacrificato tutte quelle vite, giusto ?
 
- Ma sei sicuro di sapere davvero chi sia Sherlock Holmes ? -
 
Chiese maligna una voce nella sua testa. Certo che so chi è Sherlock Holmes. Il più grande investigatore dell’Inghilterra, in grado di risolvere qualunque caso. Che fin dal vostro primo incontro ti ha stupito con la sua intelligenza.
 
- E se avesse fatto davvero delle ricerche sul tuo conto ? -
 
Impossibile. Sherlock non è un bugiardo. Sai che sguardo aveva quando mentiva, conosci benissimo quel ghigno che gli dipingeva le labbra quando sapeva di averla vinta.  No!, Sherlock non può averti mentito. Non riesci ad accettarlo, e forse mai lo farai. Ed ora sei qui, in piedi, davanti alla sua tomba, chiedendogli un ultimo miracolo, che sai anche tu, essere impossibile.  Ti incammini verso casa, lo sguardo basso e la testa altrove. Lente lacrime ti disegnano il viso mentre entri nel 221B. Cerchi di scacciarle con un rapido gesto della mano. La signora Hudson ti è affianco, ogni tanto ti studia con tristezza. Sospiri salendo al piano di sopra. Con passi lenti ti accasci sul divano accarezzando la stoffa con malinconia. Quasi ti sembra di rivederlo rannicchiato su quello stesso divano dove si lamentava di annoiarsi. Ti sdrai, sperando di trovare qualsiasi cosa. Un indizio, una traccia, un ricordo. Qualunque cosa pur di avere la certezza che lui in realtà sia ancora vivo.
« Del thè John caro ? » chiede con voce flebile la signora Hudson entrando nel piccolo soggiorno.
« No grazie Miss Hudson » sospiri puntando lo sguardo verso il muro.
- Non puoi essere morto -
Ti ripeti prima di cadere tra le braccia del sonno.
 
 
 
 
She finally met a man that’s gonna put her 1st
While I’m wide awake she’s no trouble sleeping
Cos when a heart breaks no it don’t breakeven… even… no

What am I supposed to do when the best part of me was always you and
What am I supposed to say when I’m all choked up and your ok
I’m falling to pieces yeah
I’m falling to pieces

They say bad things happen for a reason
But no wise words gonna stop the bleeding
Cos she’s moved on while I’m still grieving
And when a heart breaks no it don’t breakeven even… no

What am I gonna to do when the best part of me was always you and
What am I suppose to say when I’m all choked up and your
 
 
Sherlock guardò da lontano John e Mary uscire da un ristorante di lusso. Li studiò con attenzione. Di John sapeva già tutto, ma di quella donna sapeva solo il nome e poco di più. Dai modi pareva una donna gentile e premurosa. Ma non essendo riuscito a studiarla meglio, il più piccolo degli Holmes poteva trarre solo quelle poche conclusioni. Sbuffò annoiato affondando le mani nelle tasche per poi avviarsi in quel buco di appartamento che Mycroft era riuscito a procurargli. Sbatté la porta con rabbia, incurante dell’orario e dei vicini che probabilmente si sarebbero lamentati come sempre. Una coppia di mezza età indiscreta e rompiscatole. Sbuffò nuovamente gettando malamente il giubbotto sulla poltrona e trascinandosi verso la camera da letto. Per quanto gli risultasse strano, in quell’ultimo periodo il sonno gli pesava sempre di più sulle spalle. Si svestì rimanendo in boxer per poi buttarsi sul letto. Si addormentò poco dopo agitandosi e mormorando qualche parola incomprensibile.
Il consulente investigatore si svegliò qualche ora dopo madido di sudore. Si mise a sedere prendendosi il volto tra le mani cercando di regolare il respiro. Cosa gli stava succedendo ? Perché quegli incubi lo tormentavano ormai da mesi ? Perché sentiva il disperato bisogno di riposare se tanto riusciva solo a ricavare qualche ora di sonno ? Stava impazzendo. Ne era quasi sicuro. Ringhiò frustrato tirando un pugno ad un cuscino per poi alzarsi ed avviarsi verso la cucina per prepararsi un caffè. Mentre lavorava ad un caso la mente gli corse ad una vecchio ritaglio di giornale abbandonato sulla scrivania. Era uno scatto  di lui e John mentre uscivano da Baker Street. Chissà cosa ne aveva fatto della sua roba? Non era mai stato legato agli oggetti, ma in quell’appartamento c’erano un paio di casi irrisolti sul quale voleva mettere le mani. Quello della guardia insanguinata per esempio. Tornò al suo caffè cercando di non pensare a John e Mary ora chissà dove.
 
- Magari su un divano a coccolarsi. Lui indosserà uno di quei giganteschi maglioni, lei gli si siederà accanto e insieme vedranno uno stupido reality show -
 
 
- Merda - ringhiò tra se il detective.  
 
