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Autore: darkronin    19/05/2015    0 recensioni
Terza e ultima parte (spero) della saga 'L'ira degli Eroi'
Scopriremo, finalmente, come sono connessi tra loro Loki, Thanos e i potenti della Terra e cosa ciascuno di essi nasconda o desideri. Vedremo come i nostri eroi, finalmente riunitisi, finiranno nei guai e cercheranno di uscirne.
- - - - - - Crossover Avengers-X-men col Marvelverse più in generale (come dovrebbe essere in realtà)
- - Altri personaggi secondari aggiuntivi rispetto alla fic precedente: I nuovi personaggi introdotti in quest'ultima parte, per ora, sono solo l'agente 13 Sharon Carter, i gemelli Fenris, Ercole, Sersi, Ares, Danny Rand e Luke Cage, Polaris, Havoc, Ciclope, Sole Ardente, Cable (in minima parte).
+ Riferimenti a World War Hulk, Age of Apocalypse, Secret Invasion, House of M
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'ira degli eroi'
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39. Simbionti







Quel posto lo rendeva tremendamente nervoso. Nonostante su di loro splendesse un bellissimo sole -sicuramente artificiale anche se i sensi, tratti in inganno dagli ologrammi, volevano fargli credere diversamente-, sentiva freddo fin nelle ossa. Quelle capsule di animazione sospesa gli provocavano i brividi e il suo senso di ragno pizzicava all'impazzata, rendendogli praticamente impossibile capire se c'era una qualche minaccia che incombeva su di loro e da dove provenisse.
“Ti vedo agitato, Petey” gracidò Wade al suo fianco, passando da una teca ad un'altra.
“Qualcosa non va...” commentò l'altro.
“Sì, il tuo look si è fatto particolarmente funereo... ti preferivo con una tutina in technicolor”
Peter roteò gli occhi nascosti dalla maschera ma doveva ammettere che, per quanto sobrio, quel nuovo costume -non voluto- non entusiasmava nemmeno lui. “Mi riferivo al fatto che non sia arrivato nessun altro a fermarci...”
“Beh... non abbiamo fatto saltare altri allarmi... che ne dici di cominciare a rompere un po' di questi gingillini dall'aria supercostosa.”
“Non dovremmo avere un criterio? E aspettare che i geni dell'informatica ci diano il via libera?” replicò il giovane che avrebbe volentieri cominciato a liberare tutti indiscriminatamente. Ma se nel farlo avessero compromesso in qualche modo i bioritmi delle persone intrappolate?
“Ehi!” sbottò il mercenario a un certo punto. “Guarda questa... che sventola!”
“Non è un catalogo per trovarti moglie, Wade...” replicò l'Uomo Ragno.
“Mi dà l'idea del tipino peperino... con quei capelli rossi e ricci...” commentò l'altro mentre leggeva le specifiche della ragazza “Theresa Rourke, alias Siryn, mutante, affiliata agli X-men, origine irlandese, figlia di Sean Cassidy, nipote di... uuuuh questa è bella... Black Tom Cassidy. Potere...vediamo un po'.... volo e urlo sonico persuasivo con relativa forza d'urto associata. Fantastica. Una che, quando ci litighi, ti riduce a polpette solo urlando, senza lanciare piatti. E sei anche contento che lo faccia. E' il mio tipo!”
Peter scosse la testa e si guardò ancora attorno, cercando di memorizzare quanti più volti e nomi possibile, in caso fosse servito svegliare qualcuno prima di altri. Mentre Wade sproloquiava sulla bella irlandese dal nome in codice che rievocava uno delle più potenti creature della mitologia mediterranea, il mostro che stregava i naviganti con la sua voce fino a farli uccidere, notò che la sua tuta sembrava più viva di quanto avesse dimostrato fino a quel momento. La sentiva muoversi sulla sua pelle, a tratti quasi sollevarsi, lasciando al suo posto una piccola intercapedine d'aria.
Nemmeno il tempo di rendersene conto e si stava muovendo. Solo che non era lui a far muovere le proprie gambe. “Wade...” balbettò spaventato. La tuta, come un esoscheletro, aveva preso il controllo del suo corpo e si stava dirigendo solo lei sapeva dove. L'unica facoltà rimasta al fotoreporter era quella della parola. Per chiedere aiuto. “WADE! Smettila di trastullarti con una che non te la darà mai! Dammi una mano!!”
“A far cosa?”
“La tuta sta facendo quello che vuole lei...”
