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Autore: _Trilly_    19/05/2015    3 recensioni
Francesca e Diego sono sempre stati molto amici, un grande sostegno l'uno per l'altra, questo finché un'improvvisa quanto assurda richiesta di lei non ha messo in discussione ogni cosa. Tra promesse non mantenute e segreti non taciuti, il loro rapporto rischia di sgretolarsi, ma se non fosse tutto perduto? E se i due fossero destinati ad intraprendere un cammino fino a quel momento ignoto?
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Diego, Francesca, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Come? Stai scherzando spero.”
Diego Casal non avrebbe potuto essere più sconvolto dall'assurda richiesta della sua migliore amica. Francesca si stava prendendo gioco di lui, non c'era altra spiegazione. La ragazza però continuava a fissarlo seria e allo stesso tempo imbarazzata, oltre la tazza di cioccolata calda che aveva appena ordinato. Quando lei gli aveva chiesto di raggiungerla al Restò Band per fare due chiacchiere, credeva volesse raccontargli dell'appuntamento della sera prima con Marco, magari aggiungendo che se si fosse trovato anche lui una ragazza e avesse smesso di fare il playboy, avrebbe provato la sua stessa felicità e invece non era accaduto nulla di ciò. Francesca gli era apparsa subito nervosa e agitata e poi gli aveva chiesto quel favore che gli sembrava un'autentica follia. “Non puoi dire sul serio,” ripetè scuotendo il capo, vedendola infiammarsi di colpo. “Perchè? Che ti costa? Mi hai fatto favori più impegnativi di questo.”
“Appunto,” ribattè lui, scattando in piedi. “Gli altri erano impegnativi, questo è assurdo.” Detto ciò, lasciò i soldi per pagare le tazze di cioccolata sul tavolino e si recò verso l'uscita del bar, seguito da un'imperterrita Francesca. “Diego, aspetta.” Gli strattonò un braccio, costringendolo a fermarsi al centro del marciapiede. “Ti prego, non te lo chiederei se non fossi disperata.” Lo guardò con la sua solita espressione da cucciolo indifeso, quella che da piccola usava per convincerlo a cederle le sue caramelle o il turno sull'altalena e che anche crescendo le aveva permesso di fargli fare ciò che voleva, ma quella volta non avrebbe ceduto. “Ho detto di no, Francesca.” Si liberò dalla sua stretta e riprese a camminare, ma se pensava che si sarebbe arresa, si sbagliava di grosso. “Diego!” Urlò lei, riapparendo al suo fianco come un avvoltoio. “In nome dell'amicizia che ci lega, aiutami, ti prego,” lo supplicò ancora e a quel punto il moro si fermò di botto, prendendola per le spalle e costringendola a guardarlo negli occhi. “Non capisci, è proprio per questo che non posso. La nostra amicizia per me è tutto e non voglio rovinarla, già troppe cose vanno male nella mia vita,” aggiunse, con un sospiro carico di amarezza. Lei deglutì di fronte all'intensità di quello sguardo, ma non distolse il suo. “Non rovinerai nulla, sono io che te lo chiedo. Ti prego,” congiunse le mani a mo di preghiera. “Sono disperata, non so più cosa inventarmi e...mi costa così tanto chiedertelo, mi vergogno da morire.” Diego esitò ancora, poi non potè fare altro che annuire. Non ce la faceva a vederla in quello stato, in qualità di migliore amico doveva aiutarla. “Grazie, Diego, grazie!” Esclamò Francesca euforica, stritolandolo in un forte abbraccio. “Te ne sarò per sempre grata. Potrai chiedermi qualsiasi cosa, qualsiasi.”


Quello stesso pomeriggio i due amici si ritrovarono a casa di Diego, seduti sul divano in pelle nera che occupava gran parte del salotto. Francesca era nervosa, inquieta, si guardava continuamente intorno, quasi si aspettasse di vedere apparire qualcuno e per un attimo l'attraversò l'idea di andarsene. Forse aveva sbagliato a chiedere quella cosa a Diego.
“Allora,” iniziò lui, scrutandola attentamente. “Sei davvero sicura? Se vuoi tirarti indietro, io...”
“No,” lo interruppe la ragazza, scuotendo il capo. “Ho bisogno che tu mi insegni a baciare, non posso continuare ad impedire a Marco di avvicinarsi, potrebbe pensare che non mi piace,” aggiunse, allarmata al solo pensiero. “Non desidero altro che baciarlo, ma non lo so fare e...non voglio deluderlo e renderlo partecipe della mia incapacità.”
“E quindi hai deciso che il tuo migliore amico dovesse fare da cavia,” ridacchiò Diego, scompigliandole i capelli e beccandosi per quello un'occhiataccia. “Tu hai avuto tante ragazze, ormai sei esperto,” ribattè in ogni caso lei, allontanando la sua mano con stizza. “Saprai correggermi e aiutarmi a baciare bene.”
“Stai tentando di convincermi lusingandomi?” Il moro non avrebbe potuto essere più divertito, ma anche orgoglioso di come venissero ricordati i tanti cuori che aveva infranto, tuttavia mai avrebbe pensato che un giorno si sarebbe potuto ritrovare a baciare la sua migliore amica, l'unica esclusa dai suoi tentativi di seduzione, l'unica che non avrebbe voluto ferire. Francesca era la sola donna di cui gli importava qualcosa, non voleva contaminarla, confonderla o altro, lei doveva essere protetta e soprattutto restare lontana dall'oscurità che lo albergava.
“Francesca.” Le prese le mani, stringendole forte con le sue. “Se io accetto di insegnarti a baciare, tu mi devi fare una promessa e la devi mantenere fino alla fine dei tuoi giorni.” Lei annuì, visibilmente confusa. “Che promessa?”
