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Autore: ericaron    19/05/2015    1 recensioni
Mi chiamo Peter ed ho solo 9 anni.
non credo di meritare tanta pena a quest' età.
oltre a dover scappare dai Droni, devo preoccuparmi di crescere e proteggere la mia sorellina Taylor, che ha solamente un anno e mezzo.
i Droni sono dei "robot" super tecnologici che individuano il potere di un mutante semplicemente guardandolo.
Il loro scopo è trovarci tutti e distruggerci.
Io odio il mio potere ed odio essere un mutante.
Il mio "dono" (come lo chiamava mia madre) consisterebbe nel controllare il fuoco, anche se "controllare" non sarebbe proprio il termine adatto.
Noi mutanti non siamo animali, ma gli umani ci braccano come se fossimo di peggio, come se fossimo dei mostri.
La realtà è che non accettano l'evoluzione, perchè ogni volta che una nuova specie si è formata, quella che la precedeva si è estinta. La loro è solo paura.
Non accettano l'evoluzione che la natura ha voluto offrirci.
Genere: Avventura, Demenziale, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Gli stuzzichini al formaggio travolgono il mio nuovo amico

Ero appena arrivato in una città-fantasma abbandonata da qualche giorno, speravo tanto che i negozi o i supermercati avessero ancora qualche cosa utile, tipo del cibo, dei vestiti e magari anche un gabinetto.
Sono entrato nel primo ipermercato che c'era nella strada:"IL RE DEGLI STUZZICHINI".
Ho preso uno di quei cestini rossi che si trovano all'entrata e mi sono messo a riempirlo di omogeneizzati per Taylor, che ancora dormiva nella sua culletta improvvisata con una sciarpa legata a tracolla che la teneva ben salda alla mia schiena.
Ho appoggiato lo zaino su un bancone di patatine con offerte di tutti i tipi e ci ho svuotato dentro il cestello rosso.
Sono andato a prendere una bottiglietta d'acqua e appena sono tornato ho notato subito una cosa: lo zaino non c'era più.
Si vedeva il pacchetto di patatine rigonfiarsi lentamente in attesa che l'aria rubasse il posto allo stampo del mio zaino ancora visibile.
D'un tratto uno scaffale è piombato giù causando un rimbombo che ha riempito in poco tempo tutto l'ipermercato.
Taylor ovviamente è scoppiata a piangere, ma non ci ho messo molto a tranquillizzarla con Mr J.  E' la mascotte di una marca di scarpe che stringeva sempre quando dormiva, che le avevo trovato poche settimane prima in un negozio abbandonato.
L'ho coricata sotto uno scaffale mentre prendeva sonno succhiando l'orecchio a Mr J. e l'ho nascosta con un pacco di cereali scaduti.
Ho tirato fuori l'accendino dalla tasca dei jeans e, silenzioso come un ninja, sono andato a controllare.
Una voce maschile ha iniziato a brontolare a fatica insultando pesantemente gli stuzzichini al formaggio.
-Chi sei?- la voce mi è uscita tutt'altro che sicura.
-Mi chiamo Jason... e credo di avere una gamba incastrata- Sembrava sofferente. Non credo che avrebbe potuto muoversi: lo scaffale più alto gli era caduto addosso.
una volta trovata una soluzione l'ho rassicurato -Tranquillo, mi chiamo Peter e adesso alzo lo scaffale.
Ho rimesso in tasca l'accendino e ho staccato un cartello che sembrava abbastanza resistente che indicava in direzione di Jason, con su scritto:"la specialità è da quella parte" e l'ho usato come leva per alzare un po' quello stupido scaffale.
Finalmente il ragazzo è strisciato via, ricoperto di formaggio fuso. Mi ha guardato e succhiandosi un dito mi ha sorriso: -Vuoi favorire?-
Aveva i capelli biondi e mossi (o forse era il formaggio?), aveva gli occhi azzurri e grandi ed un fisico d'atleta. Sarebbe stato del tutto normale se non avesse avuto due ali da pipistrello grandi quanto me e lui messi insieme.
L'ho aiutato ad alzarsi e l'ho scrutato attentamente: non potevo rivelare ad un perfetto sconosciuto di Taylor. Non sarebbe stato sicuro.
Eppure non sembrava cattivo, anzi.
Aveva ancora quel sorriso sbieco stampato in faccia, come se avesse appena finito una barzelletta e stesse aspettando la risata da parte del pubblico.
-Vedo che hai preso tu il mio zaino- l'ho accusato io.
Il suo volto si è subito colorato di rosso: -Scusa, credevo fosse abbandonato. Vedo che ti piacciono i cibi per neonati, eh?"- ha indagato lui.
Credeva di essere divertente.
-Sì- ho detto io con voce ferma. -Moltissimo.
Non sapevo come facessi ad essere cosi rigido con uno che era il doppio di me.
-Quanti anni hai?-
-Nove- ho risposto io, senza pensarci.