“Figo!!! Come in The Host!”
“Aiutami, idiota!”
“E che cosa vuoi che faccia? Che mi metta a spingerti in senso contrario? Devo legarti e incaprettarti? Sai che la cosa mi piacerebbe...”
“Smettila di dire cretinate!”
“Io propongo di aspettare e vedere dove va. E di elaborare contromisure solo allora”
“Andata...” alitò l'altro, angosciato da quella situazione.
Wade trotterellò alle spalle di Peter per circa cinque minuti nei quali la tuta li guidò tra quegli inquietanti sarcofagi, facendo loro scavalcare strane barricate, fino a condurli nuovamente all'interno del circolo di stanze dal quale erano penetrati inizialmente e, quindi, davanti a una serie di quattro teche che contenevano nove corpi addormentati come tutti gli altri. Fuori dalla porta, la targhetta SIMBIONTI identificava l'esperimento. Non ci fu bisogno di spiegazioni: su otto corpi uno strano fluido, viscido e oleoso, ma al contempo aeriforme e compatto, aleggiava, si aggrappava e tornava a scostarsi dal corpo ospite come cercassero di adattarsi alla nuova situazione, di trovare la giusta posizione prima del sonno. Ibridazione fu la parola che venne in mente al ragazzo. E quei così di certo non erano terrestri.
Il nono corpo era l'unico, stranamente, inerte. Al di sopra delle teche, in cui ferveva la strana attività aliena, stavano altrettanti contenitori cilindrici vuoti.
La tuta nera di Peter cominciò a mostrare segni di insofferenza e cominciò ad agitarsi come i fluidi all'interno delle teche: cercò di protendersi; si animò tutta, come ribollendo di nervosismo e irrequietudine; quindi cercò di estendere una sorta di tentacolo gelatinoso nel tentativo di raggiungere ora i suoi simili ora il corpo ospite in sua attesa. Quella lingua viscida guizzava stordita e confusa tra i suoi obiettivi e, in qualche modo, rimandò a Peter l'immagine di un cane che rivede i padroni dopo una seppur breve separazione, eccitato e indeciso su chi riversare le proprie attenzioni.
“Direi che vuole liberare i suoi amici...tu che dici?” domandò Wade andando a consultare il display a lato delle teche. “Uhm...simpatici...si tratta di amorfi parassiti extraterrestri. Avevamo dubbi che in questa fic non sarebbero comparsi gli alieni? No, davvero? Chi è il deficiente che ne dubitava? D'altronde abbiamo già Thor... Ma dicevamo... questi cosi incrementano i poteri di base dei corpi riceventi, donano velocità, resistenza e forza. Sono anche autorigeneranti. Che culo! Ad ogni modo il tuo dovrebbe chiamarsi Venom... Magari se lo chiami per nome e lo culli si tranquillizza... Gli altri sono Carnage, Toxin, Scream, Hybrid, Lasher, Phage, Agony, Riot...tutti nomi molto graziosi, non trovi?1
“Non capisco cosa dovrei fare...”
“Sai? Per una volta tanto mi vien da pensare che, se sono rinchiusi là dentro, un motivo c'è. E, forse, andrebbero lasciati dove stanno...”
“COSA HAI DETTO?” stridette una voce che non apparteneva a Peter ma che le assomigliava molto e che proveniva dal volto deformato dello stesso. La maschera, originariamente priva di tagli, si era aperta in uno squarcio sfilacciato e raccapricciante che percorreva la testa del ragazzo da un orecchio all'altro in una sorta di ghigno malefico.
“Petey, se fai così mi spaventi...” flirtò Wade, non afferrando la vera natura del suo interlocutore.
“Non sono io, cretino!” replicò quello prima che la voce aliena tornasse a soffocare quella del ragazzo “Aiutami a liberarli!” gracchiò subito la seconda voce, supplichevole.
“Di'...soffri di schizofrenia anche tu? E' così bello sapere che siamo più simili di quanto sembri a prima vista”
“SMETTILA DI DIRE IDIOZIE!” ordinò il simbionte affondando le mani nel collo del mercenario e cominciando a stringere. “Lascialo andare!” ordinò a sua volta Peter, cercando di contrastare il controllo che il simbionte esercitava sul suo corpo: le dita si staccarono e subito si strinsero a pugno. “Collaborerò...” disse ancora il ragazzo “Ma lascialo stare...”
Raggiunta una specie di accordo, il simbionte liberò definitivamente il mercenario.