Diego prese un profondo respiro, specchiandosi poi nei suoi grandi occhi nocciola. “Giurami che tra di noi non cambierà nulla, che saremo amici come sempre.” Quando lei provò a dire qualcosa, lui le fece gesto di tacere. “Aspetta, non ho finito. Tu sai come sono fatto, perciò...qualsiasi cosa dirò o farò, giuramelo... giurami che rifiuterai ogni mio tentativo di approccio.”
Francesca lo fissò un attimo basita, poi annuì. Diego era sicuro che il suo temperamento da sciupa femmine lo avrebbe portato a corteggiarla, a desiderarla e se lei avesse ceduto, sarebbe diventata una delle tante e allora la loro amicizia sarebbe andata distrutta. “Io non cederò.” Ed era vero. Voleva un gran bene al moro, era il suo migliore amico da sempre, ma non lo amava e di certo non voleva che la sua prima volta fosse un'avventura. “Voglio solo che mi insegni a baciare per poter stare con Marco senza alcun imbarazzo o paura.” La Cauviglia era sicura, determinata a portare avanti quel proposito e Diego non potè fare altro che annuire, decisamente più rilassato. Lei lo avrebbe sempre respinto, la loro amicizia non rischiava nulla.
“Va bene allora, iniziamo.” Si sedette più vicino a lei, non distogliendo lo sguardo nemmeno per un attimo. “Baciami.”
Francesca sgranò gli occhi, spaventata, irrigidendosi poi di colpo. “Immagina che io sono Marco, come mi baceresti?” La ragazza deglutì, poi chiuse gli occhi e avvicinò piano il volto a quello del suo amico. Tutti baciavano con una certa naturalezza, non poteva essere così difficile, no? Prendendo coraggio, schiacciò le labbra contro quelle di Diego e sconvolta, si rese conto di quanto fossero calde e morbide. Resistette solo qualche secondo, poi si staccò di colpo, rossa in volto per l'imbarazzo. “Bacio da schifo, puoi dirlo.”
Il giovane Casal sbattè diverse volte le palpebre, stupito. Non era abituato a baci così casti e innocenti, al contrario le ragazze che frequentava erano appassionate e lui le preferiva così, ma doveva ammettere che quello di Francesca non era stato così male, anzi. “Baciami ancora,” le ordinò perciò, serio. Se il primo tentativo era stato buono, era sicuro che insistendo sarebbe andata ancora meglio. Difatti, il secondo bacio, che fu anche più lungo del primo, si rivelò decisamente piacevole. La sua amica non era un disastro come invece sosteneva, al contrario era piuttosto brava e con un po' di pratica poteva seriamente far impazzire Marco.
In mezz'ora si erano baciati una cinquantina di volte e in maniera sempre più profonda e decisa, cosa che inorgogliva parecchio Diego. “Stai andando benissimo, Francesca,” le sorrise, mentre lei si mordeva con insistenza il labbro inferiore. “Veramente, o lo dici solo per gentilezza?”
Lui ridacchiò. “Ti sembro il tipo che dice le cose per gentilezza?” Le scompigliò di nuovo i capelli, per poi stringerla forte a se. “Se baci Marco così, ti assicuro che lo farai cadere ai tuoi piedi.”
“Dici davvero?” Sorrise l'italiana, allacciandogli le braccia al collo. “Quindi se faccio questo...” Fece congiungere le loro bocche, dando vita a un profondo e appassionato bacio. Quando lui fece per corrispondere, lei gli addentò il labbro inferiore, succhiandolo leggermente e Diego non capì più nulla. Poco prima le aveva insegnato quel giochetto, ma non credeva lo avesse imparato così bene e men che meno che lo avrebbe fatto di sua spontanea volontà. E dire che quando avevano iniziato era tanto impacciata, mentre ora... Euforico, le prese il volto tra le mani e iniziò a fare pressione con la lingua contro le sue labbra, desideroso di assaporare fino in fondo la sua bocca. Francesca si irrigidì di colpo di fronte a quel gesto, non sapendo proprio che fare. Quel tipo di bacio era proprio ciò che temeva di più. Lo vedeva spesso nei film e anche tra i suoi amici e le sembrava così impegnativo, quasi impossibile per lei. Poteva ora riuscirci? Prendendo coraggio, schiuse leggermente le labbra e subito la lingua di Diego si fiondò nella sua bocca. Cosa doveva fare? Per un bel po' se ne restò immobile, lasciando al ragazzo il pieno controllo di quel bacio. All'improvviso però, qualcosa si risvegliò in lei, portandola a muovere la lingua insieme a quella del giovane Casal. Fu a quel punto che il loro bacio si fece più travolgente e appassionato, lasciandoli completamente senza fiato. Nemmeno si resero conto dei secondi che scorrevano e dei loro respiri sempre più affaticati, troppo erano coinvolti dall'intensità di quel bacio.
“E tu non sapresti baciare?” Chiese Diego alla fine, incredulo. “Cavolo Francesca, tu si che sai come fare impazzire un uomo.” Gli sfuggì poi un fischio di ammirazione che fece arrossire di colpo la ragazza. Davvero era tanto brava? Credeva di essere una schiappa e che per quello Marco non l'avrebbe più voluta, ma se uno sciupa femmine come Diego era rimasto colpito da lei doveva pur significare qualcosa, no?
“Grazie, Diego, grazie!” Esclamò euforica, stritolandolo in un forte abbraccio. “Non vedo l'ora di vedere Marco e baciarlo.”
Lui sorrise, accarezzandole dolcemente la schiena. “Ora non hai nessun motivo di avere paura. Vali più di quanto credi, non dimenticarlo mai,” aggiunse, sciogliendo l'abbraccio così da poterla guardare negli occhi.