- Fottuto dal mio stesso Mind Palace - 
 
Pensò scocciato per poi uscire dall’appartamento sbattendo la porta. Erano le sette di mattina, e la periferia di Londra  era già movimentata come se fosse l’ora di punta. Sherlock sospirò passandosi una mano tra i ricci che ormai gli carezzavano il collo. Incassò la testa nelle spalle per poi sistemarsi il coletto del capotto per nascondere il viso. Si avviò con passo lento e misurato verso Baker Street. John e la signora Hudson sarebbero usciti a momenti, e lui avrebbe potuto appuntarsi  qualche informazione in più su uno o due casi. Come da copione, la porta del 221B si chiuse alle sette e mezza precise. John e la donna presero due direzioni differenti per poi disperdersi nel caos della metropoli inglese. Ghignò trionfante per poi sgattaiolare nell’appartamento. Ma appena varcò la porta, uno strano senso di nostalgia lo invase. Non gli diede peso, e con passo attento si diresse verso il primo piano. La prima cosa che notò appena varcata la porta fu la polvere, storse il naso per poi squadrare la stanza. Non un oggetto era stato spostato dalla sua finta morte. Camminò per il piccolo soggiorno studiando ogni dettaglio della stanza come prima non aveva mai fatto. Solo in quel momento si accorse del piccolo squarcio che decorava le spesse tende rosse. Sfiorò la scrivania con attenzione studiando i fogli ammassati. Sorrise vittorioso quando lo sguardo trovò il caso della guardia. Prese la cartella e velocemente la sfogliò. La ripose al proprio posto, guardò qualche altro caso per poi decidere che era il momento di andarsene. Troppi ricordi bussavano con prepotenza nel Mind Palace. Aprì la porta, quando lo sguardo gli cadde sulla rampa di scala del piano superiore(*).  Con un incertezza mai provata, il consulente investigativo mosse un passo verso la stanza superiore. Il cuore iniziò a martellargli nel petto con una velocità tale che pensò di star per avere un attacco di cuore. Rapidi i piedi lo portarono davanti alla porta del suo ex collega. Alzò una mano per bussare, ma si diede dello stupido più volte ricordandosi della situazione.
 
- In due anni di convivenza non hai mai bussato, inizi ora ?  - cantilenò irritante la voce di Mycroft.
- Taci! -  
 
Sherlock aprì la porta con estrema lentezza. Un odore forte e dolciastro gli inondò le narici.
- Mary – pensò quasi con rammarico. L’uomo studiò la stanza restando sulla soglia. Era ordinata, con uno stile tutto alla “John”, un po’ curato e un po’ rigido e militare. Mosse un passo entrando finalmente nella stanza. Accostò la porta per poi girare su se stesso e guardare la stanza con una nota malinconia nello sguardo. Avrebbe voluto restare di più, sarebbe davvero voluto tornare. Ma la sicurezza di John era la sua priorità. Si avvicinò al letto, lanciò uno sguardo al comodino e notò una vecchia foto ingiallita dal tempo. Era la foto del Natale di un paio di anni prima. La Hudson era riuscita a immortalarlo mentre suonava il violino ed un piccolo sorriso gli incorniciava il viso. Sorrise stranito, una sensazione di affetto e nostalgia l’avvolse da capo a piedi. Lo sbattere della porta lo riportò alla realtà.
 
« Jesus » imprecò a mezza voce l’uomo poggiando frettolosamente la cornice sul comodino.
 
« John ? » chiamò piano la piccola padrona di casa.
 
La donna salì rapida le scale, l’investigatore rimase bloccato sul posto indeciso sul da farsi. Sapeva che sarebbe dovuto scappare, sapeva che farsi vedere dalla Hudson sarebbe stato un rischio colossale. Ma nonostante tutto l’anziana padrona del 221B gli era mancata. Rimase fermo sul posto attendendo che la donna varcasse la soglia. Tra le mani brandiva un mattarello che cadde a terra con un suono secco non appena lo vide. Si portò le mani sul volto per poi tapparsi la bocca.
 
« Gesù, Giuseppe e Maria » sbiancò la donna guardandolo.
 
« Signora Hudson, un po’ di contegno » sorrise divertito.
 
« Sher …. Sherlock » balbettò.
 
« No signora Hudson, non sono un fantasma o qualche altra entità paranormale. Si, sono vivo. No, John non deve saperlo. Tornerò, ma non ora » rispose con calma a tutte le domande che molto probabilmente la donna si era posta in quel brevissimo arco di tempo.   
La piccola donna gli si avvicinò incerta e lo strinse a sé. Sherlock la studiò per un attimo quasi con esasperazione, ma una stretta poco più forte alla sua vita, lo obbligò a ricambiare l’abbraccio.
 
