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Autore: Elenami55    19/05/2015    4 recensioni
Avete presente uno di quegli incontri che avvengono per puro caso? Provate ad immaginare che il comandante della prima flotta di Barbabianca, Marco la Fenice e quello della seconda, Portgas D Ace, incontrino e costringano ad entrare nella loro ciurma due sorelle di nome Emi ed Umi, entrambe piratesse. Ipotizzate ora che Marshall D Teach alias Barbanera consegni la minore delle due, Umi, alla Marina per poter entrare nella Flotta dei Sette. Come reagirà Barbabianca? Ed il nostro caro Pugno di Fuoco riuscirà a non farsi catturare da Barbanera nonostante sia andato alla sua ricerca?
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Marco, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Trafalgar Law, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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26. Chi odia ama



Biru biru biru biru… biru biru biru biru…

- Mmm… chi è che rompe le scatole alle sette di mattina?- mugugno alzando la testa dal cuscino.
- Emi, muoviti a rispondere- ficca la testa sotto il suo cuscino mia sorella.
- Zitta tu-
- Si, certo-
Se sta cercando di provocarmi ci sta riuscendo, fortunatamente per lei oggi non ho molta voglia di attaccar briga. Spero soltanto che nessuno venga ad irritarmi.
Mi alzo dal letto e, dopo essermi stiracchiata, mi rendo conto di un dettaglio che lascia a pensare: sono già vestita. Come posso essere già vestita? Di solito quando vado a dormire mi metto il pigiama e, invece, ho i pantaloncini corti e la maglietta. Com’è possibile? Forse mi sono messa a leggere e mi sono addormentata, però qui non ci sono libri…
Metto da parte questo mio dubbio per rivolgere la mia attenzione sulla mini den den mushi suonante, lasciata sul divano da Umi nonostante le mie continue prediche di posare quelle povere lumache sul comodino e non dove rischiano di essere schiacciate dal fondoschiena di qualcuno. La prendo e rispondo.
- Ciao Miss, scusa se ti disturbo, ma ho un problema!- mi riferisce la voce di Satch.
Satch. Dovevo aspettarmelo, infondo chi mai potrebbe chiamarmi a quest’ora se non lui?
- Che tipo di problema?- chiedo.
- Nulla di preoccupante, sono solo chiuso a chiave in camera-
- E allora gira la chiave ed apri-
- No, non intendo che mi sono chiuso dentro, voglio dire che sono stato chiuso dentro!-
Questa è nuova! Il beffatore è stato beffato: lui, che fa sempre scherzi a tutti, è stato chiuso a chiave nella sua camera da qualcuno che, probabilmente, cercava vendetta.
- Devo venire ad aprirti la porta, giusto?-
- Esatto! Avevo pensato di sfondarla, ma ho notato che, all’esterno, la chiave è nella serratura, quindi ho pensato che è meglio farsi aprire la porta che romperla-
- Ho capito, arrivo- chiudo la chiamata.
Poso la mini den den mushi sul comodino e mi dirigo verso la porta quando mi torna alla mente il dilemma degli abiti. Subito mi rendo conto di essere spettinata e di avere i vestiti tutti stropicciati.
Meno male che me ne sono accorda, se no che figura che avrei fatto!
Dopo essermi tolta la maglietta noto una macchia marroncina su di essa. Che cos’è?
La guardo attentamente e poi porto l’indumento macchiato sotto il mio naso.
Birra, ecco cos’è questa macchia.
Improvvisamente mi torna alla mente la gara di bevute di ieri: ero arrivata al cinquantatreesimo boccale quando… quando? Cavolo, non me lo ricordo!
Un attimo: vuoi vedere che mi sono ubriacata e mi hanno trasportata in camera?
- Umi, ieri ero ubriaca?- mi informo.
- Sì-
Ecco, come pensavo.
Trovata la risposta a tutti i dilemmi, mi cambio gli abiti e mi rifaccio la coda di cavallo. È una battaglia epica contro i miei capelli, troppo “pomposi” e ribelli per essere tenuti sciolti. A volte li odio: non sono né lisci né ricci, sono solo un miscuglio inutile di ribellione e pomposità! Fortunatamente, legandoli, risolvo tutti questi problemi.
- Umi, io vado. Ci vediamo a colazione!- dico per poi uscire dalla stanza.