Francesca annuì, mordendosi nervosamente il labbro. “Non so cosa avrei fatto senza di te, grazie per esserci sempre.” Si guardarono a lungo con un grande sorriso stampato in faccia, poi fu il turno di lui di annuire, mentre le scostava una ciocca di capelli dietro l'orecchio. “Per te ci sarò sempre, principessa, sempre.”


Tre settimane trascorsero dopo quel pomeriggio di baci e apparentemente tra Diego e Francesca sembrava non essere cambiato nulla. Lei ormai faceva coppia fissa con Marco e la paura di baciarlo era del tutto sparita, tanto che quando erano insieme se ne stavano perennemente avvinghiati. Per quanto riguardava il giovane Casal, continuava a frequentare assiduamente pub e discoteche, cambiando ragazza ogni sera e di certo non poteva lamentarsi. Lui non era fatto per gli impegni a lungo termine e le responsabilità, era uno spirito libero e per nulla al mondo avrebbe cambiato ciò. Tutto pur di restare a casa il meno possibile. Il suo rapporto con il padre Gregorio era sempre stato conflittuale, ma da quando l'uomo aveva iniziato a frequentare la schizofrenica per eccellenza, ossia Priscilla Ferro, la situazione era addirittura peggiorata. Ormai non riuscivano nemmeno a dirsi buongiorno senza litigare e la madre di Ludmilla che puntualmente ci metteva del suo, di certo non aiutava. Per giunta Diego era costretto a convivere anche con Ludmilla, con cui aveva un rapporto che dire che fosse pessimo era dire poco. Lui e la Ferro erano amici sin da piccoli, poi l'anno prima lei gli aveva proposto di conquistare e ferire Violetta, in cambio la bionda avrebbe dovuto rivelargli l'identità di quel padre che lui non aveva mai conosciuto. Tutto si era trasformato in un sempre più crudele ricatto e se Diego ne era uscito fuori era stato grazie a Francesca, amica d'infanzia sua e della Ferro, che era tornata a Buenos Aires dopo diversi anni in Italia. La Cauviglia subito si era offerta di aiutarlo a trovare il padre, invitandolo al contempo a smetterla di girare intorno a Violetta, dato che così facendo l'avrebbe solo ferita. Ludmilla non aveva preso per niente bene l'alleanza tra Diego e Francesca e aveva fatto di tutto per ostacolarli, ma loro lo stesso erano riusciti a scoprire che il padre del giovane fosse Gregorio e da lì in poi, erano diventati amici inseparabili e avevano condiviso ogni gioia e dolore.
Diego odiava stare a contatto con Ludmilla, temeva che potesse vendicarsi per il modo in cui era stata snobbata e perciò tornava a casa solo per i pasti, per poi uscire di nuovo e ritirarsi a notte inoltrata. In compagnia di Broduey, Clement, Andres e Seba, che come lui erano single e playboy incalliti, trascorreva intere giornate tra locali, pizzerie, spiagge e rimorchio di ragazze super sexy, ritagliandosi dei momenti con Francesca, con cui andava a prendere una cioccolata calda, al cinema o nei negozi di cd. Probabilmente la Cauviglia era l'unica persona con cui riusciva a parlare davvero, senza alcun freno o imbarazzo, con lei era se stesso e si rendeva conto che la cosa fosse pienamente corrisposta. Nonostante la vita abbastanza frenetica, Diego si sentiva ben poco soddisfatto. Qualcosa gli mancava per essere felice, ma non sapeva dire cosa. Francesca, tra un mare di risate, aveva insinuato che ciò che gli mancasse fosse l'amore, assurdo. Lui non era uno di quegli idioti sentimentali che non poteva fare a meno di una donna da venerare con fiori, cioccolatini, bigliettini sdolcinati e altre sciocchezze simili. Diego Casal era un uomo libero, che amava le donne e la bella vita. Perché avrebbe dovuto perciò volersi innamorare? L'amore era una trappola, una condanna, bastava vedere come aveva ridotto Leon e Maxi, che avevano come unico argomento di conversazione le loro fidanzate, una noia mortale. Nemmeno per tutto l'oro del mondo sarebbe diventato come loro, il solo pensiero lo faceva rabbrividire. A cosa era dovuta quella sensazione di vuoto che avvertiva allora?


“è carino qui, eh?” Sorrise Leon, stretto al braccio di Violetta, mentre faceva strada all'interno di un disco-pub che aveva aperto solo da alcune settimane. Maxi e Nata e Marco e Francesca li seguivano a poca distanza, guardandosi intorno con curiosità. In effetti era un bel posto e anche abbastanza tranquillo. I tavoli non ospitavano solo giovani, ma anche adulti e famiglie e la musica in sottofondo non era particolarmente assordante, al contrario era piacevole da sentire. Francesca tirò un sospiro di sollievo. Odiava tutto ciò che aveva a che fare con discoteche e locali, tanto che gli amici avevano dovuto trascinarla di peso. Era felice comunque che le parole che le avevano rifilato per convincerla fossero vere. Quello era un posto tranquillo, poteva starsene tutta la serata seduta senza essere costretta a ballare e per lei che era un pezzo di legno, non poteva esserci notizia più bella. Avrebbe lasciato andare gli amici da soli in pista, lei se ne sarebbe rimasta tranquilla insieme a Marco.