« Mi è mancato moltissimo Sherlock »
 
Il silenzio alleggiò leggero nella stanza. Sherlock sciolse l’abbraccio mentre l’anziana donna lo guardava ancora un po’ stupita.
 
« Manca moltissimo anche a John. Tutte le sere si rinchiude nel soggiorno. Non fa entrare nessuno, nemmeno Mary. Guarda la poltrona, poi vaga per la stanza come un cane abbandonato. Impreca a mezza voce ed esce » raccontò.
 
« Chi è Mary ? Che rapporti ha con John ? » chiese un po’ incerto il consulente investigativo.
 
« La sua ragazza. Escono da …. Sei mesi forse di più. Non mi piace. Nasconde sicuramente qualcosa .…. Qualcosa di pericoloso » borbottò Miss Hudson incrociando le braccia al petto.
 
« Per quanto vorrei sentirla vaneggiare Miss Hudson devo andare. Solo mi prometta che John starà bene  »
 
Detto ciò, l’uomo uscì dalla finestra.
La piccola donna si affacciò alla finestra guardando il detective sparire tra la folla.
 
~
John sospirò, varcando la soglia del 221B. Ogni volta che entrava nell’appartamento, un senso di tristezza l’opprimeva. 
Restava a Baker Street per la signora Hudson, ma sapeva benissimo che era una scusa che rifilava a sé stesso. Quella donna era riuscita da sola a sopportare Sherlock Holmes.
Più volte Mary gli aveva proposto di andare a stare da lei. Ma lui replicava con scuse banali e poco convincenti. Ogni sera, prima di andare a dormire si riprometteva che quella era l’ultima volta che dormiva a Baker Street. Ma poi, la sveglia suonava in ritardo, il lavoro chiamava a pieni polmoni e ogni sera rincasava troppo tardi per pensare anche solo di muoversi. John sapeva, che quelle erano tutte scuse, sapeva che prima lasciava l’appartamento è meglio era per tutti. Ma il pensiero di abbandonare gli ultimi ricordi di Sherlock lo terrorizzavano a tal punto da restare.
Come ogni sera si trascinò fino al primo piano. Aprì la porta e camminò per un po’ a vuoto guardando ogni oggetto con tristezza. Si soffermò sulla vecchia scrivania del suo coinquilino e notò che la solita polvere che ormai da un anno vi si era accumulata, era sparita.
 
« Signora Hudson ? » chiamò incerto.
 
« Mi dica John ? »
 
« Ha per caso spolverato ? »
 
« Un pochino » scrollò le spalle la donna.
 
« Potrebbe ….. Potrebbe lasciare tutto così ? » chiese l’ex soldato un po’ esitante.
 
La piccola donna tirò un leggero sospiro, abbassò il capo un attimo per poi rialzarlo.
 
« Sa John, stavo pensando di affittare nuovamente l’appartamento »
 
« Co … Come ? » sgranò leggermente gli occhi il dottore.
 
« E’ un così bel appartamento. Non voglio faccia la fine di quello di sotto. E poi le tasse stanno aumentando » spiegò la donna.
 
« Lo affitti a me! » replicò alzando un po’ troppo la voce.
 
Miss Hudson lo studiò, attraversò la stanza per poi sedersi sul divano impolverato, al leggero peso della donna rilasciò piccoli sbuffi di polvere che iniziarono a fluttuare per la stanza. La padrona di casa li guardò un momento.
 
« E’ quasi un anno ormai John. Dovrebbe voltare pagina. Si guardi. Ora ha Mary. E’ felice »
 
Una pausa. Il silenzio alleggiò nella stanza assieme alla polvere.
 
« Non faccia la mia fine » mormorò piano.  
 
John guardò la padrona di casa, sospirò per poi sedersi accanto alla donna.
 
« Amo Mary. Ma dopo …. Dopo Moriarty e dopo Sherlock non sono più certo di nulla » spiegò passandosi una mano sulla nuca.
 
« So che farà la scelta giusta » sorrise la donna.
 
La porta al piano di sotto si aprì piagnucolando sui cardini.
 
« John ? » chiamò Mary.
 
« Vada da lei »

Il soldato accennò un sorriso, si alzò, raccattò il capotto e scese le scale. Poco dopo la porta si chiuse e la signora Hudson rimase sola tra la polvere e i ricordi.
 
 
 
 
Scarabocchio d’autrice
Aloha  fandom di Sherlock.
E’ la mia prima storia che scrivo su questo fandom e spero di non essere sprofondata nell’OC. Comunque sia, e da un paio di mesi che mi sto scervellando su questa storia. L’ho cancellata e riscritta non so quante volte. E alla fine ho deciso di divederla in due parti. {spero di riuscire a postarla il prima possibile senza dover far passare intere ere geologiche come mio solito }. Spero vi piaccia.
Un abbraccio.
Met  
 
   
 
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