 
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Colazione…

Monkey D Luffy… Monkey D Luffy… Monkey D Luffy…
Che nome strano. Mi ricorda qualcosa, ma al momento non riesco a capire cosa.
Guardo meglio la foto del ragazzo sulla taglia, per poi guardare Ace: certo che non si assomigliano molto! In comune hanno solo i capelli e gli occhi neri. Mi sembra strano che siano fratelli.
Beh, anche io ed Emi non sembriamo sorelle, se è per questo. Lei ha capelli castano scuro, tendenti al nero ed occhi marroni, io capelli nocciola e occhi marroncini. A prima vista non sembriamo nemmeno sorelle! Poi io sono estroversa e simpatica, lei è introversa, vendicativa ed orgogliosa. Modestia a parte, credo di essere la migliore!
Comunque, tornando sul fratello di Ace, devo dire che non è niente male. Quasi meglio di Marco. Quasi.
Marco è più muscoloso, più grande e più… più qualcos’altro che al momento non mi viene in mente.
Però anche Luffy non è brutto…
Ah, basta! Devo smettere di pensare ai maschi, tanto loro nemmeno mi guardano!
Ma pensare a loro è divertente…
Ok che è divertente, ma mi rincretinisco di questo passo.
Ecco, sto sviluppando due personalità: una a favore dei maschi e una contro.
Oddio, qualcuno mi aiuti!
Izo mi strappa di mano l’avviso di taglia di Luffy, come se avesse intuito la mia richiesta d’aiuto mentale.
- È da quando sei arrivata che la guardi, ora mangia colazione- mi dice.
- Certo Izo! Ai tuoi ordini!- esclamo per poi iniziare a mangiare.
Grazie Izo, sei l’unico che mi considera!