Quello che però Francesca non aveva previsto, era che dopo la cena a base di pizza e antipasti di ogni tipo, anche Tavelli desiderasse scatenarsi in pista. “Dai Fran, andiamo con loro,” la pregò il ragazzo, quando i loro amici si erano già allontanati. “Marco, lo sai che odio ballare,” provò a protestare lei, ma di fronte al suo sguardo supplicante non riuscì ad aggiungere altro, tanto che in un attimo si ritrovò sulla pista da ballo insieme a Marco. Perché non riusciva mai a dirgli di no? D'accordo che lo amava, ma ciò non significava che dovesse ridursi a fare ciò che diceva lui, no? Che fine aveva fatto la sua volontà? Le facevano male i piedi a causa di quei maledetti tacchi a cui non era per niente abituata e poi non sapeva minimamente come muoversi. C'era troppa gente, il volume troppo alto, le luci troppo soffuse e...odiava le piste da ballo. Odiava ballare. Marco iniziò a strusciarsi contro di lei a ritmo di musica e Francesca si ritrovò a desiderare di sparire. Avrebbe preferito essere dovunque, ma non in quel maledetto posto. Perché non avevano potuto restarsene al tavolo? Si stava così bene lì, avrebbero potuto prendere un cocktail e conversare, molto meglio che stare tutti schiacciati come sottilette su una stupida pista, no?
Stava ancora pensando a ciò, quando notò a pochi metri da lei alcuni volti familiari. Se non si sbagliava di grosso, quei ragazzi che ballavano con giovani dagli abiti succinti erano gli amici di Diego. Riconosceva i modi di fare buffi di Andres, la grande corporatura di Clement e poi... se loro erano lì, doveva per forza esserci anche Casal. Iniziò a cercarlo con lo sguardo, lasciando che Marco la conducesse in quel sensuale ballo di cui ben poco le interessava. Finalmente, dopo quelli che le parvero lunghi minuti, individuò la sagoma del suo amico. Diego stava entrando in quel momento sulla pista da ballo e con lui c'era una ragazza dai lunghi e lisci capelli corvini. Si tenevano per mano. Era la prima volta che Francesca lo vedeva all'opera con una delle sue conquiste, quello che sapeva di solito era lui che glielo raccontava. Quella giovane era molto carina, il tipo che piaceva al moro, sexy, aggraziata, provocante ed era pronta a scommettere che ci avesse già fatto sesso.
“Fran.” La voce di Marco al suo orecchio la fece letteralmente sobbalzare, si era quasi dimenticata di lui. “Che guardi? Sembri su un altro pianeta.” Quella frase la urlò quasi per farsi sentire oltre quel trambusto.
“Sono stanca, torno al tavolo,” ribattè lei, liberandosi dalla sua stretta. Aveva già retto troppo, ora voleva solo far riposare le sue povere caviglie e poi quella musica assordante le stava facendo venire mal di testa. Marco ruotò gli occhi, ma poi la lasciò andare e la mora tirò un sospiro di sollievo. Se Tavelli amava tanto ballare era libero di farlo, ma senza di lei. Sapeva che per colpa sua il ragazzo aveva rinunciato a molte serate simili e un po' le dispiaceva, ma che ci poteva fare se quel mondo non le piacesse?
Francesca aveva quasi raggiunto il suo tavolo, quando avvertì una mano stringersi intorno al suo polso. “Ehi, principessa.” Anche senza voltarsi sapeva a chi apparteneva quella voce, eppure le sembrava diversa, più roca. “Sei terribilmente sexy stasera,” proseguì il ragazzo al suo orecchio, facendola rabbrividire.
“Diego.” La mora se lo scrollò di dosso, rendendosi conto che si reggesse in equilibrio a fatica e che non facesse altro che ridacchiare e guardarla in maniera maliziosa. “Sei ubriaco,” constatò, storcendo le labbra. Credeva lui avesse smesso di bere, il giorno prima le aveva giurato che non stesse più toccando nemmeno un bicchiere. Le aveva mentito. “Stupido irresponsabile che non sei altro. Siediti.” Tentò di spingerlo su una sedia, ma lui oppose resistenza, fissandola improvvisamente serio. “Stanotte ho sognato le tue labbra, principessa,” biascicò, facendole sgranare gli occhi sconvolta. “Erano così morbide, umide, gustose.” Fece schioccare la lingua, afferrandole di nuovo il polso e facendola aderire con il petto contro il suo. “Voglio un altro dei tuoi baci, ne ho bisogno,” soffiò contro le sue labbra. Francesca deglutì, avvertendo un forte odore di alcool. Era ubriaco, solo quello poteva spingerlo a dire cose simili. Diego non voleva davvero baciarla e men che meno lo aveva sognato. Prima che potesse fermarlo però, il ragazzo schiacciò le labbra contro le sue, baciandola con trasporto. La Cauviglia avvertì chiaramente il sapore dell'alcool e la cosa le diede la nausea, ma allo stesso tempo non faceva nulla per allontanarlo. Se ne stava rigida come un blocco di cemento, permettendogli di baciarla e di stringerla a se. Il cervello le si era spento, impedendole qualsiasi pensiero razionale. Cosa le stava accadendo? Perché non reagiva? Onestamente non sapeva dirlo, la ragazza era completamente sotto shock.
“Francesca.”
Diego smise di baciarla e a quel punto la mora potè vedere chiaramente Marco, fermo a pochi passi da loro, pallido come un cadavere. Dietro di lui c'erano Leon e Violetta e Maxi e Nata e persino gli amici di Casal. Tutti li fissavano stupefatti.
“Perchè?” Riuscì a sussurrare Tavelli. “Credevo foste amici e invece...lo stavi baciando.” Scosse il capo, incapace di proseguire e Francesca avvertì un colpo al cuore nel vederlo tanto deluso e ferito. Fece per dire qualcosa, ma la risata di Diego la costrinse a zittirsi. “Ah, tu sei il famoso Marco Tavelli,” sghignazzò lo spagnolo, barcollando sul posto. “Francesca mi ha chiesto di insegnarle a baciare perché temeva di deluderti, te lo ha detto?”