Wade rotolò via, lontano dai tentacoli viscidi della creatura. Alzando lo sguardo su quello che lui considerava un amico, lesse la disperazione che può provare solo chi vede il proprio corpo usato contro la propria volontà. Fino a quel momento il simbionte, Venom, aveva collaborato con l'Uomo Ragno, ciò poteva non perdurare in eterno. Aveva avuto ragione lui nella sua precedente uscita di spirito. Doveva liberarlo. Ma come? Quella cosa era viva, scostante e sfuggente. E dove l'avrebbe o li avrebbe ficcati una volta estirpati dai corpi? In un lampo di intuizione, si ricordò cosa aveva letto nella scheda tecnica. E di quale potesse essere la possibile soluzione ai loro problemi.
Uscì di corsa dalla stanza, quasi scappando a rotta di collo: Peter avrebbe capito. O almeno così sperava.
“Bell'amico che ti ritrovi...” commentò la voce strisciante del simbionte, rivolgendosi al suo ospite. Quindi, insieme, diedero le spalle all'ingresso.
Peter masticava un po' di informatica e di elettronica e questo il simbionte probabilmente lo sapeva visto che lo condusse direttamente al pannello di controllo: voleva che hackerasse il sistema.
Se non fosse stato più che attento, non solo sarebbe stata rilevata la loro intrusione virtuale ma anche quella fisica, sarebbe scattato l'allarme e, a quel punto, sarebbero stati tutti nel mirino di quei pazzi che erano riusciti a fare tutto quello.
Perché su una cosa non c'erano dubbi: chi era riuscito ad allestire tutto quello senza che nessuno notasse niente o si preoccupasse aveva i mezzi, le capacità e la volontà di fermare un gruppetto come il loro. Dopo tutto, compreso il Six Pack, erano solo una ventina di sparuti superumani mentre in quel posto sembravano essere raccolti tutti i restanti dotati dell'intero pianeta. E nessuno poteva dar loro la certezza che fossero, ancora e soltanto, in uno stato di animazione sospesa. Per quel che ne sapevano loro, potevano aver già subito un eventuale lavaggio del cervello ed essere pronti ad aggredire in massa il mondo per dominarlo, come specie evoluta e superiore.
-Nessuno tocchi le teche!- Nightcrawler, il mutante demoniaco blu, urlò all'improvviso nell'auricolare con tono feroce.
Peter stava ancora cercando il prompt per aggirare il sistema e si fermò in attesa di spiegazioni quando una sirena risuonò nell'aria lamentosa come un bambino furioso. “Cosa hai fatto???” sibilò la voce del simbionte, rabbiosa e terrorizzata, mentre il fluido vischioso si animava agitato, gonfiando a dismisura le proporzioni del suo corpo. “Non sono stato io!” riuscì a protestare debolmente il ragazzo mentre il suo corpo abbandonava stizzito la postazione e si avventava contro i vetri temperati delle capsule.

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“Era ora...” alitò sollevato Kurt quando Rogue, finalmente, riaprì gli occhi e si guardò attorno, confusa.
“Dove sono?” domandò quella tirandosi a sedere e prendendosi la testa tra le mani “Dio che mal di testa...”
“Hai messo fuori combattimento sia Angelo Nero che Sauron... non mi meraviglia...” commentò l'elfo scostandole una ciocca di capelli bianchi che le erano ricaduti sugli occhi che stavano perdendo il bagliore innaturale del Cajun. Un segno di speranza: forse Gambit, non era morto, dopo tutto. Forse era stato recuperato da chiunque fosse dietro a tutto quel progetto e, se si fosse trattato effettivamente di Essex, non potevano dire se l'avrebbero trovato al suo fianco, come un cavaliere Sith al fianco dell'imperatore o come vittima, in una teca insieme a tutti gli altri. Il paragone con Guerre Stellari gli piacque a prescindere, se non altro per il lieto fine che vedeva Darth Fener tornare a essere un Jedi. In punto di morte. Quella parte gli piaceva di meno e scacciò il pensiero. “Siamo penetrati in una fortezza all'interno di una piramide.”
“Nella Terra Selvaggia? O ci siamo spostati ancora?”
“Terra Selvaggia. Non chiedere, non so. Sono tante realtà una dentro l'altra. Apri una porta e sei nella jungla, ne apri un'altra e sei in un mercato di Bangkok...”
“Gli altri?” domandò ancora la donna notando come fossero rimasti solo loro due.