-Caspita! Io ne ho quindici,anche se mia sorella diceva sempre che ne dimostro di meno-
-Hai una sorella?- Appena ho fatto la domanda mi sono reso conto di averlo ferito.
-Avevo- ha detto lui con tono cupo.
Cavolo, che figuraccia. sono stato un insensibile..
-Mi dispiace molto, scusa- non riuscivo a rimediare.
La tensione è stata spezzata all'improvviso da un altro tonfo, molto simile a quello precedente, solo che questa volta proveniva dalla mia sorellina.
-Taylor!- ho urlato io correndo da lei.
Mentre schivavo le corsie sentivo i passi veloci di Jason dietro di me.
Appena arrivato al punto in cui l'avevo lasciata mi sono messo a cercarla: il suo lettino di stoffa era lì, vuoto.
Ho preso il suo pupazzetto e l'ho stretto al petto.
Stavo per piangere , quando all'improvviso mi sono ricordato che Jason era ancora dietro di me, a guardarmi con la testa storta e un'espressione piena di sincero dispiacere e comprensione.
-Chi è Taylor? La tua ragazza?-
-No. E' mia sorella- l'ultima frase l'ho pronunciata sottovoce con un espressione da trauma. Mi tremavano le mani e la testa girava.
-E' mia sorella... La mia sorellina-
Prima che Jason potesse pensare ad una giusta risposta da dirmi, il muro è stato sfondato da una specie di umanoide di ferro, con armi che gli spuntavano come funghi da tutte le parti.
Un Drone era stato attirato dalla caduta di Jason.
Ancora prima che elaborassi la situazione , il mio nuovo amico si è lanciato su di me facendomi cadere a terra.
Un'esplosione si è divampata dal punto in cui stavamo prima, provocandomi un fischio assordante alle orecchie.
Ci vedevo un po' male, ma riuscivo comunque a mettere a fuoco la sagoma di Jason che volava sopra al Drone, distraendolo da me.
Mi sentivo così impotente, così inutile. Ero ancora lì, disteso a terra, rannicchiato come un bimbo a non fare niente mentre un ragazzo rischiava la vita per me anche se mi conosceva solo da pochi minuti.
Mentre ero sdraiato in posizione fetale, una manina paffutella si è appoggiata sulla mia guancia.
Taylor stava usando i suoi poteri guaritori per aiutare me e il nuovo arrivato.
Mi sono alzato di colpo aprendo gli occhi e l'ho presa in braccio: -Non farmi prendere mai più uno spavento simile, intesi?-
L'ho messa in un cesto pieno di palline di stoffa e le ho detto in tono rassicurante: -Rimani qui, okay principessa?-
Il suo sorriso era impagabile, ma non potevo starmene là un minuto di più,perchè dovevo aiutare Jason.
Quando sono uscito dalla barriera di scaffalli, ho avuto una visione orribile: il Drone stringeva per un piede il corpo di Jason che sarebbe sembrato senza vita se non fosse per il fatto che sbatteva freneticamente le ali.
Ho dovuto pensare in fretta, e vedendo il fuoco dell'esplosione precedente, mi sono precipitato a prenderlo. Esatto, proprio a prenderlo.
Come se fosse marmellata, ho fatto un gesto ampio della mano e l'ho afferrato. La strana adrenalina che mi pervadeva quando andavo a contatto con esso mi dava talmente tanta carica ed energia che avrei potuto trasformarmi in HULK.
Ho preso la mira e l'ho lanciato.
Subito dopo il drone ha fatto fuoco dall'occhio sinistro e Jason è caduto giù.
Correndo verso di me, mi ha sorriso; -Bella mira, amico!-
L' ho ringraziato ricambiando il sorriso, anche se probabilmente era venuto più folle di quanto avrei voluto.
-Scappiamo finchè abbiamo un diversivo!- ha urlato lui per farsi sentire sotto le urla arrugginite del robot.
-Io prendo Taylor, tu prendi lo zaino. Va bene?-
-Va bene! Ci vediamo all'entrata allora!-
Siamo schizzati dalla parte opposta l'uno dall'altro.
Taylor era ancora lì, questa volta dove l'avevo lasciata, con una pallina rossa imbottita in bocca.
Le ho fatto un rapido sorriso di rassicurazione e poi l'ho presa a cavalcioni lasciandole tenere la pallina bavosa con sè. Sono corso verso l'uscita e ho visto Jason in lontananza che alzava il braccio, per farsi vedere tra la confusione del fumo.
Abbiamo corso per qualche chilometro senza mai riprendere fiato, quando Jason ha fatto un balzo e mi ha tirato su abbracciandomi. Avrei voluto protestare perchè mi stava sporcando tutto di formaggio, ma poi mi sono accorto che non atterravamo più come la fine di ogni solito salto.
Non ho capito il motivo di quella sua azione finchè non mi sono accorto che stavo volando.
Avevo aperto la bocca perchè stavo per dire qualcosa, ma ormai me ne ero totalmente dimenticato: ero troppo preso a godermi il panorama.

   
 
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