Se la mora impallidì di colpo, facendo fatica persino a respirare, Marco era impietrito e la cosa fece ridere ancora di più lo sbronzo Casal. “Ops, mi sa che non lo sapevi. Comunque bacia molto bene, eh?” Ammiccò in direzione della ragazza e a quel punto Tavelli non resistette più, fiondandosi sul rivale e tempestandolo di pugni. Fortuna che subito gli amici si affrettarono a separare i due, mentre Violetta e Nata condussero fuori dal locale una pietrificata Francesca. Cosa era accaduto? Perché aveva permesso a Diego di baciarla? Perché non era riuscita a scusarsi con Marco? Perché non era intervenuta per impedire la rissa?


Quella notte Francesca dormì poco o nulla, i ricordi di quella serata non smisero di tormentarla nemmeno per un attimo. Era sicura ormai di aver perso Tavelli. Lo conosceva, lui non avrebbe mai perdonato quel tradimento. Quante volte le aveva espresso il suo profondo disprezzo verso coloro che tradivano il proprio partner? Tante, troppe volte. Era finita, finita per sempre e tutto per colpa di Diego. Come aveva potuto il ragazzo rivelare a Tavelli il loro segreto? Ma soprattutto, perché accidenti l'aveva baciata? Solo perché lui non riusciva ad essere felice, non significava che doveva trascinare nel baratro anche lei. Lo odiava, non lo aveva mai odiato così tanto prima di quel momento. Mentre se ne stava a letto, raggomitolata e singhiozzante, non poteva farne a meno. Lui, il suo migliore amico, colui che credeva non l'avrebbe mai tradita, le aveva appena rovinato la vita per colpa di quel maledetto alcool che continuava ad ingurgitare. Dio solo sapeva cosa gli avrebbe fatto se lo avesse avuto di fronte. Per colpa sua aveva perso Marco, l'unico che avesse mai amato e poi c'erano i suoi amici, chissà cosa pensavano di lei. Agli occhi di tutti ora era una disonesta, una poco di buono. “Maledetto, maledetto,” singhiozzò, colpendo il cuscino con una serie di pugni.


Diego impiegò l'intera notte e parte della mattina successiva per riprendersi dalla sbornia e a poco a poco stava ricordando i dettagli della serata, dettagli che lo avevano sconvolto. Clement glielo aveva già raccontato, ma ricordarlo era tutta un'altra cosa. Davvero aveva baciato Francesca e detto a Marco del loro segreto? L'occhio nero che si ritrovava ne era la conferma, aveva distrutto la relazione della sua migliore amica, facendola tra l'altro apparire come una ragazza facile. Si vergognava di se stesso. Come aveva potuto farlo? Quanto aveva bevuto per ridursi a fare una cosa simile? Francesca non lo meritava e nemmeno Marco. Forse avrebbe dovuto parlare con Tavelli, spiegargli che era stato lui a baciare la ragazza, che lei non c'entrava nulla. Era il minimo dopo ciò che aveva fatto.
Quando però si recò a casa di Marco, il giovane si rifiutò di ascoltarlo, sostenendo che Francesca non fosse come credeva e che perciò poteva tenersela, lui non aveva perso niente. Diego dovette trattenersi dal non prenderlo a pugni. Come osava parlare così della Cauviglia? Lei era così dolce e innocente, lei non aveva colpe.
L'ennesima porta in faccia la ricevette proprio dalla sua amica, che gli urlò tutto il suo odio e disprezzo, ordinandogli di dimenticarsi della sua esistenza. E Diego davvero ci provò a non pensarla, ma inevitabilmente il volto di Francesca appariva prepotentemente nella sua mente. Un mese era passato e lei continuava a mancargli. E dire che non l'aveva più vista o sentita e non aveva avuto sue notizie, era persino tornato a condurre la sua vita sregolata. Inutile prendersi in giro. Non solo si sentiva in colpa per ciò che aveva fatto alla sua amica, ma lei gli mancava da morire e poi il fatto che lo odiasse lo faceva impazzire.
“Ah, eccoti qui.” Clement lo raggiunse sulla panchina del parco, scrutandolo attentamente. “Ti ho cercato dovunque.”
“Bè, mi hai trovato,” rispose l'altro, giocherellando distrattamente con il suo cellulare. Seguì un lungo silenzio, durante il quale entrambi sembravano persi nei loro pensieri, poi il francese mormorò: “Per quanto tempo hai ancora intenzione di negare la realtà?”
“Come?” Diego sollevò il capo, confuso. “Di che parli?”
“Di Francesca, ovviamente,” ribattè Clement, come se fosse ovvio. “Sappiamo entrambi che l'alcool c'entra poco o nulla con la scenata che hai fatto in quel disco-pub. Hai cercato volutamente lo scontro con Marco Tavelli.”
Diego rise, incredulo. “E perché mai avrei dovuto? Ero ubriaco, non sapevo quello che facevo.” Era maledettamente sicuro di ciò, ma l'amico insisteva nello scuotere il capo. “Appena l'hai vista uscire dalla pista da ballo le sei andato dietro. Il modo in cui l'hai guardata quando provocavi Tavelli e poi questa sorta di apatia in cui sei caduto da quando lei ti ha tagliato fuori dalla sua vita. È tutto chiaro.”
“Cosa è chiaro?” Corrugò le sopracciglia, confuso. Proprio non riusciva a capire dove volesse andare a parare il francese.
“Sei innamorato di lei, Diego.” Clement lo disse con semplicità, scrollando appena le spalle, maledettamente sicuro della sua teoria. “I segnali ci sono tutti.”