“Avanti. Cercano di capire come liberare tutti dalle loro capsule. Abbiamo trovato il luogo di raccolta. Il vero problema è che non sappiamo come reagiranno al risveglio. Con noi o contro di noi?”
“Perché dovrebbero aggredirci? Sono qui contro la loro volontà...” commentò, pensando al sollievo provato quando loro erano stati liberati dalle gabbie di Arma Plus, mentre si tirava lentamente in piedi e osservava i propri vestiti laceri. Sbuffò. Pazienza: ormai era abituata a perdere guardaroba interi in scontri inaspettati.
“Non è detto.” rispose Kurt “Siamo stati aggrediti da Scott e suo fratello Alex”
“Cosa?” sbiancò quella, riportando immediatamente l'attenzione al fratellastro.
“Sembravano posseduti...”
“Qualche idea di dove possa essere lui?”
Detto con quel ringhio, Nightcrawler non ebbe dubbi che si stesse riferendo a Sinistro e non a Gambit. Conosceva la rabbia che le leggeva negli occhi e non era nulla rispetto a quella cocente, mista a frustrazione e delusione, che l'aveva portata a fuggire a Muir solo pochi mesi prima. Quella che le guizzava sottopelle era rabbia distruttiva pura. Ed era inutile tacerle quei miseri brandelli di informazioni. “Crediamo si trovi dall'altra parte di questa stanza ma... Rogue!” urlò, nel vano tentativo di fermarla, vedendo come si fosse messa subito a levitare in attesa di orizzontarsi e partire all'attacco. Impulsiva come sempre, non gli aveva dato il tempo di spiegarsi e quello si configurava come un vero e proprio suicidio: era ancora debole ma la conosceva e sapeva che non si sarebbe mai fermata. Sarebbe stato compito suo impedire che si facesse male inutilmente.
Nemmeno il tempo di urlare il suo nome, quella partì come un proiettile verso l'estremità opposta di quella strana struttura ovoidale.
Doveva bamfarle addosso e farsi trasportare con lei nella baraonda che ne sarebbe seguita. Starle dietro a quella velocità, da terra, sarebbe stato impossibile.
Il problema sarebbe stato calcolare esattamente dove materializzarsi per evitare di precipitare nel nulla o di trovarsi fusi l'uno con l'altra. Era appena partita e la cosa era ancora fattibile con minimo rischio. Pregando che tutto andasse per il verso giusto, strizzò gli occhi e si smaterializzò in una nuvola di fumo e zolfo.
Un attimo dopo, come preventivato, si trovò a precipitare sulle teche e, se non avessero attirato l'attenzione in altro modo, distruggerle piombando dall'alto sarebbe stato sicuramente un modo creativo per farlo.
“Non devi seguirmi per forza...”lo rimbrottò la sorellastra indispettita ma che, accortasi delle sue intenzioni ed eseguendo un loop perfetto, era andata a recuperarlo come aveva già fatto diverse volte.
“Essex non ha fatto male solo a te, ricordalo...” replicò Kurt, in parte stanco che la donna si pensasse al centro dell'attenzione dello scienziato -anche loro avevano sofferto e non erano meno speciali di lei-, in parte geloso e un po' spaventato dalla sindrome di Stoccolma che la sorella stava sviluppando nei confronti di quell'uomo.
Perché, in fondo, scegliere come oggetto del proprio amore un uomo ambiguo e pericoloso come Gambit era già di per sé una scelta discutibile.
Che quello, poi, fosse il figlio (o meglio... il clone buono) dell'uomo che era stato dietro agli esperimenti e alle torture che avevano subito, complice o meno che fosse delle sue follie, per quanto Rogue lo giustificasse sempre avendo un accesso privilegiato ai suoi ricordi (che potevano pure essere impiantati), restava una dinamica allarmante.
E lui si sentiva in dovere di tutelare la fragilità nascosta di quella donna apparentemente così forte.









1    In ordine, il significato di ciascun simbionte menzionato è: Veleno, Carneficina, Tossina, Urlo, Ibrido, Frustata, Batteriofago (virus che uccide -o meglio, mangia- i batteri), Agonia, Rivolta.


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Ciao, ragazzi. Qui i problemi perdurano e davvero... non c'ho testa per star dietro a tutto.
Prossima settimana, poi, parto pure per l'Etna Comics... e con i voli low cost sarò costretta a mollare a casa il pc. Quindi niente aggiornamento. Scusate!!!
   
 
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