 
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- Secondo me, l’ho vinta io la sfida ieri sera- ribatto, dopo esser entrata in sala da pranzo in compagnia di Satch.
- No, no, impossibile! Nessuno mi batte su questa nave!-
Uffa, che noioso! È da una vita che gli dico che di sicuro ho vinto io, ma lui non ci vuole credere e sostiene che, anche se non se lo ricorda, ha vinto lui. Adesso basta, ora vado dal primo che incontro e gli chiedo chi è stato il vincitore ieri sera!
- Benissimo, chiediamo in giro!- esclamo irritata.
- Vero, preparati alla sconfitta, Miss!-
Sì, certo, certo. La sconfitta io? Ma che si faccia furbo: io perdo raramente! Cioè, quante volte ho perso in vita mia? Centinaia contro Garp, una contro Ragno Rosso, una contro Ace… no, l’ultima è stato un pareggio, quindi non conta.
Mi avvicino al tavolo dei comandanti e ci appoggio le mani sopra.
- Salve gente- attiro l’attenzione.
Satch mi si accosta e guarda serio i presenti.
- Come sapete, ieri sera io ed Emi ci siamo sfidati in una gara di bevute- spiega.
- Però noi due, a causa dell’ubriachezza, non ricordiamo chi ha vinto- continuo io.
- Quindi, voi sapete chi ha vinto?- conclude Pizzetto.
I nostri interlocutori si guardano tra di loro in faccia, alcuni trattengono una risata. Notando questo comportamento, io ed il mio compare ci guardiamo, sospettosi, per poi posare nuovamente il nostro sguardo su di loro.
Mi rendo conto che Ace ha gli occhi fissi su di me, che avrà da guardare? Faccio finta di niente ed osservo gli altri comandanti.
Marco, dopo aver finito di mangiare, si alza e se ne va. Ma che gli prende? O, per meglio dire, che prende a tutti?
- Si può sapere che avete?!- mi innervosisco non poco –Umi, almeno tu, dimmi chi ha vinto!-
Lei lancia un’occhiata ad Izo.
Questo clima non mi piace; forse ho perso io e non hanno il coraggio di dirmelo!
- Ho perso, vero?- do voce ai miei pensieri.
- Beh, io direi né in gioco né in amore- risponde Izo, lanciando uno sguardo eloquente ad Ace.
Ace spalanca gli occhi e lo fissa; sembra quasi che voglia che Izo taccia.
- Voi sapete qualcosa che non mi volete dire!- li accuso.
- Mi dispiace Emi, a quanto pare hai perso, ma non te lo vogliono dire per non offenderti- si vanta Satch.
Lo fulmino con lo sguardo e lui ride.
- Beh, Satch, mi dispiace dirtelo ma tu hai perso sia in amore che in gioco- dice Halta, imitando l’ambiguità della geisha seduta alla sua destra.
- Che intendi?- alza un sopracciglio l’interpellato.
- Halta intende che mentre voi due eravate ubriachi avete compiuto delle azioni come dire… insolite- sospira Vista.
- Chi ho ucciso?- cerco di sdrammatizzare.
Questa suspense che si sta creando mi mette ansia. Non possono dirmi subito che cavolo ho fatto ieri sera?!
- Nessuno. Per tagliare corto tu hai baciato Ace e, secondo me, te lo volevi anche fare. Invece Satch ha flirtato con Marco e lo voleva baciare- taglia corto Halta.
- Comunque, per essere precisi, hai vinto tu, Emi, la sfida- aggiunge Umi.
Rimango sconvolta da questa rivelazione: io ho baciato Ace? Volevo farmi Ace?!
No, mi rifiuto di crederlo: è impossibile!
Mi porto le dita sulle labbra: non è possibile!
Oddio, che faccio ora?!
Ace mi fissa, mi fissa! Sto andando nel panico, aiuto! No, questo non è panico; mi sto imbarazzando! Sento le guance bruciare. Cavolo, spero di non essere arrossita! Devo trovare un modo per non dar a vedere questo imbarazzo.
- Santo Roger, che schifo! Un tovagliolo! Un tovagliolo!- improvviso, scansando con poca grazia tutto ciò che trovo sul tavolo.
- Io ho flirtato con Marco?!- si sconvolge Satch –ma mi sono spinto oltre?!-
- No, ma credo che l’avresti fatto, ho paura che tu sia leggermente… sai cosa intendo vero?-ride Izo.
- No, io non sono gay!- urla Satch.
Finalmente io trovo il tanto agognato tovagliolo ed inizio a sfregarmelo violentemente sulle labbra. Devo assolutamente togliere dalla testa di tutti la convinzione che a me piaccia Ace, quindi devo fingermi schifata, molto schifata.
Però, davvero l’ho baciato? Cavolo, perché non lo ricordo?!
Il primo bacio buttato nel cesso, che sfortuna!
- Se ti faccio tanto schifo hai solo da dirmelo in faccia!- si alza il fiammifero e mi guarda, furioso.
Dal suo corpo fuoriescono delle fiamme ed un odio profondo invade i suoi occhi. Possibile che tutto quell’odio sia riservato a me?
Mi blocco e lentamente allontano il tovagliolo dalle mie labbra.
Ace mi da le spalle e si dirige velocemente verso l’uscita della sala.
Il senso di colpa mi attanaglia il cuore e mi impedisce di reagire. Non ho nemmeno il coraggio di fermare quel fiammifero, di urlargli di aspettare. Niente. Mi limito solamente a guardarlo mentre varca la soglia della porta e sparisce nel corridoio.
Perché tutto quello che faccio ferisce sempre qualcuno? Ace, tu non mi fai schifo!
- Zeahahahahahah, ottima mossa, Emi- ride Teach, seduto ad un altro tavolo.
Mi volto di scatto e mi avvio furente verso di lui: devo sfogare la mia rabbia.
Sono arrabbiata con me stessa, con le mie idee idiote, con il mio carattere, con la mia stupidità!
- Teach, sta' zitto!- lo prendo per il colletto della camicia, chiudo la mano a pugno e sollevo l’avanbraccio –sei solo un idiota!-