Lo spagnolo scosse la testa, come se ciò potesse bastare per cancellare quelle parole. Lui non era innamorato di Francesca, lui non si innamorava e men che meno di colei che aveva sempre considerato un'amica. Solo perché sentiva la sua mancanza e qualche volta si erano baciati, non significava che l'amasse. “Non sai quello che dici,” sbottò perciò, storcendo il naso. “Io non mi innamoro.”
“Diego.” Clement gli poggiò una mano sulla spalla, sorridendogli rassicurante. “Amare non è un reato e nemmeno qualcosa di cui vergognarsi, è la cosa più pura e bella del mondo.” Una luce gli illuminava gli occhi mentre diceva quelle parole e Diego non poteva fare a meno di fissarlo sbigottito. Da quando il suo amico aveva cambiato opinione sull'amore? “Hai battuto la testa per caso? Mi sembra di sentir parlare Leon o Maxi e...aspetta un attimo.” Si voltò completamente verso Clement, fissandolo dritto negli occhi. “C'è qualcosa che devo sapere?”
L'altro avvampò di colpo, poi non potè fare altro che annuire, imbarazzato. “C'è un motivo se vengo tanto spesso a casa tua ultimamente, sai...per vedere lei.”
“Che?” Diego era incredulo, stupefatto. “Ti piace Ludmilla?”
“è da un po' che ci scambiamo messaggi su whatsapp,” ammise il francese, facendo fatica a sostenere il suo sguardo. “Lei mi piace, ma non sapevo come dirtelo e...”
“Wow.” Tutto si aspettava Casal, ma non di certo che Clement potesse innamorarsi, figurarsi di una come la Ferro. “Oh bè, se siete felici non sarò di certo io ad oppormi.”
“Grazie amico,” annuì l'altro, circondandogli le spalle con fare complice. “Magari un giorno ci ritroveremo ad uscire tutti e quattro insieme, tu, io, Ludmilla e Francesca.” Gli strizzò l'occhio e se ne andò, lasciandolo decisamente spiazzato. Poteva Alex avere ragione? Poteva lui provare qualcosa di più forte dell'amicizia per l'italiana?


“Eccola, sta parcheggiando!” Esclamò Violetta, uscendo dall'affollatissimo centro commerciale carica di buste, in compagnia di Francesca e Nata. Angie, che aveva promesso di venirle a prendere al termine degli acquisti, era arrivata proprio in quel momento nella sua piccola auto rossa e si stava sbracciando per farsi notare dalle tre ragazze. A sorpresa, le amiche che Francesca credeva le avrebbero voltato le spalle, le erano rimaste accanto, sostenendola e incoraggiandola. L'italiana aveva insomma rispeso in mano la sua vita, ma avrebbe mentito se avesse detto che non aveva più pensato a Diego. In fondo sapeva di essere stata troppo dura con lui, bastava pensare che era stata proprio lei a chiedergli di insegnarle a baciare e sempre lei non lo aveva respinto quando era ubriaco. Era stata scorretta con Marco sin dall'inizio, Casal non aveva fatto altro che metterlo in luce. Tra l'altro si era resa conto di non soffrire per la fine della sua storia come pensava, al contrario avvertiva di più la mancanza di Diego. Quello che non riusciva a capire era perché. Erano i sensi di colpa, o c'era di più? Baciarlo le era piaciuto più di quanto avrebbe dovuto, su quello non c'erano dubbi, così come non ce ne erano sul fatto che le mancasse passare del tempo con lui, ridere, scherzare, o semplicemente bere cioccolate calde al Restò Band, ma perché le mancava più Diego che il ragazzo che aveva sempre creduto di amare? Violetta e Nata le avevano messo una pulce nell'orecchio sul possibile motivo, ma le sembrava così assurda anche la sola idea. “Magari quello che ti lega a lui è più di una semplice amicizia, ci hai pensato?” Le aveva detto Violetta, proprio qualche giorno prima. “Vilu ha ragione,” aveva concordato Nata. “Provi qualcosa per lui, è evidente. Potevi tentare di risolvere le cose con Marco e invece il tuo unico pensiero è Diego, non può essere un caso.”
Mentre si incamminava verso l'auto di Angie insieme alle amiche, l'italiana non poteva fare a meno di ripensare a quella conversazione. Possibile che avessero ragione? Poteva lei essere innamorata di Diego?
“Quanti acquisti!” La Saramego le accolse con un grande sorriso, indicando le numerose buste che reggevano. In auto insieme a lei c'era Pablo, suo fidanzato da più di un anno e con cui progettava di sposarsi di lì a poco. “Ciao zio.” Violetta salutò l'uomo con entusiasmo, schioccandogli un bacio sulla guancia. Lui sorrise, accarezzandole il capo. “Staremo un tantino stretti,” ridacchiò, mentre insieme ad Angie liberava dalle cianfrusaglie i sedili posteriori. “Non importa, va benissimo così,” sorrise Nata. “Già,” concordò Francesca. “Se non fosse stato per voi saremmo dovute tornare con l'autobus. Grazie mille.”
Allegramente partirono, sostando prima a casa di Nata e poi a quella di Francesca. Quest'ultima recuperò le sue buste incamminandosi verso il vialetto e canticchiando tra se e se. Non vedeva l'ora di provare i suoi nuovi acquisti e fare la passerella per la camera, aveva proprio bisogno di quella distrazione. Quando però raggiunse il portico, si rese conto di un ragazzo seduto sui gradini d'ingresso. Era Diego. Cosa ci faceva lui lì? Istintivamente si irrigidì, mordendosi nervosamente il labbro. Aveva pensato molto a lui negli ultimi giorni, ma ritrovarselo fuori casa era tutta un'altra storia. Non era pronta ad affrontarlo, aveva paura.
“Ciao.” Il ragazzo scattò in piedi, avanzando verso di lei. “Come va?”
Francesca indietreggiò di un passo, facendo fatica a sostenere il suo sguardo. “Perchè sei qui?” Diego sospirò, scompigliandosi ansiosamente i capelli. “Penso che dobbiamo parlare.”
“Di cosa?” Chiese lei, iniziando a cercare le chiavi nella borsa per camuffare la sua agitazione. “Ormai non siamo più amici, di cosa dovremmo parlare?”
“Proprio di questo,” ribattè lui, seguendola con lo sguardo mentre apriva la porta e riponeva le buste con gli acquisti nell'ingresso. “Perchè ci siamo allontanati, Francesca, perché?”
La mora si voltò a guardarlo, non potendo fare a meno di ridere, incredula. “Davvero me lo stai chiedendo? È per colpa tua.” Il ragazzo sgranò gli occhi e fece per dire qualcosa, ma lei lo anticipò. “Mi hai fatto apparire come una poco di buono davanti a Marco e ai nostri amici, non ti sembra un motivo sufficiente?” Sbottò, stizzita e allo stesso tempo risentita. “Per colpa della tua lingua lunga, Marco mi ha lasciata. Hai distrutto la mia felicità, tu che dicevi di volermi bene!”
Diego la fissò a lungo, basito. Ancora con quella storia? Come poteva la ragazza essere tanto ipocrita? Senza attendere il suo permesso entrò dentro casa, sicuro che lei lo avrebbe seguito. Difatti, si ritrovarono a salire la scalinata che portava alla camera della giovane, lui davanti e lei dietro. “Dove diavolo stai andando?” Francesca tentò di farlo fermare, ma il moro la ignorò, almeno finché non furono all'interno della stanza. “Sei un'ipocrita Francesca, ecco cosa sei,” sbottò, lasciandola a bocca aperta. “Tu mi hai chiesto di insegnarti a baciare e sempre tu, non mi hai respinto come avresti dovuto. Ti avevo avvisato che avrebbero potuto esserci delle complicazioni e...”
“Ma ti senti quando parli?” Lo interruppe lei, incredula. “Stai parlando di te stesso come di un animale in preda agli istinti. Sei una persona e come tale dovresti avere un autocontrollo,” gli fece notare, ottenendo però l'effetto di fargli scuotere il capo, divertito. “Sarò pure una persona, ma non sono un pupazzo. Una bella ragazza mi bacia in quella maniera e io dovrei restare indifferente? Nessuno ci sarebbe riuscito al mio posto, te lo assicuro.”
Francesca avvampò a quelle parole, distogliendo di colpo lo sguardo. “Per te non sono mai stata altro che un'amica,” soffiò imbarazzata. Lui annuì. “Questo finché non ci siamo baciati la prima volta, è stato allora che tutto è cambiato.”
“Perchè?” Ebbe il coraggio di chiedere la mora, mordendosi continuamente il labbro. Diego scrollò le spalle, come a volerle far capire che la risposta per lui fosse ovvia e forse era davvero così. “Perchè mi sono reso conto che non eri solo la mia amica, ma anche una ragazza e mi sono sentito attratto,” ammise, guardandola dritto negli occhi e portandola istintivamente a sgranare i suoi, sconvolta. “Perchè non me lo hai detto? Perchè non mi hai detto che per te fosse un problema?”
“Perchè all'inizio non sentivo nulla per te, ma dopo quei baci ho avvertito l'attrazione e...cavolo, Fran, sono un uomo, comprendimi. Ecco perché ti avevo fatto giurare di respingermi e tu non l'hai fatto!” Sbottò lui frustrato, agitando le braccia. “Ero anche ubriaco, non sarebbe stato così difficile.”
Francesca ruotò gli occhi, incapace di trattenere una risata carica di ironia. “Fammi capire, tu ti comporti da imbecille e io sarei la colpevole? Mi hai seguito fino al mio tavolo e hai iniziato a provarci, lo hai dimenticato?” Tentò di spintonarlo lontano da se, ma lui oppose resistenza, fulminandola con lo sguardo. “Potevi respingermi ma non lo hai fatto, quindi la cosa non ti dispiaceva più di tanto,” la provocò, ottenendo l'effetto di farla innervosire ancora di più di quanto già non fosse. “Tu e quel maledetto vizio di bere avete distrutto la mia storia con Marco, ti odio!” Urlò lei, senza nemmeno sapere perché. Era colpa di Diego quanto sua e ne era consapevole, perché allora se la stava prendendo tanto con lui? Forse il problema era che il ragazzo con il suo modo di fare e di guardarla le faceva saltare i nervi, tirando fuori il peggio di lei. La innervosiva, le faceva prendere il controllo, la rendeva vulnerabile. “Perchè diavolo gli hai raccontato il nostro segreto? Perché mi hai baciata?”
Diego non si scompose davanti alle sue urla, al contrario incassò in silenzio, per poi prenderla per le spalle e scuoterla con vigore, facendole sgranare gli occhi preoccupata. “E tu?” Le chiese brusco. “Perchè non mi hai respinto e non mi hai nemmeno zittito? Ero ubriaco, potevi inventare che ti avessi aggredito o qualsiasi altra cosa.”
Francesca deglutì, incapace di dire qualsiasi cosa. Se lo era chiesto tante volte anche lei, perché non si era difesa? Vista la sbornia dello spagnolo, Marco avrebbe potuto credere che lui la stesse infastidendo per gelosia, chiunque avrebbe potuto crederci. Quello che non riusciva a capire, era perché non ci avesse pensato ed era rimasta immobile come una stupida. Lentamente sollevò lo sguardo, specchiandosi in quello di Diego, che continuava a stringerle forte le spalle, senza però provocarle un fastidio troppo eccessivo. Nei suoi occhi verdi riusciva a scorgere diverse emozioni, rabbia e risentimento su tutte, ma anche colpa e poi... e poi c'era qualcos'altro, a cui però non sapeva dare un nome. Il ragazzo dal canto suo, era impegnato nelle medesima analisi. Gli occhi di Francesca erano sempre stati tanto espressivi, tutto quello che pensava era riflesso in essi. Ora però lo stava mandando decisamente in confusione. Lei era destabilizzata, turbata, tuttavia gli sembrava di cogliere anche un bisogno di sapere di più. La domanda era, cosa voleva sapere la Cauviglia? In ogni caso, lui aveva la risposta?