Sto per tirargli un pugno in faccia quando mi torna alla mente su che nave mi trovo: la Moby Dick, sulla quale è severamente vietato picchiare i compagni per collera.
Dio, sono una deficiente!
Sento delle lacrime pungermi gli occhi, ma le ricaccio indietro.
Io non piango.
Io non devo piangere.
Piangere è da deboli e solo i deboli provano sentimenti che portano alle lacrime.
Sono diventata debole.
Piangere non è un segno di debolezza, piangere è un modo di sfogarti, piangere ti rende umana. Le persone devono piangere! Chi non piange non ha un cuore, tu ce l’hai un cuore, vero Emi?” mi tornano alla memoria le parole della mamma. Mi diceva sempre così quando tornavo a casa triste perché i bambini mi prendevano in giro se piangevo a causa di una storia commuovente.
Sì, io ho un cuore.
Abbasso l’avanbraccio e do le spalle a Teach. Percorro la sala da pranzo a passo svelto ignorando gli occhi di tutti puntati su di me ed oltrepasso la soglia, uscendo nel corridoio. Devo ritrovare Ace.
Ho come l’impressione di aver finalmente accettato quella parte di cuore che mi impone di voler bene ad un maschio, quella parte che sempre reprimevo per non rischiare di affezionarmi.
A quanto pare da quando sono sulla Moby Dick, quella parte si è sviluppata senza che io me ne rendessi conto, influenzando il mio comportamento freddo e da superiore nei confronti degli uomini. Ora è tornata ad occupare il posto che aveva quando ero bambina.
Svolto a destra ed incontro i Decalvan, intenti ad andare a mangiare colazione.
- Avete visto Ace?- domando, secca.
- Sì, stava andando verso il ponte, ma perché…-
Non do loro il tempo di finire la frase che li sorpasso e corro nel luogo indicato.
Sinceramente non so perché sto correndo, so solo che in questo momento è di vitale importanza per me raggiungere Pugno di Fuoco: devo scusarmi! Non è solo una questione di dovere, ma di volere: io voglio scusarmi! Voglio scusarmi perché mi ferisce sapere che quello stupido barbecue umano stia male a causa mia.
Mi scappa un sorrisetto ironico: e pensare che fino a poco tempo fa odiavo quel ragazzo mentre adesso lo considero importante, importante come se fosse una parte di me.
Vorrei tanto sapere come è potuto avvenire questo mio cambiamento nei suoi confronti; forse… eh già, a quanto pare, anche se mi duole ammetterlo a causa del mio orgoglio, mi sono innamorata. Spero solamente che questo amore non sia la mia rovina e che non mi faccia fare la fine della mamma, uccisa dall’uomo che amava. Certo, sono convinta che Ace sia migliore di mio padre, ma ho comunque un po’ di paura. Posso permettermi di abbassare le mie difese? Posso permettere ad un uomo di essermi così vicino? Questo non lo so, ma mi fido di Ace. Faccio bene? Bella domanda.
- Ace…- lo chiamo.
È seduto in un angolo della prua, la schiena contro la balaustra, il cappello calato sugli occhi.
È solo, tutti sono in sala da pranzo per la colazione.
- Se sei venuta fin qui per deridermi puoi anche andartene- replica freddamente.
La mia permalosità mi imporrebbe di trucidarlo per avermi risposto così, ma il buon senso mi fa ragionare, per cui mi avvicino al moro e mi inginocchio di fronte a lui. Viene a seguire un attimo di silenzio in cui rifletto sul da farsi.
- Ace, guardami, per favore- rompo il ghiaccio.
Il moro solleva la visiera del cappello con un dito ed obbedisce al mio ordine.
- Non mi fai schifo, ho solo finto per salvarmi la faccia davanti a tutti- gli spiego –lo so, sono una stupida, ma guarda il lato positivo: a questa stupida piaci da impazzire- mi chino verso di lui e lo bacio con leggera incertezza.
Lui ricambia con decisione, sollevandosi leggermente e mettendo le mani dietro la mia schiena, tirandomi a sé senza interrompere il bacio.
Sento le labbra di Pugno di Fuoco schiacciate sulle mie, sono così calde e, al contrario di quello che pensavo, morbide.
Lentamente la sua lingua si infiltra nella mia bocca, scontrandosi con la mia.
Dopo alcuni istanti Ace conclude questo dolce contatto mordicchiandomi leggermente il labbro inferiore, per poi staccarsi.
- Ce ne hai messo di tempo per dichiararmi i tuoi sentimenti…- mi dice.
- Beh, tu nemmeno l’hai fatto-
Lui sorride e mi guarda negli occhi, facendomi cadere in una specie di trance.
Dio, che occhi che ha: neri come il cielo notturno nelle sere nuvolose.
- Vero, mi piaci Emi, mi piaci da molto- mi confessa.
- Dirlo prima?-
- Non ne ero sicuro, ma infondo meglio tardi che mai, no?- ride.
- Vero, meglio tardi che mai- unisco di nuovo le nostre labbra.
Stupido Portgas D Ace, alla fine riesci sempre ad averla vinta. Non che in questo caso mi dispiaccia, sia chiaro…










Nota dell’autrice
Hola gente! (schiva una palla da bowling) Lo so, sono terribilmente e orribilmente in ritardo e per questo vi chiedo scusa! So che un semplice “scusa” non è abbastanza, ma se ho ritardato c’è un motivo: l’ispirazione. Quanto la odio quando se ne va!
Bene… che ve ne pare di questo capitolo? Quanti di voi lo aspettavano?
Spero di non aver deluso le vostre aspettative, specialmente nel finale. Vi chiedo di avere pazienza, ma nelle scene romantiche (?) non sono molto brava. Tanto per sapere, come vi è sembrata? Orribile?
Vabbeh, ora vi lascio, ma non prima di avervi ringraziati/e per la pazienza! Grazie di cuore!
Ciaoooo!!!
   
 
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