Restarono a guardarsi e a sfidarsi a lungo, fondendo completamente il verde con il nocciola e poi accadde. Nemmeno loro sapevano dire come o perché, stava di fatto che si ritrovarono a far congiungere le labbra in un bacio violento e appassionato, che rubò loro fino all'ultima molecola di ossigeno. Diego le aggredì e le morse la bocca, facendo scorrere le mani lungo la sua schiena, stringendola a se in maniera possessiva. La ragazza nel frattempo gli aveva allacciato le braccia al collo, immergendo le dita nei suoi capelli e tirandoli leggermente. Continuando a baciarla, lui la fece indietreggiare fino a farla aderire spalle al muro e lei, sorridendo, assecondò quel suo gesto, mordendogli e succhiandogli il labbro inferiore, consapevole ormai che quel giochetto gli piacesse molto. “Mmm,” mugugnò Diego, completamente in balia delle proprie emozioni. Cosa stava facendo? Smise di colpo di baciare Francesca, specchiandosi nel suo sguardo confuso. “Perchè ti sei fermato?”
Lui scosse il capo, quasi sperasse di poter con quel gesto fare chiarezza nella sua mente. “Cosa stiamo facendo e perché?” Le chiese, vedendola a sorpresa sorridere, imbarazzata. “Sai, questo bacio mi ha tolto ogni dubbio.” Sotto il suo sguardo confuso, aggiunse. “Ora ho la risposta alle tue domande ed è la stessa per tutte. So che ti avevo fatto una promessa e... ho provato a mantenerla, sapendo anche i rischi e... finché eravamo distanti andava tutto bene, ma ora...” Si interruppe, deglutendo rumorosamente, mentre le guance le si tingevano di rosso. “Diego, io credo di provare qualcosa per te,” ammise con un filo di voce, lasciandolo a bocca aperta.
“Fran, ti avevo avvertita,” scosse il capo lui, amareggiato. “Io non sono fatto per una relazione, ti farei soffrire e non voglio. Sei la mia migliore amica.”
“No,” lo interruppe la mora, seria. “Lo hai detto anche tu, abbiamo smesso di essere amici nel momento in cui ci siamo baciati. C'è qualcosa tra di noi, non possiamo più negarlo.” Gli prese la mano e se la portò al cuore. “Lo senti? Un semplice amico non mi farebbe battere il cuore così forte.” Ed era vero, il battito cardiaco della giovane non avrebbe potuto essere più accelerato, lo avvertiva chiaramente e gli piaceva. Gli piaceva troppo l'idea di esserne il motivo, ma allo stesso tempo la cosa lo spaventava.
“Francesca.” Diego le sfiorò delicatamente una guancia con l'altra mano, incapace di distogliere lo sguardo dal suo. Cosa gli stava facendo quella ragazza? “Non voglio farti del male.”
“Non me ne farai,” lo rassicurò lei, guardandolo intensamente. “So che ci tieni a me e che puoi rendermi felice.”
“Ma,” provò a protestare lui, ma la ragazza scosse il capo, costringendolo a zittirsi. “So che non sarà facile, ma voglio provarci. Insieme possiamo riuscirci.”
Diego sospirò, strofinandosi più volte il volto. Cosa doveva fare? La cosa più giusta era proteggerla da lui, che non sapeva amare, non sapeva essere premuroso, romantico o altro, eppure non ci riusciva. Sentiva il bisogno di stringerla a se, di baciarla fino a restare senza fiato e poi voleva viverla ogni giorno, vederla sorridere e sapere che quella felicità dipendesse da lui. Ma il punto era, poteva Diego Casal essere un buon fidanzato e farla stare bene? Era pronto a correre il rischio? Lei era l'unica di cui gli importasse qualcosa e non gli bastava averla come amica, voleva che Francesca fosse sua. Scacciando perciò qualsiasi altro dubbio, sorrise, accostando la fronte alla sua. “Proviamoci, Fran.” L'italiana si illuminò di colpo a quelle parole. “Oh Diego!” Esclamò, saltandogli in braccio e stritolandolo forte, euforica. “Ora tocca a me insegnarti qualcosa, ti insegnerò cosa significa amare,” mormorò, stampandogli un bacio a fior di labbra. “Non vedo l'ora,” sorrise lui, coinvolgendola in un nuovo bacio. Ed era vero. Ora sapeva cosa fosse quel vuoto che avvertiva nella sua vita, era la mancanza d'amore e insieme a Francesca voleva scoprirne ogni aspetto, perché ne era sicuro, lei era la persona giusta, l'unica che inconsciamente aveva sempre voluto e aspettato.




Ciao a tutti!
Dopo più di un mese sono di nuovo qui a tormentarvi XD mettendo in ordine le cartelle del mio pc, ho trovato questa os che avevo scritto qualche mese fa e visto che mi piaceva come era venuta, ho pensato di pubblicarla. Spero che piaccia anche a voi :3
ps. già so che qualcuno rimarrà sconvolto per la ClementxLudmilla o per la GregorioxPriscilla, ma non è colpa mia se la mia mente è strana ahahahaahahahaha
un bacione! Trilly <3


 
  
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